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Il bello del giovedì sera 2025 vol. 7
20 dic 2024
Tutto il meglio da due competizioni che questa volta erano una sola.
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CONOSCI LA TUA SQUADRA DI CONFERENCE LEAGUE: LARNE FC

Forse vi sarà capitato di vedere una squadra con la maglia rossa e il font molto molto piccolo, facendo scorrere gli occhi nel delirio burroughsiano della Diretta Goal del giovedì. Una squadra indicata con l’abbreviazione LAR che, il più delle volte, stava perdendo. Forse non gli avete dato peso perché pensavate fosse l’AEK Larnaca, squadra cipriota che però purtroppo non ci fa l’onore di partecipare a questa edizione della Conference - dopo aver mal figurato in tutte le altre. Si è fatta eliminare dagli ungheresi del Paks.

Beh, non è l’AEK Larnaca ma il Larne, squadra nordirlandese all’esordio europeo. Anzi: prima squadra nordirlandese da tanti anni a riuscire a qualificarsi per una competizione europea, l’ultima era l’Ards FC per l’intertoto del 1997 (torneo su cui ancora oggi ci tocca fare un atto di fede per credere che si sia disputato per davvero). Per qualificarsi ha sconfitto due micro-leggende di questi anni di Conference, il Ballkani e il Lincoln Red Imps. Davvero degli scontri fra giganti. Prima di questa edizione, il traguardo più prestigioso della storia europea del Larne era stata una vittoria casalinga per 1-0 nei turni preliminari di Conference contro il Pacos de Ferreira, dopo aver perso l’andata per 4-0.

Il Larne non ha una storia gloriosa in patria. Intendiamoci bene: il Larne non è nemmeno lontanamente una delle migliori squadre del campionato nordirlandese, che è il peggiore campionato tra quelli delle isole, che sono già tra i peggiori al mondo - vampirizzati dalla presenza delle leghe inglesi. Tra i più grandi successi della storia del Larne possiamo citare una Intermediate Cup, letteralmente: una competizione tra squadre nordirlandesi di livello intermedio. Come dite? Vorreste vedere la foto della squadra gloriosa che ha vinto quella competizione? Eccola qui sotto. Che voglia vi sta salendo di passare una serata al pub con il portiere di quella squadra.

Larne è stata una città vuota, letteralmente disabitata per millenni. Un luogo inospitale per la vita umana. I primi insediamenti sono probabilmente risalenti all’età del bronzo, creati probabilmente da migranti scozzesi. I commerci con la Scozia hanno permesso di sviluppare un artigianato piuttosto sofisticato. Il nome Larne deriva da Latharna, e cioè discendenti di Lathar, figlia di un antico re pre-cristiano di nome Ugaine Mor e principessa d’Irlanda.

La storia del Larne FC è cambiata quando è stata acquistata da Kenny Bruce, uno dei soci fondatori di Purplebricks, azienda che ha digitalizzato l’immobiliare britannico. Il presidente ha messo bei soldi e la crescita si è vista nelle infrastrutture, nella squadra giovanile e in quella femminile. Lo scorso anno il Larne ha vinto il suo primo campionato in 134 anni di storia. In città è stata subito battezzata la Champions' Square. Se vi state chiedendo com’è questa piazza, beh, eccola:

La tifoseria è un esempio di civiltà, e accoglie sia cattolici che protestanti. Nel 2022 è stato licenziato un calciatore che ha pubblicato sui social una foto in cui indossava una maglia pro-ira.

Nel 2023/24 la squadra si è ripetuta e il merito forse è dell’allenatore Terry Lynch, che oggi è così quotato che il suo nome è stato di recente accostato al Derry City (sì). È forse quest’anno che invece il Larne ha subito un rimbalzo di quelle imprese, visto che siede nono nella classifica del campionato nordirlandese (NIFL Premiership). Vederla giocare in questa Conference è un’esperienza particolare. Lo sappiamo che è una coppa dedicata alle squadre scarse, ma vi assicuro che faticherete a trovarne una scarsa quanto il Larne. E sappiamo come funziona: più queste squadre sono scarse e più noi ci emozioniamo.

E così ieri è stato particolarmente emozionante vedere il Larne batte il Gent e ottenere il primo successo della sua storia europea. Un fatto la cui portata non potete capire se tifate una squadra italiana di alta classifica (come circa l’80% dei lettori di Ultimo Uomo). La partita è stata decisa da un gol del capitano Tomas Cosgrove che si è buttato violentemente su un cross basso.

