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→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
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Il bello del giovedì sera 2022 vol. 11
08 apr 2022
08 apr 2022
Tutto il meglio di due competizioni primaverili.
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Michael Campanella - UEFA/UEFA via Getty Images
(foto) Michael Campanella - UEFA/UEFA via Getty Images
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Conosci la tua squadra di Conference League: Feyenoord

Sulla costa olandese di Rotterdam finisce l’Olanda e finisce l’Europa, e là dove finisce apre le proprie porte al mare del nord. È lì che si erge, maestoso, estrema propaggine dell’ingegno umano, l’Europoort, il porto più grande d’Europa, costruito attraverso la famelica ambizione, tipicamente olandese, di strappare più terra possibile all’acqua. Un tempo i marinai che attraccavano scivolavano di corsa dalle navi guidati dal desiderio, e si riversavano a sciami nel Red Light District della città. «Adesso sulle navi la gente è poca, e al porto è quasi tutto automatizzato». Una cittadella inorganica di container, gru e ciminiere, dalle logiche affrancate dalla fallibilità umana, descritta da questo bellissimo articolo su Rivista Studio.

A luglio del 1908 nasce la prima squadra di calcio di Rotterdam, e nemmeno per un secondo è passato per la testa dei fondatori di chiamarla, semplicemente, “Rotterdam FC”. Quindi il primo nome è stato scelto in nome della regina Guglielmina, ed era Wilhelmina. Ci hanno messo giusto un paio d’anni a capire che era improponibile. Hanno provato con Hillesluise Football Club, ma poi nessuno riusciva nemmeno a pronunciarlo, nonostante la lingua olandese consenta qualsiasi virtuosismo glottologico. Allora hanno virato su RVV Celeritas, ma sembrava una ditta di guardie giurate nata col mito dell’antica Roma. Solo con la promozione nella massima serie hanno avuto il buon senso di prendere il nome del quartiere in cui il club è stato fondato, Feyenoord. Nel 1924 la squadra vince il suo primo titolo nazionale: diventerà il terzo club più vincente della storia del calcio olandese, terzo nella classifica perpetua dell’Eredivisie. Come leggere, un terzo posto per la città di Rotterdam, nella storia del calcio olandese? Un successo o il minimo della decenza?

Allora, in questo senso, potremmo dire con una punta di provocazione che il più grande prodotto dal Feyenoord, più che i trofei, è una sottocultura: i gabber. I gabber avevano le teste rasate, ascoltavano musica hardcore e vestivano le tute FILA o Australian come fossero abiti da matrimonio. Ai piedi Air Max, sulla testa visiera a becco. Comodi per ballare la hakken, il ballo anfetaminico dei gabber. Dj Paul, uno dei grandi sacerdoti dell’hardcore, ha dedicato agli hooligans del Feyenoord il pezzo “You’re hardcore hooligans”.

Un’altra canzone di Dj Paul si intitolava “Amsterdam dove stai” e la curva del Feyenoord la intonava prima delle partite con l’Ajax, nel frattempo diventate il Classico del calcio olandese. Se volete farvi una cultura visiva sulla gabber potete frequentare il tumblr GABBER ELEGANZA.

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Uno dei dettagli senz’altro più curiosi del Feyenoord, è che ha accolto tra le propria fila al termine della carriera la più grande e significativa leggenda dell’Ajax, ovvero Johann Cruyff, a cui l’Ajax è arrivato a intitolare il proprio stadio. Una delle scelte più antipatiche ed enigmatiche della sua carriera, fatto sta che vederlo con la maglia del Feyenoord fa tutt’ora uno strano effetto.

In effetti i tifosi del Feyenoord lo avevano accolto con la pezza “Feyenoord forever, Cruyff never”.




I gol più belli di Olympique Marsiglia-PAOK, dal meno bello al più bello

Qual è stato il gol più bello di questa partita è naturalmente una domanda retorica, più significativo sottolineare che sono stati segnati tre bellissimi gol.

