L’esordio di Mbappé
Nel 2017 Kylian Mbappé ha segnato 11 gol, il che lo rende uno degli attaccanti più prolifici d’Europa, sicuramente il più giovane. Questo basta a spiegare perché l’esordio in Nazionale di Mbappé, che deve ancora compiere 19 anni, avesse attirato grande hype.
Contro la Spagna, Mbappé ha giocato poco più di un’ora come attaccante al fianco di Gameiro. Mentre il centravanti dell’Atletico Madrid era libero di esprimersi nei suoi classici tagli in profondità, Mbappé ha fatto un lavoro più di raccordo, con tagli interno-esterno ad allargarsi sulle fasce o a venire dentro il campo. Un gioco in cui ha denunciato alcuni limiti tecnici nel primo controllo e nel gioco di sponda, anche se a volte ha avuto buone intuizioni.
In generale, nei movimenti senza palla Mbappé ha mostrato un buon istinto, che lo rende senz’altro un profilo più vario di Martial, che ad esempio sembra più pigro. Specie nei tagli in area, anche nei pochissimi palloni giocabili, Mbappé si è mosso con un ottimo tempismo.
Il meglio lo ha espresso quando, spostandosi sulla fascia, ha guadagnato un po’ di spazio da attaccare, con e senza palla. Anche se a volte il suo istinto alla verticalità lo porta ad abbassare ancora troppo spesso la testa per andarsi a infilare in situazioni chiuse.
La partita di Mbappé era interessante anche e soprattutto per poterlo vedere all’opera in un contesto tattico e tecnico completamente diverso da quello del Monaco. Il 18enne è sembrato in difficoltà nel dover fare un gioco meno diretto e più interlocutorio; ma in generale ha mostrato una capacità negli smarcamenti che lascia intravedere grandi margini di miglioramento.
A fine partita Gerard Piqué gli ha chiesto la maglia, forse ignaro che la stava chiedendo al più grande fan di Cristiano Ronaldo del pianeta, per di più promesso sposo del Real Madrid.
San Marino state of mind
Oggi parte una nuova rubrica dal titolo San Marino State of Mind il cui obiettivo dichiarato è quello di sondare in quale tra le peggiori nazionali partecipanti alle qualificazioni per i Mondiali del 2018 potreste giocare anche voi in futuro. La rubrica è dedicata, doverosamente, alla nazionale di calcio di San Marino, quella nazionale per cui tutti un giorno o l’altro abbiamo pensato di poter giocare. Pensiero che è arrivato a Thomas Muller che ne ha approfittato per mostrarci tutto il suo disprezzo per la mediocrità. Sconsigliamo la lettura se il vostro livello di gioco va da Gianluigi Donnarumma a, diciamo, Lorenzo Pellegrini. Dal livello “esordire a 17 anni” a quello “tutto sommato qualche speranza di giocare con l’Italia posso coltivarla”.
Stagione1 Puntata1
Bhutan
Il Bhutan occupa il posto numero 177 (di 209) del Ranking FIFA/Coca Cola World, questo per dire che - comunque - un minimo vi dovete sforzare per giocare qui. La prima cosa da sapere sul Bhutan è che l’h va dopo la B. Questo è importante e non smetterò mai di ripeterlo: non potete pensare di giocare per una nazionale di cui non sapete neanche scrivere bene il nome.
Superato lo scoglio del nome, bisogna conoscere un po’ la sua storia calcistica. C’è stato un momento in cui il Bhutan era considerata la peggior nazionale del mondo. Quello era il momento perfetto per voi di prendervi la nazionalità, ma oramai è tardi: dopo aver battuto Montserrat in una partita giocata in concomitanza con la finale dei Mondiali, non lo è più.
Il Bhutan si è addirittura guadagnato il diritto di partecipare alle qualificazioni dopo aver battuto lo Sri Lanka in una doppia sfida diventata leggendaria. Purtroppo sono stati eliminati precocemente nella seconda fase con 0 punti in otto partite e 52 gol subiti. Però non disperate: questa settimana hanno iniziato il cammino di qualificazione per la Coppa d’Asia 2019 con una sconfitta per 14 a 0 contro l’Oman, segno che - comunque - una mano gli può far comodo.
La faccia del numero 8 del Bhutan dopo l’undicesimo gol subito è una piccola richiesta di aiuto.
