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Il bello del giovedì sera 2025 vol. 10
14 feb 2025
Tutto il meglio di due competizioni in cui a cantare è il pallone.
(articolo)
30 min
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CONOSCI LA TUA SQUADRA DEL GIOVEDÌ: FERENCVÁROS


Ray Ferenc è ungherese, è figlio di architetti e studia in Svizzera. Lì, in mezzo alle alpi, fra severi istitutori e danarosi compagni, gli insegnano un gioco in cui si corre dietro a una palla e questa palla va portata in mezzo alla porta.

Quando torna a Budapest porta con sé una palla di cuoio con grosse cuciture. È uno dei primi palloni da calcio che si siano mai visti in Ungheria. Va in palestra, raduna una squadra e crea il Budapest Torna Club. Il portiere di quella squadra si chiama Weisz e un giorno viene chiamato da un amico del quartiere. È Gablovitz Kornél appena tornato da Praga; lì ha lavorato allo Slavia e ha un desiderio: fondare una squadra del quartiere. I cittadini si radunano, trovano i soldi, trovano i giocatori; il panettiere dà una gran mano. Si ritrovano al ristorante Gutgessel, all’angolo tra Ulloi Utca e Viola Utca, e fondano il Ferencváros. Il motto sarebbe stato “moralità, forza, concordia”.

Ferencváros è un quartiere popolare. Nell’800 si squartavano polli e vitelli, pecore e manzi che finivano nelle zuppe di Goulash delle locande, o nei banchi di macelleria del mercato centrale. I fondatori del club volevano i colori della bandiera sulle proprie maglie ma il rosso era già usato dal BTC, così virarono sul verde. Il presidente è l’avvocato Ferenc Springer, la cui statua è ancora oggi nello stadio del Ferencváros.

Oggi che il quartiere si è gentrificato, accoglie studenti tedeschi e commercianti cinesi, e macellai turchi, e informatici indiani, il Ferencváros è il club più titolato d’Ungheria e uno dei più titolati al mondo, anche se la sua gloria europea è passata come quella di quell’area d’Europa centrale. Il successo più prestigioso, almeno dal punto di vista storico, è arrivato nel 1965. Al Comunale, di fronte a 40mila spettatori, il Ferencváros batte la Juventus con un gol di testa di Fenyvesi. Il video con le classiche inquadrature da calcio d’angolo, mostra ventidue giocatori che si muovono come uccelli bagnati. Fenyvesi segna con un inserimento imprevisto sul secondo palo. È stato il penultimo sopravvissuto dei membri della Nazionale ungherese della Coppa del Mondo del 1958. Dopo il ritiro ha lavorato come veterinario, essendosi laureato mentre giocava.

Iframe:

Durante il cammino europeo il Ferencváros riuscì a eliminare anche il Manchester United e la Roma, battendola sia in casa che all’Olimpico. Ecco un video interessante soprattutto per quanti di voi masticano l’ungherese, una lingua del resto semplicissima.

Iframe:

In quella squadra giocava anche Florian Albert, detto “L’imperatore”, unico Pallone d’Oro della storia del club. La sua militanza è lunga 22 anni: dal 1952 al 1974 ed è proseguita anche dopo il ritiro. È una figura così importante del club da essersi guadagnato l’intitolazione dello stadio (fino al 2014, quando poi è subentrato uno sponsor).

Oggi il Ferencvaros vive di gloria riflessa da quel periodo. A inizio millennio invece, a causa della difficile situazione finanziaria, era addirittura retrocesso. Poi è tornato ma comunque il suo miglior giocatore era Davide Lanzafame. Da qualche anno invece è tornato stabilmente a frequentare l’Europa, e ad esprimere una tifoseria magari non esattamente carina dal punto di vista politico ma rispettabilissima dal punto di vista puramente del calore e dell’estetica. Il club vince il titolo nazionale dal 2019 consecutivamente.

CHE GIOCATORE DEL BACKA TOPOLA SEI

-DUSAN STEVANOVIC

Da qualche settimana ti sembra di pisciare troppo, e allora credi di avere il diabete. Lo hai letto su internet. Diabete Mellito. All’inizio ti sembra un nome troppo strano per colpire proprio te. Poi hai scoperto che si tratta del 90% delle forme di diabete diffuse e allora ti sembra normale, anzi inevitabile che colpisca proprio te. Fai pipì due volte ogni ora, prima di andare a dormire e appena sveglio ancora di più. La tua pipì è bianca come un velo da sposa; è un filo sottile e regolare. Quando ti siedi al ristorante aspetti per ordinare, poi vai a fare pipì; prima di un esame preghi che ci sia un bagno vicino. Non hai mai pensato di vivere molto a lungo, ma non avevi nemmeno mai pensato di morire a 22 anni. Ci pensi come se stesse accadendo al di fuori di te, provi a guardarti dall’esterno per provare un po’ di commiserazione. A volte ti tira su, auto-commiserarti - chi dice che non serve a nulla piangersi addosso? Eppure non ci riesci, pensi a te in maniera fredda e ti sembra solamente assurdo, che uno a 22 anni possa morire di diabete. Sai che i malati di diabete in realtà non muoiono, devono prendere l’insulina, devono stare attenti alla dieta; ma non ti senti pronto ad affrontare quel processo di medicalizzazione. Te ne starai in silenzio, non farai parola ad alcuno della tua malattia. Ti dici che così tua madre avrà meno preoccupazioni. Aspetterai il collasso, chissà se ti prenderà alla sprovvista o accoglierai la morte con la dignità tragica degli artisti.