Tomas Cosgrove è un difensore ed è il giocatore con più presenze nella storia del Larne FC e che sia stato proprio lui a firmare la prima storica vittoria europea di una squadra nord-irlandese è un fatto dai profondi significati simbolici. Prima della partita aveva detto ai suoi compagni che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbero avuto l’occasione di giocare una partita simile. Di dare tutto, allora. Intervistato dalla BBC dopo il match ha detto «Non avrei potuto chiedere di meglio. Guardi il calcio europeo in tv e sogni di segnare il gol vittoria, e oggi è proprio quello che è successo». Ha poi detto che la gente gli deve qualche “quid”, parola irlandese per dire sterlina - riferendosi alle persone che avevano scommesso su un suo gol, quotato a cifre vertiginose. Se volete piangere, questo è il video dedicato alla vittoria del titolo del Larne.

L'ultima partita della leggenda Haris Radetinac

Haris Radetinac ha le rughe, la bocca stretta e un taglio di capelli qualsiasi. Segni particolari? È una leggenda del Djurgarden, che ieri gli ha tributato un sentito addio per la sua ultima partita ufficiale col club, dopo oltre 300 partite giocate. L’annuncio è stato fatto con un discorso commosso «Un viaggio incredibile lungo 12 stagioni con ricordi indimenticabili, in cui Haris Radetinac si è affermato come uno dei più grandi eroi del Djurgarden». Nel video Radetinac precipita sull’orlo delle lacrime più volte. È un uomo distrutto, la cui voce sgorga a fatica per dire quello che deve dire.

In campionato la curva del Djurgarden gli ha dedicato una coreografia notevole, con la sua faccia che stringe un topo. Sui social si evoca il murales di Maradona a Napoli. Ieri è stato portato in trionfo dopo il match. I messaggi dei tifosi del Djurgarden sui social sono disperati. Da esterni è difficile capirci qualcosa. Forse solo Totti ha ricevuto un addio tanto accorato, ma da fuori - non sapendo lo svedese, non sapendo nulla di Allsvenskan - fatichiamo a capire quale possa essere il legame tra Radetinac e Djurgarden, al punto che quasi ci può sembrare patetico.

Ho fatto ricerca e ho anche contattato Giuliano Adaglio, giornalista e appassionato di calcio svedese, per farmi chiarire la faccenda.

Di base, Radetinac sta lì da 12 anni. È arrivato ragazzo, se ne sta andando vecchio. Questo, di per sé, non è poco. È stata una faccia famigliare per i tifosi del Djurgarden per lunghissimo tempo. Un ragazzo che ha visto arrivare Radetinac a 15 anni e andare ancora al liceo oggi ne ha 27 e probabilmente lavora. L’altro aspetto importante è la storia tormentata di Radetinak, che nei suoi alti e bassi lo ha avvicinato ancora di più al calore del tifo. In un derby con l’AIK nel 2015 si è rotto il legamento crociato del ginocchio; tornato in campo contro l’Helsinborg, se lo è rotto di nuovo. I tifosi del Djurgarden, ormai 9 anni fa, cantavano il suo nome.

Radetinac è carismatico, ha origini bosniache ed è uno a cui è facile voler bene. Per la squadra non ha dato solo le ginocchia, ma anche la sua intelligenza, la sua forza, il suo talento. Ha giocato in ogni ruolo, persino in porta, e la maglia numero 9 che indossava era il vestito di un tempo remoto in cui giocava davanti - memento della sua rinuncia all’ego. Un giocatore che ha mantenuto una bella pezza da fuori. Un tifoso del Djurgarden, però, mi dice che non c’entra molto il suo spessore tecnico ma la sua energia in campo:

«Nonostante non sia un giocatore tecnicamente eccezionale si è sempre apprezzato l’attaccamento, l’impegno, la forza di volontà (il rientro dall’infortunio), il mettersi a disposizione in ogni caso (ha praticamente giocato in ogni singola posizione in questo decennio, dalla porta alla punta centrale). È sicuramente uno dei giocatori più iconici della storia recente, di giocatori più forti ce ne sono stati tanti ma tendenzialmente se sono veramente forti è difficile che restino più di un paio d’anni e quindi rimangono meno nel cuore del tifoso».