Il gol di Omar El Kaddouri

Il primo lo ha realizzato un giocatore che avevamo rimosso dalla nostra memoria, cioè Omar El Kaddouri: ex promessa con la maglia del Brescia, ex promessa recuperabile con la maglia del Torino, promessa fallita, infine, con la maglia del Napoli - e allora centrocampista da prendere all’asta di riparazione del Fanta con la maglia dell’Empoli. Su YouTube c’è un suo normalissimo passaggio a Higuain - che poi segna un gol solitario e clamoroso - che viene definito “straordinario assist”. Prima aveva rischiato di andare al Parma, facendo saltare il trasferimento perché qualcuno lo aveva convinto che la Juventus voleva prenderlo (falso). Ieri è comparso come un flash traumatico della nostra memoria, la Serie A 2012-16 come il Vietnam. Uno dei peggiori periodi calcistici di sempre per il nostro campionato. El Kaddouri gioca al PAOK dal 2017 e non segna praticamente mai. Ieri sera però ha dimostrato che il piede è quello di una volta - un bel piede, niente di proprio eccezionale. Una bella riconquista alta in gegenpressing del pallone, un bell’uno due controintuitivo con scarico indietro, ed El Kaddouri che calcia verso l’incrocio dei pali lontano con un bell’interno piede.

Il gol di Gerson

Gerson in un certo senso è una promessa mancata ancora più clamorosa di El Kaddouri. Se giocare all’OM non si può considerare in nessun caso un fallimento, è vero che le premesse su di lui erano surreali. Quando è arrivato in Italia la Roma lo soffiò al Barcellona, gli scattò una foto mentre reggeva la 10 di Totti con su scritto “Gerson” e mise sul suo contratto una clausola per l’eventuale pallone d’oro. Gerson è diventato uno di quei giocatori in costante oscillazione tra essere un bluff ed essere un fenomeno, e ieri sera in Conference League era certamente un fenomeno. Il passaggio di Payet è un’illuminazione, Gerson però ha un bellissimo controllo e un tiro d’esterno da fermo che lascia a sua volta fermo il portiere. Stoppa e tira senza quasi muoversi, accentuando il senso di coolness che emana sempre. Guardate anche la sua esultanza, lo sguardo spavaldo, le mani che si scrollano di dosso cosa - la pressione? Le critiche? La polvere? La troppa pizza scarole mangiata a pranzo? Gerson è troppo convinto di essere un grande giocatore, del resto ne ha tutta l’aria, e ha finito per convincere anche a noi. Anzi, ancora gli crediamo.

Il gol di Payet. No, dico: il gol di Payet

Lo avete visto ma non vi stancherete mai di vederlo. Da ieri sera non riesco a smettere di pensarci, al gol in sé, ma anche al fatto che ERA UNO SCHEMA. Voglio dire, una cosa preparata, una cosa che Cengiz Under e Payet avevano provato in allenamento. Uno schema in teoria dovrebbe brevettare una strategia ultrasemplificata, e la loro idea di gol facile era un passaggio teso di trentacinque metri di Under verso il piede di Payet, che da venticinque metri fuori dalla porta calcia di prima di mezzo esterno, piegando il corpo un tantino all’indietro come per sparare quel pallone sulla luna. Il pallone che parte dal piede secco e potente e sembra veramente poter arrivare sulla luna, a parte che nella traiettoria di lancio sbatte proprio sotto l’incrocio dei pali. È un tiro così potente, da così lontano, calciato con una tecnica al contempo così strana e perfetta, che sembra un accidente che sia finito in porta. Come se, davvero, la sua traiettoria si sia arrestata troppo presto. Un tiro destinato a destini più grandi anche di un gol. Payet ormai passeggia in campo, e la congiunzione tra quanto poco si muova e quanto riesca a inventarsi giocate magiche e decisive, è ciò che lo rende, oggi, un giocatore di culto. Uno di quelli che vicini alla fine sembrano brillare di una luce più intensa e speciali.




Runar Espejord ha seguito i nostri consigli per ottenere il look di Hector Bellerin

Un paio di puntate fa avevamo dato dei semplici consigli su come essere cool nello stesso modo in cui è cool Hector Bellerin. Il primo consiglio, per esempio, era: «Barba pelo e contropelo ogni giorno, a mano chiaramente. Baffi sfinati ogni due giorni, passati dalla lozione di Capitan Fawcett».

