Una delle retoriche più avulse dalla realtà del mondo del calcio è quella che dipinge i calciatori come guerrieri. Intorno a questo immaginario costruito proliferano una serie di valori da clan primitivo: umiltà, rispetto, onore, fedeltà; tutte cose che possiamo ritrovare in Educazione Siberiana, il romanzo di Nikolai Lilin da cui è stato anche tratto un film. Come il calciatore modello, anche il siberiano ha un codice da rispettare e, al contempo, come il siberiano, anche il calciatore modello ha dei tatuaggi.
Nel film il tatuaggio occupa quasi l’intera vicenda. Uno dei personaggi principali a un certo punto dichiara: «Un tatuaggio non è semplicemente un disegno. Vedi, un tatuatore è come un confessore. Lui scrive la storia di un uomo sul suo corpo. Le vite dell'uomo possono sembrare tutte simili. Si nasce, si cresce, ci s'innamora, si fanno figli, si lavora, si muore. Alcuni si godono la vita, altri no. Ma noi Siberiani, Kolìma, la combattiamo. Dovrai dare il meglio di te per imparare. Per molti mesi farai soltanto una cosa: osservare».
In questo pezzo ho selezionato i peggiori tatuaggi realizzati nel 2016 sui corpi dei calciatori.
Il tatuaggio indecifrabile di Davide Santon
Sto provando a decifrare questa foto da quando l’ho vista la prima volta ma non ci sono ancora riuscito. Mi affascina, ma non ne trovo il senso. Innanzitutto la posa del braccio, che presumo sia stata scelta per mostrare all’apice del suo splendore l’opera d’arte compiuta, ma che risulta davvero innaturale. Il braccio non è in torsione, non è girato, è semplicemente alzato e a penzoloni. Sembra la protesi di un braccio.
Il tatuaggio, di per sé, è invece talmente pieno di elementi che se ci fosse anche Waldo non ne sarei stupito. Ci sono delle nuvole, un pallone, una corona, dei dadi, quello che sembra essere un fascio di luce che attraversa la composizione e dei numeri romani. Sono elementi misteriosi di per sé, e ancora più misteriosi tutti insieme, senza nessun legame che possa unirli. La testa di Santon deve essere bella incasinata, la sola cosa chiara è che la palla è la sua regina.
Medel che si tatua la moglie
Giusto ieri ho visto il tatuaggio di un fan che ha deciso di tatuarsi L’INTERO TESTO DI UNA CANZONE del suo cantante preferito. La cosa più didascalica possibile. Almeno lo credevo fino a che non mi sono imbattuto in Gary Medel e la sua coscia.
La coscia di Gary Medel è probabilmente uno degli elementi con cui nessuno di noi vorrebbe venire mai a contatto, per ovvie ragioni. Per renderla meno temibile, forse, ma ancora più repellente, il centrocampista dell’Inter ha pensato di dedicare questo spazio così importante alla moglie, tatuandosi un suo ritratto. Perché si è tatuato il volto di una persona cara ancora viva è poco chiaro, perché sulla coscia e non, come sarebbe più normale, sul petto, è semplicemente inspiegabile. Chissà, forse il cuore di Medel sta nel suo quadricipite.
Messi è cattivo (tentativo n°976)
Il calcio del 2016 è uno sport d’immagine. Ovviamente non solo, ma l’impressione che si ha di qualcuno conta moltissimo per ragioni di marketing. Messi è sempre stato il chierichetto dei top player, il cocchetto delle mamme, un modello ben più accettabile di quello egotico fino al disturbante incarnato da CR7.
A Messi evidentemente questa etichetta stava stretta e nel disperato tentativo di rendersi più interessante, e forse conquistare più mercato, è passato in un paio di anni da tagli di capelli “giovani” a colorazioni improbabili, all’acquisto di un cane di grossa taglia. Un insieme di scelte che rende tutto il suo disperato tentativo di rebranding. La faccia da bravo ragazzo e l’essenza da chierichetto rimangono, per cui ogni tentativo rischia di essere la più chiara conferma del poco carisma di Messi (per un ulteriore conferma, andate a guardare la faccia del cane dell’attaccante del Barça).
Dopo il tatuaggio sulla spalla, quest’anno Messi ci delizia con una gamba tutta nera, un 10 e un pallone sullo stile del tatuaggio di Santon. O forse è Santon che si è ispirato a Messi? In ogni caso: la gamba sinistra della Pulce meritava di meglio.
Perotti che copre un bacio con un tatuaggio ancora più brutto
Per celebrare il suo approdo a Roma, Diego Perotti aveva pensato bene di tatuarsi sul collo il tatuaggio tamarro per eccellenza: il bacio. Non so quanto le due cose fossero davvero legate, se a Roma Diego Perotti abbia trovato l’amore o se l’avesse trovato a Genova e per portarlo con sé avesse deciso di tatuarsi sul collo la forma delle labbra di lei o se, ancora, si sentisse baciato dalla fortuna per il trasferimento.
Dopo qualche mese però ha cambiato idea e, al posto di quel tatuaggio, Diego si presenta in campo con un cover up che definire orrendo è dir poco: un pallone e uno scarpino, con il numero dieci stampato sulla linguetta. Sembra ispirato alla copertina di un libro per ragazzi. Un brutto libro per ragazzi.
