Conosci la tua squadre di Conference League: Heart of Midlothian
Al centro di Edimburgo sorgeva un grande palazzo. Questo palazzo, l’Old Tolbooth, era il municipio, ma anche il carcere. Dentro si sono giustiziate persone e si è riunito il parlamento scozzese. Il potere e le pene corporali erano strettamente connesse. Prima di entrare in quel carcere i prigionieri sputavano per terra, nel punto dove ora c’è il mosaico di un cuore e la prigione non c’è più, demolita nel 1817. Le persone, passando, continuano a sputare su quel cuore, sperando che sia di buon auspicio - oppure perché bisogna sempre disprezzare le istituzioni. Di certo non sputano sullo stesso cuore, che compare sul cuore dei giocatori della squadra chiamata “Cuore”: gli Heart of Midlothian.
Contrariamente a tutte le battute machiste che si possono fare sul fatto che il calcio non è danza, il club è stato fondato in una sala da balla chiamata Heart of Midlothian e ne ha quindi ereditato il nome. Il nome originale, però, è di una novella di Walter Scott, ambientata proprio nell’Old Tolbooth. Una storia d’amore e conflitto sociale: la figlia del fattore si innamora di un fuorilegge. Hanno un figlio e, come potete immaginare, seguono una serie di piccole tragedie e intrighi. A inizio ‘900 ne è stato fatto un film, di cui però non rimane traccia. La pellicola fu bruciata dal suo produttore, arrivato così alla canna del gas che cercò per lo meno di salvare il nitrato d’argento che ne poteva ricavare.
Andiamo al punto, non giriamoci intorno: come altri club scozzesi, gli Hearts hanno vinto dei campionati, ma non ne vincono uno dal 1960. La maledizione inizia nel 1965, quando la squadra perde contro il Kilmarnock all’ultima giornata e perde il campionato per la differenza reti. Nel 1986 gli Heart sono in testa alla classifica e per vincere il primo campionato dopo 26 anni devono solo pareggiare in casa del Dundee all’ultima giornata. Il problema è che la squadra si ammala, prende un virus a pochi ore dalla partita. Scende in campo svuotata e perde, con i gol dell’attaccante di riserva degli avversari - a cui i rivali storici dell’Hibernian ogni anno continuano a rendere omaggio.
Negli anni successivi gli Heart si consolidano come una nobile scozzese, che può dare l’impressione di fare un campionato di testa nelle prime giornate, mentre i Celtics e i Rangers sono ancora con la testa alle vacanze, per poi sciogliersi implacabilmente quando arrivano i primi freddi. Addirittura, durante il campionato pandemico, la squadra ha la sfiga di essere in zona retrocessione nel momento in cui la classifica congelata, rimasta in piedi nel gioco della sedia. Così retrocede. L’anno dopo risale. Ma è una vita precaria, di sali e scendi: oggi la squadra per dire è quinta, con una montagna di gol subiti e una striscia di risultati balbettante. Aver incontrato la Fiorentina non ha aiutato.
Fiorentina, basta, placati
La Fiorentina ha segnato in due partite contro gli Hearts lo stesso numero di gol segnati in 9 partite di campionato. Non è manco troppo una questione di produzione offensiva, ma una questione di freddezza e conversione sotto porta. Praticamente la Fiorentina in Conference League segna quasi a ogni tiro provato, in campionato quasi con nessun tiro. Ecco il video che mostra la differenza tra l’attacco della Fiorentina in campionato e in Europa.
I portieri del giovedì come spettro delle emozioni umane
Il giovedì sera è spesso un arcobaleno di emozioni per i giocatori in campo. C’è la gioia, il dolore, l’emozione e la pena. Nessuno, però, mette il proprio io a nudo più dei portieri: ultimo baluardo della resistenza, uomini soli per definizione, protagonisti di una poesia di Umberto Saba. Ieri sera questo spettro di emozioni coi guantoni ha forse raggiunto il suo picco: abbiamo visto portieri avere il giorno migliore della propria vita e altri il peggiore. Ecco una piccola carrellata di sentimenti umani con l’uno sulle spalle.
