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Il calcio malizioso di Iago Aspas
31 gen 2018
Il dieci del Celta Vigo anche in questa stagione è uno dei giocatori che rendono la Liga un campionato da seguire anche nelle sue squadre minori.
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13 min
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Seguire con attenzione un campionato di calcio somiglia per certi versi ad appassionarsi a una serie TV. A un primo approccio, empatizzare con i personaggi principali e con le loro sfumature è l’atto più istintivo. Quando però il livello di confidenza con la storia cresce si iniziano ad apprezzare anche le sfumature meno percettibili. Capita così di familiarizzare con personaggi che inizialmente sembrano solo di contorno, ma la cui presenza è fondamentale per l'ecosistema dell'intera serie. Cosa sarebbero stata ad esempio la Scampia di Gomorra senza i guagliun ro vico?

Per i campionati nazionali vale lo stesso discorso. Al fianco dei fuoriclasse delle grandi squadre che lottano per la vittoria finale esistono dei giocatori che con le loro peculiarità esprimono la proiezione astratta che ci creiamo di ogni campionato. È il caso ad esempio di Miccoli in Serie A, che qualche anno fa contribuiva a mantenere viva la tradizione del dieci di provincia in grado di elevare il suo Palermo al di sopra della mediocrità. Il confronto tra i fuoriclasse delle grandi squadre e gli dei minori della borghesia medio-alta è uno dei punti di interesse che ancora salva l'attuale sistema dei campionati nazionali dall'avvento di una superlega in cui possano affrontarsi solo i migliori giocatori e le migliori squadre.

La Liga è il palcoscenico di Messi e Cristiano Ronaldo, i migliori protagonisti possibili per qualsiasi copione. Il campionario di personaggi alle loro spalle però è estremamente vario. Iago Aspas è uno di quei caratteri che non possono passare inosservati agli occhi del fruitore medio della Liga. È da anni la guida tecnica di una squadra di media classifica in grado di raggiungere le semifinali di Europa League e di fermare tra dicembre e gennaio Real Madrid e Barcellona. Nel giudizio collettivo su Iago pesano i fallimenti con le maglie di Liverpool e Siviglia, che hanno confermato le sue difficoltà ad esprimersi fuori dalla comfort zone di Balaidos. Eppure, per caratteristiche tecniche, Iago Aspas è un calciatore sopra la media, che riesce a spiccare anche in un campionato estremamente competitivo come la Liga.

La difesa spigolosa

Iago Aspas salta subito all'occhio a uno spettatore. Innanzitutto perché è fisicamente molto al di sotto degli standard richiesti dal calcio contemporaneo, con meno di settanta chili distribuiti su un corpo davvero minuto e quasi privo di massa muscolare. Poi perché questa inadeguatezza lo ha costretto in qualche modo a spiccare per un talento palla al piede luminoso, senza il quale non sarebbe mai riuscito a sfondare in un mondo sempre più all'avanguardia atleticamente.

In questo senso Aspas è un giocatore rivoluzionario, o forse reazionario, a seconda dei punti di vista. È difficile trovare ad alti livelli un attaccante così poco formato a livello fisico, anche nella categoria “attaccanti brevilinei” rappresenta quasi un unicum. Iago Falque ha dovuto aggirare i propri limiti fisici tanto in fase offensivo quanto in quella difensiva.

Come quasi tutti gli attaccanti non ama rincorrere i suoi avversari all’indietro e preferisce aggredire in avanti, favorendo così le folate di pressing alto richieste da Unzué sia in situazioni statiche (rimesse dal fondo o punizioni), sia in situazioni dinamiche, con gli avversari costretti al giro palla difensivo. Per quanto minuto, a Iago Aspas di sicuro non mancano grinta e malizia. È un giocatore elettrico, tanto in fase offensiva quanto in fase difensiva, in grado di fiutare ogni minima esitazione dei difensori palla al piede: appena può balza sugli avversari per provare a recuperare il pallone e scatenare la transizione offensiva. Già Berizzo ne aveva intuito la predisposizione all'aggressione alta, una caratteristica funzionale al suo calcio intenso e verticale in cui Iago, partendo spesso da prima punta, indirizzava il pressing della squadra.