Ecco quindi a voi la storia d’amore tra Haris Radetinac e il Djurgarden, che mi pare racconti molto di cosa cerchiamo, noi persone normali, nella nostra squadra di calcio.

UN PICCOLO GIOCO PER VOI

Sapreste distinguere quale tra queste fotografie di Raffaele Palladino è autentica e quale invece è stata creata da Grok?

SQUADRE CHE DOBBIAMO SALUTARE

Hearts of Midlothian
Questa ci ha fatto male. Agli Hearts bastava sostanzialmente vincere in casa contro il Petrocub, la terza forza del campionato moldavo. Un’impresa non impossibile. Invece gli Hearts hanno pareggiato 2-2 e sono usciti tra i fischi sonori dei propri tifosi.

İstanbul Başakşehir
La meno affascinante tra le squadre turche, la versione discarica delle tre grandi di Istanbul.

Mladá Boleslav
Dobbiamo ammetterlo: è andata molto meglio del previsto, per la squadra che oggi occupa il sesto posto del campionato Ceco. Certo rimane un po’ di amarezza per una qualificazione agli spareggi svanita all’ultimo minuto per un gol preso in contropiede. Una mentalità che rimarrà, però.

Astana
Astana mia, passerai mai un turno? Quante volte ancora dovremo salutarti?

San Gallo
Il San Gallo ha preso 18 gol, più di tutti, più anche del Noah che ne ha presi 8 solo dal Chelsea. Quindi un po’ ci mancherà dopotutto. 

HJK
Senza Hetemaj che calcia i rigori non è rimasto praticamente più niente.

Noah
Grazie per averci mostrato il livello più basso dell’idea di costruire una squadra del giovedì sera con tutte mezzepunte brasiliane.

The New Saints
Non ho ancora imparato a non confonderlo con le altre squadre di altre aree geografiche. Siamo sicuri che un campionato gallese sia, nel 2025, ancora necessario?

Dinamo Minsk
Diciamocelo chiaramente: la Dinamo Minsk non aveva speranze dall’inizio. Abbiamo apprezzato però che, dovendo giocare le proprie partite in campo neutro, e a porte chiuse, abbia scelto di farlo a Sumqayıt, in Azerbaigian, a 35 ore di macchina da casa, pur di rompere il cazzo alle squadre avversarie e spedirle alla fine dell’Europa in senso quasi letterale.

Larne
Le grandi squadre del giovedì sono quelle che pur non avendo niente trovano qualcosa, sul fondo delle proprie tasche, da lasciare in pegno al Dio del calcio. Non dimenticheremo mai quel gol vittoria contro il Gent. Unica squadra della storia nordirlandese a vincere una partita europea. Ti paresse poco.

LASK
Quei 7 gol presi dalla Fiorentina rimarranno una macchia su una delle squadre più iconiche del giovedì sera.

Petrocub Hîncești
Bellissimo logo. Non ho nemmeno fatto in tempo a dedicarti un “Conosci la tua squadra di Conference”.

ALTRI REGALI DI NATALE, SOLO CONFERENCE LEAGUE QUESTA VOLTA
Settimana scorsa pensavamo fosse l’ultima puntata prima di Natale e vi avevamo consigliato dei regali a tema giovedì sera, ma poi c’è stato questo turno speciale solo Conference League e abbiamo pensato di consigliare qualcosa a chi magari ieri si è innamorato di qualcuna di queste squadre. 

L’accendino del Borac Banja Luka (ma dovete andare sul posto)
Immaginate di essere fuori da un bar, arriva un tipo/a e vi chiede se avete un accendino e voi gli passate l’accendino del Borac Banja Luka: se anche lui/lei è un tipo/a da Conference League è subito magia. 

La borraccia dei The New Saints

Pura plastica, con il logo dei The New Saints che sembra photoshoppato sopra.

Il bracciale del Djurgarden
Raffinato, elegante, perché il vostro amore per il Djurgarden è qualcosa da condividere con chi amate. 

La cover del telefono del Vitoria Guimaraes
Bella anche oltre la questione del tifo, quello che vedete è Afonso Henriques, considerato il padre del Portogallo, di cui è stato il primo Re.

Il set cuscini e trapunta del LASK

Il LASK è stata forse la peggiore delle squadre di questa Conference League, quella che proprio non ci ha lasciato nulla, se non la sua mediocrità. Eppure, nonostante tutto, è impossibile pensare che addormentarsi imbustati in questa trapunta, con quei cuscini, non sarebbe come dormire su una nuvola, la migliore delle nuvole del giovedì sera.

