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→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
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Il bello del giovedì sera 2022 vol. 8
25 feb 2022
I momenti più pacifici di una competizione pacifista.
(articolo)
25 min
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Ieri mattina è scoppiata la guerra nel cuore dell’Europa, e ieri sera si sono giocate due competizioni europee - con dentro squadre di stati coinvolti nel conflitto. È stato strano e probabilmente inopportuno. Nel pomeriggio la UEFA ha annunciato sui social che si sarebbe riunita per prendere una decisione e che sarebbe seguito un comunicato. In quel comunicato la UEFA dice di essere molto arrabbiata, che il calcio sarebbe pensato per riunire le comunità e che la guerra non c’entra. La sera i giocatori sono scesi in campo: Malinovski dopo il gol ha giunto le mani con gli occhi lucidi e ha mostrato una maglietta contro la guerra. I giocatori dello Slavia Praga hanno indossato una maglia in cui esprimevano solidarietà all’Ucraina, i giocatori di Napoli e Barcellona hanno posato insieme con uno striscione che recitava “No war”. Fuori dallo stadio Maradona i tifosi del Napoli avevano preparato uno striscione contro la guerra, che non è stato fatto entrare dalle autorità. Gli arbitri del match erano russi. Partite si sono giocate, gol si sono segnati, e questa rubrica quindi continua a esistere. Buona lettura.

Come è andato il sorteggio alle italiane

Atalanta-Bayer Leverkusen 55%-45%

Diciamo subito: il Bayer Leverkusen è una squadra offensivamente brillante (terzo attacco della Bundesliga dopo BVB e Bayern). Gioca con un 4-2-3-1 piuttosto sbilanciato in avanti, con tanti uomini sopra la linea della palla. Andrich è l’unico elemento d’equilibrio accanto a Demirbay, un trequartista abbassato regista con l’età. La squadra ha poco controllo delle partite e soffre tremendamente le transizioni; a sua volta però sa attaccare in modo diretto, efficace e con tante rotazioni. Florian Wirtz è il giocatore chiave: la sua capacità di smarcarsi tra le linee e creare pericoli in zone grigie del campo potrebbe essere un problema per il sistema di marcature dell’Atalanta, che dovrà fare attenzione anche alla capacità nell’uno contro uno di Diaby (4.9 dribbling tentati per 90 minuti in Bundesliga). L’Atalanta parte però leggermente favorita, e la sua capacità di giocare con intensità nella metà campo avversaria non sarà facile da gestire per il Leverkusen.

Roma-Vitesse 75%-25%

Non un cattivo sorteggio, in una competizione che ha messo in mostra squadre, se non dal talento abbacinante, ma organizzate e arcigne. Il Vitesse è stato ambiguo nel suo percorso in Conference League: ha battuto il Tottenham, ma ha perso col Rennes, arrivando secondo anche grazie alla rinuncia degli inglesi, che si sono praticamente auto eliminati dalla competizione non potendo (o volendo) recuperare una partita. Anche nel playoff con il Rapid Vienna, il Vitesse ha perso fuori casa e vinto in casa, passando per un gol differenza.

Il Vitesse è una squadra giovane (età media 23) e diretta in cui brilla Lois Openda, attaccante da 16 gol in stagione. È rapido, bravo nel dribbling, il suo gol all’andata dopo una travolgente azione personale è stato fondamentale per il passaggio agli ottavi. Per il resto è anche una squadra inesperta, con evidenti problemi nella fase difensiva. Prima della vittoria con il Rapid ha perso 4 partite consecutive, subendo 5 gol dal PSV, 3 dal Twente e 3 dal Groningen. Gioca con un 4-3-3 non particolarmente elaborato, dove l’elemento sorpresa può essere il terzino sinistro Maximilian Wittek che in questa stagione sembra particolarmente ispirato in rifinitura (10 assist).


