Le chiamano finestre di mercato e, come tutte le finestre, ogni tanto vanno chiuse. I giocatori, però, continuano a spostarsi anche a finestre chiuse, disegnando le traiettorie più imprevedibili: per ogni Mario Balotelli al Genoa c'è uno Josef Yarney, centrale difensivo ex Everton e Newcastle, che diventa il primo inglese del calcio palestinese firmando per l'Hilal Al-Quds di Gerusalemme, anche se per giocare solo tre partite dell'AFC Challenge League, equivalente asiatico della Conference League, senza mai mettere piede in Cisgiordania. Vediamo i trasferimenti più notevoli dell'autunno 2024, cercando di superare la delusione per il mancato approdo di Alessandro Matri al Graffignana, dovuto a una norma che impedisce agli allenatori professionisti di tesserarsi come calciatori.
Ravel Morrison al Precision
Il quattordicesimo club della carriera di Ravel Morrison ancora non esisteva quando l'anglo-giamaicano giocava l'ultima partita con la maglia del tredicesimo, un D.C. United-FC Cincinnati 2-5 nell'ottobre del 2022. Impegnato in partitelle occasionali con gli amici a Dubai, l'ex Lazio ha poi scoperto l'esistenza del Precision, club di proprietà britannica impegnato nella terza serie degli Emirati Arabi Uniti, e ha chiesto se per caso ci fosse posto per lui in una rosa fatta per lo più di calciatori britannici con un passato più o meno rilevante nel calcio inglese (tra cui l'ex Bournemouth Harry Arter, cognato di Scott Parker) e, a fine settembre, ha firmato. Fin dal nome, dal logo stranamente ipnotico e dal soprannome (The Predators), il Precision sembra celebrare il trionfo di un calcio robotico e post-umano: le partite si giocano su un campo all'interno dell'Ibn Battuta Mall, il più grande centro commerciale tematico del mondo, posto più o meno a metà strada tra due arcipelaghi di isole artificiali, e il sito web della società promette tecnologie all'avanguardia e una app per misurare i propri progressi. L'arrivo di Morrison è stato descritto come una pietra miliare nella storia del Precision dal suo fondatore e allenatore, Sonny Cobbs, che sostiene di aver identificato un gap nel mercato e di aver così speso dieci milioni di sterline in un centro d'allenamento tra i migliori del Medio Oriente, grazie all'aiuto di imprecisati investitori immobiliari del Regno Unito. Nei piani per il futuro, oltre a quello di scalare la piramide calcistica emiratina, qualificarsi alla Champions League asiatica e “diventare un movimento”, c'è uno stadio di proprietà, anche se non è ben chiaro per quale pubblico. Il debutto di Morrison è arrivato nella sconfitta per 4-3 con gli Elite Falcons, altro nome che evoca scenari da guerre stellari su pianeti abbandonati, mentre il primo gol è arrivato il 18 ottobre nella vittoria per 3-2 sull'Al Ittifaq: nelle immagini si notano, sullo sfondo, una bandiera inglese e l'ineludibile stemma, illuminato. L'importante, dicono, è che Ravel si diverta.