-DORDE GORDIC

La sera prima decidi di mangiare un’insalata di tonno per restare leggero. La prepari tagliando le carote a fette sottili con un pelapatate, versi la rucola da una busta, apri una scatola di pomodori datterini, li appoggi sul tagliere e li fai a metà. È un’operazione fastidiosa perché non sopporti l’acqua dei pomodori che si sparge sul tagliere. Mangi l’insalata in cucina, seduto sul bordo della sedia, fissando il vuoto davanti a te, immaginando la giornata di domani in modo vago. Ti sforzi di trovare una prospettiva luminosa, un momento bello che ti aspetta, ma non ci riesci. Ti sembra un’impellenza. Ti senti come Napoleone seduto in tenda la sera prima della battaglia di Austerlitz. Non credevi che alla fine lo avrebbe sposato, di certo avresti preferito non essere invitato. Metti i piatti nel lavello, li sciacqui con un filo di sapone, prepari la borsa (un paio di pantaloni, due magliette, un paio di ciabattine sottili, il beauty con dentro un profumo di Givenchy mini, un dentifricio Elmex per le tue gengive delicate, uno spazzolino nuovo), infili la cravatta nella parte sotto della gruccia che regge il completo. Vai lavarti i denti e mentre strofini tiri su il telefono: sono le 22.18; andando a letto tra cinque minuti, calcolando un tempo di lettura di 10 minuti e un tempo d’addormentamento di 15 starai dormendo intorno alle 23. In questo modo riuscirai a dormire 7 ore: un numero sufficiente per tutti, ma non per te che avresti bisogno di 9 minimo ogni notte. Fai pipì con una mano e rimetti la sveglia con l’altra, devi anticiparla di due ore. Ti sembrava di averlo fatto, ne eri sicuro, quando la mattina dopo hai gli occhi fissi nel vuoto, le gambe ancora infilate sotto al piumone. Calcoli i tempi, valuti le soluzioni, ma quelle idee ti sembrano distanti, sempre più distanti, ti rimetti giù, e le abbandoni come l’ultimo lembo di terra mentre la tua barca prende il largo.

-MIHAJLO BANAC

Era già mattina a giudicare la luce nella stanza, ma hai richiuso subito gli occhi per non lasciar scappare via quel sogno. La tua compagna è sdraiata lì accanto a te, mentre tu sogni di fare l’amore con la tua migliore amica. Siete in un grande grattacielo di una grande città, chissà perché, per fare cosa. Tu sei seduto su una poltrona, lei gironzola nella stanza e poi viene a sedersi sulle tue gambe. Lo fa con decisione algida, senza una punta di sensualità. Con la stessa risolutezza si sfila la maglia, ti poggia le mani sulle spalle e ti guarda negli occhi. Uno sguardo in cui non riesci più a riconoscerla. Sei spaventato ed eccitato, e percependo la tua immobilità sai di essere in un sogno. Hai immaginato i suoi seni varie volte, valutandoli con cauto disinteresse da amico; ma quando si sfila il reggipetto lo spettacolo è bizzarro. Al posto dei seni ci sono due blob di gelatina azzurra. “Toccami” ti dice lei. Allora tu metti le mani e quei seni di gelatina sono gelidi, flaccidi e turgidi allo stesso tempo, ma questa freddezza ti sembra penetrarti nelle mani, salire sulle braccia, ti prende al collo. Non riesci a staccare le tue mani da questi glaciali blob azzurri, mentre lei reclina alla testa all’indietro, in estasi. Il freddo che senti sul collo diventa pungente, abbassi lo sguardo e dei rivoli di sangue ti sembrano scendere dal collo. Indossi una corona di spine, si stringe progressivamente sul tuo corpo.

I MIGLIORI CARTELLINI GIALLI PRESI DALLA ROMA

A fine partita Claudio Ranieri fischiava, gridava, muoveva corpi con le mani: praticamente un pastore. Stava vietando ai suoi giocatori di andare a salutare Tobias Stieler, avvocato, psicologo dello sport, arbitro che quella sera aveva ammonito i giocatori della Roma ogni due falli commessi. Una media notevole, che fissa un record rispetto a Roma-Lione del 2007, quando la Roma aveva guadagnato sette cartellini gialli.

Ranieri dice di non aver mai visto una cosa così; l’allenatore del Porto Martin Anselmi si è limitato a replicare che i gialli c’erano tutti. Dunque è davvero così? Abbiamo messo in classifica i cartellini gialli presi dai giocatori della Roma ieri allo stadio dei dragoni.

-PELLEGRINI DA QUALCHE PARTE BISOGNA PUR INIZIARE

giallo 1

Quanto è duro l’intervento: 7
Quanto è pericolosa l’azione: 5
Quanti arbitri avrebbero dato il giallo: 9/10


Cristante, nel dubbio, si fa fare una busta tremenda a centrocampo. È una palla contesa, i giocatori del Porto sono in un vicolo cieco, e allora Lorenzo Pellegrini pensa bene di sfondarne uno. Entra verso il pallone ma facendo finta che non c’è un avversario che si frappone fra lui e la sfera; fa fallo prima con la coscia e poi col piede: non è un’entrata dura ma è vistosa e scema. Il pubblico fischia indignato, Stieler tira fuori il giallo senza neanche pensarci.