Conosci la tua squadra di Europa League: PAOK

A nord del Corno d’oro, affacciata sul Bosforo, nella parte europea di Istanbul, sorge Pera. Prima c’erano i genovesi e i veneziani. Quando gli ottomani li sconfissero, gli permisero comunque di rimanere a Pera, continuando a commerciare con la Repubblica di Genova. Non erano poi così terribili questi turchi. Poi arrivarono i greci, e i turchi li chiamavano “romani”, che è comunque come si chiamavano i bizantini dell’impero romano d’oriente. Nei secoli Pera mantenne la sua anima commerciale, e con l’anima commerciale ne è nata una artistica, e una più generalmente interessata ai piaceri della vita. A Pera sono nate le prime enoteche di Istanbul, immigrate russe vendono fiori per la strada, a L'Artiste Terrasseè si canta Edit Piaf. Nel 1919, con l’occupazione greca della città di Smirne, scoppia il conflitto greco-turco. Un gruppo di greci si sposta da Pera, dove avevano creato un club di calcio omonimo, e ritorna in Grecia, a Salonicco. È il 1926 quando viene fondato il Paok: i suoi rivali sono quelli dell’AEK Salonicco; i suoi colori sociali il bianco e il nero, il suo simbolo l’aquila bicefala per non recidere il legame con Costantinopoli.

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Nel 1937 il Paok vince il suo primo titolo, il campionato regionale della Macedonia. I suoi giocatori indossano magliette alla marinara tutte slabbrate a mostrare i petti ampi e irsuti. Due di loro, il portiere Nikos Sotiriadis e il terzino sinistro Giorgos Vatikis, morirono durante il conflitto greco-italiano. Quasi tutti i giocatori del PAOK campione furono chiamati alla leva. Nel 72’ vinse la prima coppa di Grecia, in finale contro il Panathinaikos allenato da Ferenc Puskas.

Non trovate anche voi il greco una lingua estremamente musicale? Il primo del PAOK è un bellissimo gol.

Nel 76’ la squadra vinse il suo primo campionato nazionale. Alla fine i campionati vinti saranno due, mentre le coppe di Grecia - le Kypello Elados - addirittura 8, l’ultima la scorsa stagione, in finale contro l’Olympiakos.

A segnare il gol decisivo Michal Krmencik, vecchia conoscenza dell’Europa League e di questa rubrica. Classico centravanti ceco enorme e senza capelli. Grande spirito di sacrificio, piccolo senso del gol. Come molti centroeuropei, ama girare l’Europa zaino in spalla. Ha iniziato questa stagione in Belgio, al Club Bruges, ma ora è tornato a casa, allo Slavia. Al suo posto centravanti gioca Chuba Akpom, ex promessa dell’Arsenal. Arsene Wenger disse di lui: «Ha personalità e qualità. Lo voglio in prima squadra, fargli assaggiare cosa significa giocare in Champions League, Spero accada presto». Ha avuto una carriera disgraziata, anche se in Grecia si trova piuttosto bene, tra il 2018 e il 2020 segnò una quindicina di gol, abbastanza per convincere il Middlesbrough a riportarlo a casa. Non ha funzionato e ora Akpom è tornato al PAOK in prestito. L’altra stella della squadra è l’ala iper-tecnica e decaduta serba Andrija Zivkovic.

Serbian Messi? Perché no.

Bisognava ribaltare l’1-0 esterno subito contro i maghi statistici del Mydtjilland, il PAOK è riuscito a trascinare i danesi ai calci di rigore, e poi a vincere il confronto.


Quale giocatore del Midtyjlland sei

Gustav Isaksen

Hai letto questo caso di cronaca: uomo di 35 anni mangia un panino col ciauscolo e perde la vista. Ti sembrava un titolo volontariamente frettoloso, un’esca per lettori ingenui (come voi in quel momento). Invece pare fosse andata proprio così: un uomo ha mangiato un panino, e quel panino è stata l’ultima cosa vista nella sua vita. Colpa di una partita di ciauscolo andata a male. Da quando lo hai letto non fai che pensarci. È poi così fragile, la vita umana?

Un minuto prima mangi un panino, quello dopo sei morto.

Davvero esistono così pochi gradi separazione tra un’attività piacevole e innocua e… la morte?

Frederik Emil Hedegaard

Tu e Sandrino portate lo stesso numero di scarpe. È naturale che quello non si faccia problemi a chiedervele in prestito per la gita in montagna che state per fare. Siete già in Engadina, pronti per una gita verso la cima del Muortas Muragl: i sentieri di Nietzsche, i sentieri di Segantini. Alle Scuderie del Quirinale vi eravate ritrovati senza parole, tu e Sandrino, di fronte al dipinto di quelle valli. Dobbiamo andare in Engadina, vi siete promessi.

