10 giugno 2016 ore 21.00: Inizia l'Europeo.
10 giugno 2016 ore 21.00.04: Laurent Koscielny sbaglia un lancio lungo (Testa alta, petto in fuori e lancio nell'iperspazio. Il colonello Koscielny è pronto).
Inizia così Francia Romania, con un lancio sbilenco, inutile e forzato, come monito per quello che avrà da venire. Il lancio lungo sembra infatti una delle soluzioni tattiche più utilizzate in questo primo turno degli Europei per provare a scardinare organizzazioni difensive sempre più attente e preparate. In mancanza di spazi in cui giocare il pallone, saltare la linea del pressing con un lancio è ancora una delle soluzioni migliori, soprattutto per squadre che non hanno necessariamente la possibilità di allenarsi insieme per il tempo sufficiente necessario ad affinare sistemi di uscita della palla più rischiosi. Soprattutto per squadre che non hanno il livello tecnico per tenere la palla bassa per troppo tempo. L'Islanda ha una media di 74 lanci lunghi e 193 passaggi corti a partita, mentre la Spagna aveva una media di 49 lanci lunghi e 613 passaggi corti a partita.
Ma se da un lato abbiamo avuto il piacere di vedere all'opera autentici maestri del fondamentale come Toni Kroos, i cui lanci contro l'Ucraina sono stati così belli che su Ultimo Uomo gli abbiamo dato i voti; o Bonucci, che con un perfetto lancio lungo ha mandato in gol Giaccherini contro il Belgio; dall'altro troviamo giocatori molto poco a loro agio con il concetto di impostazione, figuratevi quando si tratta di lanciare un compagno distante 60, 70 metri. Ho scelto alcuni dei migliori lanci sbagliati, perché il calcio non è solo Don Iniesta.
Don't panic Smalling
Chris Smalling contro il Galles, Lens, 16 giugno 2016
Chris Smalling ha passato gli ultimi 24 mesi all'interno della deriva Louis van Gaal e ne è uscito incredibilmente bene. Mentre il sistema intorno a lui naufragava, Smalling è diventato il miglior centrale inglese e, ad un fisico creato appositamente per il ruolo, ha aggiunto anche qualità di palleggio più che discrete. Purtroppo per lui è passato dal calcio di van Gaal a quello di Roy Hodgson, un calcio che non ha mostrato delle idee se non quella di raga per una volta abbiamo quasi più talento offensivo di tutti, andiamo avanti e vediamo che succede. Questo tipo di tattica, magari ti fa vincere contro il Galles al 92esimo minuto, ma di certo non aiuta il reparto arretrato inglese quando si tratta di far partire la manovra.
Qui Smalling, che è un tipo fedele, prende alla lettera le indicazioni del suo allenatore e appena entra in possesso del pallone lo scarica su Rooney, sperando che ci pensi lui. Solo che l'attaccante inglese è ancora più in crisi di lui e gliela ripassa subitissimo. Un errore tremendo: Smalling entra nel panico, si scorda come si fa uno stop, perde la palla che gli rimane giocabile per puro caso e in preda al terrore lancia lungo. L'esito del lancio è deprimente: a venti metri da ogni inglese vivente, a venti metri da qualunque idea di gioco esistente.
Pazdan, un centrale del Legia Varsavia
Michal Pazdan contro la Germania, Parigi, 16 giugno 2016
Quando gioca vicino a Kamil Glik, Michal Pazdan è tranquillo. Voglio dire, tutti siamo tranquilli quando siamo accanto a Glik, ma Michal lo è particolarmente perché il capitano del Torino oltre ad essere un ottimo compagno di reparto, si prende anche tutte le rogne dell'impostazione del gioco. Però succede che nei 90° minuti almeno una volta ti capita di dover mettere palla a terra e giocarla. In questa circostanza, contro la Germania, possiamo percepire tutta l'inadeguatezza di Pazdan, che stoppa il pallone come fosse un manuale di fisica quantistica, se lo porta sul sinistro con la meccanica di uno che fa il centrale nel Legia Varsavia e poi decide di lanciare lungo.