-CELIK COL CLASSICO TIMBRO PER FERMARE LA TRANSIZIONE

giallo 2

Quanto è duro l’intervento: 6
Quanto è pericolosa l’azione: 6
Quanti arbitri avrebbero dato il giallo: 10/10


«Volevamo giocare aggressivi» ha spiegato Celik ai microfoni dopo la partita. In questo fallo si capisce bene cosa intendesse: andare forte sulle gambe degli avversari che provano a imbastire un contropiede. Il fallo non è duro, ma dopo falli del genere il giallo che viene mostrato è praticamente burocrazia, non c’è nulla da fare.

-LA GAMBA TESA DI KONE

giallo 3

Quanto è duro l’intervento: 7
Quanto è pericolosa l’azione: 5
Quanti arbitri avrebbero dato il giallo: 10/10


Dopo la partita Ranieri ne ha fatto un discorso generale. Ha detto che nel calcio di oggi tutti simulano, o accentuano i contatti, si rotolano a terra, vengono presi allo stomaco e si toccano la faccia. Se siete d’accordo con Ranieri magari non considerate fallo questo di Manu Kone, che prende pienamente il pallone, solo che lo prende con i tacchetti spianati e la gamba tesa. Un intervento pericoloso, diciamo, che da regolamento bisogna punire con fallo e cartellino giallo.

-SAELEMAEKERS PERCHÉ DICE QUALCOSA A UNO

Quanto è duro l’intervento: /
Quanto è pericolosa l’azione: /
Quanti arbitri avrebbero dato il cartellino giallo: 2


A quel punto i giocatori del Porto vogliono far espellere i giocatori della Roma. Accentuano ogni contatto, si rotolano a terra per niente, fingono di aver ricevuto colpi inauditi, violentissimi, inaccettabili. Così a ogni singolo contrasto. Il Do Dragao ruggisce, di calcio francamente se ne vede poco. Eustaquio si rotola a terra per un presunto fallo di Kone, l’arbitro fischia, lontano dall’azione Rodrigo Mora e Saelemaekers discutono, si mette in mezzo Francisco Moura, l’arbitro ammonisce entrambi.

-CRISTANTE VUOLE PORRE PREMATURAMENTE FINE ALLA CARRIERA DI RODRIGO MORA?

giallo 3

Quanto è duro l’intervento: 8
Quanto è pericolosa l’azione: 7
Quanti arbitri avrebbero dato il cartellino giallo: 10/10


Rodrigo Mora, 17 anni, a 15 più giovane esordiente del calcio professionistico portoghese, era il giocatore più atteso di ieri. Si può dire che abbia giocato una partita scarica, un po’ inutile. Quando è entrato Pepe al suo posto il Porto ha cambiato marcia. La migliore giocata della sua partita è questa giravolta in mezzo a svariati giocatori. Mentre alza la testa a centrocampo e guarda il gioco davanti a sé, scopre un pochino la palla e allora Cristante gli piomba addosso alla sua velocità, che è in ritardo rispetto alla velocità del resto del mondo. Non abbiamo un replay ravvicinato dell’intervento ma a occhio sembra che la gamba sia anche alta, oltre che in ritardo. L’azione è discretamente pericolosa e non ammonire Cristante in quest’occasione sarebbe difficile.

-CRISTANTE ESPULSO

giallo 5

Quanto è duro l’intervento: 2
Quanto è pericolosa l’azione: 2
Quanti arbitri avrebbero dato il cartellino rosso: 4/10


Questo è il classico rosso che si prende per un’ingenuità del giocatore espulso. O almeno così si dice. Certo è che Cristante si limita ad appoggiare una mano sulla spalla di Fabio Vieira, e quello allarga le braccia come a dire “mi dispiace signori ma io così non posso giocare, è anti-sportivo”. Stieler tira fuori il secondo giallo otto minuti dopo il primo. L’azione non era pericolosa e il cartellino giallo è un po’ severo. Non del tutto assurdo, ma molto severo.

-PAREDES, GIUSTO PERCHÉ SAREBBE STATO ASSURDO PER PAREDES NON PRENDERE IL GIALLO IN QUESTA PARTITA

giallo 6

Quanto è duro l’intervento: 1
Quanto è pericolosa l’azione: 8, ma per il Porto
Quanti arbitri avrebbero dato il cartellino giallo: 1/10
Questo probabilmente non è nemmeno fallo.


-BALDANZI, BOH

Purtroppo non abbiamo alcuna immagine o spiegazione apprezzabile perché Baldanzi sia stato ammonito a un minuto dalla fine. Nei minuti di recupero Stieler ha la media di un giallo ogni due minuti, e questo significa che se il recupero fosse stato di otto minuti invece che di 4 la Roma avrebbe avuto 4 ammoniti.