Ci sono due modi per poter giocare nella nazionale del Bhutan. Il primo è sposarsi una cittadina del Bhutan e convincerla che si sta meglio lì. E questo dovrebbe essere abbastanza facile, considerando che il Bhutan viene considerato il paese più felice al mondo (anche se è più o meno si sono auto-premiati e la situazione potrebbe non essere così limpida). Il problema è che il visto per entrare nel paese ha un costo di circa 250$ al giorno, per cui valutate attentamente il rapporto tra le vostre finanze e la vostra capacità di rimorchiare. In alternativa, fatevi mantenere da una ricca ereditiera del Bhutan.
Un gol subito dal Bhutan, per capire quanto potete starci dentro.
La migliore opzione è giocare nella Bhutan National League abbastanza, e abbastanza bene, da meritarvi la cittadinanza e quindi la convocazione. Esiste infatti un campionato nazionale dal quale arrivano tutti i giocatori della nazionale ed è quindi il bacino più indicato per mettervi in mostra, perché è difficile che qualcuno del Bhutan venga a vedere il vostro torneo di calciotto. Non vi convincerò che è una strada facile, anzi. Il Bhutan è un paese molto chiuso e poco disposto ad aprirsi al mondo, però il calcio è un linguaggio comune e un difensore italiano fa sempre comodo, quindi se siete estremamente determinati nel giro di 5/7 anni dovreste farcela.
Altre informazioni sparse:
- La maglia della nazionale del Bhutan è molto bella, per cui vale davvero la pena provare quanto meno per il vostro stile.
- Il loro miglior giocatore Chencho Gyeltshen è considerato il CR7 del Bhutan, per cui non vi conviene provare ad entrare in quel ruolo perché ci tengono molto al ragazzo.
- La maggior parte delle informazioni riguardanti la possibilità di diventare cittadini del Bhutan potrebbero non essere del tutto corrette, per cui rivolgetevi prima all’ambasciata del Bhutan, che però si trova a Ginevra.
- Siate i migliori critici di voi stessi: se siete troppo scarsi, lasciate stare.
Neymar vs la voglia di sangue del Paraguay
Neymar è il tipo di giocatore a cui, a un certo punto, ti viene voglia di dare un calcio. È diventato così forte nell’ultimo periodo che questa brutta voglia di dargli un calcio è diventata così estrema da non essermi dovuto per nulla impegnare nel redigere questa classifica dei peggiori 7 falli subiti dal giocatore brasiliano nella partita con il Paraguay.
La partita è iniziata da soli 3 minuti e la faccenda ha già preso la piega della persecuzione. Dopo aver fallito il primo tentativo di fare fallo, l’avversario lo segue per trenta metri con il solo scopo di dargli un pestone sulla caviglia.
Dopo meno di un minuto dal fallo precedente si è arrivati a credere che va bene concedere un fallo al Brasile al limite dell’area se pure questo consente di colpire molto violentemente Neymar da dietro.
È così evidente che l’opzione primaria dei giocatori del Paraguay quando vedono Neymar correre sia il fallo che anche l’arbitro, colui che dovrebbe regolare questa cosa, si sposta perché è così che deve andare. Da notare come il difensore allarghi il gomito alla fine per cercare di far male il più possibile al brasiliano.
Quando temporeggia fermo davanti all’avversario Neymar lo sa cosa lo aspetterà appena ripartito. In questa circostanza può ritenersi fortunato perché il giocatore che stava arrivando per il raddoppio non aveva proprio una bella aria, anzi credo che gli sarebbe andata molto peggio.
Arrivati al quinto fallo, finalmente possiamo empatizzare col difensore. Che devi fare quando il tuo avversario va dentro coi roller blade e tu stai combattendo con un fottuto monopattino?
Intermezzo in cui Neymar fa gol partendo dalla sua metà campo e neanche riescono a buttarlo giù.
Il sesto fallo è il momento in cui il Paraguay capisce che per nessun motivo al mondo Neymar deve fare più di due metri col pallone tra i piedi. Ma pure il momento in cui lo capisce Neymar, che comunque c’ha tutta una stagione di calci da prendere pure in Europa e quindi si calma.
La narrazione dentro la quale si inserisce questo settimo fallo è così evidente che neanche Neymar si stupisce quando il difensore lo colpisce molto forte mentre lui non sta facendo davvero niente di irritante che non essere Neymar che però - poi - è la cosa che lo frega ogni volta.