Ad un occhio inesperto può sembrare che sbagli il lancio per la pressione di Muller, ma la realtà è che Pazdan proprio non ce la può fare. Ma tranquillo Michal, Glik è al tuo fianco.
Lancio geyser
Hannes Halldórsson contro il Portogallo, Saint-Étienne, 14 giugno 2016
Contro il Portogallo l'Islanda ha usato un solo credo: lancio lungo, seconda palla e pedalare. Questa tattica, oltre a far impazzire Cristiano Ronaldo – che è riuscito a prendersela con la squadra più amata d'Europa – ha portato i difensori islandesi a lanciare il pallone lungo più di tutti, tanto che gli frega: la loro punta, Sigthorsson, ha vinto 18 duelli aerei, il doppio del secondo in questa speciale classifica.
Halldorsson in tutta la partita ha effettuato 20 lanci lunghi, di cui 13 diretti verso Sigthorsson. Questo gli si chiede. In questa circostanza, su un retropassaggio abbastanza comodo, deve solo andare lungo e cercare la sua punta. Il risultato è un assist quasi perfetto per l'esterno portoghese che per sua fortuna non riesce a stoppare bene il pallone. Qui sotto la rappresentazione in due dimensioni dei suoi lanci per farvi capire il rapporto di Halldorsson con il lancio lungo
Non tutto può venire bene
Vlad Chiriches contro la Svizzera, Parigi, 15 giugno 2016
Questo lancio mi piace particolarmente perché nel giro di pochi secondi Chiriches ci mostra tutte le sfumature delle sue abilità. Prima il dribbling, perfetto stupendo, di tacco, il dribbling che tutti i centrali sognano, quello che manda a gambe all'aria il pressing dell'attaccante; poi la decisione di avanzare palla al piede, preciso e sicuro con velocità e testa alta. Infine il lancio, che ci svela tutta l'illusione che è Chiriches: il campo è aperto, ci sono cinque compagni liberi, ma non tutto può venire bene. E allora il pallone va a morire tra i piedi di un centrale svizzero e pace Chiriches, ti vogliamo ancora bene.
Imprecisione svizzera
Johan Djourou contro la Romania, Parigi, 15 giugno 2016
Qui Djourou ha il tempo di ricevere, alzare la testa, pensare a quando da ragazzino giocava al campetto con gli amici, indicare la strada ad uno che passava di lì - perché la cortesia prima di tutto - e poi lanciare. E gli va comunque malissimo.
Lancio interrotto
Ashley Williams contro l'Inghilterra, Lens, 16 giugno 2016
Ashley Williams ha la faccia di chi ispira fiducia. La mascella squadrata, gli zigomi alti e quel po' di rughe che non guastano in un capitano. E infatti Ashley Williams è il capitano del Galles, ne incarna lo spirito, anche nel fisico grande e grosso, e immagino sia il tipo di persona a cui affideresti il destino della tua nazione. Nel match contro l'Inghilterra, la sua squadra, gli ha affidato il primo pallone della partita, il primo messaggio lanciato all'usurpatore inglese. Williams si è preparato bene: ha atteso il retropassaggio dopo il calcio di inizio, l'ha controllata con la suola per spostarsela nella maniera più cauta possibile e ha lanciato addosso a Kane scivolando simultaneamente. Un coito interrotto praticamente. E deve ringraziare il dio dei rimbalzi se l'attaccante inglese non ha avuto modo di puntare la porta.
Lo strano caso Ignashevich
Sergej Ignashevich contro l'Inghilterra, Marsiglia, 11 giugno 2016
Il monarca assoluto dei peggiori lanci è però Sergej Ignashevich, difensore del CSKA Mosca e colonna della Nazionale Russa. L'Inghilterra gli concede tutto il tempo del mondo per impostare, ma a lui interessa poco.