Per concludere, la maggior parte dei cartellini dati alla Roma effettivamente c’era. L’espulsione di Cristante è stata severa e ha condizionato la partita, ma non è nemmeno del tutto assurda. L’impressione è più di una direzione di gara fatta di micro-decisioni provocatorie - come il mancato cambio concesso citato da Ranieri - che hanno destabilizzato mentalmente i giocatori della Roma, e Ranieri - che nell’arringa finale ha magari anche colto l’occasione per fare del sano populismo e mettersi dalla propria parte i tifosi, dopo una settimana passata a parlare di FFP. Niente piace di più ai romanisti del proprio allenatore che si lamenta degli arbitri: la prendono come una difesa della Roma. Aver chiamato in causa Rosetti ha scoperchiato l’archivio storico delle lamentele custodito dai romanisti, che hanno rievocato la pagina de Il Romanista “Rosetti delitti perfetti” e un Roma-Inter pieno di gol annullati. Non c’è oblio.


IL GOL PIÙ GIOVEDÌ SERA

golvik

Virilità: 9
Assurdità: 5
Anti-epicità: 10
Paura della morte: 6

Lo so, avete ragione. Da qualche mese a questa parte il gol manifesto del turno del giovedì sera sembra sempre lo stesso. Molte volte ho millantato che non è solo una questione di rimpalli, di portieri sciagurati, difensori disperati, ma la realtà non te la puoi inventare, e neanche questo gol. Ci sono molti elementi che lo rendono un gol valido per essere qui, anche se il grado di assurdità è relativo. C’è ad esempio il fatto che questa partita tra islandesi e greci è giocata in Finlandia. Anzi lo dico meglio: è giocata ai -7 gradi di Helsinki, in uno stadio vuoto, con un campo così artificiale che sembra lucido. Il Vikingur è ovviamente una delle squadre più improbabili ad arrivare agli scontri diretti nella storia degli scontri diretti europei. E contro il Pana stava giustamente soffrendo, ma poi succede questa cosa qui. Succede sempre una cosa, e molto spesso si parte con un calcio di punizione e una respinta. Da qui, poi, vale tutto. Di gran carriera dalle retrovie arriva Tarik Ibrahimagic - sì non è un errore nello spelling o il soprannome, si chiama proprio Ibrahimagic - e calcia fortissimo, con tutta la forza dei suoi vent’anni e spicci. Il suo tiro, preciso, incoccia la testa di Aron Þrándarson, il capitano. Sarebbe successo altrove? In un giorno diverso, in una competizione diversa, il tiro di Ibrahimagic avrebbe preso la lucentissima testa pelata di Þrándarson? No. Da questo video voi non potete sentirlo, ma il rumore che fa il pallone quando lo colpisce è davvero un bel pofff pulito - tipo rovescio nel tennis quando è colpito proprio al centro delle corde. Þrándarson che resiste, che riesce a non cadere rintronato è tutto quello che vi serve, in questo venerdì piovoso: bisogna resistere ai colpi della vita, perché dopo c’è il sereno.

E cos’è il sereno se non un pallone che si impenna, un portiere che è indeciso e un pallone che arriva sul piede giusto?

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UNA COSA PICCOLA MA BUONA


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Parte del nostro sforzo qui è quello di relativizzare questo sport, togliergli quella patina di pesantezza che tendiamo a mettergli sopra. Queste due competizioni, con le squadre che arrivano dai confini dell’Europa, con i giocatori di culto, o scarsi, o sfortunati, è perfetta per dare una pennellata naif al calcio, ma ogni tanto bisogna anche ricordarci che l’uomo è un animale meraviglioso e può tirare fuori il genio anche a Bačka Topola. Jesús Imaz - nome forse non casuale - fa parte di quella piccola comunità di trequartisti spagnoli bassi e compatti che sono andati fuori dalla Liga per trovare fortuna altrove. Nel 2017 ha lasciato il Cadice dove non giocava mai, e oggi è una star in Polonia. Ieri ha segnato 2 dei 3 gol dello Jagellonia, ma soprattutto si è inventato questo lancio qui, una cosa a metà tra un esterno alla Modric e uno scavetto alla Totti, una giocata eccezionale che ci riconcilia con l’idea più eterea di questo sport, una cosa a metà tra il caos e la bellezza.


2 FOTOMONTAGGI CHE TI FARANNO DIRE “CRISTO MA VLAD CHIRICHES è NOSFERATU, COME HO FATTO A NON NOTARLO PRIMA”

Ieri al centro della difesa del FCSB c’era Vlad Chiriches. Vi ricordate di Vlad Chiriches no? Napoli, Sassuolo, Cremonese, sempre con quel suo spirito flemmatico, la carnagione allampanata, fortissimo coi piedi meno con l’idea che un difensore deve anche difendere. Per via delle origini, del nome e per questo spirito aristocratico, l’abbiamo soprannominato “Il Conte Vlad”. Fino a ieri però, non mi ero accorto di quanto fosse calzante questa cosa. Complice l’uscita del nuovo Nosferatu, il film di Murnau prima, Herzog poi e ora di Eggers, è diventato inevitabile e devo farvi parte di questa scoperta.


RUGANI È STATO ARRESTATO MA AL POSTO DEL CARCERE HA GIOCATO IN EUROPA LEAGUE
Nel pomeriggio di ieri è uscita la notizia che Daniele Rugani, essere umano che non possiamo associare a nulla di delinquenziale, sarebbe stato arrestato. Sei mesi con la condizionale, in realtà, revoca della patente e sequestro della sua maserati.

Un paio d’ore dopo aver letto la notizia lo abbiamo visto in campo sul campo croccante di Bruxelles per giocare la sfida di Europa League fra Unione Saint Gilloise e Ajax. Era quella la sua pena? Giocare su quel campo che somigliava una giacca scamociata fradicia di pioggia?