QUESTO SIGNORE CON IL CAPPELLO ARANCIONE CI HA TOLTO IL REPLAY DEL GIOVEDÌ SERA

guiu

In sei giornate il Chelsea ha segnato 150 gol, 140 dei quali grazie a errori in costruzione degli avversari, ma non è tanto questo il punto di questo gol, quanto piuttosto che Marc Guiu (18enne scippato al Barcellona, capocannoniere di questa coppa) per segnare il primo gol della sua tripletta si è schiantato di faccia contro il palo a velocità sostenuta, per poi rialzarsi immediatamente e fare il vago, come avesse la faccia d’acciaio, cosa probabilmente mezza vera. Purtroppo il replay migliore ci è stato tolto da questo signore col cappello arancione, il cui ruolo all’interno della partita non mi è chiaro (i stewart sono gialli, i fotografi verdi, magari è solo una persona che ama molto l’arancione). Bisogna allora accontentarci di questo, comunque non male.


KRZYSZTOF PIATEK VOLEVA SEGNARE CON IL NO-LOOK?

piatek

Ieri ha segnato Krzysztof Piątek e poi ha esultato facendo il pistolero, e questa di per sé è già una notizia, una di quelle informazioni che riempie la serata di ieri, che la completa. Pensateci: da quando l’abbiamo visto il primo giorno al Genoa era questo il suo destino, un eroe minore di coppe minori. Ma guardate il suo gol. Io l’ho fatto almeno 100 volte, l’ho guardato nelle immagini dal campo, dai replay, coi fermo-immagini e mi sono fatto questa idea: Krzysztof voleva segnare col no-look, colpire di piatto destro mentre guardava alle sue spalle, ma all’ultimo ci ha ripensato. Troppo strano il movimento del suo collo per essere naturale. Questa è la mia versione, il consiglio è di salvarvi questa gif o l’inquadratura che preferite e farla vedere ai parenti durante il cenone di Natale, e poi discutete se lo ha fatto o meno. Sicuramente meglio che discutere di politica.

IL GOL PIÙ GIOVEDÌ SERA

rapid

Virilità: 9
Assurdità: 9
Anti-epicità: 9
Paura della morte: 9

So di fare del populismo dicendo che forse questo turno è stato il “più giovedì” in purezza della storia, una storia che è iniziata con solo l’Europa League e che oggi è arrivata alla sua versione più scarsa, quella con solo la Conference League. Quasi ognuno dei gol segnati ieri poteva finire qui, in questa pietra miliare del Bello dell’Europa League (già Bello del giovedì, già Bello della Conference League) ma visto che sono io a fare le scelte, ho scelto questo gol di Dion Drena Beljo del Rapid Vienna.

È difficile spiegare la bellezza di questo gol, se non avete capito già. Può un gol contenere moltitudini, iniziare come la più classica delle mischie del giovedì sera e finire con il colpo di genio di un centravanti-fenicottero, un uomo gigante dalle movenze d’argilla? Sì, può. In questo gol c’è un portiere che non riesce a tenere un pallone tra le mani, che poi si butta a caso, c’è un rimpallo, un secondo rimpallo, un colpo di testa, un altro colpo di testa per spazzare MA CHE VA ALL’INDIETRO. Ci sono ancora dei colpi di testa e poi c’è il colpo del centravanti-fenicottero, quest’attimo in cui Beljo tira fuori il suo Ibra interiore, inventa questo gol squisito, una soluzione complessa di un’azione complessa. Beljo la cui miglior stagione in carriera, l’unica in cui aveva segnato un po’ di gol è stata al Nogometni klub Istra 1961, insomma non devo dirvi molto altro. Quest’anno Beljo si è all’improvviso trasfigurato, ha messo insieme tutte le difficoltà del suo corpo e sta segnando come non mai: è già a 14 gol e il limite è il cielo.

Il gol poi l’ha dedicato a Guido Burgstaller, suo compagno di reparto che qualche giorno fa è stato brutalmente attaccato fuori da una discoteca di Vienna, riportando una brutta frattura del cranio che lo tiene ancora in ospedale. Noi allora dedichiamo questo uber-gol del giovedì sera a lui e a tutti i centravanti della Conference League: grazie di tutto.