Con Unzué nominalmente abbandona la posizione di centravanti per partire largo a destra nel 4-3-3. In fase difensiva però la prospettiva cambia. Giocare ala in un tridente significa dover ripiegare anche oltre il centrocampo se gli avversari eludono la pressione alta, un sacrificio troppo dispendioso per un calciatore con le caratteristiche fisiche di Iago. Ecco perché il tecnico navarro ha disegnato un sistema fluido, capace di convertire il 4-3-3 in un 4-4-2 in fase difensiva, in cui il numero dieci affianca la punta Maxi Gomez. Unzué in questo caso può avvalersi dell'universalità di un centrocampista come Wass, schierato anche terzino in passato, che scivola in fascia e determina il cambio di modulo. La nuova disposizione valorizza la tensione di Iago alla difesa in avanti, ma soprattutto ne preserva la condizione atletica nell'arco dei 90 minuti, evitandogli faticosi rientri oltre la propria metà campo: un accorgimento tattico che ha permesso ad Aspas di non essere mai sostituito a partita in corso.

Il suo apporto alla fase offensiva è imprescindibile per il Celta Vigo, ecco perché Unzué non può permettersi di sovraccaricarlo di compiti difensivi. Rispetto a Luis Enrique, Unzué ha preferito frenare la vertigine verticale del Celta, proponendo un calcio più ragionato che punta a consolidare il possesso per attrarre gli avversari fuori posizione e colpirli alle spalle delle linee di pressione. È una metamorfosi di sistema che richiede tempo e applicazione, in cui velocità di esecuzione, precisione tecnica e tempismo nei movimenti diventano fondamentali. Il rendimento del Celta è stato ondivago, e solo nel girone d’andata sono arrivate ben otto sconfitte. Ultimamente la squadra è in ripresa e occupa il settimo posto, che sarebbe buono per una qualificazione in Europa League. Eppure non mancano momenti delle partite in cui la squadra va in difficoltà. Basta un giro palla lento o uno smarcamento pigro per impedire al possesso di progredire. I difensori così si trovano costretti a lanciare su Maxi Gomez, affidandosi al suo gioco di sponda.

La sua importanza nel sistema offensivo del Celta

Quando invece la squadra riesce ad eseguire i dettami del proprio allenatore diventa anche piacevole da guardare, con scambi corti e tecnici che permettono di risalire il campo e mettere in difficoltà gli avversari. In fase offensiva il Celta può seguire le direttrici del 4-3-3, cercando anche combinazioni sulla fascia con i movimenti verso l'esterno di Wass e le avanzate di Hugo Mallo, oppure cercare di costruire più centralmente, con l'abbassamento di Lobotka e il passaggio a una sorta di 3-4-3 a diamante, come quello proposto lo scorso anno da Luis Enrique a Barcellona. In entrambi i casi gli uomini chiave per il sistema di Unzué sono due: Iago Aspas e Lobotka. Se lo slovacco è il regista basso della squadra, bravissimo a proteggere palla e a rompere le linee avversarie sia con passaggi sia in conduzione, lo spagnolo è il playmaker offensivo, il giocatore con più libertà di movimento. A volte arretra anche fino a centrocampo per facilitare il possesso palla, ma soprattutto ama muoversi orizzontalmente per vie centrali, affiancando anche Maxi Gomez.

Pur avendo un’idea molto codificata di calcio, Unzué non può rinunciare alle qualità individuali dei giocatori che gli permettono di creare pericoli anche nei momenti meno brillanti per il collettivo, che si tratti dei dribbling di Pione Sisto o della resistenza al pressing di Lobotka. In questo senso Aspas è imprescindibile.

Iago abbina la sensibilità del sinistro con una rapidità nel breve che lo rende un pericolo costante per le difese avversarie. Ispira sempre un certo timore nei difensori avversari, costretti spesso a scappare all’indietro e a concedere spazio verso la porta. Iago ha una frequenza di tocco davvero straordinaria e la capacità di tenere sempre il pallone sotto controllo, anche nello stretto. La sua efficacia si moltiplica quando, palla al piede e defilato, punta l'avversario e taglia col pallone verso il centro: se direziona il controllo verso l'interno del campo la frequenza di tocco non diminuisce e togliergli palla diventa davvero difficile, soprattutto se non si vuole rischiare di commettere fallo e beccarsi un'ammonizione. Ad oggi in Liga viaggia a una media di due dribbling riusciti a partita, al quarto posto in questa graduatoria guidata ovviamente da Messi.