La realtà è, purtroppo, diversa. La notizia è uscita ieri perché ieri si è concluso il processo di primo grado che ha giudicato Rugani colpevole. Avrebbe potuto uscirne presto pagando una multa da cinquemila euro, come suggerito dal suo avvocato; così la vicenda non sarebbe nemmeno stata resa pubblica. Lui ha preferito però affrontare il processo per provare a riavere indietro la Maserati. Se fosse giudicato colpevole non potrebbe comunque riaverla indietro, ma lui conta di vincere. Del resto la sua tesi difensiva è granitica, come si legge su Torino Today: «L'apparecchio usato per rilevare il tasso alcolemico era stato revisionato in un centro non autorizzato. Per questo, non possiamo fidarci del risultato dell'alcoltest e dobbiamo considerare solo ciò che hanno rilevato le forze dell'ordine. Non basta l'alito vinoso per sostenere che Rugani fosse ubriaco».

La sua Maserati, va detto, è molto bella.



ORGANIZZA LA TUA TRASFERTA: BANJA LUKA (EDIZIONE SAN VALENTINO)
Quando vi ricapita di andare a vedere il Banja Luka? Bisogna cogliere l’attimo. Se siete in una relazione, poi, è la perfetta meta per una fuga romantica di San Valentino, il regalo con cui presentarvi stasera al vostro partner: biglietto aereo per Banja Luka + biglietto per una partita del Borac Banja Luka. Se non è questo l’amore, scusate ma allora io non so che cosa sia.

- UN MEMORIALE: MRAKOVICA

Cosa cementifica meglio una relazione che non tantissimo cemento brutalista? Situato sul monte Kozara, nel parco Nazionale di Kozara, a poca distanza da Banja Luka, questo monumento, realizzato da Dušan Džamonja, uno dei più noti scultori jugoslavi, è stato costruito per onorare i partigiani jugoslavi e i civili che persero la vita nella Battaglia di Kozara (1942), quando le forze dell’Asse (soldati tedeschi e ustascia croati) assediarono la resistenza partigiana. Qui potete leggere meglio questa storia e come questo monumento è diventato uno spazio di memoria collettiva, ma anche politico all’interno della complicata storia di queste terre.

- UNA FORTEZZA: TVRĐAVA KASTEL

Questo castello deliziosamente fortificato, si trova sulle rive del fiume Vrbas, nel cuore della città. È ideale per una passeggiata romantica, se il romanticismo per voi prevede la storia militare dell’Europa. Qui infatti sono passati millenni di storia: le sue origini infatti risalgono all’epoca romana: era una stazione militare lungo una delle principali rotte dell’Impero. Nel Medioevo poi la costruzione fu utilizzata dalle popolazioni slave del luogo , prima di essere fortificato dagli Ottomani nel XVII secolo, usata come avamposto difensivo contro gli attacchi degli Asburgo e di altre potenze europee. Durante il dominio austro-ungarico, la fortezza perse la sua funzione militare e iniziò a essere utilizzata per scopi civili.

- UN PIATTO: BANJALUČKI ĆEVAPI

Forse avete presente i Cevapcici, piatto tipico del Balcani che più o meno viene spinto in ogni paese della zona. In Bosnia i Cevapcici sono una cosa seria e quelli di Banja Luka hanno un twist: sono quadrati e uniti tra loro. Perché dovrebbero essere meglio degli altri, se lo chiedi a me, non è chiaro. Loro però giurano che sia così e se siete arrivati fino a qui, tanto vale provarlo insieme alla vostra dolce metà.I Cevapcici, anche in questa versione simil quadrato di carne speziata, si mangiano dentro a un pane tipo pita, possibilmente conditi con l'ajvar, una salsa a base di peperoni rossi macinati e spezie, oppure con il kajmak, un formaggio spalmabile morbido e leggermente acido. Il mio consiglio è di mangiarli con tutte e due, più un certo numero di birre.

LE MIGLIORI RECENSIONI GOOGLE DI STADI DEL GIOVEDÌ SERA

Il Gradski stadion Banja Luka è stato costruito nel 1937. La prima partita giocata qui fu Hajduk Banja Luka vs Meteor Krupa. Negli anni ha subito diversi ampliamenti e ricostruzioni nel 1973, nel 1981, nel 2010 e nel 2012. Oggi la sua capienza è di circa 10mila posti. Durante la guerra di Bosnia fu scelto come stadio nazionale dell'autoproclamata Republika Srpska e fu il luogo dove il 20 dicembre 1992 si giocò la prima, ed unica, partita con i personaggi di una nazionale di calcio ufficiale della Republika Srpska, che sempre qui ha giocato la sua unica partita: un pareggio per 1 a 1 contro la Repubblica di Serbia Krajina.

Per quanto surreale possa sembrare, qui potete vedere tutta quella partita.

Il 23 luglio 2009 qui ha suonato Lenny Kravitz davanti a 4mila persone e un mese dopo Goran Bregović (ma non sono riuscito a trovare il numero di partecipanti, se erano più o meno di Kravitz). C’è un progetto per ricostruirlo praticamente da zero e portare la capienza a 30mila spettatori. Chissà.