PRENDIAMOCI UN SECONDO PER PARLARE DELLA CONFERENCE DEL CHELSEA
Sarò asciutto perché Ultimo Uomo riceve spesso critiche per parlare male del Chelsea. Nonostante lo abbiamo celebrato pochi giorni fa per l’identità tattica che il suo allenatore è riuscito a costruire attorno a una rosa ipertrofica. Siamo quasi tutti millennial, figuriamoci se non ci piace il Chelsea. Quello che voglio dire è che il Chelsea non avrebbe dovuto competere in Conference League e che lo spettacolo che ci sta mostrando è ingiusto.

Per carità, facendo una rubrica sul giovedì siamo fan dello squilibrio tra le squadre. Per un club piccolo alla fine dell’Europa è un orgoglio giocare contro grandi club. Ma qui stiamo parlando del Chelsea, la squadra che ha speso di più in Europa negli ultimi anni, nella competizione che prevede squadre ai limiti della soglia di povertà. Il risultato è stato duro da guardare. Il Chelsea ha segnato 26 gol in queste 6 partite, più di 4 gol a partita. Ha segnato 8 gol al povero Noah.

La sproporzione tra il Chelsea e il resto delle squadre è quasi impossibile da quantificare. Prendiamo per esempio il Lask, una delle squadre della classe media della Conference. Fate conto che lo stipendio di Kiernan Dewnsbury-Hall, una delle riserve del Chelsea, usato come se fosse una specie di Bellingham della Conference League, è superiore a quello di tutti e undici i titolari del LASK sommati. E stiamo parlando del Lask, non del Noah. Il mescolamento tra alto e basso ci sta, ma così è oltraggioso.

Facciamo un altro esempio. Con la cifra spesa dal Chelsea per acquistare Pedro Neto quest’estate il Noah potrebbe comprare la sua rosa per intero otto volte.

Non so, sto esagerando? Cosa ne pensate?

SCEGLI IL TIRO PEGGIORE DI SEMPRE TRA QUESTI DUE
Possibile che, in tutta la storia del calcio, i due tiri peggiori di sempre siano stati effettuati a una trentina di minuti di distanza all’interno della stessa competizione? Sì, se la competizione è la Conference League. Quindi ecco di due tiri tra cui scegliere il peggiore di sempre:

tiroooo

La scelta non è facile, da una parte abbiamo Jonathan Ikoné (il primo), sultano dei gol sbagliati, imperatore dei tiri sbilenchi, sindaco degli errori, dall’altra Mamadou Sangare, centrocampista di contenimento dei Rapid Vienna, un passaggio non troppo fortunato nella galassia Red Bull.

La differenza principale tra i due tiri è che Ikoné doveva tirare, mentre Sangare no. Quindi qui c’è una prima divisione concettuale: è peggio tirare tanto per tirare, perché c’è un prurito e farlo malissimo, o tirare perché costretto dagli eventi e comunque farlo quasi parimenti male?

Ikoné, lo sappiamo, non sa tirare, ma è un attaccante e deve farlo. Deve continuare a tirare nonostante possa finire così, una conclusione in cui apre il piatto sinistro per tirare a giro da una parte e invece tira a giro dall’altra parte, cioè verso l’esterno. Dopo il suo tiro c’è Gudmundsson che si dispera, lui che invece saprebbe tirare il cammello nella cruna dell’ago. Voleva un passaggio, perché chi non sa tirare passa. Ma lì Ikoné doveva tirare.

Sangare invece non doveva tirare. Un calciatore professionista dovrebbe saper leggere la propria postura, il flusso dei suoi movimenti. Essere in ritmo si dice, Sangare non era in ritmo. Il suo tiro è una punizione divina, i compagni lo guardano come si guarda un matto, lo compatiscono, provano pena per lui, lo compatiscono. 

Ma io credo, che la discriminante per scegliere, sia il risultato del tiro, cioè dove sia finito il pallone alla fine della sua corsa. Quello di Sangare prende, credo, la rete a protezione dei tifosi e cade a piombo, quello di Ikoné si perde come nel vento, ricade tra la pista di atletica e alcune assi lasciate lì chissà per cosa. In ogni caso, come si dice in questi casi, scegliete il vostro preferito, o sperferito.