Più che sul tatuaggio in sé, però, bisognerebbe farsi delle domande sul perché Perotti abbia deciso di rinunciare a un qualcosa che per definizione dovrebbe accompagnarti per il resto della vita, dopo pochi mesi. Non sappiamo neanche cosa gli ha fatto cambiare idea. Le prese in giro della parte di spogliatoio romano? Un rimprovero di Strootman che certe cose non le può proprio vedere?
Girava un video di Strootman che prova a baciare Perotti proprio in corrispondenza del segno delle due labbra tatuate. L’ipotesi bullismo, quindi, non è così campata in aria.
L’arbitro che prova a fare il calciatore e probabilmente ha paura di fare la fine di Leonard Shelby Quest’opera è così densa di messaggi che sembra quasi urlarli. Bisogna partire dalla condizione esistenziale di un arbitro, costretto a vivere un’esistenza parassitaria rispetto alla gloria dei calciatori. Mark Clattenburg però non si rassegna a questa vita grama e fa di tutto per farsi accettare dal clan dei maschi alfa, provando a imitare uno dei loro linguaggi principali. Ovviamente, come ogni tentativo di farsi accettare da un gruppo, è un tentativo divertente e antropologicamente rilevante. I simboli delle coppe vengono tatuati quando si vincono. Ma un arbitro non vince trofei, non alza le coppe. Per questo il suo tatuaggio ci appare così patetico. Tanto più che la federazione pare gli abbia vietato di mostrarlo al pubblico e Clattenburg è costretto ad arbitrare ogni partita a maniche lunghe. Probabilmente in Cina, se dovesse andare, glielo copriranno con un delle banconote arrotolate intorno al polso. Quando andavo al liceo girava il video dell’allenatore della squadra di calcio dell’istituto che raccontava della sua esperienza neo-zelandese. Leggenda vuole che i difensori, là in Oceania, fossero così tosti da guardarti dritto negli occhi, fare una riga immaginaria con il piede e bisbigliare frasi come “Tu non puoi passare”. Coincidenza vuole che qualche anno prima la stessa frase e nello stesso paese l’avesse pronunciata Ian McKellen, mentre impersonava Gandalf il grigio nel primo dei tre film che compongono la trilogia, appunto, de Il Signore degli Anelli. Mi piace pensare che il significato dietro questo tatuaggio sia che Davide Brivio, che purtroppo temo non abbia mai visto il video citato in apertura nonostante da qualche mese viva a Genova, aspiri in tutto e per tutto a non far passare gli attaccanti avversari, ma soprattutto a diventare come Gandalf: un bonaccione, guida di tutti i suoi compagni-Hobbit, dall’aura angelica ma soggetto alle debolezze umane. Pur con tutto l’amore nerdistico, resta difficile capire la scelta di un giovane atleta di tatuarsi un anziano mago rugoso sul braccio. Se in quanto “promessa del calcio mondiale” finora Gabigol ha fallito, in quanto a “brasiliano pieno di saudade” è uno dei massimi esponenti. Al di là delle dichiarazioni di facciata, qualcosa nel cuore di Barbosa si è rotto. O meglio: una parte di lui è rimasta in Brasile. Prima ancora di approdare a Milano, a quanto pare esattamente il giorno prima, l’attaccante si è fatto tatuare un’ancora. L’ancora può avere diversi significati, può rappresentare una passione sfrenata per il mare, le imbarcazioni, essere di puro gusto estetico. Ma è impossibile non rivestire di significati malinconici l’ancora di Gabigol. Simbolo del suo legame eterno con il Santos, la rappresentazione visiva del fatto che resterà “ancorato” al Brasile per sempre. :’( 1. Quaresma (Lacrime, significato) Quest’estate abbiamo familiarizzato di nuovo con Ricardo Quaresma e con i suoi tatuaggi, tra le cose più enigmatiche di Euro2016. Nel linguaggio dei tatuaggi ogni lacrima dovrebbe rappresentare un omicidio. Ci sono poi altri significati legati alle lacrime: Usando un po’ di buon senso verrebbe da pensare che le lacrime di Quaresma siano metaforiche. Forse a maggior ragione per questo possiamo leggervi un significato premonitore. Alla vigilia dell’Europeo, Quaresma sentiva di aver espiato ogni colpa nel processo catartico che fino ad allora era stata la sua carriera. Due lacrime per cancellare il passato che lo hanno portato poi a rinascere, vincere l’Europeo, alzare finalmente un trofeo. O magari Quaresma ha effettivamente vissuto una tragedia, magari non proprio un duplice omicidio, ma qualcosa che lo ha fatto soffrire. E non conosce altro modo per comunicarci la sua interiorità se non con, bé, la sua esteriorità. Bonus: Amato Ciciretti che si tatua il logo di Twitter “Ho solo due certezze: il calcio e i tatuaggi!” Amato, ex Roma, si è iscritto a Twitter il 31 dicembre e in un discorso abbasta anacolutico ha sfidato i propri follower a far raggiungere i 500 retweet al suo video-presentazione e, in quel caso, ha promesso di tatuarsi il simbolo di… Twitter. Mentre scrivo il tweet ha più di 800 rt, per cui il tatuaggio più inutile, contemporaneamente del 2016 e del 2017, è tutto di Amato.
Davide Brivio che si tatua Gandalf
L’ancora di Gabigol che ha un sacco di significati tristi :(
Aver assistito all’omicidio di un amico ed essere pronti a vendicarlo
Aver passato molto tempo in carcere.