Scusa Luca (1 stella) An old komunist era soccer field, No parking place , no disability enterence.... (3 stelle)

Un impianto nostalgico della vecchia Jugoslavia, quando in questi stadi si riuniva tanta gente per giocare un calcio diverso (5 stelle)

Questa città merita di meglio. L'edificio è stato costruito quasi 90 anni fa e, che ci crediate o no, sembra che non sia stato fatto nulla (1 stella)

Love this place? (5 stelle)

Una triste immagine dell'antico splendore. (3 stelle)

Gli avvoltoi creano un'atmosfera fantastica. Il Borac è il miglior club (5 stelle)

MAI CONTRADDIRE KJETIL KNUTSEN
Al 66’, sotto 1 a 0 e senza mai tirare in porta, Kjetil Knutsen, l’allenatore del Bodo Glimt, ha sostituito il centravanti titolare Kasper Høgh (già 5 gol in Europa quest’anno) per inserire Isak Dybvik Määttä, un esterno (0 gol). Høgh non l’ha presa bene. Uscendo ha detto qualcosa al suo allenatore, che gli ha risposto a tono. Una di quelle discussioni in cui vorremmo sapere il norvegese, civile ma infuocata. Knutsen si era allontanato una prima volta, per poi tornare sotto a Høgh dopo che quello gli ha detto qualcosa, probabilmente qualcosa di spiacevole.

bodo

A tradurre con ChatGPT l’unica dichiarazione di Knutsen trovata a riguardo, sembra che Høgh volesse un giudizio sulla sua partita, più probabilmente una spiegazione del cambio: «No, penso sia assolutamente normale che tu sia deluso per essere stato sostituito, ma il momento per chiedere se hai fatto una buona o una cattiva prestazione, beh... ehm, non dovresti chiederlo a me. È un po' presto, ma se vuole una valutazione, la avrà. Però, non nel momento in cui lascia il campo. In quel momento, il mio focus è su quelli che sono ancora in campo», ma forse c’è qualcosa che ci sfugge nella traduzione: più semplicemente Høgh ha rosicato per il cambio, ci sta: è la vita.

Alla fine, però, aveva ragione Knutsen, ha sempre ragione Knutsen. L’allenatore ha spostato Jens Petter Hauge al centro dell’attacco come falso nove e Määttä esterno a destra. E proprio lui ha servito il pallone per il pareggio a Berg (anche se poi il Twente è tornato in vantaggio oltre la fine del recupero, grazie a uno di quei rigorini burocratici nati col VAR).


KIAN FITZ-JIN USA LA SUOLA COME PIENAAR

fitzjin

Vi consigliamo di andarvi a recuperare, ogni venerdì mattina, le migliori giocate di Fitz-Jin del giovedì sera. Pochi centrocampisti usano la suola meglio di lui, raggiungendo un’elusività da mago. È anche per quest’uso artistico della suola, e non solo per i capelli, il ruolo, il fisico, che Fitz-Jin ricorda Steven Pienaar.


MOKIO HA 16 ANNI, HA FATTO GOL E IN GENERALE È FORTISSIMO

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Che casino seguire il calcio. Uno non fa in tempo ad affezionarsi ai giocatori che esistono nel presente che già arrivano all’improvviso quelli del futuro. Non eravamo davvero pronti a un giocatore nato nel 2008, proprio mentre vedevamo veder giocare l’Italia di Donadoni. Mokio ha esordito in Europa pochi giorni dopo essere diventato il più giovane esordiente della Eredivisie. Su un campo terrificante, ha danzato. Il motivo principale della sua precocità è chiaramente un fisico totalmente anormale per un sedicenne, ma la sua tecnica in spazi stretti, come potete vedere, è notevole. Il gol che segna non ha niente di banale e prevede una tecnica balistica di alto livello. «Sicuramente sono felice per Jorthy, è la seconda partita che gioca nell'undici titolare. Quattro giorni fa ha giocato da terzino, oggi a centrocampo... ha portato fisicità, personalità. Chiaro che per lui sia un nuovo capitolo nel modo in cui sta migliorando, ma c'è molto altro da fare ed è il momento di tenerlo con piedi per terra. Rilassato»


IL GIOVEDì COMPLICATO DI VID BELEC

Da piccolo Vid Belec era forte a calcio e a tennis: ha scelto il calcio. In un altro universo magari avrebbe conteso qualche Slam ai big three, ma in questo è sceso in campo in Celje-Apoel, proprio la classica partita che vi aspettate il giovedì sera. Belec è sloveno, ma da giovanissimo è arrivato in Italia, per giocare nell’Inter. In serie A e B ci ha giocato per diversi anni, ma sempre a livelli piuttosto bassi, poi è diventato il portiere del Apoel. Ieri però tornava in Slovenia, visto che il Celje sta lì, proprio a metà della strada tra Lubjana e Maribor, dove è nato. Si dice che nessuno è profeta in patria e di certo non lo è stato Vid Belec.

- LA QUAGLIA SUL PRIMO GOL

Belec1

Pronti via, Belec si fa passare sotto le gambe questo tiro. Le “quaglie” fanno parte della vita di un portiere, ma quelle di questo tipo - facendosi passare la palla tra le gambe - sono le più imbarazzanti. C’è un senso di violazione quasi fisica, l’incapacità di difendere quello che devi difendere proprio nel punto più intimo. Armandas Kučys si era allargato troppo finendo per tirare tanto per, quei tiri puramente burocratici che fanno i centravanti quando sono troppo lontani dai compagni. Belec è oltre l’errore di concetto, piega il ginocchio e mette le mani, ma comunque c’è qualcosa di profondamente sbagliato nella sua posa, il pallone lo perfora come se fosse un foglio di carta velina, lui non può fare altro che girarsi con gli occhi e accettare il suo destino. Dopo si alza e beve dalla borraccia: bere per dimenticare. Chi non lo ha fatto?