Poldi ha dato l’addio alla Nazionale con una bomba di sinistro che, giustamente, è diventata virale. Per non dimenticare.
Firmino è il centravanti del Brasile che vedremo al Mondiale?
Roberto Firmino è uno di quei giocatore che occupano il range di valutazione più largo se ne parlate con i vostri amici. Uno di quelli che per qualcuno è un fenomeno assoluto, per altri un buon giocatore ma niente di più. Alcuni vi venderanno come vera la storia per cui sarebbe stato scoperto grazie a FM, anche se in realtà non spiega nulla. Per altri ancora è un mezzo giocatore, buono solo per farsi dare le dritte giuste per i concerti tecno. Quel che è certo è che le qualità di Firmino stanno sbocciando all’interno del sistema di Klopp e questo, se non è sempre evidente nella pazzia del Liverpool, lo è stato nelle ultime partite del Brasile.
Se Neymar è l’alpha e l’omega della squadra, Firmino nelle ultime due sfide contro Uruguay e Paraguay ha occupato il ruolo di falso nove col compito di abbassare il proprio raggio d’azione per liberare lo spazio alle sue spalle per la furia di Neymar e Couthino. In una squadra che sta trovando sempre più la sua strada, Firmino dovrà giocarsi il posto con Gabriel Jesus. Rispetto al giovane del Manchester City, al momento infortunato, Firmino è molto meno numero 9, e la sua interpretazione del ruolo è più quella di trequartista occulto.
In due partite nelle quali il Brasile ha segnato sette gol, Firmino giocando da centravanti ha finito senza segnare un gol, senza servire assist e tirando una sola volta in porta. Ma questo non importa. Firmino è utile perché viene incontro all’azione per dialogare coi centrocampisti e dettarne gli inserimenti, tocca il pallone una, massimo due volte, per non fermare mai il ritmo delle azioni.
Il suo gioco spalle alla porta è migliorato notevolmente come in questa occasione in cui si protegge da Godin, lo porta fuori posizione e poi serve l’esterno che premierà il centrocampista che si è inserito nello spazio liberato proprio da Firmino.
In più lavora tantissimo senza palla, sia per liberarsi e ricevere nella miglior posizione, sia per recuperare il pallone, sgravando questo peso da Neymar e Coutinho che sono quindi più liberi di correre felici per il campo.
Se questa tendenza ad abbassarsi non è necessariamente positiva per un attaccante, visto che spesso si finisce per portare su la difesa avversaria e chiudere gli spazi sulla trequarti, diventa invece utilissima quando anche i centrocampisti hanno tempi di inserimento e doti realizzative, come dimostrato dalla tripletta di Paulinho contro l’Uruguay.
Firmino sembra aver trovato quindi il modo di rendersi utile nel Brasile di Neymar e Coutinho. Se questo basterà a superare l’incredibile ascesa di Gabriel Jesus come attaccante centrale della squadra ce lo dirà solo il tempo, intanto la sua squadra è la prima a preparare le valigie per Russia 2018 e Firmino sembra aver già prenotato un posto sull’aereo.
Un’azione che vi farà pensare all’invecchiamento di Diego Godin
Siamo così abituati ad associare a Diego Godin un’idea di onnipotenza e assoluto controllo che ci immaginiamo possa essere eterno. Ecco invece una gif sulla cedevolezza e la mortalità delle cose del mondo. Godin che è lento in chiusura; Godin che calcola male il rimbalzo; Godin che si fa sverniciare da un modesto attaccante di 33 anni come Guerrero.
Questo qui è il gol del pareggio del Perù, che alla fine è riuscito persino a battere l’Uruguay, che alla terza sconfitta consecutiva ha il cammino in salita verso i Mondiali.
Qualche giocata memorabile
Il dribbling assurdo di Emre Mor
Questa specie di ruleta giocata senza suola - colpendo la palla prima con l’interno tacco e poi con l’esterno - è stata codificata negli ultimi anni da Franck Ribery, al punto che alcuni le hanno direttamente dato il suo nome. Se siete in ansia per l’estinzione di questo tipo di trick ecco che un ragazzo del ‘97 dimostra di saperne rinverdire la tradizione.