L'UOMO MENO IN FORMA DELLA CONFERNCE LEAGUE HA DECISO UNA PARTITA

Ifet Đakovac, leggenda minore del Bačka Topola, serbo che ha preso la cittadinanza bosniaca per giocare una partita con la loro Nazionale, ma soprattutto ieri autore della doppietta e poi dell’assist decisivo nella rimonta da 1 a 3 a 4 a 3 contro il Noah ha la vostra stessa conformazione fisica, o almeno quella che abbiamo noi. Il messaggio qui è: mai smettere di sognare.

IL PIÙ GIOVANE MARCATORE NELLA STORIA DELLA CONFERENCE LEAGUE
Ieri è stata una serata atroce per gli Hearts of Midlothian, eliminati come 25° squadra del mega girone (la prima non qualificata) pur avendo fatto gli stessi punti di altre quattro squadre, per una mera quisquiglia di differenza reti, in una competizione dove le reti sono un orpello. Una sfortuna che si sono tirati addosso non riuscendo a vincere in casa contro il Petrocub Hincesti, i nostri amici moldavi, non proprio la miglior squadra della Conference.

In questa tragedia sportiva, culminata con i fischi dello stadio, e la contestazione in faccia ai proprietari del club, c’è una piccola luce di speranza: il gol di James Wilson. A 17 anni e 288 giorni, Wilson è infatti diventato il giocatore più giovane a segnare per il club in Europa (un record che durava da più di sessant’anni) e soprattutto il più giovane marcatore della Conference League, almeno finché dura.

James Wilson, da non confondere con James Wilson amico del Dr. House in Dr. House, e neanche con il James Wilson fondatore dell’Economist, o il James Wilson tra i padri fondatori degli Stati Uniti d’America e neanche James Wilson, calciatore del 1995 o questo con una presenza nel Cagliari. Questo lo riconoscete soprattutto per il suo essere quintessenzialmente scozzese, come ci suggerisce il colorito delle sue guance, che possiamo collocare tra il rosso rubino e il porpora.

Per quest’anno è andata così, ma speriamo che in futuro Wilson possa regalarsi altre soddisfazioni europee del giovedì e portare un po’ di spirito della middle class scozzese - doppi tagli fatti male, tute e cappucci, alcolismo giovanile, strade piene di foglie morte - in questa rubrica che, lo ammettiamo, negli anni è stata troppo Europacentroestcentrica.

I “BOO” SPETTACOLARI DEI TIFOSI DEGLI HEARTS

https://x.com/alanftemple/status/1869847566537633960

L’intensità gutturale dei “boo” dei tifosi degli Hearts ha rappresentato uno dei picchi estetici della serata. Un “boo” abissale, quasi growling, come se una grande orda di demoni commentasse a versi ogni singola giocata di questa squadra scozzesi che ieri ha vissuto una delle peggiori serate della propria storia.

L’AUTOGOL PIÙ GIOVEDÌ SERA

autogol

Virilità: 0
Assurdità: 8
Anti-epicità: 9
Paura della morte: 100

OK, ho mentito. Un gol non bastava per santificare questa festa e allora ci aggiungiamo un autogol, che comunque non è propriamente un gol, basta vedere il nome leggermente diverso che gli diamo. Il calcio moderno ha provato a cancellare questa piccola umiliazione, provando a premiare chi calcia, ma qui non c’era niente da fare. Tomas Kral, 19enne difensore del Mladá Boleslav, uno di cui, a leggere in giro, si parla anche bene, dovrà portarsi sulla coscienza questo atto scellerato, questo intervento sgraziato, declassato, sottomesso, disgregato. Un intervento che, se lasciava passare il pallone, era molto meglio.

Ma io qui voglio concentrarmi soprattutto su quello che succede dopo, sulla dinamica del flusso, sul pallone che sbatte sul palo interno (tutti i gol che colpiscono prima il legno della porta sono gol più belli, è una delle prime regole estetiche del calcio) per poi farsi tutta la porta e finire nell’altro angolo. La palla entra quasi subito, mi pare, ma Kral non se ne accorge dalla sua posizione scivolata, mantiene la speranza che possa essere sputata fuori dal palo, che questa croce non debba cadere su di lui, che il padre - il padre di tutti - possa levargli il fardello. Ma, lo sappiamo, non è così che si creano le religioni, che si fonda il mito. Kral all’ultimo vede il pallone entrare, e la sua piccola anima si spezza, diventa un uomo, accetta la vita come delusione, come illusione, come attesa della morte.

spezza

Da notare l’imbarazzo delle tifose del Molde, che proprio non riescono a esultare davanti alla scoperta della mortalità dell’uomo da parte di Kral.

