Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Il bello del giovedì sera 2023 vol.11
14 apr 2023
Tutto il meglio da due competizioni ubermensch.
(di)
(articolo)
22 min
(copertina)
IMAGO / Pro Shots
(copertina) IMAGO / Pro Shots
Dark mode
(ON)

Conosci la tua squadra del giovedì sera: Union Saint-Gilloise

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

A Saint-Gilles si ascoltano i dischi dei Sonic Youth e i canti del Muezzin, le rime di Hamza o Gazo indossando l’hijab. Si mangiano Gauffre, ma anche Borsc, lasagne, insalata fattoush. Si cuociono patate fritte e tajine d’agnello. Per anni la strada che portava allo stadio portava anche fuori dal quartiere, verso il Lotto Park, dove si poteva veder giocare l’Anderlecht contro le migliori squadre d’Europa.

Da un paio d’anni l’attrazione è invece tornata a essere locale. La strada volge verso il quartiere di Vorst che prende il nome da una foresta, o da un principe, e poi si intravedono le tribunette basse, la facciata in mattoni che la fa sembrare una piccola fabbrica. Tutto intorno gli alberi del Duden Park, che essendo tutelato non permette allo stadio coperture, ammodernamenti. Il Joseph Marien Stadium è quasi uguale a quando nel 1920 ha ospitato alcune gare dei Giochi Olimpici.

Un anno prima l’impianto era stato inaugurato, il 14 settembre, con un’amichevole contro l’AC Milan ancora non campione d’Europa di Milano.

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Il Milan arriva alle 21, alla stazione c’è una delegazione ad accoglierlo. Per le strade diventano una sfilata tra le ali di pubblico, suonano marce italiane. Scrive l’articolo della Gazzetta dello Sport: «Anche dai balconi delle case e dalle terrazze dei caffè la folla applaude e grida: «Viva Milano!». Il corteo, preceduto dalla musica, che alterna marce popolari e seguito dai gonfaloni delle Società sportive della capitale – spettacolo suggestivo nella sera – da torce portate dai soci dell'Union Saint-Gilloise che inquadrano il gruppo dei footballers milanesi, fra cui si frammischiano alcuni nostri militari ammirati ed applauditi, sfilava trascinando dietro di sé una folla di gente». Perché ci volevamo così bene. Da dove veniva questo profondo rispetto, questa smania di tributare affetto e stima a popoli molto lontani? Che cosa significava questo desiderio di sentirsi vicini?

Il Milan è stanco per il viaggio e soccombe con onore, scrive sempre la Gazzetta: «L’incontro fu interessantissimo: ambedue le squadre dettero prova di destrezza e di grande energia. L'Union Saint-Gilloise ha avuto gli onori della giornata battendo il Milan Club con tre punti a due, ma il lieve scarto è ampiamente giustificato dalla stanchezza in cui dovevano trovarsi gli italiani dopo un sì lungo viaggio. Il loro assieme anche lasciò a desiderare denotando nell'équipe italiana un insufficiente allenamento». Vi piacerebbe se tornassimo tutti a parlare e scrivere così, con questa sintassi?

L’Union Saint Gilloise in quel momento è una delle squadre più titolate del Belgio. Ha vinto 7 campionati. Da quel momento, nel nuovo stadio, i titoli si diradano. Ne vince uno negli anni ’20, tre negli anni ’30. Il club resta comunque ai vertici. Alla fine degli anni ’50 gioca persino in Europa, e disputa una bella edizione della Coppa delle Fiere. Elimina la Roma in un doppio confronto leggendario, deciso dal 2-0 casalingo (a cui segue l’1-1 a Roma). È una Roma allenata da Nordahl, in cui gioca anche l’eroe del Maracanazo Ghiggia, oltre a Core de Roma Giacomino Losi. Secondo il corrispondente per la Gazzetta dello sport, l’Union si è rivelata una squadra più fresca e scattante: «L’attacco della Roma manca all’attesa, la velocità dei belgi risolve la contesa». Vi piacerebbe se i titoli dei giornali fossero incatenati da rime come nei pezzi rap? Nell’articolo spicca il finale definitivo, che suggerisce recriminazioni: «Mediocre l’arbitraggio». In quell’edizione l’Union si fa poi eliminare dal Birmingham in semifinale.