- L’USCITA SBAGLIATA

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L’Apoel domina è il compito di Belec è pura amministrazione. Questo è il suo secondo intervento nella gara praticamente, 56 minuti dopo il primo. Esce per abbrancare il calcio d’angolo del Celje, ma non ha spinta, si schianta contro i giocatori davanti a lui, la palla gli scappa tra le mani. L’arbitro qui lo salva, fischia uno di quei falletti che tutelano i portieri come se fossero una specie in estinzione.

- IL MANCATO RISCATTO

Il terzo atto arriva pochi minuti dopo. C’è un rigore e Belec si trova di nuovo davanti Kučys. Belec gli si avvicina, gli parla. Non sappiamo cosa gli dice, ma parlano diversi secondi. Non sembra una presa in giro o una battuta per mettere pressione, sembra quasi che parlino del tempo o dell’asilo delle figlie. Poi torna in porta e succede questo.

Belec para il rigore di Kučys, ma lo para in maniera strana, col pallone che non scappa verso l’esterno, né in avanti, ma neppure gli rimane davanti. Il pallone semplicemente torna verso la porta, come attratto da una forza maggiore. L’intervento di Kučys evita a Belec il probabile autogol, ma non cambia la sostanza, il suo viaggio verso l’inferno, o magari non proprio inferno ma comunque passare una brutta settimana, con l’umore nero di quando ti gira tutto storto. Curiosamente, solo il giorno prima Collina ha parlato della possibilità di rendere il rigore un one shot, cioè un tiro e poi il gioco si interrompe, che vada come deve andare. Troppo tardi per Vid Belec.

HA SEGNATO JORDAN LARSSON, MENTRE NON HA SEGNATO ANDRI GUDJOHNSEN

Qualche giorno fa in un video social hanno chiesto ai giocatori del Copenhagen qual era il contatto più famoso nella rubrica del telefono. Jordan Larsson non ha fatto in tempo a rispondere che i compagni dietro hanno urlato: “deve essere tuo padre”. Il padre infatti altri non è che Henrik Larsson, che di questa Coppa era il Re quando si chiamava Coppa Uefa. Ieri ha segnato contro l’Heidenheim alla fine del primo tempo e di per sé sarebbe relativamente una notizia, lo diventa soprattutto perché appena qualche secondo prima, su un altro campo della stessa competizione aveva segnato Andri Guðjohnsen, figlio di Eiður Guðjohnsen (non quello visto allo Spezia, un altro). Subito dopo il gol è stato annullato però. Insomma, questo era il contributo per il più classico: ti senti vecchio adesso? Ma soprattutto per poter usare questa bella foto di Henrik Larsson insieme al figlio Jordan da piccolo.


Da piccolo così, da grande segni in Conference League.

IL PIÙ GIOVANE MARCATORE NELLA STORIA DELLE COMPETIZIONI EUROPEE

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La Conference League prima o poi doveva prendersi un record europeo e ieri sera l’ha fatto. Merito di Michael Noonan, che segnando il gol decisivo in Molde-Shamrock Rovers a 16 anni e 197 giorni è diventato il più giovane di sempre a segnare in una competizione europea, battendo il precedente record di Lukaku.


Era la sua prima presenza nello Shamrock, passato da non aver mai giocato tra i professionisti a una maglia da titolare in una delle partite più importanti nella storia del club. Noonan non ha solo segnato, ha anche fatto anche espellere un giocatore del Molde. Una storia incredibile se ci pensate, forse il miglior esordio di sempre, certamente uno dei più improbabili. La vittoria dello Shamrock era infatti davvero improbabile e Noonan l'ha resa possibile.


Dopo la partita la madre ha scritto su X di essere “la madre più orgogliosa del mondo”. Stamattina invece ha postato una foto di Michael da dietro, mentre indossa lo zaino e si avvia per andare a scuola.

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VIVERE A ROMA NON È PER NIENTE STRESSANTE, LO AFFERMANO LA AS ROMA E LA SS LAZIO, 25 ANNI DI EUROPA LEAGUE

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NON VI FATE INGANNARE DALLA PARTITA DI ANTONY

È il momento dell’anno in cui i media inglesi e i troll su X provano a ravanare qualche click con la narrazione del giocatore rinato dopo aver tolto la maglietta del Manchester United. È una narrazione perfetta per San Valentino, sia per chi ha incontrato finalmente il perfect match sia per chi invece è rinato dopo essere uscito da una relazione tossica, e che calza a pennello su Antony, ieri al secondo gol in appena tre partite con il Betis, che lo ha acquistato a gennaio. In mezzo, come sempre, ci finiscono le coppe del giovedì, nessuno pensa mai alle coppe del giovedì.