SE DOVESSI ESSERE UNA SOLA PERSONA, VORREI ESSERE LUI, QUELLO CHE HA ALZATO LE BRACCIA ANCORA PRIMA CHE MILOŠ PANTOVIĆ SEGNASSE IL GOL DELLA DEFINITIVA RIMONTA DEL BACKA TOPOLA. PERCHÉ SE HO IMPARATO UNA COSA DA QUESTA EDIZIONE DELLA CONFERENCE LEAGUE, È CHE DEVI SEMPRE FIDARTI DI MILOŠ PANTOVIĆ


STAMFORD BRIDGE COME LA BOMBONERA

nkunku

La carta igienica lanciata in campo è un simbolismo tipico del calcio sudamericano, e infatti ieri i tifosi dello Shamrock a Stamford Bridge non hanno lanciato carta igienica ma, credo, quei rotoli che si usano per fare gli scontrini. Forse era un messaggio anticapitalista al Chelsea, forse era l’unica cosa che avevano sottomano. In ogni caso hanno quasi preso il povero Nkunku, che comunque l’ha presa a ridere, dopotutto stava vivendo il sogno della sua vita: giocare di giovedì sera.

DJUGARDEN-LEGIA VARSAVIA, DIRECTED BY DENIS VILLENEUVE

(grazie agli ultras del Djugarden per averci regalato questo nuovo capolavoro del maestro canadese con la loro incredibile coreografia su Babbo Natale)

FORSE VI RICORDATE DI VLAD DRAGOMIR

Cinque anni fa Vlad Dragomir era a Campello sul Clitunno a festeggiare le feste nel club "Amici del Grifo”, ieri è stato uno dei protagonisti della rimonta del Pafos sul campo del Lugano: non c’è bisogno di andare in capo al mondo per rendersi conto che la propria vita è cambiata. A metà degli anni ‘10 il nome di Vlad Dragomir - letteralmente “pace preziosa” nelle lingue slave - sui quotidiani italiani sembrava lasciar intravedere un grande futuro. Sul sito del Corriere dello Sport c’è una sua compilation di giocate con le giovanili dell’Arsenal che lo definisce una “stella di 16 anni”. Cresciuto a Timisoara, nell’estate del 2015 il club di Londra aveva deciso di scommetterci qualche decina di migliaia di euro. Un assist levigato alle spalle della difesa avversaria, un dribbling a rientrare con il sinistro, la sicurezza di chi si sente che l’avvenire gli deve qualcosa. Il problema è sempre che cosa.

Nel settembre del 2016 il Guardian lo inserisce tra i 60 migliori giovani nati nel 1999, quel tipo di classifiche che per la maggior parte dei calciatori inseriti si rivela essere sempre una lettera scarlatta. E quindi eccoci qui, dopo i prestiti al Perugia e alla Virtus Entella, al Barcellona-Inter di questa edizione della Conference League. Da una parte il gioco di posizione della leggenda del Ticino Mattia Croci-Torti, dall’altra il blocco basso e le transizioni di questo strano club cipriota nato poco più di dieci anni fa. Tra le cose da segnalare: l’underperformance del Lugano (due gol da 2.42 xG), il rimpallo che ha liberato al tiro a porta vuota in area Mattia Bottani, il fisico da blocco di tufo di Mattia Zanotti, i capelli ossigenati di Vlad Dragomir. Per lui un grave errore a tu per tu con il portiere già al 18esimo, poi al 75esimo un tiro di controbalzo che avrebbe fatto venire giù lo stadio, se allo stadio ci fosse stato qualcuno e se avesse davvero preso la porta. Chissà magari Vlad Dragomir ha ancora un ruolo da giocare nella storia di questa Conference League, oppure più probabilmente no, e questa è l’ultima volta che ci siamo incontrati prima di dirci addio per sempre. Intanto salutiamoci che non si sa mai.

TANTI AUGURI AL RAPID VIENNA

Una delle più belle sorprese di questa edizione della Conference League, il Rapid Vienna ha voluto chiudere il suo 2024 in bellezza, battendo 3-0 il Copenaghen e qualificandosi direttamente agli ottavi di finale. Sugli spalti, più che le feste, si è festeggiato il 125esimo anno di età di questo club storico, che vive e lotta insieme a noi nel Paese mangiato vivo dalla Red Bull. Una grande serata per le coreografie del giovedì sera.