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Ora Sandrino ha dimenticato le scarpe da montagna e tu potresti prestargliele: hai il suo numero e un paio in più. Ma non ti piace prestare le tue cose, consideri le scarpe un fatto privato, un fatto che ha a che fare con la sporcizia fisica e morale dei piedi. Gli dici che non ne hai. «Fa niente, dice lui, mi basteranno le sneakers».

Non lo hai visto perdere l’equilibrio, hai sentito solo un rumore improvviso e sfuggente di qualcosa che va fuori asse. Poi un soffio, dietro di te. Già non c’era più, nessun grido. Ti sei sporto verso il precipizio, non hai visto nulla. Ci pensi ogni sera, davanti al fuoco, nella tua baita della Bassa Engadina. Ripensi a quel soffio, alle scarpe che sono ancora lì con te.

Victor Stange Lind

Non ti piace litigare la sera, ma la sera è il momento più propizio per litigare. Specie a tavola, specie dopo qualche bicchiere di rosso pugliese, specie a casa dei suoceri. Stai tornando a casa da solo: non è la prima volta, non sarà l’ultima, almeno speri. Vorrebbe dire che non è finita, e in quel momento non ci giureresti. Tornerai a casa, ti aprirai una birra, ti metterai sul divano, stenderai i piedi sul tavolino basso, terrai gli occhi aperti e aspetterai il momento in cui si chiuderanno da soli per la forza di gravità. Lascerai la birra a scaldarsi bagnando il tavolino basso; lascerai la tv accesa sul notiziario h24; lascerai la porta di casa chiusa senza mandata. Cercherai di non muovere un muscolo, di scomparire nella più totale assenza di volontà, aspettando che i tuoi pensieri si dimentichino di te. Come lavarsi i denti, come farsi la doccia, è la tua routine per proteggerti dall’ansia in momenti come quello. Mentre guidi, quell’idea ti conforta, e forse è quel pensiero fetale che ti fa perdere impercettibilmente l’attenzione da qualche parte. Come la luce che va via appena un istante, e non sapresti dire se è successo veramente. Un rumore forte e alieno di due cose che non dovrebbero entrare in contatto. Un cane, una volpe, un cervo? Fermi la macchina, accosti, hai la tachicardia. Prima guardi la macchina: più grande sarà il bozzo, più grande l’essere vivente. Ma non c’è niente, la macchina è illesa, scendi verso la zona alberata a bordo della strada. Non vedi niente, non c’è niente. Nessuna traccia.


Giocatori dell’Europa League che potrebbero essere personaggi di un romanzo di Joseph Roth

Dalibor Verilimovic

Nato a Sarajevo, baro del quartiere Bascarsija, i debiti lo costringono a spostarsi a Zara, dove si arruola nella k.u.k. Kriegsmarine. Muore nella battaglia di Helgoland, ucciso dagli effetti collaterali di un colpo di cannone danese.

Ondrej Kudela

Da generazioni la sua famiglia possiede un negozio di tessuti nella città vecchia di Praga. È di statura modesta, indossa degli occhiali piccoli e cerchiati e a quasi 60 anni vuole morire nello stesso letto in cui è morto il padre, il nonno, il bisnonno. Sua figlia però lo convince a partire per gli Stati Uniti, non sono più tranquilli, sta cambiando la considerazione degli ebrei in Europa.

Lukas Masopust

Uno dei 5 figli del rabbino Masopust, il più scapestrato. Da giovane gli è capitato per le mani un libretto incendiario, I dolori del giovane Werther, e ora crede all’amore. Un lusso che non potrebbe permettersi in un mondo di matrimoni combinati. Trascorrerà una vita travagliata, nel conflitto fra dove si trova e dove vorrebbe essere.

Marcel Schmelzer

Sergente maggiore del 12° reggimento degli Ulani, ha salvato la vita all’imperatore Francesco Giuseppe nella battaglia di Solferino. È stato decorato da una medaglia, ha mangiato uno Smorm ed è tornato al lavoro. È celibe, ha perso la verginità con una vicina di casa, tiene un diario straordinariamente privo di sentimenti, è morto sul fronte italiano durante la Grande Guerra.