Antony probabilmente non vedeva l’ora di leggere i commenti dei tifosi del Manchester United stamattina, perché quel tiro con cui ha segnato all’inizio del secondo tempo lo aveva provato già due volte nel primo tempo (al quinto minuto e di nuovo al 32esimo, solo che il tiro non ha girato e la palla è finita almeno un paio di metri fuori dalla porta del Gent) e ancora una volta al 54esimo, tirando sulle gambe dell’avversario. Stamattina me lo immagino a scrollare il cellulare con questa faccia:

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Per il resto la sua partita non è stata trascendentale, nel contesto di una facile vittoria del Betis per 0-3. Si è visto qualche ricamo di punta sulla trequarti, un tentativo di duello in velocità finito male con Sabaly (uno che si è guadagnato la Conference League al contrario suo) e non molto altro. In generale ha fatto strano vederlo associarsi sul centro-sinistra con un giocatore che ha della vera aura come Isco. Sembrava uno di quei cartoni basati su una coppia mal assortita tipo Rick & Morty o Adventure Time (ovviamente Antony è il cane giallo).

Insomma: Antony smettila di usare la Conference League per far ingelosire i tuoi ex.


CHI STA ORDENDO IL COMPLOTTO CONTRO LE ITALIANE

Secondo molti commentatori italiani, dopo il rigore che ha decretato la sconfitta dell’Atalanta mercoledì e i nove cartellini gialli presi dalla Roma a Porto è chiaro che il quinto posto nella prossima Champions League non debba andare alla Serie A. C’è un complotto, insomma, e sembra pensarla così lo stesso Claudio Ranieri secondo cui «è stato [il designatore arbitrale UEFA] Rosetti a mandare Taylor ad arbitrare Siviglia-Roma nella finale di due anni fa, e allora si capisce tutto». Noi che non abbiamo capito tutto ma che pensiamo che il dubbio sia il primo passo verso la libertà intellettuale abbiamo pensato a queste ipotesi.

-LA PISTA SPAGNOLA

Dopo i risultati di questa settimana, nella corsa al quinto posto in Champions League la Serie A è stata superata dalla Liga. È fin troppo facile fare due più due, allora: ad ordire il complotto sono state le squadre spagnole. Non quelle già sicure di un posto in Champions - Real Madrid, Barcellona, Atletico Madrid - ma quelle che si stanno giocando il quarto e il quinto: Athletic Bilbao, Villarreal e Rayo Vallecano. Tutte squadre basate in sobborghi, o comunque in città lontane dai grandi centri, e quindi anche da occhi indiscreti.

- LA PISTA CARLO CONTI

È facile: meno squadre in Europa, più persone davanti a Sanremo nelle giornate che precedono la finale. Forza Viola, sì, ma la total audience di più.

- LA PISTA DONALD TRUMP

Donald Trump è in guerra con tutti, in primo luogo con se stesso, ma in questo suo secondo mandato sembra che dirigerà la sua furia anche contro un alleato storico degli Stati Uniti: l’Europa. Si è parlato di dazi, si è parlato di gas liquefatto, ma se il piano definitivo fosse quello di innescare la crisi del debito partendo dal calcio? L’Italia è il Paese con il debito pubblico più alto in Europa, i suoi club sono con l’acqua alla gola e privarli degli introiti della Champions potrebbe essere la classica miccia che fa esplodere la bomba. In più il figlio di Trump, Barron, è in fissa con il calcio. E se fosse stato lui a consigliargli questo piano? Pensateci.

- LA PISTA ANARCHICA

C’è sempre una pista anarchica.

- LA PISTA BEPPE MAROTTA

Qual è la squadra che ci perde di più se la Serie A perde il quinto posto per qualificarsi alla Champions? La risposta è semplice: la Juventus, attualmente in ballo proprio tra il quarto e il quinto posto. Il club torinese sta faticando a riprendersi l’egemonia sul campionato italiano, al momento nelle mani dell’Inter, che alla sua presidenza ha la vecchia volpe più furba di tutta la Serie A: Beppe Marotta. Certo, Marotta ha avuto un ruolo importante nella rinascita della Juventus, ma sappiamo che il suo operato si fonda anche sull’indebolimento delle avversarie. Come diceva Andreotti: a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina…


IL PRIMO GIOCATORE DELL’EUROPA LEAGUE AD ESSERE ANNUNCIATO A SANREMO

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FORSE NON LO SAPEVATE: ENZO EBOSSE HA FATTO IL SUO ESORDIO DA TITOLARE CON LO JAGIELLONIA IN CONFERENCE LEAGUE

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Come si dice: nature is healing.

COSE CHE ACCADONO SOLO QUI

Se l’universo è in espansione, il giovedì sera si restringe. Da qui in poi diminuiranno le squadre, diminuiranno le partite, diminuirà il senso di questa meta-rubrica, che dovrebbe accogliere la spazzatura di tutto il resto, vivere ai margini del capitalismo, proliferare sugli scarti. Dite che, vista così, questa è una rubrica politica? Chi-lo-sa.

- L’EUROPA LEAGUE MA STAI SDRAIATO DAVANTI A MOURINHO INDOSSANDO LE TUE MUTANDE POST-IMPRESSIONISTE


- LA CONFERENCE LEAGUE MA SEI NOSTALGICO DEI GIROTONDI, QUEL MOVIMENTO CITTADINO NATO NEL 2002 CHE AVEVA TRA I SUOI FONDATORI NANNI MORETTI

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- LA CONFERENCE LEAGUE MA NON HAI CAPITO BENE COME FUNZIONANO I TELEFONI

telefono

Χαίρετε!

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