Ci fa piacere che Runar Espejord, evidentemente lettore di questa rubrica, abbia colto lo spunto.

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Vagamente somigliante a Matthew McCounaghey in Dallas Buyers Club, Espejord è stato in realtà paragonato soprattutto a He-Man.

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Il suo stile sta facendo scuola nel nord della Norvegia, dove diversi uomini col colesterolo alto stanno decidendo di farsi il suo look.


3 posti dove si firma per il pari

Prima della partita con il Barcellona, Oliver Glasner, tecnico dell'Eintracht Francoforte, aveva detto “non firmo per il pari”. Non firmare per il pari è un topos degli allenatori che allenano squadre sfavorite che si apprestano ad affrontare giganti di questo sport. Era un po’ così anche ieri, con il Barcellona rivitalizzato da Xavi che sembra quasi pronto per competere con quello di Guardiola. Insomma, Glasner ha detto di non voler firmare per il pari, ma forse l’ha fatto, visto che poi la partita è finita in pareggio. Dove lo avrà fatto? È interessante il fatto che tutti parlano di questa fantomatica “firma per il pari”, ma nessuno ci ha mai detto dove si trova, come possiamo fare anche noi a “firmare per il pari” magari prima di un colloquio difficile o un esame per cui non siamo abbastanza preparati.

Jalta

Lo so, sarebbe scomodo in questo momento storico andare in Crimea per “firmare per il pari”, ma grandi firme richiedono grandi sacrifici. A Jalta è stato disegnato il mondo per come l’abbiamo vissuto nel secondo ‘900, è dove Roosevelt, Stalin e Churchill si sono seduti ad un tavolino per spartirsi le sfere d’influenza. E se qualcuno vi dice che è più complicata di così: beh, voi state andando a firmare per il pari, la cosa meno complicata che esista.

Nella valigetta di Pulp Fiction

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Probabilmente ve la ricordate. Che c’era nella valigetta di Pulp Fiction? Ebbene sì: il foglio per firmare per il pari.

A casa di Alexander Blessin

7 pareggi in 9 partite di Serie A con il Genoa. Se non si firma a casa sua, sicuramente Blessin saprà dove si firma per il pari.




Un'azione di Hinteregger

Martin Hinteregger, difensore e capitano dell’Eintracht Francoforte, simbolo dell’Europa League. Se questo è un bene o un male decidetelo voi dopo aver guardato questa azione.




Giocatori del West Ham come livelli di quanto volete essere massicci

Forse in Premier League si nota meno, ma nella placida e compassata Europa League le taglie dei giocatori del West Ham risaltano come lucciole nella notte. Moyes, si sa, ama i calciatori grossi e poche squadre hanno calciatori più grossi del West Ham. Non è solo una questione di altezza, ma anche e soprattutto di giro vita, di spalle, di quanto i tuoi muscoli sono gonfi. Non sono neanche tutti uguali, ci sono più sfumature di come si può essere grossi nella vita di una persona.

Grosso tipo barilotto in perpetuo movimento: Jarrod Bowen

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Classico fisico col petto e la vita della stessa dimensione, passa per essere “non proprio in forma”, ma è più genetica che grasso corporeo. Non è mai troppo alto e, nonostante sia abbastanza pesante, corre più di tutti. La maglia termica sotto lo fa sembrare più grasso di quello che è.

Grosso tipo cresciuto col cibo dei pub: Craig Dawson

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Quel tipo di grossezza che è più spessore. Dawson sembra di quei tipi che possono mangiare 30 uova sode senza problemi, che incassano bene un pugno, che aprono le birre con i denti.

Grosso tipo lungagnone: Tomas Soucek

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Qui l’altezza fa quasi tutto: più sei alto più sei il classico lungagnone, tipologia che non deve essere particolarmente fisicata, ma è più importante essere sgraziato, sembrare in qualche modo che dovevi essere alto come una persona normale ma che invece sei cresciuto troppo per qualche motivo.