Il 1963 è uno shock perché la squadra retrocede. Nel 1980 scende fino all’ultima divisione del calcio belga. Un purgatorio durato decenni, in cui l’Union si è consolidata come squadra di culto ma sfigata, con risultati sportivi modesti. Nel 2022, però, l’Union va vicina a uno dei traguardi più incredibili a disposizione di una squadra di calcio: vincere il campionato da neopromossa. Tiene la testa della classifica per lungo tempo, grazie anche a giocatori francamente fuori scala come Kaoru Mitoma, e a un’organizzazione più moderna di quanto l’aura naif del club faccia pensare. Grossa mente dietro il progetto è Tony Bloom. Scommettitore, ex giocatore di poker, che ha rilevato il club e gli ha dato una forte impronta analitica. Un esempio su tutti: l’acquisto dell’attaccante Deniz Undav dalla terza divisione tedesca, diventato capocannoniere del torneo. Il primo capocannoniere dell’Union dagli anni ’30.

Lo strano legame con l’Italia continua a vivere in modi paradossali. La tifoseria del Saint Gilloise, che ha una forte impronta popolare, è in fissa con Vamos a la playa, a cui dedica cori e striscioni. Il legame non è nemmeno del tutto casuale: il cantante dei Righeira è un tifoso del club. Se ne è innamorato durante una trasferta per un concerto negli anni ’80 e continua ad andarci ogni volta che può. I canali ufficiali dell’Union lo hanno intervistato.

Faccia consumata da vecchio punk, chiodo giallo, dice che l’atmosfera dell’Union gli ricorda il calcio di una volta, quello che aveva conosciuto insieme a suo padre. È anche tifoso della Juventus e spiega così le sue due passioni: «Posso tifare solo squadre nate l’1 novembre 1897».

Che giocatore del Lech Poznan sei

Kristoffer Velde

Lei sta scaldando le polpette avanzate per la cena, e mentre è di là decidi di aggiungere un goccio d’olio. Lo fai d’istinto, non ci pensi nemmeno. Qualcosa si sta scaldando sulla padella asciutta? Ecco un po’ d’olio. È il tuo riflesso italiano. Quando torna in cucina e vede le polpette unte si infervora.

Ora lei se ne è andata. Il litigio è partito da un goccio d’olio di troppo, ma è arrivato alla mancanza di rispetto dei suoi desideri, delle sue esigenze, della sua individualità. È arrivato al figlio che tu non vuoi, alla casa al mare che lei non vuole. Al viaggio che non avete fatto in Sudamerica, a quello che avete fatto in Indonesia. Mentre ti grida addosso ti sembra un incubo; una realtà parallela che ha preso vita. Non riconosci quello che dice, non ti sembra vero. Ti ricordi di quella cena per l’anniversario, la conservi come un ricordo speciale. Ora ti dice che il tuo ricordo è corrotto del tuo egoismo, che hai scelto tu il ristorante, che lei non voleva la bottiglia di Barbera che hai scelto tu, che poi lei voleva andare a bere un’altra cosa e tu sei tornato a casa. Quanto sei palloso. E durante la cena tu non l’hai ascoltata, mentre lei parlava di lei, di voi, tu parlavi di te. E certo che non ti sei accorto di niente, ti dice. Quello non è il segno che lei si sta inventando tutto, ma che tu sei così egoriferito da non accorgerti nemmeno quando stai escludendo l’altro dalle tue attenzioni. Il tuo mondo inizia da te e finisce a te, dice lei

Ora lei se ne è andata e sei stordito, mentre ti mangi le polpette fredde che sanno di frigo. Senti di aver subito un’ingiustizia, ti senti ferito, ma se non fosse, come di lei, il tuo egocentrismo a farti percepire le cose sbagliate? Come si entra in contatto con le cose? Stai vivendo dentro la simulazione proiettata dal tuo ego?