Francis Uzoho - Felicità puttana
L’eroe minore di questo giovedì. Ieri Francis Uzoho ha parato 12 dei 13 tiri subiti dal Manchester United. Portiere dell’Omonia Nicosia ha vissuto una notte da Re, venendo bucato solo nel recupero da McTominay. Uzoho però non è riuscito a mostrarsi disperato per troppo tempo: quando ricapita di fare una prestazione del genere a Old Trafford davanti a Cristiano Ronaldo, Sancho e Rashford? La prestazione però è solo una parte di questa storia. Uzoho è infatti un grandissimo tifoso del Manchester United. I suoi account social sono pieni di reazioni da vero tifoso. Uzoho che gioisce per un gol di Martial, che si dispera per la brutta partenza di questa stagione, che venera De Gea, il suo idolo. Dopo la partita i giocatori dello United gli hanno fatto i complimenti, il suo rivale spagnolo ha voluto incontrarlo. Ai microfoni, con un sorriso a 32 denti, Uzoho ha raccontato che quando l’Omonia è stato sorteggiato con lo United, lui - che non è il titolare - ha pregato Dio di poter giocare all’Old Trafford, lo stadio dove sognava di giocare da tutta la vita. Il suo desiderio si è avverato e Uzoho l’ha onorato con quella che è stata la miglior partita della sua vita, anche se non ha portato punti. Ma, il giovedì ce lo insegna, il risultato non è l’unica cosa che conta.
Ștefan Târnovanu - Heaven Knows I’m Miserable Now
Ieri sera Tarnovanau ha subito 5 gol, tra cui uno direttamente su calcio d’angolo e due nel giro di due minuti. Lo Steaua non sta passando un bel momento: è solo 12esimo in campionato e in Conference League è la squadra ad aver subito più gol di tutti. In due partite ne ha subiti 9 dal Silkeborg, che insomma non è il miglior Barcellona. Dopo il quinto gol qualcosa dentro di lui si è rotto.
Prima si è fatto un sentito segno della croce, come prevenire, poi ha urlato qualcosa, ai suoi compagni o forse a Dio stesso, perché il portiere - dicono - è il ruolo che più ti avvicina all’altissimo. Dopo l’urlo, è arrivato il pianto.
Tarnovanau si è lasciato andare alla disperazione, le lacrime pronte a bagnare il suo viso. Coi guantoni ha provato a nascondere il dolore, ma è tutto inutile: niente come la Conference League mette a nudo un uomo.
Anthony Moris - bury a friend
Anthony Moris è il portiere della Nazionale del Lussemburgo, che è quel tipo di mestiere che diciamo potremmo fare anche noi. In realtà è un mestiere ingrato, finisci spesso per raccogliere il pallone dentro la rete più volte a partita. Moris può vivere con più serenità il suo lavoro quotidiano da portiere del Royale Union Saint-Gilloise, una squadra belga che si è scoperta forte l’anno scorso. Ieri però non gli è andata bene, su un tiro piuttosto sbilenco di Vitinha, Moris si è esibito in un intervento goffo, quasi inspiegabile, come se avesse visto una traiettoria che poteva esistere solo in un film di fantasmi.
Preso il gol Moris ha provato a fare quello che fanno tutti i portieri dall’alba dei tempi: incolpare qualcun altro. Moris ci ha provato con i compagni, il pallone, le luci, le votazioni al senato, il bambino piccolo che non dorme. Ma essere portieri è una vita senza scampo, e Moris un gol così se lo porterà dentro per sempre.
Alexander Nübel - Colonna sonora Blade Runner
Alexander Nubel è stato cresciuto per essere il rimpiazzo di Neuer. Stesso club in cui crescere, lo Schalke, stessa faccia larga e rassicurante, stesso fisico, stesso modo di interpretare il ruolo, stesso destino: essere comprati dal Bayer. A questo punto, però, Nubel non è riuscito ad ammazzare il padre. Pur di giocare è scappato a Monaco (stesso nome della squadra di Neuer, a pensarci bene). Nubel sta giocando bene, ma ieri è incappato in un errore di quelli che ti fa dire “guarda questo vuole fare il Neuer”. Il suo passaggio per il terzino ha incocciato Sarr ed è finito in rete.
Un gol così assurdo da non poter essere neanche messo nei gol “più Europa League”, perché comunque bisogna rispettare la categoria. Più che la paura della morte, Nubel ha sentito la paura del futuro, più che anti-epico, questo gol è anti-storico. Nubel, comunque, noi ti siamo vicini: Neuer non potrà vivere per sempre.
Cosa fare allo stadio mentre la partita è ferma
Ieri è stata una serata di interruzioni. A Cluj un uomo si è sentito male facendo sospendere la partita, a Belgrado è successo per via dei fumogeni. Qui è lì gli spettatori hanno avuto del tempo per sé stessi, ma come impiegarlo dentro lo stadio? Ecco alcuni consigli:
Abbonarsi a L’Ultimo Uomo
Eheheheheh, messa così a tradimento. L’Ultimo Uomo rimane libero e leggibile anche dallo stadio, ma si può sostenere attraverso un abbonamento: 6 euro per il mensile, 60 per l’annuale.
Guardare video di passaggi a livello
Su Youtube esiste tutta una nicchia, non così piccola, di cultori dei passaggi a livello. Esistono migliaia di video di migliaia di passaggi a livello, ognuno con le sue singolarità. Questo, vicino a Belluno, ad esempio, ha quasi 4 milioni di visite.
Scrivi una mail a una persona lontana che non senti mai
Quanto poco scriviamo alle persone che non sono più nella nostra quotidianità? Quel vecchio amico che si è trasferito per lavoro, un cugino che ha appena avuto un figlio, una/un ex a cui però siete rimasti affezionati. Nel mondo di oggi, dove la comunicazione è spesso più veloce del pensiero, l’email è diventato un mezzo intimo e riflessivo, perfetto per comunicare i vostri bisogni a qualcuno.
Europa-Conference League Academy
Le lezioni di vita del giovedì sera, dove praticando semplicemente il gioco del calcio i calciatori dell’Europa League ci insegnano qualcosa di profondo sulla vita e sull’esistenza umana in generale. Chi siamo? Dove andiamo? Perché? Grazie al giovedì sera riuscirete a piacere di più ai vostri amici e ai vostri amori, e a essere temuti di più dai vostri nemici.
Queste due lezioni sono tratte gentilmente da Feyenoord-Midtjylland.
La prima è sul gol di Emiliano Martinez Toranza, il gol dell’1-0. Osservate bene. La palla sembra rincorrerlo, mentre lui le dà le spalle. Tutti, in realtà, per qualche ragione, non stanno guardando il pallone - che poi sarebbe l’unica cosa importante di una partita di pallone - ma sono stralunati, mezzi addormentati. Martinez Toranza è il primo ad accorgersi della palla sbagliata dal difensore del Feyenoord, anche se sarebbe esagerato dire che è il più lesto di tutti. Perché è comunque in ritardo. Guardando il video noi gridiamo: “Prendete quel pallone che vi viene addosso!” e Martinez è come se fosse il primo ad accorgersi del nostro grido. Allora si gira e tira una bomba a occhi chiusi che finisce all’angolino. Una bomba così, senza pensarci. Se siete svegli avrete già capito la lezione. A volte la vita ci offre delle occasioni d’oro, magari in un momento in cui ci sentiamo sfortunati, o una semplice rotellina del grande ingranaggio, mentre corriamo verso la difesa. E poi bam: la vita ci offre questo pallone danzante sulla trequarti, e noi a quel punto non ci dobbiamo lasciar pregare, dobbiamo calciare a occhi chiusi con tutta la rabbia che proviamo verso questo mondo.