Quella del dribbling non è però l’unica arma di Iago Aspas. I difensori che temporeggiano troppo lo portano a minacciare il tiro in maniera troppo concreta, e Aspas in genere non si fa pregare. È il giocatore con la media di tiri a partita più alta in squadra (2.7), con una precisione del 62%. Ama calciare in maniera secca, di collo sinistro; soprattutto, preferisce farlo dopo aver sistemato il pallone nella miglior posizione possibile. Anche in questo caso rapidità di tocco e movimenti fanno la differenza: Iago può usare una finestra di tempo strettissima per spostarsi il pallone e tirare anticipando le intenzioni dell’avversario.

Sarebbe sbagliato però pensare a Iago Aspas come a un divoratore di palloni, ossessionato dal tiro in porta. È un giocatore con un repertorio diversificato e un'ottima visione. Possiede ad esempio un gioco prezioso anche senza palla, perché i suoi smarcamenti sulla trequarti causano sempre incertezze nei difensori avversari, liberando spazio per gli inserimenti di Wass e Mallo, oppure per i tagli alle spalle dei difensori di Pione Sisto e Maxi Gomez. Aspas ha una spiccata sensibilità nella lettura dei movimenti dei compagni in rapporto a quelli della linea difensiva avversaria; un'eventuale smagliatura tra difensore centrale e terzino diventa l'occasione per attivare i suoi filtranti per i tagli alle spalle dei difensori. Un buon esempio, sia della visione di gioco che della tecnica raffinata del galiziano, è l’assist servito a Maxi Gomez nel match di inizio stagione contro l'Alaves.

Il Celta conquista una seconda palla a centrocampo, con Lobotka che di testa appoggia su Aspas. A quel punto l'attaccante, con un controllo orientato di destro che indirizza pallone e corsa verso la porta avversaria, può puntare Pedraza. Il terzino basco però non vuole sfidare frontalmente l'avversario e preferisce attendere, creando uno spazio tra sé e Aspas di poco più di un metro. Una scelta apparentemente saggia ma in realtà poco redditizia: Maxi Gomez aveva attirato il proprio marcatore fuori posizione e la difesa non è perfettamente allineata. Il centravanti allora scatta alle spalle di Alexis nello spazio tra lui e Pedraza più alto sul portatore di palla. Iago nota il movimento e pensa subito al filtrante. Lo spazio tra terzino e centrale però non è percorribile. Allora col sinistro inventa un colpo d'esterno che aggira lateralmente il terzino ed evita anche l'intervento del difensore centrale. È l'effetto del pallone, perfettamente calibrato in relazione alla posizione degli avversari e al movimento del compagno, ad impedire l’intercetto di Pedraza e Alexis. Gomez non riuscirà a centrare la porta, ma il colpo di Aspas resta una giocata superiore, di quelle in grado di creare un'occasione dal nulla.

El fùtbol es para listos

L'influenza di Iago Aspas sul sistema offensivo del Celta non è però solo una questione di talento. Si è detto dei suoi movimenti sulla trequarti, che lo portano indifferentemente nei mezzi spazi, al fianco della punta o anche sulla fascia opposta. Ma neanche i semplici movimenti bastano per comprendere quale sia il reale vantaggio che crea Iago in quella zona di campo, soprattutto in un sistema imperniato su distanze corte e possesso palla. Aspas in questo senso è utile per creare linee di passaggio muovendosi da un lato all'altro.

È sorprendente la sua capacità di dare continuità al possesso anche in contesti scomodi, soprattutto per un calciatore col suo fisico, grazie a una grande intelligenza nel gioco a muro e nelle sponde. Le ricezioni spalle alla porta sono inevitabili per una squadra che anche in zone offensive vuole controllare il possesso. Iago potrebbe soffrire più di tutti il fiato sul collo dei difensori, non avendo forza sufficiente per resistere ai body check avversari.