Filip Dagerstal

Un forte boato, l’allarme che scatta. Ti affacci dalla finestra ma la macchina è dal lato cieco. Un camion se ne sta andando, dietro la scritto SANTISSIMA MARIA PROTEGGICI. Ti fiondi giù per la tromba delle scale, sei al quinto piano, non finiscono mai. Hai un’ansia incredibile per la tua macchina e mentre scendi le scale pensi al giorno in cui l’hai presa per la prima volta. Ti passa davanti quel momento. L’hai presa dal giardino, dal posto macchina di casa dei tuoi, da poco diventata casa di tua madre. Non era la prima volta che la prendevi, in realtà, ma la prima volta in cui la prendevi come fosse la macchina tua, e non quella di tuo padre. Nemmeno un anno e già la tua macchina, la macchina di tuo padre, è distrutta? Mancano un paio di rampe le scale e ti assalgono problemi pratici. L’assicurazione? Servono testimoni? Qualcuno avrà preso la targa? Sei di sotto, svolti a destra, corri e la tua macchina è lì, la Toyota Yaris, intatta.

Antonio Milic

Apri il frigo e ti investe un odore penetrante. Ti accorgi di un possibile tupperware incriminato. Lo apri e c’è dell’hummus, non ha un brutto aspetto a vedersi ma il suo odore, dio mio, è allucinante. Lo butti via. La sera sei buttata sul divano quando rientra la tua coinquilina, va in cucina e vede l’hummus nel cestino. Ti urla contro, lo aveva fatto la sera prima, si sarebbe mantenuto per altri due o tre giorni. Aveva un odore atroce, le dici. Secondo lei hai qualcosa che non va nel tuo olfatto, in più bevi troppo succo di frutti tropicali ultimamente. Prima lo odiavi. Hai sempre mal di pancia, le tette più grandi. Non è che sei incinta? Impossibile: prendi la pillola, l’ultimo con cui hai scopato negli ultimi due mesi ha usato il preservativo. Non hai la pancia. Impossibile, ma la tua coinquilina ti sbatte davanti un test di gravidanza. Lo fai, sei incinta. Prendi appuntamento con la clinica per l’aborto, la mattina il sole non c’è e tira un vento che ti fa fischiare le orecchie, stringere gli occhi, essere tesa. In clinica sono tutti molto gentili, tutti molto umani, ma anche tesi. Vogliono farti un’ecografia, sei supina con le gambe alzate e aguzzando gli occhi vedi uno schermo davanti a te, e quello schermo proietta un bambino. C’è un bambino, è il tuo bambino. «Lei è incinta di 6 mesi» ti dicono. Com’è possibile? È possibile. Voglio abortire; non è possibile. E ora?


5 giocatori che farebbe ridere se giocassero con Dario Essugo

Nel finale di Juventus-Sporting, con i portoghesi alla ricerca del pareggio, Amorim ha fatto entrare il 18enne Dario Essugo. Si dice sia molto forte, ma - insomma - non siete qui per leggere di potenziali fenomeni, bensì per veder cavato fuori tutto quello che si può cavare fuori da un essere umano che fa di cognome Essugo.

Jack Burroughs

Jascha Pastaa

Tonno Kask

Simone Pesce

Victor Fung

Nicolas Penneteau

Altri nomi di calciatori che contengono la parola sugo e che fanno ridere e riflettere allo stesso modo: Shioto Sugo, Miguel Besugo, Sugo Yoshizaki, Sugoi Soto.

Pasta col sugo: una ricetta

In onore di Essugo ecco qui una proposta di ricetta di pasta col sugo. Mettiamo in chiaro una cosa: tutti amano la pasta col sugo, tutti hanno una propria ricetta e una propria versione preferita del sugo. Ci sono molti sughi possibili. Questa è la mia ricetta della pasta col sugo.

Dosi per tre persone

- Metti su l’acqua per la pasta.

- In una padella fai soffriggere tre spicchi d’aglio grandi e schiacciati e peperoncino a piacimento. Quello fresco è più buono di quello secco, c’è poco da fare. Se usate quello in polvere potete anche uscire da questa pagina e buttarvi dalla finestra (SCHERZO).

- Quando l’aglio è dorato toglilo e aggiungi due cucchiai di passata e un terzo di tubetto di doppio concentrato di pomodoro. Aggiungi un po’ di sale. Fai cuocere e tirare.

- Cuoci gli spaghetti.

- Scola gli spaghetti un minuto indietro rispetto al loro tempo di cottura e ripassali trenta secondi in padella.

- Aggiungi basilico.