La seconda lezione è sul secondo gol della partita ed è una lezione opposta a quella di prima. Non sempre la vita ci offre delle occasioni su un piatto d’argento. A volte queste occasioni bisogna guadagnarsele. Guardate Santiago Jimenez: è giovane, figlio d’arte, ma sa che le cose nella vita deve conquistarsele. Così quando ha questa palla in area di rigore non si arrende al fatto che è circondato da troppi avversari; con un abile lavoro di braccia, gambe e testa riesce a proteggere il pallone e a scaricarlo verso i compagni. Non si capisce neanche come faccia davvero, se non imponendo la propria maggiore intensità - fisica e mentale - sugli avversari. A un certo punto la palla pare tornare fuori dall’area, e quando si gira gli piomba un avversario davanti. Guardate però come non si dà per vinto. Questa lezione è autoevidente: nella vita bisogna lottare perché non esistono situazioni che non siano reversibili.
Vi siete già accorti di Boving?
William Boving è l’ennesimo talento scandivanavo dalla faccia pulita di cui sentirete parlare, forse. O almeno questo è quello che è sembrato ieri sera, quando è entrato nel secondo tempo allo Stadio Olimpico e ha mandato nel totale panico la difesa della Lazio. La squadra di Sarri era in vantaggio 1-0, in una partita equilibrata ma in cui aveva sofferto. Poi è entrato Boving e la partita ha preso proprio un’altra faccia. La sua intensità mentale è stata forse l’aspetto più impressionante. Appena iniziato il primo tempo, alla prima palla toccata calcia di controbalzo di sinistro (il piede debole) piuttosto forte.
Dieci minuti dopo pareggia. C’è una grande azione di Prass sulla sinistra, che recupera il pallone e affetta la Lazio in transizione. Assorbire questo tipo di ripartenze è forse il punto più debole della Lazio quest’anno. Boving fa una bellissima corsa centrale, senza troppa fretta si prende lo spazio esatto per concludere a rete. Il tiro è intelligente, sul palo lontano.
Boving è una punta, ma gli piace partire da lontano per ricevere frontalmente e prendersi lo spazio. Non gioca fisso in area di rigore, anche perché non sembra di altissimo livello nello scontro fisico e nel duello corpo a corpo. È molto rapido e sembra molto rapido e intelligente nel trovare il tiro. Dopo il primo gol calcia altre due volte, approfittando sempre di una Lazio troppo lunga, e alla terza segna. Un gol più bello del precedente, in cui prepara il tiro con una serie di finte di corpo minimali e poi trova un corridoio preciso di tiro tra i due difensori e il portiere.
Stiamo parlando di un attaccante del 2003, non sempre titolare nello Sturm Graz, ma se bramavate un altro giocatore scandinavo da seguire eccovi serviti.
Il campo dello Zalgiris
C’è qualcosa di proustiano in questo campo, un campo obiettivamente inadatto a una competizione europea, anche se questa è la Conference League. Lo stadio è piccolo, poco più di 5mila posti, per una città che vive per il basket. L’atmosfera è paesana, gli alberi sullo sfondo, l’odore di caldarroste a volersi impegnare. Il campo è in erba sintetica, ma non quella comunque di alto livello che hanno i migliori club in Svizzera o Danimarca. È un sintetico da gommini neri che te li ritrovi anche nelle mutande, da pozze quando piove perché non drena bene, da avvallamenti dove rischiare le caviglie, un campo che viene 8 euro l’ora e le docce fanno schifo. Il campo dello Zalgiris è il campo di noi tutti.
Anche meno Sorloth
Sorloth è stato uno dei primi esemplari dei centravanti venuti dal nord, un Haaland che non ce l’ha fatta, senza neanche la dignità di sapere se quella è una ø oppure una ö. Quest’anno si è ritrovato titolare alla Real Sociedad dopo la partenza di Isaak e il brutto infortunio di Sadiq rispondendo bene: 5 gol in 10 partite. Quello di ieri è un unicorno: un attaccante di quasi due metri che parte dall’esterno, si accentra e tira come un esterno. È stato un bel gol, ma soprattutto un tiro assurdo, di quelli da manga giapponese. Sorloth ci ha mostrato quanto può calciare forte un calciatore professionista, piegare davvero le mani al portiere.
Ecco altre cose che avrebbe potuto piegare:
Il paywall de L’Ultimo Uomo
Scusate…
Del vetro infrangibile in un video esagerato di uno Youtuber
Bruce Willis in Unbreakable, ma anche in tutti gli altri film di Bruce Willis, in cui era difficilmente rompibile.
Stefano Okaka, like a rolling stone
Stefano Okaka è una pietra rotolante lanciata contro la Conference League. Ieri ha segnato 2 gol, subito 3 falli, vinto 10 duelli, fatto un assist. Ce lo ricordavamo giovanissimo con la maglia della Roma, quando sembrava dovesse spostare il mondo, lo ritroviamo invecchiato e saggio all’Istanbul Basaksehir, ma soprattutto molto grosso. Ieri indossava una maglia arancione catarifrangente che lo faceva sembrare un segnale stradale gigante, di quelli messi in autostrada per avvertirci del pericolo. Okaka che sembra un wrestler, l’amico vostro quello troppo buono, che quando è in forma non lo fermi manco con le cannonate. Perché l’abbiamo lasciato andare via dall’Italia?
In vacanza con i giocatori dell’AEK Larnaca
È ottobre ma non vi andrebbe, già, di farvi una bella vacanza? Vi proponiamo un format nuovo. Non la solita vacanza, ma una vacanza insieme ai giocatori dell’AEK Larnaca.
In Islanda con Kenan Piric
Nato a Tuzla, Bosnia, alto un metro e 92. Piric ha l’aria solitaria e riflessiva di chi è abituato a giocare solo in uno sport di squadra. Portiere dell’AEK Larnaca, ma anche convocato nella Nazionale bosniaca, porta con sé una montagna di racconti sui Balcani, se siete appassionati del genere, ma sembra anche quel tipo di compagno di viaggio che non parla molto e che non dà fastidio. Mai invadente, mai scortese. Ama la natura quindi perché non partire insieme per una delle isole in cui la natura riesce a manifestarsi in modo più violento e arbitrario? Potete andare insieme, zaino in spalla, a fare trekking verso la cascata dell’Hengifoss. Cercare le balene e spaventarsi di fronte agli sbuffi dei geyser o al bollore dei vulcani.
Sui luoghi di Joseph Roth con Nenad Tomovic
Appassionato di letteratura sulla Finis Austriae, compagno ideale per un tour di dieci giorni nei luoghi battuti dal suo più celebre cantore. Il tour dovrebbe iniziare a Leopoli, grande città galiziana, ma non è il momento storico adatto. Allora si può direttamente partire da Budapest, arrivare a Praga e convergere verso Vienna. Da lì un salto a Ljubjana con annesso kayak nella zona del Carso. Il tour finisce a Sarajevo, dove tutto, effettivamente, finì.
A Malta con Pere Pons
Basta pensare, è tutto l’anno che pensate. È ora di regalarvi quel tipo di vacanze in cui siete in piedi dalle 15 alle 6 del mattino. Fate colazione con moka intera da 4 e cookies California; poi scendete in spiaggia con le infradito della Tribord e col passo da coccodrillo vi trascinate fin sulla sdraio in spiaggia. Un hangover che vi fa sentire la persona più sola di questo pianeta - cosa penserebbe vostro padre (il dottore) si vi vedesse così? Vi mangiate le patatine fritte perché un amico vi ha detto che rimettono in moto il fegato. Che pur facendovi male vi fanno, in realtà, bene. Dopo le patatine bagno e prima birra. A mollo con l’acqua che vi arriva appena sotto il costume comprato su Asos, tu e Pere Pons, che la sera prima non è tornato a casa, nell’appartamento che avete affittato insieme ad altri 8 amici suoi spagnoli di Santi Martì. Bevete la birra con gli occhiali da sole modello wayfarer, ma più grossi, con le lenti verdi, o blu, o rosse bordeaux. Bevete la birra a mollo scrutando la spiaggia coperti dagli occhiali da sole (e quel sintomatico mistero…) cercando di mettere a frutto il più possibile il lavoro in palestra su addome e petto. Alle 22 cena a casa, pasta al sugo: la cucini tu per tutti e 9. Tre barattoli di passata e due chili di spaghetti marca Panzani comprati all’alimentari. Alle 24 a fare benzina al bar - tre gin lemon e uno shot di tequila - e alle 2 tutti allo schiuma party del Montecristo. Così, per una settimana.
Abbiamo finito i modi in cui esultare?
Dopo il suo gol al Partizan, Diabate ha esultato mimando una bella dormita. Un’esultanza che - forse - richiama quella di Steph Curry, la “go to sleep”, copiata negli ultimi mesi da moltissimi calciatori. La versione di Diabate, però, prevede proprio di stendersi rannicchiato come stesse in un letto vero, appena prima la fase REM. Ai meno giovani avrà ricordato quella di Batistuta contro il Bologna, quando andò in campo appena sceso da un volo intercontinentale che lo portava indietro da Buenos Aires dove aveva giocato con la Nazionale e segnò una doppietta. Dopo il primo gol Batistuta si sdraiò a terra fingendo di dormire, lui però usò il tappetino pubblicitario della TIM (ve li ricordate?) come coperta. Diabate - tra l’altro mezzo forte - non si è quindi inventato niente.
Osservatorio Cristiano Ronaldo in Europa League
La vita di Cristiano Ronaldo è più intensa delle vite “comuni”, diciamo che una vita di Cristiano Ronaldo equivale a dodici vite normali e che, quindi, quello che accade a lui in un mese accade a voi in un anno. Questo per dire che, da quando questo Osservatorio ha aggiornato le prestazione di Cristiano in Europa League per l’ultima volta, un po’ per colpa della Nations League, un po’ per colpa dell’Ultimo Uomo, sono successe molte cose.
Iniziamo quindi con un riassunto il più telegrafico possibile degli avvenimenti che hanno riguardato Ronaldo in queste ultime settimane:
- Contro la Repubblica Ceca, dopo 12 minuti, è stato colpito al volto dal portiere in uscita. Sono stati momenti spaventosi ma esteticamente molto belli, in cui Ronaldo sanguinante si è messo, o si è trovato casualmente, vallo a sapere, nella stessa posa del Cristo del Mantegna. La cosa peggiore di questo incidente stradale avvenuto in area di rigore, oltretutto, è che era partito nettamente in fuorigioco. Ronaldo ferito è rimasto in campo ma non ha segnato.
- Contro la Spagna, pochi giorni dopo, con un occhio nero e un taglio sul naso, ha giocato altri novanta minuti. Ha fallito due occasioni a tu per tu con Unai Simon. Si è disperato, naturalmente.
- Anche in patria c’è chi mette in discussione la sua titolarità, adesso, anche perché c’è un Mondiale da giocare tra un mesetto e mezzo. Sua sorella Katia allora ha preso in mano il cellulare per gridare al mondo: “I portoghesi sono malati, meschini, senza cuore, stupidi e ingrati”. E poi: “Cristiano Ronaldo è il miglior giocatore al mondo”.
- La partita di andata contro l’Omonia Nicosia, a Cipro, è stata un incubo per Ronaldo. Lo United ha attaccato tutta la partita ma è andato sotto nel punteggio, 1-0 alla prima azione dell’Omonia. Poi sono entrati Rashford e Martial e hanno ribaltato la partita. Ronaldo non ha segnato, per quanto i compagni abbiano fatto di tutto per aiutarlo, a un certo punto ha preso il palo a porta vuota scatenando, come si dice, l’ironia dei social.
- Poi Martial si è infortunato, nella partita di Premier contro l’Everton, e Tan Hag lo ha fatto entrare a metà del primo tempo. Finalmente Cristiano Ronaldo è riuscito a segnare il suo gol numero 700 - 700!!!!! - con la maglia di un club. Con un’azione tipica, vintage, corsa sul centro sinistra e diagonale rasoterra che come un bisturi incide lo spazio tra portiere e primo palo. Per l’occasione ha anche coniato una nuova esultanza, incrociando le mani sul petto (come Dracula?). Pochi giorni di quei bambini che accompagno le squadre all’ingresso in campo in Champions League si è messo in posa come lui.
Arriviamo finalmente alla partita di ieri, quella di ritorno con l’Omonia Nicosia. Forse una nuova nascita per Ronaldo, un Ronaldo sbloccato. E invece è stato un nuovo piccolo incubo, stavolta dentro l’Old Trafford, il Teatro dei Sogni. I paradossi della vita. Un incubo fatto di tiri sbilenchi, sulla rete esterna, sulle mani del portiere, in tribuna. Va detto che i suoi compagni non sono stati molto da meglio - lo United ha vinto con un gol allo scadere di McTominay - ma Ronaldo è sembrato ancora una volta non del tutto se stesso (ricordiamo che Ronaldo è ufficialmente il quarto miglior marcatore della storia del calcio, dopo Erwin Helmchen, Josef Bican e Ronald Rooke, che però hanno segnato molti dei loro gol durante le guerre).
Due highlights della partita di Ronaldo. Il primo arriva a due minuti dall’inizio del secondo tempo, quando Ronaldo si avventa sulla respinta del portiere, dopo un tiro di Malacia. A un paio di metri dalla porta, col portiere sdraiato in terra, Ronaldo cicca il pallone di sinistro lasciandolo lì, passandoglielo quasi. Difficile capire cosa sia successo, come abbia colpito la palla. Sembra un scherzo, come se qualcuno avesse un filo attaccato al pallone e glielo avesse sfilato all’ultimo.
Poco dopo, su una palla a campanile che lui contende al portiere, Ronaldo salta altissimo, però non guarda la palla e per qualche ragione colpisce con la faccia i pugni del portiere che volevano respingere la palla. Al tempo stesso una grande prova delle sue capacità ginniche e una strana dimostrazione di quanto sia strano il periodo che sta vivendo.
Va segnalato anche, in un momento diverso di partita, un controllo di tacco pazzesco che però, proprio per come sta Ronaldo, non si capisce se è voluto o casuale, se la palla cioè gli abbia sbattuto per sbaglio sul tallone.
Il che ci ricorda lo scopo ultimo dell’inchiesta che questo Osservatorio sta portando avanti, ovvero capire se siamo di fronte alla fine di Cristiano Ronaldo oppure a una sua imminente rinascita, forse l’ultima. Non abbiamo ancora una risposta definitiva ma insomma lo sapete meglio di noi, l’importante non è la destinazione ma il viaggio.
Una cosa piccola ma buona
Joaquín ha quarantuno anni e la faccia bruciata dal troppo sole, i muscoli sono ancora tesi e gli occhi svegli. È uno dei rarissimi casi di calciatori in attività dopo gli ‘anta. In campionato è poco più di una comparsa, ma in Europa League viene schierato titolare e non sta sfigurando. Ieri su un lancio dalla difesa ha sentito Mancini e la sua irruenza giovanile arrivargli come un falco alle spalle. Joaquin allora si è alzato il pallone e l’ha superato con un sombrero delizioso. Per alcune cose l’età è solo un numero.
Cose che succedono solo il giovedì sera
Bentornati all’unica rubrica che non vi chiede soldi, ma almeno un abbraccio potreste darglielo. Anche questo giovedì non è successo niente di che a parte centinaia di gol e decine di quaglie dei portieri. Ma come sapete (o magari no, non sono affari miei) questa rubrica serve solo a evidenziare i piccoli dettagli della realtà e a mandare dei messaggi criptati al partito marxista-leninista del Bangladesh.
La Conference League ma come se fosse “Amo Noi”
La Conference League, ma è “Dov’è Wally”
L’Europa League, ma ogni tiro finisce dentro al tuo appartamento
Ciao belli, ci rivediamo quando ci rivediamo.