Sandro all'Harborough Town
Ci sono un giardiniere paesaggista, un vetraio, un nazionale della Tanzania e uno di Bermuda, e poi project manager, muratori, broker. E c'è Sandro, brasiliano ex Tottenham. L'Harborough Town, squadra di Southern League Premier Division Central, settimo livello del calcio inglese, ha vissuto un autunno memorabile: prima la vittoria in casa del Tonbridge Angels, che ha portato alla prima qualificazione al primo turno di FA Cup nella storia delle Bees, quindi l'acquisto del centrocampista passato dal Benevento di De Zerbi. Mossa di calciomercato decisamente esotica: un calciatore senza contratto da due stagioni e mezza, che ha annunciato il ritiro da più di un anno e vive in Portogallo, sceglie una squadra di Market Harborough, cittadina da venticinquemila abitanti del Leicestershire sud-orientale, per tornare a giocare. Tutto è successo perché a volte, nella vita, basta chiedere: Mitch Austin, allenatore dell'Harborough Town, è un abbonato del Tottenham e in occasione di una partita degli Spurs incontra Sandro, trovandolo in forma e chiedendogli, tra il serio e il faceto, di giocare per la sua squadra. La proposta viene raccolta immediatamente: Sandro ha voglia di calcio, rifiuta di percepire qualunque somma di denaro e firma ufficialmente il 5 novembre, in tempo per scontare due giornate di squalifica che si porta appresso dalla sua ultima partita in Portogallo con il B-SAD. La maglia, di cui acquista due esemplari per i figli, è la numero 30; ligio alle usanze, si presenta in spogliatoio per il classico rito d'iniziazione intonando Ai se eu te pego, scelta che testimonia forse una certa difficoltà a lasciarsi alle spalle l'anno 2012. Si allena con i compagni, esultando per ogni contrasto vinto, e anche in Brasile, dove costringe gli amici a una partita di calcio a sette per arrivare in forma all'appuntamento con la storia. Il 1° dicembre, al Madejski Stadium, di fronte a 7916 spettatori di cui 3000 in arrivo da Harborough, Sandro parte titolare, unico dei suoi a non avere un numero tra l'1 e l'11, e gioca tutto il primo tempo per lasciare poi il posto a Joel Carta. Le Bees si portano due volte in vantaggio, segnano il 3-3 a quattro dalla fine e si arrendono al Reading soltanto ai supplementari. Sandro, a meno di ulteriori sorprese, si ritira nuovamente dal calcio.
Míguel Salgado all'Estoril
C'è una discreta probabilità che il primo calciatore emiratino del campionato portoghese si chiami Miguel Salgado. Figlio dell'omonimo terzino del Real Madrid e di Malula Sanz, a sua volta figlia dell'ex presidente del Real Madrid Lorenzo Sanz, l'attaccante classe 2005, alto 188 centimetri, nipote dell'ex presidente del Malaga Fernando Sanz e dell'ex presidente del Granada Paco Sanz e cugino di un altro Paco Sanz attualmente giocatore dell'Almeria B, ha infatti il passaporto degli Emirati Arabi Uniti, dove la famiglia risiede stabilmente dal 2013 e il padre è proprietario del Fursan Hispania FC, e ha già giocato tre gare, segnando un gol, con la nazionale under 18 del paese del Golfo. Cresciuto calcisticamente tra la Galizia e il Portogallo, Salgado, senza contratto da luglio, quando si era conclusa l'esperienza con il Gil Vicente, ha firmato a dicembre con l'Estoril Praia, club lusitano il cui proprietario, David Blitzer, è la prima persona a possedere azioni di franchigie delle cinque principali leghe sportive statunitensi, oltre ad aver un suocero, Stuart Ross, noto per aver portato i cartoni animati dei Puffi negli Stati Uniti. Salgado arriva per giocare nella squadra Under 23; se mai dovesse fare il salto in prima squadra troverebbe un giovane allenatore scozzese, Ian Cathro, e il capitano Eliaquim Mangala.
Maksim Valadzko al Costa d'Amalfi
Non devono essere molti, nell'attuale Serie D italiana, a poter dire di aver segnato un gol alla nazionale dei Paesi Bassi. Tra questi, però, Maksim Valadzko è sicuramente l'unico a vantare una partecipazione, per quanto inconsapevole e indiretta, a una delle migliori serie tv degli ultimi anni: il debutto in nazionale avviene infatti in occasione dell'amichevole Bielorussia-Messico 3-2 del 18 novembre 2014, partita che Nacho Varga sta guardando dal divano, nel terzo episodio della quinta stagione di Better Call Saul, in compagnia delle due ragazze con cui vive, una delle quali intenzionata a smontare il telecomando della televisione per pulirlo. Un discutibile anacronismo, dal momento che la scena dovrebbe essere ambientata nel 2004, un decennio prima della partita giocatasi alla Borisov Arena nella quale Valadzko, nato a Minsk nel 1992, gioca per 76 minuti nel ruolo di terzino sinistro. Cresciuto nel BATE, dove ha militato per gran parte della sua carriera, collezionando otto campionati, due coppe nazionali e sei supercoppe, nelle ultime stagioni si è ritrovato a girovagare tra Andorra e Malta; è stato proprio un compagno di squadra del Santa Coloma, nel frattempo diventato procuratore, a proporgli il Costa d'Amalfi, club che l'anno scorso ha ottenuto una storica promozione in Serie D battendo il Bisceglie nella finale playoff e che ora, a causa di uno stadio casalingo ancora non omologato per la quarta serie, si ritrova a lottare per la salvezza nel girone H con un solo tifoso abbonato, un ragazzo nato il 27 dicembre 2005. Valadzko, che ha alle spalle una carriera con una dozzina di presenze nella fase a gironi in Champions League e un assist in una vittoria sulla Roma, ha mantenuto una certa umiltà: a domande sull'interesse, nel passato, di varie squadre italiane, risponde che varie è una parola grossa e che lo voleva solo il Genoa, peraltro senza mai arrivare a fare un'offerta. Non aveva altre proposte oltre a quella del Costa d'Amalfi e dell'Italia non ci si può lamentare: un bellissimo paese con la sua cultura, cucina e tradizioni.