Juventus-Sporting Lisbona è stata una partita più interessante di quello che avete pensato guardandola

Per molti ieri sera è stata l’ennesima partita noiosa della Juventus di Allegri, una squadra eccezionale nel rendere il calcio qualcosa di più simile all’attesa di un autobus che non passerà mai. Ieri, invece, Juventus-Sporting Lisbona è stata più simile al teatro Kabuki.

1’: I 7 attaccanti

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Primo colpo di scena alla lettura delle formazioni: in campo ci sono sette attaccanti, quando vi ricapita? Allegri, infatti, ha optato per il 3-4-3 schierando il tridente Chiesa-Milik-Di Maria, mentre Amorim ha addirittura esagerato, aggiungendo al tridente Trincao-Chermiti-Edwards Nuno Santos. Quanti tiri ha generato questa abbondanza? 24 (9 della Juventus, 15 dello Sporting).

11’: Questo stop di Chiesa

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Non è stata una partita facile o positiva per l’attacco della Juventus, ma questo stop rimane un bello stop.

40’: Il problema a Szczesny

Al 40’ il portiere della Juventus ha iniziato a toccarsi il petto. Prima che lo Sporting battesse un angolo l’abbiamo visto piegarsi sulle ginocchia, lo sguardo preoccupato, mentre i suoi compagni indicavano alla panchina che c’era bisogno di un cambio. Poco dopo l’abbiamo visto uscire in lacrime, mentre mimava qualcosa a livello del cuore, probabilmente delle palpitazioni. Le prime analisi, comunque, dicono che dovrebbe essere tutto ok.

82’: Paredes si scorda la maglia

https://twitter.com/MatthijsPog/status/1646823065370734592

Nei minuti finali Allegri ha deciso di dare spazio a Paredes. L’argentino è una delle delusioni di questa stagione della Juventus: ha giocato poco e male. In settimana, sembra, abbia avuto un acceso diverbio proprio con l’allenatore a causa del suo scarso impiego. Ultimamente Allegri gli ha preferito anche il giovane Barrenechea, ma ieri - forse per seppellire il calumet della pace - voleva farlo entrare. Paredes, però, non aveva la maglia con se. Come è possibile? Difficile spiegarlo. Una teoria vuole che, avendo visto che stava entrando Miretti con Pogba, l’abbia regalata a un tifoso (era il quinto cambio), Allegri poi ci avrebbe ripensato. Non sappiamo se è vero, la reazione dell'allenatore comunque dice molto.

89’: l’intercetto di Pogba

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Pogba è un fantasma che si aggira sulla stagione della Juventus. A causa di vari infortuni ha giocato fin qui 35 minuti in due partite di Serie A. Ieri è stato il suo debutto europeo, cinque minuti sufficienti a fare questo salvataggio qui, atipico e decisivo.

91’: La doppia parata di Perin

https://twitter.com/mannax1897/status/1646617995433885698

Il portiere è l’unico lavoro dove sperare che le persone ti colpiscano addosso. È quello che è successo a Perin in questa doppia occasione, ma bisogna dargli i meriti: essere al posto giusto al momento giusto è - piuttosto letteralmente - quello che più conta nella vita di una persona.




The Fiorentina Underground & Nico

La Fiorentina è la squadra più in forma d’Europa? I Viola stanno vincendo partite su partite e in Conference League continuano a dominare. Il Lech Poznan non sarà il Brasile del 1970, ma segnargli 4 gol in casa non era facile. Gli attaccanti di Italiano che per mesi erano sembrati polli, oggi sembrano aquile. Prendete Nico Gonzalez: se giocasse sempre come ieri non avreste mai sentito parlare di Garrincha.

Col secondo pallone toccato della sua partita si è accentrato lasciando sul posto due uomini, poi ha calciato cadendo a giro. Il suo tiro ha preso il palo, sbattuto sulla schiena del portiere ed è diventato uno dei gol più facili della carriera di Cabral. Non gli varrà come assist, ma conta più di un assist. Nel primo tempo ha creato quasi tutte le occasioni della Fiorentina, imprendibile per i difensori del Lech. Al 40’ Gonzalez, che storicamente ha delle difficoltà a fare gol, ha segnato di testa, saltando sopra l’avversario, schiacciando il pallone per dargli una strana parabola che ha ingannato il portiere. Un gol da centravanti raffinato, l’esatto contrario di come lo definiremmo.