Grosso tipo grossezza armonica: Declan Rice

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Declan Rice è quel tipo di fisico per cui essere così grossi sembra la normalità, non c’è niente di forzato nella sua proporzione, è più un buon esempio dell’evoluzione genetica dell’uomo che non uno che non riesce a trovare dei pantaloni che gli stiano bene.

Grosso tipo “a bro, ma quanto cazzo spingi in palestra”:

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Classico fisico dove puoi scoprire dei muscoli che non credevi esistessero.


Sul giovedì sera non tramonta mai il sole

Il meteo, lo sappiamo, è una condizione necessaria per rendere leggendarie le partite del giovedì, incontri che si svolgono tra i boschi della Transilvania, le scogliere del Portogallo, fino al Circolo polare artico. Ad aprile ad affacciarsi prepotente è anche il sole, con quella luce da tramonto, così romantica e malinconica, così da coprire tutti gli spettri della meterologia, ecco quindi tutti i climi del giovedì.

Sole al tramonto

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Un bel tramonto su Rotterdam, la primavera che torna a fare capolino, le giornate si allungano, le gonne si accorciano: facciamoci una birra e godiamoci la Conference League.

Nuvoloso

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Il sole lentamente lascia Lipsia per volgere verso ovest, gli ultimi raggi vengono imprigionati da nuvole scure che non promettono niente di buono, sia fuori che dentro di noi. Muriel segnerà ancora come se fosse Ronaldo il fenomeno.

Pioggerellina

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Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove su i Gasperini scagliosi ed irti, piove su i mirti divini.

Bolle

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Tipo di clima che esiste solo nel nord-est di Londra quando segna il West Ham, I'm forever blowing bubbles.

Nebbia artificiale

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Al Vélodrome sanno come creare quella nebbia da grandi occasioni, fumogeni e ansietta, una nebbia così spessa che ricorda le notti di Razgrad e invece è Marsiglia e i suoi tavolini all’aperto.

Neve sulle montagne

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Guardate su, nel taglio alto della foto: le montagne di Bodo, ancora gonfie della neve invernale, la primavera che tarda ad arrivare.


I gol più brutti di Feyenoord-Slavia Praga, dal meno brutto al più brutto (valido anche come gol del giovedì sera)

Già un classico della Conference League: sei gol, tutti brutti, tutti incredibilmente sporchi, la maggior parte dei quali casuali.

Il gol di Olayinka

Cose da notare: il primo stop di Olayinka, sembra quasi aver paura del pallone, e Sor che prima scivola, poi tenta di toccare il pallone sulla linea di porta per prendersi il gol.

Il gol di Senesi

Classico gol di pancia, con quel grado di casualità che addirittura la telecamera si è persa il gol.

Il gol di Traore

Niente dice giovedì sera come i gol dello Slavia Praga all’ultimo minuto di recupero dopo una mischia situazionista a seguito di un calcio d’angolo.

Il gol di Orkun Kökçü

Dispiace dover usare questo spazio di servizio pubblico per parlare ancora una volta di una quaglia di un portiere. È che il giovedì sera gli errori dei portieri diventano in qualche modo più tragici e ridicoli del solito, per qualche motivo non sono solo esseri umani che sbagliano in una posizione in cui non dovrebbero - come Mendy contro il Real Madrid, per dire - sono gesti insensati, inspiegabili. Guardate come Ondřej Kolář si tuffa e trovatemi un’altra spiegazione che non sia “degli alieni piccoli e subdoli gli hanno rubato il talento perché per espropriare i Looney Tunes devono sfidarli in una partita di pallone e dopotutto pensavano gli sarebbe bastato quello del portiere dello Slavia Praga”.


Impara a suonare il violino con Willi Orban

Quale combo è più affascinante di difensore centrale gigante + violino? Una combo a cui magari non avevate ancora pensato, prima di conoscere Willi Orban, masso su cui è poggiata tutta l’architettura difensiva del RB Lipsia. Orban è nato in Germania ma è stato naturalizzato ungherese e come tutti i suoi connazionali è nato con la musica classica nel sangue, che esprime attraverso il suo amato violino. Ecco una breve guida per imparare a suonare il violino ed essere quindi un tantino più simili a Willi Orban.