I miglioramenti di Sanchez in un’azione
Il modo in cui Alexis Sanchez mette il proprio atletismo a servizio di una scelta lucida di gioco rappresenta bene i suoi miglioramenti quest’anno. Qui aspetta fino all’ultimo, quasi teleguidandolo, l’inserimento di Aranguiz da dietro, che poi appoggia dentro per il centravanti Paredes. (Sanchez che poi ha segnato anche tirando una punizione esattamente sotto all’incrocio dei pali).
Servito con un senso della pulizia da giocatore di Sarri. Piszczek invece fa un tiro storto e stranissimo che ancora non si è capito come ha fatto ad entrare.
Una cosa a caso di Ousmane Dembelé
Un uomo che cerca di evitare, come capita, gente troppo più lenta di lui.
Le squadre che rischiano l’eliminazione
Olanda
L’Olanda è quarta a 3 punti dal secondo posto. La situazione è piuttosto grave ed è stata ben spiegata da Chris Holter in un approfondimento uscito oggi su queste pagine.
Danimarca
Nonostante possa vantare in rosa Christian Eriksen - uno dei migliori giocatori europei, all’apice della propria carriera, nella stagione della sua consacrazione - la Danimarca rischia di non qualificarsi. Ora è terza a pari punti con il Montenegro secondo nel gruppo E, e può venire risucchiata persino dalla Romania, dietro ad appena 1 punto.
Galles
Pur essendo inserito in un girone piuttosto morbido, il Galles, forse pagando l’hangover dagli scorsi Europei di cui era stata una delle rivelazioni, è ora terza a 4 punti da Irlanda e Serbia, che guidano il gruppo B. L’unica vittoria del Galles risale a settembre, alla prima partita del girone, contro la Moldavia.
Turchia
Una delle squadre più deludenti agli ultimi europei sta proseguendo il proprio vortice negativo anche in queste qualificazioni. La Turchia, in questo momento, è addirittura quarta nel gruppo I, a 5 punti dalla capolista Croazia. Il secondo posto è occupato invece dall’Islanda, con cui la Turchia ha perso lo scontro diretto a novembre.
Stati Uniti
È dal 1990 che gli Stati Uniti non mancano un Mondiale. Il valore delle loro rappresentative è cresciuto di edizione in edizione, col picco dei quarti di finale nel 2002, e oramai è una di quelle squadre che ti aspetti di ritrovare sempre, anche perché la CONCACAF assegna 3 posti diretti e un quarto per i play-off intercontinentali e la competizione non è poi così elevata.
Gli Stati Uniti hanno invece pensato bene di impantanarsi andando a perdere prima col Messico per 2 a 1 e poi addirittura per 4 a 0 contro la Costa Rica. Trovandosi a 0 punti prima di questo turno, gli Stati Uniti erano quasi obbligati a due vittorie. Dopo essersi rimessi in carreggiata vincendo facile contro l’Honduras, non è riuscita però a superare l’ostacolo Panama fermandosi ad uno striminzito 1 a 1 che la porta al quarto posto, proprio dietro Panama, con l’incubo play-off.
Gli Usa devono ringraziare la loro stellina Pulisic che con una giocata speciale ha servito l’assist per il più facile dei gol alla loro stella Dempsey. Ma i due davanti non bastano: i problemi della squadra di Bruce Arena sono tantissimi, troppi per discuterne in poche righe, ma sotto trovate uno spunto interessante del perché la prossima estate potreste non vederli in Russia.
Argentina
Prima della partita contro la Bolivia il ct Bauza aveva dichiarato che l’Argentina avrebbe fatto una partita d’attesa per i primi 70’, risparmiando le energie per un eventuale assalto finale: «Ci servono 4 punti nelle prossime due partite». L’albiceleste si è schierata con un undici piuttosto impresentabile, specie per gli standard argentini, con Pratto centravanti, notoriamente preferito a Icardi dal ct.
Con una narrativa degna della letteratura sudamericana, i giocatori avevano assunto una specie di viagra - un farmaco vasodilatatore - per contrastare gli effetti collaterali dell’altimetria boliviana. Non è servito a niente.
Se le cose dovessero restare così l’Argentina dovrebbe giocarsi i playoff per qualificarsi in Russia. Servono due vittorie nelle prossime partite, due delle quali da giocare in casa, anche se senza Messi.