Ivan Obradovic

Piccolo impiegato amministrativo negli uffici di Vienna. Crede nella cultura come salvezza dell’umanità, unico motivo per cui una vita vale la pena di essere vissuta. Va a teatro ogni sera, preferisce i compositori ungheresi a quelli austriaci. Quando ascolta Bela Bartok piangerebbe, se non bisognasse proteggere le apparenze.


Power Ranking dei Sanguinetti (o Sanguineti)

Bruno Sanguinetti

Tra i responsabili del Partito Comunista clandestino, fu attivo nella lotta antifascista. Mandato al confino, partecipò all’organizzazione dell’omicidio di Giovanni Gentile. La sua storia è stata raccontata dalla figlia ne La storia di Bruno.

Edoardo Sanguineti

Poeta, scrittore e molto altro. Fece parte del Gruppo 63, neoavanguardista per stile e indole. Faccia da primo novecento, le sue poesie vogliono stravolgere il linguaggio borghese e accademico.

Gustavo Alfonso Dulanto Sanguinetti

Nato a Lima, padre difensore, cresciuto difensore. Dopo un breve passaggio in Portogallo al Boavista, dal febbraio 2021 è un giocatore dello Sheriff Tiraspol. Ieri era al centro della difesa nel ritorno con il Braga, ha sbagliato il primo rigore tirando malissimo. Secondo la sua pagina Wikipedia, “Presenta una nuvoletta di capelli che lo rende un giuggiolone (ha la testa tra le nuvole)”.

Davide Sanguinetti

Tennista italiano prima che essere tennisti italiani fosse cool, aveva un gioco molto peculiare fatto di anticipi esasperati. L’altra cosa per cui potreste ricordarlo era per una chioma brizzolata che gli donava molto.

Tatti Sanguineti

Critico cinematografico, forse lo avete visto in televisione.




3 Vitigni x Vitinha

Vitinha, playmaker del Porto messosi in evidenza contro la Lazio. Vitigni, tipo di vite che solitamente viene usata per produrre vino. Capito no?

Touriga Nacional

Scontato, banale, ma calzante: il Touriga Nacional è un vitigno presente nelle regioni nord del Portogallo e da cui prende parte alla realizzazione del vino Porto. Più ridondante di così non so se possiamo esserlo.

Cabernet Sauvignon

Molto diffuso, adatto alla produzione di vini di grande qualità. Al contrario di Vitinha, respinto dalla Premier, questa pianta ha una buona capacità di adattamento alle più diverse condizioni climatiche e tecniche viticole.

Bellone

Il Bellone è un vitigno a bacca bianca autoctono del Lazio, dove era conosciuto già in epoca romana e descritto da Plinio come “tutto sugo e mosto”. Dopo l’andata Sarri ha elogiato la prestazione di Vitinha, un giocatore che per ruolo e indole servirebbe alla sua Lazio.


I tunnel di Felipe Anderson come consigli per le criptovalute

Lo sport, come il resto del mondo, sta andando verso le criptovalute. La Lazio, ad esempio, ha come sponsor Binance, una piattaforma per comprare e vendere queste criptomonete, ma lo stesso vale, con piattaforme differenti, per quasi tutte le maggiori squadre europee. Insomma, tanta pubblicità ma zero consigli su quali valute acquistare. Almeno all’apparenza. E se i giocatori ci dessero queste dritte in maniera criptata? Dopo tutto criptico non è così diverso da cripto. Se, ponessimo caso, i tunnel di Felipe Anderson contro il Porto fossero consigli e non semplici tunnel? Proviamo a vedere.

(Disclaimer: l’autore non sa nulla di criptomonete, se prendete questi consigli come consigli veri siete dei pazzi scatenanti).

Bitcoin

Due tunnel, bi-tunnel, bitcoin. Messaggio chiarissimo da parte del brasiliano. Anche se è la scelta più scontata, quella che difficilmente oggi vi arricchirà in poche settimane, Felipe Anderson con il suo doppio tunnel ci ricorda che le cose solide sono le migliori, anche quando sono rischiose come far passare la palla sotto le gambe di due uomini.

Zombie Skull Games

Tunnel fatto più per umiliare l’avversario che non per qualcosa di utile. Il messaggio è che certi investimenti vanno fatti più per lo spettacolo che perché debbano andare bene. Zombie Skull Games, era il nome che piaceva a me, però valutate voi il vostro preferito, qui trovate una lista abbastanza esaustiva.

