«La paura della morte è più grande della morte stessa.
Ma è la paura dell’ignoto la più grande di tutte»
The Undertaker
Mark Calaway, detto The Undertaker, è un’icona assoluta nel mondo del wrestling. I soprannomi che lo riguardano si sprecano: “The Phenom”, “The Deadman”, “The Demon of Death Valley”, solo per citare i più famosi. Gli appartiene una mostruosa striscia di 21 vittorie consecutive a Wrestlemania (evento più importante della federazione WWE), stoppata soltanto da Brock Lesnar due anni fa, in quello che è stato l’evento più scioccante della storia dello sport entertainment.
Domenica 3 aprile, a 51 anni, The Undertaker combatterà quella che potrebbe essere la sua ultima Wrestlemania. È stato organizzato un match fra lui e Shane McMahon, figlio del proprietario della WWE Vince Kennedy McMahon. In caso di sconfitta, “Deadman” non potrà più partecipare all’evento che ha significato di più nella sua storia di wrestler.
Appunti sul wrestling
Per comprendere cosa The Undertaker ha significato per questa disciplina bisogna fare un passo indietro. Il wrestling non è una disciplina sportiva “pura”, bensì uno “sport entertainment”: la lotta libera combinata con lo spettacolo scritto. I risultati vengono decisi “a tavolino”, i lottatori non si colpiscono “per farsi male” e per questo motivo il wrestling viene spesso definito come “finto”. L’avvicinarsi alla “verità” rimane comunque un obiettivo del wrestling. Per rendere lo spettacolo meno artificiale possibile i lottatori eseguono spesso manovre rischiosissime, al punto che alcune di queste sono addirittura proibite dalla WWE (la principale federazione di wrestling mondiale), perché troppo pericolose e perché la compagnia vuole prevenire gli atleti da possibili infortuni.
Un video che riassume alcune delle manovre bannate, perché troppo rischiose.
Il wrestling è paragonabile, per certi versi, a una serie televisiva creata sul mondo della lotta. L’unica differenza è derivata dalla presenza del pubblico, che rappresenta una componente attiva all’interno dello show. È proprio la platea, infatti, a stabilire il successo dei wrestler, a seconda della risposta che gli stessi lottatori ricevono nelle arene.
La differente prospettiva attraverso la quale il pubblico guarda lo show lo divide in pubblico “mark”, incosapevole (volontariamente o involontariamente) del lato fittizio dello spettacolo, e pubblico “smart”, conscio del fatto che si tratti di intrattenimento. Contribuiscono a creare questo show le “storylines” (cioè le varie trame narrative cucite sui lottatori), i “feuds” (le rivalità fra i combattenti, sempre create dai writers) e, soprattutto, il concetto di gimmick (il tipo di personaggio che viene interpretato dal combattente). Quest’ultimo può essere face (“buono”, che si comporta in modo corretto nei match e nei feud), heel (“cattivo”, che si comporta in modo scorretto) o tweener (una via di mezzo). Quando un wrestler passa dall’essere face all’essere heel, o viceversa, si verifica un turn.
Storia di The Phenom
The Undertaker è uno dei pochi tweener della storia della WWE. La sua gimmick “da becchino” non ha una fisionomia ben precisa e si accomoda alle esigenze della compagnia e all’avversario. Nonostante possa avere anche atteggiamenti da heel, negli ultimi anni il pubblico tende a tifarlo in ogni caso, riconoscendogli un ruolo da leggenda vivente. Nel corso della sua carriera, tuttavia, la sua gimmick , forse la più riuscita della storia del wrestling, ha ricevuto costanti aggiornamenti, che le permettono di non essere mai uguale a se stessa. Questa capacità di cambiare sarà uno dei motivi del costante successo di The Undertaker nella storia di questo business.
Taker esordisce in WWF (vecchio nome della WWE) nel 1990 assumendo subito la gimmick del becchino. Si definisce come un uomo già morto, che perciò non può essere ucciso nuovamente. Da questo deriva il suo soprannome “Deadman”. Sconfigge, fin dal suo esordio, grandi icone del wrestling come Jimmy Snuka o Hulk Hogan. Nel 1994 la sua gimmick varia leggermente, si fa chiamare “Lord of Darkness”, si veste con una giacca di pelle e assume dei superpoteri.
L’era “Lord of Darkness”. Molto, moltissimo heavy metal.
Nel 1999 diventa “Ministry of Darkness”, una presenza ancora più carica di un’aura malvagia: usa incantesimi e sembra riprendere dei riti satanici nei suoi promo. Nel 2000 The Undertaker attua il suo cambio di gimmick più radicale, diventando l’ “American Badass”. Interpreta il ruolo di un biker e il suo orientamento è prevalentemente face.
Dal 2004 in poi la gimmick del “Deadman” verrà ripresa senza essere più sostituita, ma subisce una lenta e costante evoluzione. In particolare, è stata fenomenale l’abilità di questo personaggio di conformarsi alla nuova “PG Era” (adatta anche ai più piccoli), in cui non potevano più venire mostrati gli aspetti cruenti del wrestling, proprio quelli che avevano portato al successo questo personaggio. Ma The Undertaker riesce ad aggiornare la sua gimmick, mantenendo la sua aura inquietante e paurosa anche senza i riferimenti satanici a cui spesso si appoggiava.
Il segreto del Deadman
Ma come fa lo stesso personaggio che ha avuto successo quasi 30 anni fa, ad essere popolare tuttora? Undertaker non è una moda. La gimmick del becchino riprende sentimenti archetipici: la paura/attrazione verso l’ignoto, e l’illogico fascino verso il soprannaturale. Pur trattandosi di uno spettacolo leggero come il wrestling, vengono toccate alcune corde profonde che rendono The Undertaker affascinante in modo trasversale.
The Undertaker, infatti, riesce ad avere presa sia sui fan mark, eccitati dagli effetti speciali e dal personaggio quasi imbattibile rappresentato dal Deadman, sia i fan smart, esaltati dalle abilità in-ring e attoriali di Mark Calaway.
Ma, ehy…
Solitamente personaggi di questo tipo sfociano nel trash, diventando presto fenomeni da baraccone. Le gimmick poco reali, dopo l’effetto iniziale che impressiona il pubblico, tendono alla lunga ad annoiare. Basti pensare a The Boogeyman, wrestler che, come lo stesso nome indica, rappresentava “l’uomo nero”. Il suo ruolo era di spaventare il pubblico, ma i mezzi da lui utilizzati erano quantomeno “particolari”: The Boogeyman si pitturava la faccia di rosso e nero, si colpiva con una sveglia in testa e mangiava i vermi dopo ogni match. La sua gimmick weird fu un esperimento completamente fallito dalla WWE, diventando presto lo zimbello del pubblico. Un'altra delusione, più recente, per la compagnia è Bray Wyatt. Proclamata come la nuova face of fear della WWE, la sua gimmick è diventata noiosa e si continua ad involvere con il passare del tempo.
The Undertaker ha fatto eccezione, mantenendo la sua forza iconica all’interno della federazione senza mai perdere in credibilità. Le sue comparsate non continuative permettono di conferire alla sua presenza sul ring un carattere di unicità, riuscendo a non consumare un personaggio che potrebbe diventare discutibile se comparisse ogni puntata. Mark Calaway, al contrario, è stato capace di variare il suo personaggio più volte, dandogli uno sviluppo costante. Negli ultimi anni, ad esempio, il Deadman ha mostrato al pubblico la sua faccia più umana, arricchendola con dei sentimenti mai osservati in precedenza all’interno della sua gimmick.
Da sinistra a destra, Shawn Michaels, Triple H e The Undertaker, dopo Wrestlemania XXVII
Poi ci sono le qualità più propriamente tecniche di Mark Calaway, fondamentali nel conferire successo al personaggio. The Undertaker è infatti il big man (è alto 208 cm per 136 kg) più agile della storia del wrestling, come dimostra la sua Suicide Dive.
In questo aspetto non bisogna sottovalutare la clamorosa longevità del suo fisico. “The Phenom” è rimasto al top della WWE per più 25 anni, fornendo sempre prestazioni spettacolari durante match lunghi e pressanti dal punto di vista fisico. Per capire quanto sia devastante a livello corporeo il wrestling, basti pensare ai tanti lottatori costretti a ritirarsi dopo appena pochi anni di attività. Fanno parte di questo “club”, alcune leggende della disciplina: Edge, Daniel Bryan e Stone Cold Steve Austin.
Ad accrescere il successo, e la longevità, di Mark Calaway ci sono anche le sue doti attoriali. Il ”Deadman” è impressionante nella sua abilità di non uscire mai dal suo personaggio. La sua vita privata è stata accuratamente nascosta dalla compagnia per restituire l’immagine di un personaggio senza zone d’ombra.
L’eccezionalità costruita attorno ad Undertaker risiede ovviamente anche nella sua aura di imbattibilità, la “streak” in gergo. The Undertaker, come già detto, ha vinto il suo match a Wrestlemania per 21 volte di fila.
In questo video, la prima e finora unica sconfitta del “Deadman” in questo evento. La reazione facciale e sonora dei fan fa capire quanto fosse diventata sacra e intoccabile la sua striscia di vittorie.
Sono tutti questi ingredienti a rendere Undertaker un’esperienza liturgica per questa disciplina. Si può dire che The Undertaker abbia creato un collegamento metaforico fra la sua gimmick da wrestler e il suo ruolo all’interno dell’industria del wrestling: l’immortalità è il suo brand. Un connubio tra la una dimensione simbolica forte e quella molto materiale del marketing che è abbastanza tipico del wrestling. Come scriveva Victor Hugo: «Storia e leggenda sono accomunate da una stessa finalità: tratteggiare l'uomo eterno attraverso gli uomini caduchi».