Viva i tifosi
Ieri sera nessuno era davvero neutrale: o eri schierato con il Manchester United o con l’Ajax. Troppo forte l’impatto sull’immaginario collettivo di queste due squadre per storia, tradizioni e presente. Una rappresenta l’idea del calcio come multinazionale, costruita a colpi di milioni con campioni dal grande talento e dal fascino ancor maggiore; l’altra invece è la faccia più fresca del calcio 2017 con una rosa giovanissima - la più giovane in una finale europea -, alcuni giocatori veramente talentuosi, una precisa idea di calcio e soprattutto un’idea molto divertente.
Se quindi proprio tutti, davanti alla TV o magari anche solo seguendo l’andamento sul nostro smartphone, tifavamo per una delle due squadre, qualcuno ha tifato per davvero. Ovvero ha comprato i biglietti per la finale - spendendo anche un bel po’ -, ha preso l’aereo, il treno, il pullman o la propria macchina per arrivare a Stoccolma, ha capito che la partita non era lì, ma bensì nella magica Solna, ha ripreso la sua marcia fino ad arrivare ad occupare uno dei 50653 seggiolini della Friends Arena, evidente citazione della Serie TV più bella della storia. Ma chi sono questi tifosi? Rendiamo omaggio a chi ha usato parte della propria vita per andare a vedere Fellaini trequartista.
Prima della partita
Chiunque abbia viaggiato per tifo, soprattutto in una città neutra, ve lo potrà confermare: tutto quello che succede prima dei novanta minuti è magia. A Stoccolma il clima era incredibilmente disteso, i tifosi hanno bevuto e cantato insieme anche in ricordo della recente tragedia che ha scosso Manchester, e anche a livello meteorologico non sembrava niente male. Questo video rimanda la bellezza dell’esperienza del tifo anche oltre le paure: le birre, i cori, i canti, la tensione palpabile, le maglie tutte diverse ma tutte uguali, peccato solo che l’olandese sia una lingua così poco romantica. A 00:35 c’è un tipo con una maglietta che ha metà faccia di Patrick Kluivert e metà faccia di Justin Kluivert e la scritta “Guess who’s back”.
Tifosi da ovunque
Le prime due bandiere che vediamo alle spalle di Mourinho ci dicono subito che il tifo per il Manchester United supera i confini non solo geografici, ma anche economici e politici. La prima è infatti il neoplastico vessillo dei supporter greci del Manchester United, un gruppo la cui esistenza non era facilmente preventivabile, ma che invece è molto forte e unito, tanto da spingersi fino in Svezia nonostante questi giorni in Grecia si deve stare una crema. Se volete potete seguirli tramite la loro pagina Facebook, dove hanno una valutazione di 4,6 stelle su 5.
Subito dopo c’è invece una bandiera più misteriosa, misteriosa perché non dovrebbe trovarsi lì, ovvero quella del CSKA Sofia (quella con la scritta in cirillico e la data 1948). Non è la prima volta che una bandiera di un’altra squadra si vede in una finale, ma in questo caso lo scarto tra le due realtà sembra troppo profondo per essere spiegato. Forse qualche tifoso ottimista aveva comprato i biglietti a scatola chiusa sperando di vedere la propria squadra in finale, chissà perché poi, visto che non giocano neanche la competizione. Oppure, semplicemente, si tratta di un nostalgico del miglior giocatore ad aver giocato con tutte e due le squadre, un giocatore di cui dovremmo essere tutti nostalgici, Dimitar Berbatov. Un’altra teoria ancora è che i tifosi del Manchester amino particolarmente il CSKA Sofia per aver battuto tre volte il Looserpool (anche se in realtà pare sia accaduto due volte) e usino questa bandiera per ricordarglielo in ogni occasione possibile.
Tifosi in gita ad Amsterdam
I tifosi dell’Ajax, sempre molto calorosi, hanno questa cosa di sembrare sempre turisti italiani che stanno andando ad Amsterdam per farsi le canne. Per carità, non è mai una cosa negativa, però quando non cantano Bob Marley sembrano meno uniti, meno convinti di vincere, piuttosto pronti ad andare all’Acrobax. Una menzione speciale per la bandiera blu con i tre pesci, che non sono riuscito a scoprire cos’è, ma che porterei volentieri allo stadio perché mi stanno simpatici i pesci.
Tifosi inglesi
Cosa c’è di più inglese dei tifosi inglesi? Anche in questo caso in cui non sappiamo veramente la loro nazionalità, sembra tutto così british che la Regina sarebbe stata benissimo in piedi accanto a loro.