La mistica del Siviglia esiste ancora

A un certo punto la mistica tra il Siviglia e l’Europa League sembrava finita. Già aver pescato lo United non era stato certo un affare, la migliore squadra tra quelle rimaste. Poi, pronti via, il Siviglia era andato sotto di due gol. È una pessima stagione per la squadra che ha reso questa competizione una barzelletta. In campionato fino a poche giornate fa era in zona retrocessione. Dopo aver cacciato Lopetegui e preso Sampaoli, il 21 marzo hanno cacciato Sampaoli e preso José Luis Mendilibar, uno di quei specialisti della salvezza. In una stagione così, come si può pensare all’Europa League? Più passavano i minuti più il Manchester United sembrava sul punto di fare il terzo, il quarto, il quinto gol.

Un doppio confronto che non aveva nulla da dire. Poi, all’84’ un cross teso di Jesus Navas (sì, proprio lui) aveva colpito lo stinco di Malacia ingannando de Gea. Un autogol, succede. A quel punto qualcosa nel Siviglia si è svegliato, sono pur sempre loro i fenomeni del giovedì sera. Appena dopo il novantesimo, il Siviglia ha assediato lo United. Ne è nato un cross di Ocampos (sì, proprio lui) su cui En-Nesyri si è lanciato come un falco in picchiata. A dire il vero si è lanciato anche troppo: il suo colpo di testa è venuto fuori sbilenco, completamente fuori dallo specchio. La sua corsa però, ha beccato la testa di Harry Maguire, sì, proprio lui, il meme vivente, il difensore a cui - tra le altre cose - rinfacciano di avere una testa troppo grande. Forse vi sarà capitato di vederlo scrollando i vostri social, dal vivo - però - non si capisce quanto sia stato assurdo come autogol, quanto En-Nesyri aveva colpito male, quasi volesse appositamente colpire la testa del povero Maguire per fare gol.

https://twitter.com/TheEuropeanLad/status/1646617928748482567

Qui si capisce un po’ meglio.

Insomma, come vogliamo chiamarla questa: culo? mistica? resilienza? Tra una settimana il Siviglia avrà l’opportunità di avere un match point in casa. Certo, battere lo United non è facile neanche a domicilio, ma non bisogna mai mettere limiti alla provvidenza, che altro non è che il nome che il Siviglia dà all’Europa League.


Organizza la tua trasferta Conference League

Perché dovreste andare a Saint-Gilles a vedere Union Saint-Gilloise-Bayer Leverkusen? Non lo so, ma se mi facessi sempre questa domanda, questa rubrica sarebbe praticamente una pagina bianca. Qui la sfida non è fare una cernita di cosa può fare o non fare il tifoso in trasferta, ma piuttosto trovare qualcosa da vedere in un posto che è praticamente un quartiere periferico di Bruxelles.

Come arrivare: bicicletta

Se vai nell’area del Benelux è giusto che tu vada in bicicletta. Prepara le tue sacche, prenditi il tuo tempo e vai al tempo della tua pedalata. È anche periodo di classiche. Il mio consiglio è quello di provare a passare per alcuni dei punti più iconici del ciclismo mondiale prima di arrivare a Saint-Gilles. Potete allungare per la Foresta di Arenberg, oppure - se non credete di poter dare il meglio di voi sul pavè - limitarvi a seguire una delle migliaia di piste di ciclabili sparse per il paese. Voi e la vostra coscienza ecologica vi sentirete subito meglio.

Un museo da vedere: Museo Horta

Chiedetevi quanto vi piace l’Art Nouveau. Se la risposta è almeno “abbastanza”, aprite il portafogli e visitate questo museo. Victor Horta è stato uno dei più grandi architetti del Belgio, fu tra i primi a lavorare anche sugli spazi interni, rendendo i suoi edifici vere e proprie opere d’arte. Ovviamente se volete saperne di più, c’è il museo. Se poi vi stanno sul culo i musei, ecco alcune case realizzate da lui che trovate sparse per Saint-Gilles e il mio giudizio: casa Matyn (brutta), hôtel Winssinger (carino), il museo stesso da fuori (bello), Hôtel Hannon (molto bello, ma non è suo) (è comunque un esempio di art nouveau).