Ha saputo però adattarsi, consapevole dei propri insuperabili limiti, fino a rendere il gioco spalle alla porta un suo punto di forza. Non potendo contare su una difesa del pallone all'altezza ha preferito affinare altri fondamentali utili per sopravvivere con un marcatore alle spalle. Come Daredevil che, privato della vista, sviluppa al massimo tutti gli altri sensi, Aspas rinuncia al corpo a corpo per specializzarsi in un gioco di pareti e cuciture spalle alla porta talmente raffinato da manipolare l'intera struttura offensiva della propria squadra. Iago dice di aver iniziato a comprendere come superare lo svantaggio atletico giocando per strada, nei vicoli della sua Moana, cittadina a pochi passi da Balaidos. «El futbol es para listos. Per giocare a calcio devi essere più sveglio dei tuoi avversari, usando anche la furbizia per vincere e questo l'ho capito per strada. Lì ad esempio impari ad aiutarti con un muro, o ad attaccare rapidamente se gli avversari sono posizionati male».

Il virgolettato è un compendio della concezione del calcio di Iago, in cui la tecnica non è nulla senza il supporto di astuzia e intuito. Ad esempio, se pressati alle spalle, perché limitarsi a un facile appoggio sui piedi del compagno arretrato senza creare alcun problema agli avversari? Quando riceve spalle alla porta Aspas cerca rapidamente lo scarico, possibilmente di prima, indirizzando il pallone nello spazio e invitando i compagni a muoversi e a mutare la struttura propria e degli avversari. Non sono semplici tocchi di prima per velocizzare un attacco verticale alla profondità. Spesso si tratta di appoggi corti, calibrati in spazi stretti, funzionali al controllo della partita tramite il pallone. Gli scarichi così indirizzati infatti permettono alla squadra di avanzare e assestarsi nella metà campo avversaria. Il contesto migliore ad esempio per i compagni della catena di destra, Wass e Hugo Mallo, che possono sfruttare le sponde per ricevere in movimento e attaccare frontalmente la difesa avversaria.

Oltre che listo, Iago Aspas ama definirsi pillo. La traduzione letterale della parola è mascalzone, ma credo che il significato sia molto più ampio. La furbizia insomma è una discriminante fondamentale per il dieci galiziano. Il problema del suo concetto di furbizia è il confine estremamente labile tra astuzia essenzialmente legata a questioni tecnico-tattiche e astuzia intesa come sotterfugio per aggirare avversari e arbitro.

La fedina penale di Iago in Spagna è tutt'altro che immacolata. In NBA sarebbe un giocatore abile a “vendere il contatto all'arbitro”, ma è un concetto forse un po' eretico per un mondo, quello del calcio e del tifo, che vorrebbe alimentarsi di ideali nobili come l'attaccamento alla maglia o, in questo caso, lo stoicismo dei giocatori nei contatti fisici. Iago si è conquistato la fama di piscinero, non del tutto immeritata. Probabilmente la consapevolezza di essere più debole fisicamente degli avversari lo porta a lasciarsi cadere facilmente.

L'ultima polemica sulla condotta di Aspas è però ben più grave di una semplice simulazione. Al termine di Levante-Celta Vigo il centrocampista colombiano Lerma lo accusa davanti alle telecamere di avergli rivolto insulti razzisti. Accuse ovviamente respinte con un cameratista «quello che si dice in campo muore in campo». Nelle intenzioni di Iago probabilmente si tratta di semplice trash talking, un espediente per portare mentalmente l'avversario fuori dalla partita.

Forse anche questo aspetto ha limitato le sue occasioni in squadre di più alto livello. Anche nel suo rapporto con la Nazionale, ad esempio, dove non venne convocato nel 2013 da Del Basque a causa di una testata a Marchena durante il derby con il Depor. Iago Aspas ora deve mantenere la calma e limitarsi a continuare a seminare il panico tra le difese del campionato spagnolo, perché quest’anno potrebbe imbacarcarsi ai Mondiali in Russia, che sono la sua ultima grande occasione di rivelare il proprio talento su un palcoscenico di alto livello. L'attacco forse è l'unica incognita per Lopetegui, con Diego Costa appena rientrato a Madrid e Morata ancora non troppo convincente al Chelsea, Iago potrebbe allora essere la sorpresa delle “furie rosse”, dimostrandosi finalmente all'altezza di uno spogliatoio di fuoriclasse. In ogni caso Iago Aspas è uno di quei giocatori per cui vale la pena guardare una partita a cui siamo indifferenti, giocatori come lui sono il sale di ogni campionato nazionale, quelli che invitano a non rinchiudersi nei quartieri alti del calcio ma ad esplorarne anche i vicoli dei rioni popolari.

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