United
L’atmosfera è stata in qualche modo segnata da quanto successo a Manchester la sera del 22 Maggio. I tifosi dello United, che sicuramente avevano già organizzato striscioni, tifo e erano pronti a vivere la partita con lo spirito di chi deve prima di tutto divertirsi al massimo, hanno provato a dare il loro massimo sostegno non solo ai propri calciatori, ma a tutta la città. Come questo ragazzo che con un pezzo di cartone rimediato ci ha ricordato che il calcio potrà essere la cosa meno importante del mondo, ma che non dobbiamo mai sottovalutare il suo valore di aggregatore sociale, un valore bellissimo, quasi consolatorio in momenti un po’ così, dove la parola United acquisisce un significato più ampio.
Tifosi rimasti a casa
Se allo stadio l’attenzione era rivolta più verso i tifosi del Manchester, ad Amsterdam i tifosi dell’Ajax hanno creato un’atmosfera eccezionale. Erano ventuno anni che aspettavano una finale europea, ed esserci arrivati giocando un calcio fantastico deve averli fomentati a mille. Purtroppo il trofeo non è arrivato, ma avranno di che consolarsi.
La fatica di Sisifo di Davinson Sanchez
Nonostante la grande attesa e l’etichetta di sfida nobile del calcio europeo, tatticamente la sfida tra United e Ajax sembrava promettere poco. La paura era che l’idealismo offensivo di Peter Bosz, messo in pratica con una squadra con la media età che arriva a 22 anni, finisse nella tana del ragno di Mourinho.
Prima della partita Bosz aveva rassicurato che non sarebbe sceso a compromessi, che avrebbe giocato una partita d’attacco: «È l’unico modo che abbiamo per vincere. Giocare nel modo dell’Ajax». Il terrore era che Mourinho gli rigirasse contro queste ambizioni sotto forma di velleità. La realtà non è andata molto lontana da queste paranoie. Mourinho ha lasciato cuocere l’Ajax sulla brace dei propri limiti in modo davvero spietato.
Innanzitutto gli ha lasciato il pallone per una quantità di tempo estenuante. Il possesso a fine partita segna 69% a 31%. In questo modo lo United ha eguagliato un record negativo di possesso in una finale europea che deteneva proprio un’altra squadra di Mourinho, l’Inter del 2010.
Il Manchester UTD lasciava Rashford in inferiorità numerica rispetto ai due centrali, che erano liberi di impostare, il più delle volte Sanchez. Poi però marcava a uomo praticamente tutti i riferimenti, sfruttando la propria superiorità numerica in zona centrale. Il primo tempo dell’Ajax può essere riassunto in una lunghissima sequenza di Davidson Sanchez che porta il pallone dalla difesa e non sa che farci.
Sanchez era lasciato libero di salire, poi però il Manchester marcava a uomo praticamente tutti i riferimenti, sfruttando la propria superiorità numerica in zona centrale. Fellaini è su Schone; Pogba marca Klaassen; Ziyech è troppo lontano, e comunque controllato a distanza da Mata ed Herrera. Mkhitarian manteneva invece una posizione ibrida che aveva due obiettivi: togliere la luce per la traccia verticale per Traoré - fondamentale nella partita contro il Lione - e invitare invece al passaggio per il terzino destro Veltman, su cui poi scattava il pressing.
Ecco di nuovo Sisifo-Sanchez riprendersi la palla da Onana e ricominciare la risalita del masso verso la montagna delle marcature a uomo dello United. Davanti a sé un labirinto di possibilità che finiranno invariabilmente con un possesso sterile nel migliore dei casi, con una palla persa nel peggiore. Sanchez ha effettuato 108 passaggi, più di 30 in più del secondo in questa classifica.
A questo punto guardare Sanchez può provocare un senso di nausea esistenziale. Guardatelo, di fronte ai propri dilemmi esistenziali: se il calcio è un gioco di squadra perché ho sempre io il pallone? come si fa a far arrivare questa palla dentro quella porta, con davanti tutti questi corpi umani? Perché i giocatori dello United sono così stronzi?
Prima cerca di liberarsi della palla dandola a Veltman, che però gliela ridà. A quel punto alza la testa alla ricerca della benedetta linea di passaggio che ha cercato tutta la partita come cerca l’aria un uomo che sta annegando. Non trova niente però e la scarica a Veltman, che gliela ridà ancora. A quel punto Sanchez per non vomitare consegna direttamente palla a Fellaini.