Uno stadio da vedere, che però non è lo stadio in cui si gioca la partita (e non si trova neanche a Saint-Gilles a dire il vero: Joseph Marienstadion

Definito dalla rivista olandese Voetbal International il “santo Graal dei groundhoppers”. Se non sapete cosa sia un groundhopper, non lo sapevo neanche io, sono quelli che come hobby il visitare più stadi possibili. Gente pazza ma che rispettiamo. È uno stadio di una volta, nel senso più metafisico del termine. C’è una facciata in mattoni art-deco, infissi in legno, pappagalli che volano sul campo, visto che lo stadio è piantato dentro un parco, il Duden Park. È difficile credere che qui gioca una delle migliori squadre del Belgio, capace di arrivare fino ai quarti di finale di Europa League (e infatti, occhio, perché le partite europee le giocano nello stadio dell’Anderlecht).

Cosa mangiare: la Grillade Saint Gilloise

Qui il trucco è che si parla di un’altra Saint Gilles, ovvero un comune francese. La verità è che me ne sono accorto troppo tardi e non mi andava di cancellare. Stiamo comunque parlando di cibo, un linguaggio universale che collega i popoli e alla fine Saint Gilles dista appena 980 chilometri. Come si fa: semplice: prendete alici, capperi, cetrioli sottaceto e cipolle. Poi prendete la carne, diciamo del manzo, ma vedete voi, anche la carne sintetica credo vada bene. Lasciatela macerare per 24 ore nel vino bianco. Quindi occhio, fatelo il giorno prima. Dopo è tutto facile, perché - nonostante il nome ricordi vagamente la parola grigliata - è uno spezzatino, e il segreto degli spezzatini è tutto nel tempo di cottura. Andrebbe servito con il riso della Camargue, ma ricordatevi che voi siete in Belgio.


Un gol parecchio Conference League che non c’è stato

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Virilità: 1

Assurdità: 10

Anti-epicità: 10

Paura della morte: 10

Ieri la dea fortuna era appoggiata al palo di Davy Roef. Solo dodici mesi fa, quando la Conference League ancora non aveva abdicato alla tecnocrazia del VAR, questa frittata sarebbe rimasta una frittata. Roef avrebbe pianto lacrime amare mentre i compagni facevano finta di consolarlo. La possibilità del piccolo Gent di battere una squadra di Premier rovinata da uno scemo; la Conference League che perpetua se stessa, come se fosse impossibile uscire dalla realtà che abbiamo creato qui. In quante altre competizioni i portieri fanno tutti questi errori? Mi sembra che tutta la mia vita non sia stata altro che scrivere di errori dei portieri fatti di giovedì sera. Forse c’è qualcosa nell’aria il giovedì sera? L’arbitro però ha avuto pena: richiamato al monitor ha visto il fallo di mano di Aguerd e ha annullato il gol, rimandando tutti questi discorsi sui portieri e il giovedì sera al futuro.


Un gol parecchio Conference League che invece c’è stato

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Virilità: 10

Assurdità: 10

Anti-epicità: 10

Paura della morte: 1

Pochi minuti dopo, però, ci hanno pensato i difensori del Gent a riscattare questa rubrica. Un gol, buono, preso da rimessa laterale mentre si scambiavano complimenti reciproci. C’è un modo peggiore di prendere gol? Prenderlo perché non lo hai preso, in sostanza. Se infatti Castro-Montes non avesse fatto una bella diagonale, difficilmente il West Ham avrebbe segnato lo stesso, ma Piatkowski non avrebbe perso Ings alle sue spalle per andare a dare il cinque al compagno. Insomma, siamo al paradosso, siamo nella Conference League.


I migliori tifosi della settimana: Lech Poznan

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Il Lech Poznan ha perso 4-1, è stato umiliato dalla Fiorentina, ma ha rispettato il senso della competizione del giovedì sera in una delle accezioni più pure. I suoi tifosi, cioè, si sono rivelati meglio della propria squadra. Dopo il gol dell’1-1 si è aperto il momento più alto dell’euforia dei tifosi del Lech Poznan, che hanno cominciato a saltare abbracciati - proprio come un unico corpo - mentre davano le spalle al campo. Striscioni con font aggressivi, bandieroni che sventolano, pioggia battente, canti e cori. Lo stadio del giovedì come dovrebbe essere.