ALTRI TRE GRANDI GOL DI FOTIS IOANNIDIS

L’avrete visto anche se non seguite abitualmente le partite del giovedì: all’84esimo Ioannidis intercetta un retropassaggio maldestro con il tacco, come se avesse avuto già capito come avrebbe segnato poco dopo. Sembra non pensarci nemmeno quando alza uno strano campanile colpendo il pallone quasi con la tibia più che con il collo del piede, tanto che il portiere della Dinamo Minsk ci mette quell’attimo di troppo a capire quello che sta succedendo. È un gol straordinario, degno candidato al Puskas Award, che a qualcuno ha ricordato il genio di Savicevic. In realtà, come non molte altre cose il giovedì sera, quello di Ioannidis non è stato un colpo estemporaneo. Del capitano del Panathinaikos si era già parlato in chiave mercato per lo Sporting Clube, il club perfetto per diventare il nuovo attaccante da 100 milioni di euro, e persino per il Bologna, in sostituzione di Joshua Zirkzee (forse un’idea migliore di Dallinga). Quest’estate il sito 1000 cuori rossoblu lo aveva definito un “perfetto mesomorfo con una struttura fisica importante ma non eccessivamente imponente”. Un modo come un altro per parlare di quello strano spessore fisico che sembra contraddistinguere tutti i giocatori greci e che, insieme all’iconica esultanza con i due mignoli e a delle capacità balistiche fuori dal comune, lo rendono il vostro nuovo giocatore di culto. Eccovi altri tre suoi grandi gol se non siamo ancora riusciti a convincervi:

Tiro a giro sotto al sette più lontano con portiere che non si butta nemmeno = tiro perfetto.

Gol maradoniano contro il Lens, nei preliminari di Conference League: Ioannidis è uno di quei finti lenti che sembra ingannare i difensori avversari. Tutti sembrano prenderlo troppo alla leggera e accorgersene troppo tardi. Quanti altri attaccanti avete visto spostarsi il pallone con questa leggerezza e poi buttare giù Kevin Danso con una spallata?

Palla rubata al difensore in tilt, scavino a superare il portiere in uscita morbido come panna montata, iconica esultanza con i due mignoli, baci alla telecamera. Cosa altro potete desiderare, obiettivamente?

IL CRISTIANO RONALDO DELLA CONFERENCE LEAGUE CHE NON CE L’HA FATTA

A Cédric Bakambu vogliamo bene come un fratello, ma qui ha tirato fuori il suo Cristiano Ronaldo interiore, quella bestia per cui non esiste una società fatta di cose giuste e sbagliate ma esiste segnare una tacca nella propria statistica personale dei gol anche a costo di far sbagliare l’altro.

IL JON DAHL TOMASSON DELLA CONFERENCE LEAGUE CHE CE L’HA FATTA

zec

David Zec non ha resistito, e ha dovuto prendersi questo gol, il gol del 3-2 decisivo. Poteva essere una grande invenzione di Celar, il riscatto di un attaccante di cui si parlava bene (Primavera della Roma) e che invece sta scivolando sempre più giù nelle gerarchie calcistiche. Sarebbe stato un grande gol, una grande intuizione, invece a Celje passerà alla storia come il gol a porta vuota da 20 centimetri di Zec su assist di Celar. Contento lui, contenti tutti.

COSE CHE ACCADONO SOLO QUI
Credo di essermi scordato un’altra volta il titolo di questa meta-metarubrica, oppure mi sono reso conto di aver scelto un titolo terribile, forse neanche in italiano. Ma a questo punto pure sti cazzi: tra quattro giorni nasce Gesù Cristo e io sto a fare le gif dalla Conference League e non ho fatto neanche un regalo.

La Conference League, ma quest’anno per Natale portiamo tre rossi, un paio di bianchi e magari anche una:

La Conference League, ma stai ripensando a quella cosa, proprio a quella, quella singola cosa che sta proprio lì piantata nel tuo cervello e come cazzo fai a non rimuginarci sopra come se fossi un cammello.

cammello

La Conference League, ma come se fosse esattamente la Conference League.

cercle1

Buon Natale e felice anno nuovo, noi ci rivediamo tra poco meno di un mese per altri esaltanti e inutili giovedì sera.

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