Dogecoin

Tunnel non tunnel, qui Felipe Anderson va su Pepe di forza, quasi per pura umiliazione. Pepe è un difensore portoghese molto forte e molto cattivo ma è anche Pepe the frog, uno dei più famosi meme di internet. Come umiliare Pepe quindi, se non comprando Dogecoin, una moneta legata invece al meme del cane Shiba?




Le migliori recensioni Google di stadi delle squadre di Conference League: Stadio Bloomfield

Intitolato ai fratelli Bernard M. Bloomfield e Louis M. Bloomfield, si trova nella parte sud del centro di Tel Aviv, vicino al vecchio porto della città. Ci si arriva con una breve passeggiata da Giaffa, una piccola enclave oggi inglobata nell'area urbana di Tel Aviv e che secondo la leggenda semitica,fu fondata da Jafet, figlio di Noè. La tribuna est confina con il Groningen garden, un bel parco cittadino.

Fu costruito in luogo del vecchio stadio Basa e oggi conta una capienza di 29400 posti. Ospita le partite del Maccabi, dell’Hapoel e anche del Bnei Yehuda. In estate si è disputata qui la Supercoppa di Francia tra Lille e PSG, ma anche i concerti di Pixies, Soundgarden, Phil Collins, The Black Eyed Peas, Scorpions, Barbra Streisand e Rihanna. Le recensioni di Google sono ben 4608 e gli assegnano un onesto 4.4. Un solo grande problema affligge chi scrive: il parcheggio, storico problema degli stadi inseriti nel tessuto cittadino.

Dall'esterno sembra un pollaio (3 stelle - traduzione Google)

Disgustoso! Nessun parcheggio, nessuna strada di accesso, umidità, calore, non avvicinarti a questo posto (1 stella - traduzione Google)

Esperienza, il posto è curato, curato, accogliente e accessibile. Siamo stati nel complesso VIP coccole (5 stelle - traduzione)

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Acustica del cuore del mare, niente tetto, niente cuore, niente anima, un topo è un ragazzo (1 stella - traduzione Google)

Stadio incredibile Senza precedenti scala europea (5 stelle - traduzione Google)


Nomen omen

Nel naufragio dell’Olympiakos contro l'Atalanta in giornata non si è salvato Henry Chukwuemeka Onyekuru. Capello platinato, maglia numero 7, sulle spalle il nome di battesimo Henry. Una scelta non atipica, ma che per lui ha una ragione precisa: sta infissa con Henry. Non che ci sia nulla di strano - il francese è stato uno dei giocatori più forti e eleganti della contemporaneità - e se ti chiami come lui ci sta provare a imitarlo. In qualche modo Henry è riuscito anche a farsi comprare dal Monaco, la squadra da cui è partita la carriera di Henry (Thierry Henry per essere chiari). Non è andata bene, 8 presenze 0 gol, ma insomma: è stato pur sempre un Henry con la maglia del Monaco.


È febbraio, sembra ancora gennaio, fa freddo, il cielo è bianco, c’è la guerra. Come state?




Com’era Sergio Conceicao alla Lazio

Ieri Sergio Conceicao è tornato all’Olimpico, con davanti la Lazio, per la prima volta in carriera. Prima della partita è andato a salutare la curva nord. Con la Lazio Conceicao ha vinto un campionato, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Europea, una Coppa Italia e una Supercoppa italiana.

Con la maglia della Lazio Conceicao aveva più o meno la stessa faccia di oggi - perché è di quelle persone che dimostrano sempre la stessa età - solo che faceva su e giù sulla fascia trecento volte a partita. Nel 4-4-2 di Eriksson Conceicao giocava esterno destro a piede naturale, e mentre Nedved dall’altra parte si muoveva in modo più vario e imprevedibile, venendo spesso dentro al campo, Conceicao agiva da ala classica sul binario, con una tecnica resa efficace dal baricentro basso e dalle gambe iper-reattive. Una classica ala di tradizione lusitana, come all’epoca erano Figo o Simao, e come oggi sono Rafa Silva o Gonçalo Guedes. Rispetto a loro Conçeicao aveva una tecnica meno barocca e più essenziale.

Conceiçao ha segnato il gol decisivo della Supercoppa italiana contro la Juventus del 1998, nel giorno del suo debutto.