Andy Carroll al Bordeaux
Andare in panetteria e comprare un pain au chocolat senza che qualcuno chieda come è andata la partita, portare i bambini allo zoo senza dover rispondere a richieste di autografi, guardare con gli amici un Newcastle-Paris Saint-Germain al pub dietro l'angolo: questi, un anno fa, i piccoli piaceri della vita che Andy Carroll aveva riscoperto, lasciando l'Inghilterra per vestire la maglia dell'Amiens in Ligue 2. Se una vita nella seconda serie francese già sembrava appartenere a un'altra dimensione rispetto a quella in cui l'attaccante saliva a bordo di un elicottero per completare il trasferimento record dal Newcastle al Liverpool, a metà settembre l'inglese ha sentito, irresistibile, il richiamo della quarta serie, il National 2, la categoria in cui si è ritrovato il Bordeaux a causa dei noti problemi finanziari. Approcciato da John Williams, che l'aveva portato ad Amiens dopo averne scoperto la disponibilità sulla piattaforma TransferRoom, nel frattempo diventato direttore sportivo del Bordeaux, Carroll ha deciso di risolvere il contratto e trasferirsi in Guascogna, dove finalmente può sentirsi libero e rilassato e giocare il più possibile prima che la carriera finisca, anche se questo comporta viaggi di sei ore in pullman e uno stipendio inferiore al costo dell'affitto. Non importa: lontano dai tabloid, con Dado Prso in panchina come vice dell'allenatore Bruno Irles, Carroll può finalmente sentirsi sé stesso e giocare tanto, sempre, anche oltre i due anni dell'attuale contratto, magari fino a quarant'anni. Al momento lo score è di sette gol in otto partite di campionato; cucina regolarmente per i compagni di squadra e grazie al suo migliore amico, pilota di EasyJet, può volare quando vuole a Londra spendendo 19 euro. Non era così felice dai tempi del Newcastle, a inizio carriera. Sogna di scendere in campo insieme al figlio Lucas, oggi quattordicenne.
Felipe Bergoglio alla Castiglionese
Una volta i nipoti dei papi facevano i cardinali, oggi giocano nel Girone B dell'Eccellenza Toscana. Felipe Bergoglio, nipote di un cugino del noto vescovo di Roma, cresciuto in Argentina nel Club Lasallano prima di trasferirsi in Italia, in estate era passato dal Misano, in Promozione, dove era arrivato grazie alle conoscenze del padre Matias, al Trestina, in Serie D, ma forse il salto è stato troppo brusco: appena centosei minuti di gioco tra campionato e coppa per il difensore centrale classe 2004. Ecco quindi il trasferimento alla Castiglionese, squadra di Castiglion Fiorentino, il cui sindaco Mario Agnelli ha colto l'occasione per invitare papa Francesco, una volta ultimati i lavori, allo stadio Emanuele Faralli. Il pontefice farebbe bene a non snobbare l'offerta: la squadra è attualmente in testa alla classifica con due punti di vantaggio sulla Colligiana. Felipe, a differenza del prozio, tifa per il Talleres de Córdoba e ha dichiarato al Tg1 che i compagni di squadra a volte gli chiedono benedizioni (“ma non si può fare”). Si considera un giocatore con buona fisicità, buona resilienza e la giusta mentalità e ha sempre apprezzato Sergio Ramos.