Kokcu contro la Roma: midfield Maestro

Il Feyenoord è una squadra dal gioco armonico, coraggioso e poco basato sulle individualità. È difficile trovare giocatori che spicchino in modo netto sugli altri, tolto uno: Orkun Kokcu, capitano della squadra a ventidue anni, ormai al quinto anno di militanza in prima squadra, dopo aver fatto tutta la trafila delle squadre giovanili. Lo scorso anno per qualche partita non ha indossato la fascia di capitano perché la lega voleva che indossasse quella arcobaleno, in sostegno ai diritti lgbtq+. Non voleva offendere nessuno, a non poteva farlo per motivi religiosi. Kocku non sarà un campione di diritti civili, ma quando si tratta del gioco del calcio a centrocampo sembra un mezzo fenomeno. Non c’è giocatore della partita che ha toccato palla più di lui. Ha tenuto il pallone quasi il 10 per cento del tempo, quasi il doppio di Matic (il secondo). Kokcu è un giocatore di qualità. Ha il baricentro basso e si muove con una buona rapidità in spazi stretti. Ha un bel primo controllo, è molto completo, anche se è la sua visione di gioco a spiccare. Nel primo tempo ha trovato uno dei migliori passaggi filtranti che vi capiterà di vedere in questa stagione. Uno di quei passaggi che segnano un brusco cambio di scena.

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Nel momento di massimo sforzo della Roma, nel secondo tempo, Kokcu ha richiamato i compagni all’ordine, e nel frattempo provato ad allentare la pressione tenendo palla il più possibile, visto che i passaggi erano rischiosi. Pochi giovani centrocampisti oggi sembrano abbinare le sue doti tecniche e carismatiche. A 22 anni promette di essere una delle storie del prossimo calciomercato.


Viviamo tutti dentro al mondo di Victor Boniface

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

In molti sognano di essere il centravanti che mette a ferro e fuoco l’Europa League, ma in pochi ci riescono. Quest’anno non ci è riuscito Cristiano Ronaldo per dire. Ci è riuscito però Victor Boniface e forse il segreto è avere un nome che starebbe bene nella saga de Il Padrino. Di lui ne abbiamo già scritto, ma continua a stupire insieme al Saint-Gilloise, che dopo il pareggio di ieri fuori casa ha davvero la possibilità di arrivare in semifinale di Europa League, una cosa da non crederci. Ieri Boniface ha segnato (11 gol stagionale in Europa) e fatto questa cosa qui a Hincapie. Non male dai.




Ma da oggi anche un po’ dentro al mondo di Terem Moffi

https://twitter.com/GFFN/status/1646825287500349441?s=20

Il padre di questa rubrica si chiama Moussa Sow, che segnò in Europa League uno dei gol in rovesciata più incredibili della storia di questo sport. Quando Terem Moffi ieri ha segnato con la maglia del Nizza contro l’Union Saint-Gilloise questo incredibile gol un brivido è corso sulla schiena degli amanti del giovedì sera. Un gol così pazzesco da essersi guadagnato, oggi, la copertina de l’Equipe. Magari non avete ancora fatto in tempo a conoscere Terem Moffi, nonostante abbia già 23, quasi 24, anni. È ivoriano e ha iniziato la sua carriera dalla Lituania, è passato per il Belgio dentro gli stadi vuoti del covid ed è arrivato in Francia, prima al Lorient e da questo gennaio al Nizza, dove ha già segnato 7 gol - 2 soltanto ieri. Sembra piuttosto affollata la concorrenza nell’attacco della Nazionale nigeriana.




Cose che accadono solo il giovedì

Torna l’unica metarubrica che ancora non ha litigato con Matteo Renzi e anzi, a pensarci bene, Il Riformista sarebbe proprio la sua collocazione ideale, lì tra un editoriale di Paolo Liguori e un articolo di Piero Sansonetti.

La Conference League ma nessuno capisce cosa sta succedendo e tutti gesticolano e sembra uno strano spettacolo teatrale d’avanguardia

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

L’Europa League ma è un romanzo di formazione e amicizia con venature omoerotiche.

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

L’Europa League, ma al posto del pallone devi provare a mandare oltre la linea gli esseri umani. Ogni volta che ci provi, però, arriva Cristante e ti dice “Ma guarda tu questo”.

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

E pure questa è andata. Ci vediamo tra 7 giorni, manco fossimo vostra madre.


Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura