Foto con pesci appena pescati. Foto di proposte di matrimonio sulla spiaggia. Foto di tramonti alle Maldive. I tennisti, che hanno una sola festa comandata – anche detta off season da chi parla bene – riversano su Instagram con tutto il fervore che resta le immagini della vita oltre le palline gialle. Loro si divertono e noi pure a guardarli con le abbronzature a chiazze a prendere il sole. È davvero il most wonderful time of the year.
Ecco Iga Świątek, posta anche lei qualcosa! Sfondo bianco, maglietta bianca, faccia bianca. Tutto grida che ci vuole dire la sua verità: «Ciao a tutti, oggi vi voglio parlare di un argomento difficile del quale non vi ho potuto parlare negli ultimi due mesi e mezzo – oh no! – Ma ora finalmente posso quindi spero di potervi spiegare il più possibile in questo video perché voglio essere trasparente con voi così che capiate quello che mi è successo di recente – proprio oggi che Popyrin ha detto che si sposa, no! – In pratica, il 12 settembre ho scoperto che il campione di un test antidoping del 12 agosto è risultato positivo». Il video dura quasi sette minuti, è in polacco sottotitolato e Instagram non fa davvero mettere in pausa. Non poteva iniziare meglio di così il secondo tragico scandalo del doping nel tennis (ed. 2024).
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COSA È SUCCESSO
È il 12 agosto 2024, un lunedì – universalmente il giorno peggiore della settimana. Iga Świątek si trova a Cincinnati, in Ohio, sede del suo prossimo torneo WTA 1000. Sono passati dieci giorni dall’amaro bronzo olimpico conquistato sulla terra rossa di Parigi e ancora non riesce a dormire bene per il cambio di continente e fuso orario. Tra le due e le tre del mattino prende un paio di pasticche di melatonina per aiutarsi a prendere sonno.
Alle 7 del mattino viene crudelmente svegliata per un controllo antidoping di routine. Tre giorni dopo, il 15 agosto, scende in campo per il suo esordio al Cincinnati Open contro Varvara Gracheva. Sconfitta in semifinale dalla futura campionessa del torneo Aryna Sabalenka, Świątek lascia Cincinnati, dà il suo arrivederci al prossimo anno all’Ohio e prosegue con la sua vita circense verso New York e gli Us Open.
Passa un mese. È il 12 settembre, un giovedì. L’ITIA (International Tennis Integrity Agency), l’organizzazione che si occupa dei controlli antidoping nel tennis – come ormai tutta Italia sa dall’affaire Sinner – comunica formalmente alla tennista polacca che nel campione di urine raccolto a Cincinnati sono state trovate tracce di trimetazidina, sostanza bandita dalla WADA, l’organizzazione mondiale antidoping.
La trimetazidina (da adesso TMZ per comodità) è alla base di farmaci per il trattamento sintomatico dell’angina pectoris. Aumenta il flusso coronarico e quindi migliora la resistenza alla fatica. La WADA la definisce un “modulatore metabolico” e dal 2014 è inserita tra le “sostanze non specificate”, cioè che non hanno nessun’altra spiegazione all’infuori del doping. Per questo se un atleta risulta positivo a una sostanza non specificata, è considerato colpevole fino a prova contraria: l’unica via per non subire una sospensione di due anni è quella di dimostrare che si sia trattato di una violazione non intenzionale. La TMZ è stata al centro negli anni di altri casi celebri di doping, come la pattinatrice su ghiaccio Kamila Valieva (squalificata nel 2022 per quattro anni) e più di recente i ventitré nuotatori cinesi (scagionati per contaminazione).
Della positività, della sospensione, dell’esistenza della TMZ non lo sa ancora quasi nessuno. Quello che si sa è che Świątek si ritira con scuse varie – "fatica", "cambio coach", "problemi personali" – da tutti i tornei in Asia a cui si era iscritta: Korea Open, Wuhan e Pechino, che è l’ultimo WTA 1000 dell’anno prima delle Finals. Si pensa a un generico periodo di crisi, iniziato con la mancata medaglia d’oro olimpica – per la quale era la grande favorita, ancora imbattuta nei grandi tornei su terra rossa in tutta la stagione. Crisi confermata dalla sconfitta contro Jessica Pegula nei quarti di finale degli Us Open. Era da un po’ che la tennista polacca denunciava l’eccessiva lunghezza della stagione tennistica, quindi nessuno si fa davvero idee strane sulle sue assenze.
Nel frattempo Aryna Sabalenka diventa sempre più imponente, con i piedi ben piantati sul cemento. Coco Gauff si riprende dalla sconfitta prematura agli Us Open e vince Pechino. Qinweng Zheng dalla vittoria olimpica è ogni giorno più solida e sicura. Le storie sportive da raccontare sono altre, Świątek perde senza opporre resistenza la prima posizione del ranking e scompare.
Come da pronostico, a confermare che era solo questione di stanchezza e riorganizzazione, la polacca torna alle WTA Finals a inizio novembre e poi di nuovo alla Billie Jean King Cup. Intascate anche le ultime due delusioni del 2024, sembra tutto pronto per la vacanza d’ordinanza alle Maldive e il 2025.
È il 28 novembre 2024, un giovedì. Compare un comunicato nei profili social dell’ITIA: «La tennista polacca Iga Świątek ha accettato una sospensione di un mese come previsto dal Programma anti doping del tennis». Sotto, il link al provvedimento. Poche righe, identiche ad altre precedenti che riguardano giocatori sconosciuti.
Scandalo, i due numeri uno del tennis si dopano, il tennis è uno sport finito, ATP e WTA coprono le superstar, un mese è una punizione ridicola, due pesi e due misure, chi pensa ai bambini.
IL PROVVEDIMENTO DELL'ITIA
Nelle dodici pagine del documento viene descritta, punto per punto e in ordine cronologico, la storia che non sapevamo.
Il 12 settembre, ricevuta la comunicazione, come prima cosa Świątek ha chiesto una seconda analisi. Per prassi il campione viene diviso in due sottocampioni per permettere ulteriori controprove ed escludere errori di laboratorio. Il risultato è rimasto invariato: positiva al TMZ. Il 22 settembre, entro i dieci giorni previsti dal regolamento, la tennista ha fatto ricorso contro la sospensione: “Ha negato di aver assunto TMZ volontariamente o consapevolmente, e ha comunicato che non era stata in grado di risalire alla fonte […], ma ha dichiarato che il TMZ doveva essere stato ingerito inavvertitamente tramite una contaminazione ambientale o un prodotto contaminato”, si legge nel rapporto dell’ITIA.
Dopo un iniziale smarrimento, Świątek ha commissionato a laboratori indipendenti delle analisi dei vari farmaci e integratori che aveva assunto nel periodo del controllo antidoping. Nella lista che aveva consegnato all’ITIA ad agosto in occasione del test, ce ne erano segnati quattordici, esclusa la melatonina che la giocatrice si era dimenticata di aggiungere.
Proprio la melatonina è risultata contaminata con il TMZ. Il 26 settembre il team della polacca ha inviato all’Agenzia i risultati.
Le pasticche del misfatto erano un semplice farmaco da banco che Świątek ha iniziato ad assumere nel 2019 sotto consiglio medico. Non le prendeva con regolarità, solo quando non riusciva a dormire. Infatti non era risultata positiva né al test precedente (fatto l’1 e il 2 agosto durante le Olimpiadi), né a quello successivo (del 27 agosto agli Us Open).
La notte del 12 agosto non riusciva a dormire.
Alla luce della scoperta, l’ITIA ha a sua volta commissionato delle analisi: ha richiesto la confezione di melatonina che la giocatrice usava in agosto e una confezione sigillata dello stesso lotto. Le analisi del laboratorio di fiducia dell’ITIA (lo stesso che aveva riscontrato il TMZ nel campione di urine di Świątek) hanno confermato la contaminazione del prodotto, avvenuta in fase di produzione. Il 4 ottobre il tribunale indipendente dove Świątek aveva depositato il ricorso ha confermato il sollevamento della sospensione, senza resistenze da parte dell’ITIA.
Mettiamo in ordine tutto quello che sappiamo: Świątek viene trovata positiva al TMZ. Viene sospesa e non partecipa a nessuno dei tornei in Asia senza poter dire il vero motivo. Laboratori privati incaricati dalla giocatrice trovano l’origine della contaminazione in un farmaco da banco che assume da cinque anni al bisogno per dormire (e che, ovviamente, non contiene normalmente la sostanza vietata). Il laboratorio dell’ITIA analizza sia la melatonina di proprietà della tennista, che un’altra confezione sigillata dello stesso lotto. Anche l’ITIA arriva al risultato che la contaminazione è con tutta probabilità avvenuta in fase di produzione.
Tutto risolto? No. L’11 ottobre l’Agenzia ha inviato una lettera formale di imputazione che stabiliva che la positività alla sostanza proibita era in ogni caso una violazione da punire: il regolamento prevede un regime di strict liability, cioè di responsabilità oggettiva, in casi del genere. Il 23 ottobre la giocatrice «ha accettato la presenza di TMZ nel campione raccolto il 12 agosto e quindi ha ammesso di aver commesso la violazione della legge antidoping».
In aggiunta all’ammissione di “colpevolezza”, Świątek ha accettato anche la sospensione di un mese – che ha già praticamente scontato del tutto –, come riportato dalla comunicazione dell’ITIA da cui siamo partiti. Non sono stati sottratti né punti né soldi dai tornei disputati, dal momento che la violazione è stata rilevata in un campione raccolto fuori dalle competizioni.
NESSUNA COLPA O NEGLIGENZA SIGNIFICATIVA
Alla luce dei fatti, non è stata attribuita a Świątek «nessuna colpa o negligenza significativa». Dal provvedimento dell’ITIA: «La differenza tra ‘nessuna colpa o negligenza’ e ‘nessuna colpa o negligenza significativa’ è di un grado», per stabilire la prima «l’atleta deve dimostrare di aver seguito ogni passaggio possibile per evitare la violazione, e che non avrebbe potuto farne altri»; mentre nel secondo caso «deve dimostrare che, nella misura in cui non ha preso tutte le precauzioni possibili, le circostanze erano eccezionali e quindi quel fallimento non è stato significativo».
Ma se era un difetto di fabbrica, che precauzioni avrebbe potuto – e quindi dovuto – prendere Świątek? Si legge nel provvedimento: «La giocatrice sapeva, e si ritiene che sia stata specificamente informata, che esiste un rischio significativo che i prodotti possano contenere sostanze proibite che non sono elencate come ingredienti. Inoltre, sebbene non ci fossero molte precauzioni a disposizione della giocatrice per evitare la violazione, avrebbe potuto selezionare un prodotto a base di melatonina che è stato sottoposto a test in lotti per scopi antidoping e/o in alternativa avrebbe potuto far testare lei stessa il lotto del prodotto».
Per l’ITIA, in ogni caso, si è trattato di un evento “estremamente raro”, per questo il periodo di sospensione – di trenta giorni – è eccezionalmente breve. Ma è vero che si tratta di un caso assurdo? La casa farmaceutica polacca Lekam, quella della melatonina contaminata, ha rilasciato un comunicato in cui, oltre ai convenevoli per la situazione spiacevole, ha sollevato una questione: «Seguiamo tutte le procedure relative alla produzione di farmaci, in conformità con i principi di Good Manufacturing Practice regolati dalla legislazione Ue e nazionale. Melatonina LEK-AM 1mg (il nome del prodotto, ndr.) è soggetta a rigorose ispezioni in ogni fase della produzione. Le tracce di impurità rilevate nelle confezioni testate del farmaco sono ben al di sotto dello standard accettabile, il che significa che non minacciano in alcun modo la salute e la vita dei pazienti».
Jean-Claude Alvarez, direttore di uno dei laboratori di tossicologia che ha seguito il caso per Świątek, in un’intervista a Le Parisien ha spiegato che «siamo soggetti a molte contaminazioni in dosi molto piccole che non fanno nulla. Ma vanno a cercare concentrazioni talmente basse nelle urine che non vogliono dire niente. Cinquanta picogrammi per millilitro sono pochissimi, ancora meno di quello che aveva Jannik Sinner». Alvarez ha anche detto che trovare la fonte della TMZ non è stato facile: «Ci abbiamo impiegato un po’ di tempo perché si tratta di concentrazioni molto piccole. Quello che è certo è che non le ha fatto nulla, non è doping».
Anche Olivier Niggli, direttore generale della WADA, si è posto la questione in un commento a L’Équipe: «Oggi esiste un problema di contaminazione. Non è che i casi sono più di prima, sono i laboratori a essere più efficienti nel rilevare quantità infinitesimali. Quantità così piccole che puoi contaminarti facendo cose banali. Se volessimo semplificarci la vita, fisseremmo delle soglie e non vedremmo tutti questi casi. La domanda che si pone è: “Siamo pronti ad accettare il microdosaggio?”».
Se il caso Świątek è stato tutto sommato abbastanza semplice da risolvere, apre dei retroscena oscuri. Se i test antidoping rilevano anche contaminazioni infinitesimali, non pericolose e ammesse per il regolamento europeo, come farà un qualunque atleta a non vivere un'esistenza paranoica? Le soluzioni al problema che sono riuscita a individuare sono tre.
Soluzione I: costruiamo orti comunitari nei parcheggi di tutti i tornei più importanti del circuito, così tutte e tutti possono mangiare e curarsi con lo zenzero di sicura provenienza le placche e la gastroenterite.
Soluzione II: accettiamo ufficialmente il microdosaggio e vince – o almeno suda di meno – chi ha il medico più bravo.
Soluzione III: continuiamo, come è stato per i casi di Sinner e Świątek, a proteggere i giocatori sospesi in via provvisoria; ribadiamo alla nausea che questa è la norma, non un trattamento di favore per i più forti. Infine (ma qua mi rendo conto che è un’idea forse troppo rivoluzionaria) smussiamo il lessico della battaglia al doping, o cambiamolo del tutto. Rifiutiamo le cacce alle streghe, ma anche i «lei non lo farebbe mai perché è buona e seria». Noi, intesi come collettività di persone amanti dello sport.