Iniziamo con questo cambio di gioco. Riceve lo scarico, poi con incredibile nonchalance Ignashevich se la porta avanti con l'esterno destro, per avere quel po' di rincorsa necessaria al lancio. Ecco, della rincorsa bisogna parlare: meccanica, sgraziata e goffa, sembra fatta solo per calciare il pallone il più lontano possibile. Cosa che – effettivamente- accade. Da notare la reazione sconsolata del ricevente, che sicuramente conosce Ignashevich meglio di noi.
Nello sport è uso credere che il troppo tempo per pensare sia negativo per un atleta. Abituati a ripetere i gesti costantemente sotto qualche forma di pressione, il cervello li esegue meglio se fatti automaticamente, senza esitazioni. Vale ad esempio per il tiro da tre punti nel basket, che può diventare più difficile da eseguire dopo un’esitazione o troppo spazio dal difensore. In questo caso Ignashevich, con quella che possiamo definire una scelta ponderata dell'Inghilterra, ha tutto il tempo del mondo per impostare. Ed è proprio questa eccessiva libertà d'azione che lo confonde: con il pallone tra i piedi si guarda intorno spaesato, passeggia, non sa che fare. Infine decide di lanciare, ma l'esecuzione è terribile.
Malgrado gli errori, Ignashevich insiste. Non perde assolutamente la fiducia in sé stesso, anzi. Qui decide di servire il terzino sinistro salito di venti metri, scavalcando l'attaccante inglese che si trova sulla linea di passaggio, con un lancio di mezzo esterno. Per fare un lancio del genere devi avere grande sensibilità e fiducia nei tuoi mezzi, soprattutto quando sei a pochi metri dalla tua porta. Ignashevich risulta invece enormemente sgraziato, con la testa bassa e la gambona tesa come se stesse per tirare di punta a calcetto, non c'è nessuna sensibilità nel suo lancio, che infatti viene intercettato.
Ma l'esercizio di stile del russo non finisce qui: questo lancio, ad esempio, è una perfetta crasi tra il primo e il secondo dei lanci sbagliati da Ignashevich visti finora.
Questo lancio invece entra in classifica perché pur avendo quattro compagni di gioco perfettamente in linea che coprivano tutto il campo, è riuscito a lanciare nell'unico punto in cui nessuno di loro poteva raggiungere il pallone. Un finale difficile anche qualora avesse deciso di lanciare bendato.
Un’idea di gioco
Che poi il lancio lungo è uno schema di gioco con una sua dignità, lo schema di gioco più basilare, praticamente un sistema binario dove il lanciante è 0 e il ricevente 1. Questo stride ai nostri occhi, abituati al calcio sempre più studiato ed articolato che si gioca nei club, dove però gli allenatori hanno tutto il tempo di lavorare sulla tattica e scegliersi gli interpreti. Possiamo immaginare il calcio giocato da alcune nazionali di questo campionato Europeo come un ritorno alle origini, una negazione del processo evolutivo del gioco del calcio per tornare all'estetica delle prime piovose partite nelle lands inglesi, dove mi immagino fosse pieno di centrali alla Ignaschevitc che lanciavano palloni fatti di cuoio e sassi sempre più lungo, sempre più forte, senza una precisa idea di quello che stavano facendo. Ma è un gioco che può piacere?
Per quanto mi riguarda, questo gioco ha un suo fascino. È come con i videogiochi di calcio: diventano ogni anno più elaborati, più graficamente fuori di testa, ti offrono un’esperienza di gioco sempre più accurata e coinvolgente. Poi però ti ritrovi in un noioso pomeriggio d'estate a cercare emulatori che ti consentano di giocare a Sensible Soccer e ti diverti anche. Però, ecco, per un pomeriggio, non di più.