Guardando questa partita si capisce che Conceicao non era soltanto un’ala tecnica e dribblomane, ma un giocatore di grande intensità sia in fase offensiva che difensiva. La sua esplosività in quella partita ha messo in difficoltà un terzino difensivamente solido e da Nazionale come Pessotto. Col calzettone basso e i capelli caschettati rigidamente dal gel, Conceicao era un’icona degli anni ‘90.




5 passi per ottenere il look di Hector Bellerin

Mateo Villalba/Quality Sport Images/Getty Images

a.

Barba pelo e contropelo ogni giorno, a mano chiaramente. Baffi sfinati ogni due giorni, passati dalla lozione di Capitan Fawcett.

b.

Tatuaggi asimmetrici tra un braccio e l’altro, tra una gamba e l’altra.

c.

Al barbiere portate direttamente questa foto, stampatevela. In generale: sopra mezzo caschetto con frangia regolare tra destra e sinistra; rasati ai lati; mullet in fondo.

d.

Orecchino con brillante a sinistra.

e.

Per fuori dal campo: rimediate innanzitutto degli occhiali da sole rettangolari, scegliete vestiti dai grossi volumi, giocate coi materiali. Il cappotto lungo è un must.


I gol sbagliati dalla Lazio contro il Porto

1.

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Immobile lanciato in area di rigore a pochi minuti dall’inizio della partita. Angolo chiuso, difensore vicino, era difficile fare meglio.

2.

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Luis Alberto ha l’occasione per il 2-1 con una palla che rimbalza facile sul suo destro. È leggermente coperto, ma è un maestro dei tiri al volo o con la palla che rimbalza. È centrale, ha lo specchio davanti, e il tiro strozzato è un po’ lo specchio del suo momento regressivo.

3.

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Poteva Patric segnare di testa da lì? Siamo seri.

4.

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La palla torna sul destro di Luis Alberto dopo una serie di rimpalli e pare una benedizione.

5.

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Vabbè, guardate questo pallone che spigolo della porta prende. Il tiro di Luis Alberto aveva una traiettoria violenta e arcuata da manga. È schizzata toccando la traversa come un sasso piatto sulla superficie dell’acqua.

6.

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È più facile immaginare la fine del mondo che la fine di questo pallone in fondo alla rete.

7.

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Come è potuto succedere.


Tre numeri di Solbakken, il CR7 della Conference League

Altra partita di Conference League, altro gol di Ola Solbakken, la furia dei fiordi, arrivato a 6 gol e 3 assist in 12 partite. Quanto fisserà ancora in alto l’asticella per chi verrà dopo di lui? l’AZ Alkmaar sarà la prima squadra a scoprirlo. Intanto ieri il Celtic è stato ripassato un’altra volta, dopo la lezione ricevuta la settimana scorsa al Celtic Park. Altri 90 minuti di dominio tecnico, atletico e mentale per Ola Solbakken, di cui abbiamo raccolto i tre momenti di maggiore brillantezza.

Il gol ovviamente

Al nono minuto del primo tempo è già spettacolo: dopo una transizione lunga, Solbakken riceve al limite dell’area e alza i talloni come una macchina sportiva alzerebbe gli alettoni sul rettilineo. La palla accarezzata con l’interno, poi con l’esterno, alla fine il piatto aperto a centrare il palo più lontano. SIUUU.

Non c’è CR7 senza doppio passo

Montagne di gol e doppi passi scenici: è questo Ola Solbakken, che fa indietraggiare gli avversari mulinando le gambe sopra la palla. È la mossa del predatore che si fa più grosso per paralizzare dalla paura la preda, che in questo caso per lo meno riesce a deviare il cross in calcio d’angolo.

La bomba!

In un’azione tutta la differenza tra l’indecisione borghese di Amahl Pellegrino e la fermezza senza appello di Ola Solbakken. Il primo si presenta davanti al portiere con troppe sovrastrutture, perdendo tempo nello spostarsi il pallone sul destro, pensando troppo sul da farsi; il secondo sbuca come un sottomarino da un cumulo di magliette biancoverdi e fende l’aria con il suo collo esterno di Thor. La palla finisce a lato di un soffio, i prossimi avversari non saranno così fortunati.