L’Ajax è una squadra si diverte giocando a calcio: la prima operazione di Mourinho è stata quindi quella di sabotare il divertimento dal gioco del calcio, togliendo all’Ajax l’esuberanza atletica e tecnica mostrata nel doppio confronto con il Lione. Nella partita di ieri il calcio è sembrato un gioco terribile, cervellotico, impossibile: da giocare senza spazi, con la palla che sta più per aria che per terra. Un gioco, insomma, in cui Josè Mourinho avrà sempre la meglio sui suoi avversari.
Il minimo sforzo del Manchester UTD
Se l’Ajax è stato messo di fronte a un calcio trasformato in un cubo di rubik, dove consumarsi di dubbi e incertezze, il Manchester UTD ha giocato con la chiarezza di idee dei bruti e degli ignoranti, e così ha vinto. È stato questo il grande trucco di Mourinho ieri sera: mettere i suoi giocatori nelle condizioni di giocare un calcio facile come una aglio e olio, di fronte ad avversari per cui il calcio era diventato complesso come la fisica quantistica.
Questo il gol con cui lo United ha messo la partita sul proprio piano inclinato. È bastato essere minimamente aggressivi su una rimessa laterale: Riedewald la tira sulla testa di Mata, il Manchester riconquista palla, la fa girare verso Pogba, che tira uno straccio che prende un rimpallo e prende Onana in controtempo.
Alla fine la squadra di Mourinho tirerà in porta 7 volte, contro le 17 dell’Ajax. Comunque un numero notevole in rapporto a quanto poco si siano sforzati di giocare a calcio. Per avere un’idea, questa è la pass-map del Manchester UTD: una struttura minimalista che ruota attorno alla capacità di Fellaini di raccogliere con la testa i lanci di Blind e Romero.
Come si pronuncia?
Non aver vinto la coppa potrà essere stato un brutto colpo per l’Ajax, ma non toglie nulla al valore assoluto del loro cammino. In questa stagione l’Ajax ha detto qualcosa, e lo ha detto in maniera prepotente. Non sappiamo se riuscirà a tenere i suoi giovani, ma è importante per noi iniziare a conoscerli bene. Tipo conoscere le loro pronunce quando proveremo a farci nuovi amici olandesi per poter parlare senza timore del gegenpressing.
Peter Bosz
Peter Bosz si pronuncia Peter Boss, come capo in inglese, come pronunziereste Like a Boss. Direi che funziona piuttosto bene, ed è anche facile.
Kasper Dolberg
Kasper Dolberg in danese si pronuncia Kesper Dolber. Sembra facile, ma dovete impegnarvi a buttare via la r finale, quasi come non esistesse, quasi fosse come Kasper Dolberg ieri sera. La g non c’è proprio invece, come Ibra ieri.
Davy Klaassen
Davy Klaassen si pronuncia Devi Classen. Anche qui è importante lasciarsi andare, pronunciarlo come se foste in punto di morte, finire con una n molto flebile come le speranze dell’Ajax dopo il secondo gol del Manchester United. Ancora più importante non raddoppiare mai la a, comunque consiglio per tutti gli italiani alle prese con le parole straniere: nel dubbio, non raddoppiare mai.
Matthijs de Ligt
Matthijs de Ligt è stato difficile da trovare. Quando hai 17 anni la gente non vuole neanche pronunciare il tuo nome. Comunque si dovrebbe dire Mateisc de licht. Per il nome devi strascicare, come se avessi bevuto troppo, per il cognome non lo so è veramente molto difficile farlo bene per noi, provate a pensare a Lichtsteiner.
Justin Kluivert
Anche se non ha giocato, Justin Kluivert è sulla bocca di tutti. Ovviamente non ho trovato la pronuncia del suo, ma quella del padre. Per il nome possiamo fare che sia inglese, essendo inglese, e pronunciarlo Giastin - molto semplice - per il cognome vedete un po’ voi: una volta un olandese mi disse che si pronunciava una roba tipo Kloffert, in giro per l’internet la pronuncia sembra sia Clavert, anche se quella v non è davvero una v è un suono diverso più gutturale, che saprei sicuramente spiegarvi meglio se mi ricordassi le lezioni di Linguistica Generale.
Lasse Schøne
Lasse Schøne oramai è vecchio e non se lo fila nessuno, ma la pronuncia del suo nome danese è abbastanza interessante. Lesse Scione ma non così come è scritto, come se aveste una mela in bocca.