Comprare un violino è il primo passo per impararlo a suonare. Incredibile ma potete trovare dei violini anche su Amazon. Al di là che non bisognerebbe comprare nulla su Amazon, e la loro qualità potrebbe essere scadente, 60 euro potrebbero essere troppo pochi per farvi sentire costretti a imparare a suonarlo. Andate su Thomann e spendetene almeno 170, ecco il violino che fa per voi.

Comprate una mentoniera. Mica vorrete sostenere da soli questo violino, no? Se siete indecisi su come orientarvi all’acquista, eccovi una preziosa guida della Liuteria Cesarini.

E ora dedicatevi a ciò che sostituirà le vostre mani: l’archetto. Troverete i suoi crini molli e lenti: tendeteli e rassodateli girandoli in senso orario finché non si crea uno spazio tra i crini e l’asta. Come dite? Quanto ampio? Un dito più o meno. Poi passate la colofonia sull’archetto.

Accordate il violino: Le corde dovranno suonare sulle note di Sol, Re, La e Mi. Se non riuscite a capire di cosa stiamo parlando, aprite queste note su internet. Aspettate, vi aiuto.

Prendete l’archetto e poggiate delicatamente delicatamente l'indice, a metà altezza, sull'impugnatura (la parte dell'asta leggermente imbottita, di solito qualche centimetro sopra la manopola per tendere i crini). Posiziona la punta del mignolo sulla parte piana dell'asta vicino alla base, tenendola leggermente curva. Il dito medio è l'anulare dovrebbero rimanere rilassati con la prima metà in linea con la punta del mignolo, con le punte di fianco al tondino (la parte nera che congiunge la manovella ai crini). Il pollice dovrebbe poggiare sotto l'asta, vicino ai crini.

Mettete il violino in posizione stando in piedi con la schiena dritta. Afferratelo dal manico con la mano sinistra e porta il fondo dello strumento sul collo. Poggiate la parte inferiore del violino sulla clavicola e stabilizzatelo poggiandolo sulla guancia.

E ora suonate!

Guida liberamente tratta da WikiHow.


Quanto sono cambiate Roma e Bodo/Glimt da quel 6-1

Dei 22 titolari della prima sfida di questa storica rivalità, ieri in campo ce n’erano 7 e 2 erano i portieri. Raddoppiato il numero dei Pellegrin* in campo.


Alcune occasioni da Lipsia-Atalanta

RB Lipsia-Atalanta non ha incontrato al 100% le nostre aspettative, che erano altissime. Lo scontro tra la miglior squadra dell’universo Red Bull, realtà dove concetti come pressing e gegenpressing sono come il Padre Nostro per i Cattolici e l’Atalanta di Gasperini, la via italiana all’aggressione, l’uno contro uno a tutto campo, un modo di giocare a calcio diverso ma non per questo meno assatanto. Insomma, queste erano le premesse ma poi, lo sappiamo, si scontrano sempre con la verità. Non che sia stata una brutta partita, ma non è stata una partita particolarmente agitata. I motivi sono diversi: con Tedesco in panchina il Lipsia è una squadra più accorta e meno spregiudicata, l’Atalanta che poteva vedere bene il pareggio in vista del ritorno. Anche l’importanza della partita, probabilmente, si è fatta sentire.

Anche se l’intensità è stata meno di quella attesa, però, da un certo punto in poi è sembrato che le squadre non potessero far altro che creare occasioni pericolose e poi sbagliarle. Non ci sono state colpe particolari - squadre lunghe, svarioni difensivi, disperazione - semplicemente doveva andare così. Ecco alcune delle più clamorose.

63’ Scalvini da pochi passi

L’azione inizia con un dribbling da fermo di Boga, appena entrato. La capacità di saltare l’uomo del francese ha dato un po’ di brio all’Atalanta, rimasta ferma alle fiammate di Muriel. Su un successivo pallone vagante arriva Scalvini che si avventura in area di rigore come un'ala qualsiasi, la palla arriva a Freuler che serve Zapata che la difende. Portare gente in area per far casino e poi affidarsi al corpo del colombiano è un classico del gioco di Gasperini e ha funzionato più di una volta. Anche in questa occasione funziona: Zapata appoggia a Scalvini che però si ricorda di essere un difensore centrale in gita.