Quanto è onesto Ibrahima Wadji (che si fugge tuttavia)

Al 34esimo del primo tempo è già sotto di 0-1 ma il Qarabag ha uno scatto d’orgoglio. Bayramov scatta sulla sinistra, supera il diretto marcatore, mette un cross forte e teso sul primo palo che sembra subito poter essere pericoloso. È solo leggermente alto per la testa di Ibrahima Wadji, che forse d’istinto forse di malizia, allunga il pugno e anticipa Mandanda, indirizzando il pallone in rete. In questi casi, lo sappiamo, ci si gira verso gli altri per assicurarsi che gli altri abbiano visto, e in caso affermativo si fa un sorriso sornione per dire che era una burla. Wadji, però, si gira e si rende conto che l’unico a non rendersi conto di ciò che ha fatto è l’arbitro. Si scatena il panico, perché in Conference League non è ancora arrivato il VAR: i giocatori del Marsiglia cercano di farlo confessare, quelli del Qarabag lo difendono. Seguono momenti di confusione, la ricostruzione ufficiale di Wadji è questa: «È stato difficile perché dovevo parlare con il mio capitano. Sapevo che la palla mi aveva toccato la mano, ma non era un'azione che volevo fare. La mia mano ha toccato la testa. Ho parlato con il mio capitano, gli ho detto che aveva toccato la palla con la mano, la stessa cosa ai miei compagni. Poi abbiamo parlato con l'allenatore e mi ha chiesto cosa ne pensassi. Gli ho detto che aveva toccato la palla con la mano. Mi ha detto: ‘Non è giusto, devi assumerti le responsabilità, devi parlare con l'arbitro'». La redenzione di Wadji, però, sembra essere stata meno pacifica di quanto queste parole non vogliano restituire, se uno come Guendouzi gli si è avvicinato invocando Allah: «Sei musulmano. Dio ti punirà». In quei momenti concitati può essere davvero successo di tutto. Dalle immagini che abbiamo a disposizione in esclusiva sembra più solida la teoria del telecronista, secondo cui Wadji stava cercando di fuggire dall’arbitro pur di non dover ritrovarsi di fronte alla propria coscienza e ammettere il misfatto. Giudicate voi stessi con i vostri occhi:




Adama Traoré ok ma stai calmo

4 assist in 5 partite vi bastano per considerare azzeccato l’acquisto di Adama Traoré da parte del Barcellona? Certo fa sempre uno strano effetto vederlo in blaugrana, con i muscoli ipertrofici e i capelli decolorati, rimbalzare tra prato e avversari come fosse una pallina a motore. Ieri dopo 7 minuti, in seguito a un calcio d’angolo per il Napoli, è stato lanciato da Aubameyang nel corridoio centrale. Aveva Rahmani addosso, ma la sua pressione fisica invece di rallentarlo è sembrato spingerlo ancora di più in velocità, come negli scontri a Mario Kart. Traoré è sembrato un linebacker lanciato su un prato di NFL.


Tifosi dello Sheriff o in costume da sceriffo?

Non vi diciamo neanche quanto dista da Braga la Transnistria, poli opposti di un’Europa lunghissima. Pensare a questo manipolo di persone presenti ieri allo stadio come tifosi in trasferta sarebbe davvero romantico, ma anche un po’ assurdo. E se invece fossero solo persone in costume da sceriffo? Pensateci: è Carnevale e vestirsi così è un po’ il sogno dei maschi bianchi cis. Dove poterlo fare più liberamente se non a una partita dello Sheriff?


Noi che aspettiamo l'ottavo di Conference League tra Slavia Praga e LASK




Il gol più giovedì sera

Virilità: 10

Assurdità: 6

Anti-epicità: 3

Paura della morte: 8

I Glasgow Rangers di Giovanni Van Bronckhorst hanno delle vibrazioni “Europa League” fortissime. Squadra spettacolare ma sporca, decaduta ma con una tifoseria magnifica. Nel doppio confronto col Dortmund - un confronto aperto, pazzo, divertente - hanno fatto vedere che non sarà facile farli fuori. Il gol di James Tavernier - un terzino che segna quanto un attaccante - è la sintesi di quest’aura guerriera che affascina il giovedì sera arrivati a questo punto della competizione, con gli scappati di casa che sono stati eliminati. C’è tutto: la caparbietà di Calvin Bassey, difensore centrale nato ad Aosta, che pur da difensore centrale non ha paura di giocarsi le sue carte lì sulla fascia con spirito di abnegazione, fino ad arrivare sul fondo e crossare. C’è il liscio di Hummels, calciatore troppo bello per il giovedì che si rende ridicolo. C’è il velo del Bufalo Morelos, giocatore invece brutto e sporco, perfetto per l’Europa League e, solo alla fine, il bellissimo gol di Tavernier, che colpisce il pallone come fosse una pallina. Lo taglia da sotto col suo destro telecomandato, il tiro che passa sotto le gambe del portiere, la curva che esplode.


Giocatore più giovedì sera: Andrija Živković

Quanto ci abbiamo creduto: 7

Quanto è stato realmente forte: 7

Quanto è caduto in disgrazia: 10

Quanto sembra depresso: 10

Partizan Belgrado, Benfica, Paok. Se dovessimo disegnare la carriera per finire in questa rubrica in tre tappe, probabilmente sarebbero queste. Se dovessimo ipotizzare un soprannome di gioventù, probabilmente sarebbe il Messi + paese di provenienza. Sarebbe mancino, abile nel dribbling, terribilmente inconcludente. Sarebbe, insomma, Andrija Živković, Serbian Messi come era chiamato prima di sprofondare nella mediocrità del calcio di periferia.

Cresciuto in una delle migliori accademie di calcio d’Europa, era stato uno dei più in vista - gol in semifinale, assist in finale - della Serbia U20 campione del mondo nel 2015. Al Partizan aveva bruciato le tappe, il suo nome era stato accostato a tutte le squadre più forti, secondo Mihajlovic sarebbe diventato il fenomeno e infatti se l’era portato subito nella sua Nazionale. Nel 2016 aveva segnato 4 gol in 5 partite di Europa League prima di essere messo fuori rosa per non aver firmato il rinnovo. Una storia ambigua che vedeva coinvolto il procuratore Zahavi e l’Apollon Limassol, usato come squadra ponte dal Partizan per motivi fiscali.

Nonostante gli interessi di Barcellona e Real Madrid, alla fine era stato il Benfica ad assicurarsi le prestazioni, un passo intermedio che spesso aiuta il talento. Per Zikovic però è stato l’inizio del declino. Dopo tre stagioni senza picchi, nel pieno della pandemia ha rescisso il suo oneroso contratto con i portoghesi per firmare con il Paok. Poche settimane dopo segnava proprio contro la sua ex squadra. A Salonicco Zivkovic si sta ritagliando un piccolo culto, di quei giocatori che in singole azioni mostrano un talento davvero troppo maggiore rispetto al contesto, ma che poi in definitiva non è che combinino più di tanto. Ieri ha segnato un gol meraviglioso con il suo sinistro. In generale i grandi gol sono una sua cosa. Pochi ma buoni. Su Youtube c’è una compilation che si chiama Andrija Zivkovic Can't Score Normal Goals ~ 8 Paranormal Goals ~ 2020-21 ed è esattamente come ve l’aspettate.




TVB Matheus

Matheus è il portiere preferito di questa rubrica. Brasiliano, sovrappeso, carismatico, pronto a uscire su qualunque pallone vagante, praticamente una specie di Alisson sotto acidi. Ieri è stato eroico nella sfida contro lo Sheriff arrivata ai rigori. Ecco alcune cose fatte prendendo in considerazione solo il secondo supplementari e i rigori.

105’

Specialità della casa, uscita di testa e chi si è visto si è visto.

115’

Versione più spericolata della specialità della casa. Quanti portieri possono vantare due colpi di testa in un supplementare?

121’

Volo d’angelo, angelo che vola. Guardate la grazia di questo corpo da bufalo che toglie la sconfitta dall’incrocio e sembra fluttuare come Slimer in Ghostbuster.

Rigori

Ne parerà tre di fila. Questo è il primo, quello che dà il tono.




Cose che accadono solo il giovedì

Sempre il solito da questa meta meta rubrica: momenti finali per chi arriva fin qui, come la pentola d’oro al termine dell’arcobaleno.

L’Europa League ma devi fare Parkour come in The Office

La Conference League come se fossero persone che devono riprovare a fare la famosa gif di Mazzarri

La Conference League come se fosse un documentario su come si riproducono gli animali

Baci!


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