64’ Koopmeiners palo-portiere-fuori

La pressione alta è il miglior trequartista. Qui l’Atalanta fa sua la lezione del calcio tedesco e grazie a una pressione altissima ed efficace di Palomino porta Koopmeiners a calciare da buona posizione.

Altre occasioni:

Colpo di testa di Demiral uscito di poco, tiro da dentro l’area di rigore di Szoboszlai, col suo destro, dopo che de Roon era scivolato; Forsberg che si impianta solo dentro l’area di rigore.

81’ la traversa di Szoboszlai

Forse l’unica ripartenza davvero ben fatta dal Lipisa, anche se aiutata da un rimpallo. Angelino fa quello che sa fare per la prima volta, ovvero usa il suo sinistro come un compasso, e Szoboszlai - che con il suo ingresso in campo, come Boga, ha acceso la partita - può colpire di testa da posizione invitante. Non è un gesto banale, ma l’ungherese si tuffa bene, impatta bene, prende in controtempo Musso. Ma non la traversa.

90’ Doppia occasione da calcio d’angolo

È vero, da calcio d’angolo non sono mai occasioni create col gioco, ma al Lipsia sarebbe andato benissimo segnare in una di queste due circostanze, con il pallone che però alla fine sbatte sul ginocchio di de Roon.

92’ Ancora Koopmeiners

È stata una bella partita perché, anche nei loro momenti meno brillanti, Atalanta e Lipsia non rinunciano a giocare, alla loro idea. Qui vediamo la squadra di Gasperini che in pieno recupero non rinuncia ad attaccare con molti uomini e ad associare Boga, Zapata e Miranchuk. Il russo forse poteva calciare col destro, da ottima posizione, poi comunque è bravo a trovare il taglio di Koopmeiners che di destro l’aveva messa sotto la traversa, se solo non ci fosse stata quella spalla.




Problemi complessi, soluzioni semplici

Al 62’ Payet è andato a battere un calcio d’angolo dal lato sinistro del campo, proprio sotto i tifosi del Paok. Pochi secondi dopo l’abbiamo visto allontanarsi inviperito e andare a parlare con arbitro e avversari indicando un punto vicino alla bandierina. Riprova a battere, ma subito si allontana di nuovo. Avanza di qualche passo e raccoglie un oggetto che forse l’ha colpito e lo mostra all’arbitro. Non si capisce bene cosa sia, se dovessi indovinare direi uno stemma tipo da sceriffo, però del Paok Salonicco.

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Quando dieci minuti dopo Payet è tornato a battere un angolo dallo stesso punto, due steward tenevano due lunghi pali a cui era intrecciata una grande rete nera per proteggere Payet. Insomma, se volete colpire qualcuno: colpite gli steward e non chi può segnare gol incredibili.

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La coppa di Google Maps

Sfida tra due foto tratte da Google Maps su posti random cui appartengono le squadre di Europa e Conference League. Tutto chiaro? Cominciamo.

1.

Lipsia

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vs

Bergamo

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Vince Lipsia

2.

Londra

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vs

Lione

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Vince Lione

Francoforte sul meno

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vs

Barcellona

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Vince Barcellona

4.

Braga

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vs

Glasgow

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Vince Glasgow

5.

Rotterdam

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vs

Praga

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Vince Praga

6.

Marsiglia

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vs

Salonicco

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Vince Marsiglia

7.

Bodo

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vs

Roma

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Vince Roma

8.

Leicester

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vs

Eindhoven

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Vince Eindhoven




Cose che accadono solo il giovedì

Forse è l’ultima volta che facciamo questa rubrica, una rubrica che è come spremere un oliva a mani nude: praticamente una cazzata.

La Conference League, ma vicino a Milik in tribuna c’è uno che fa Charlie Chaplin che fa Hitler nel Grande dittatore

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L’Europa League ma è Soucek che colpisce palloni di testa in eterno (quindi piuttosto simile alla vera Europa League)

La Conference League, ma è questo tifoso del Bodo/Glimt che ti urla nelle orecchie per sempre




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