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Il bello dell'Europa League 2018 vol. 11
06 apr 2018
Le cose che ci hanno fatto battere il cuore nei quarti di finale della nostra coppa preferita.
(articolo)
20 min
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Il gol di Ramsey e altre meraviglie dall’Arsenal di ieri

Se l’Arsenal giocasse sempre contro il CSKA Mosca staremmo forse parlando della squadra migliore della nostra generazione. Ieri l’Arsenal ha tirato 18 volte verso la porta, di cui 9 nello specchio, e la maggior parte dei quali da dentro l’area di rigore.

Quella di ieri è stata una delle rare partite in cui l’Arsenal di Wenger si è avvicinato all’ideale di sé stesso: quello di una squadra offensivamente brillante, che costruisce i propri gol con scambi ravvicinati, da flipper, fra giocatori tecnicamente sublimi che parlano un linguaggio indecifrabile agli avversari. Il CSKA ha facilitato le cose, schierando una difesa a tre lentissima e continuamente smagliata dai movimenti di Mkhitaryan e Ozil, e infilata dagli inserimenti di Ramsey. Il gallese ha tirato in porta 7 volte durante la partita, segnando due gol e prendendo un palo. Ozil, invece, ha realizzato 2 assist e si è guadagnato questo video celebrativo dai social dell’Arsenal.

Il primo gol è un buon esempio della qualità del palleggio del’Arsenal nell’ultimo quarto di campo:

Ma è il secondo gol di Ramsey, ovviamente, ad essersi preso le copertine. Due giorni dopo la prodezza di Cristiano Ronaldo è arrivato un gol che forse non può contestarne l’iconicità ma che ne è all’altezza almeno dal punto di vista puramente estetico. Se il gol di Cristiano Ronaldo è soprattutto un gesto atleticamente impensabile, dove un uomo si alza fino almeno a 2 metri d’altezza per prendere una palla con il piede, quello di Ramsey appartiene a un’estetica dell’astuzia che è quasi opposta.

Cristiano Ronaldo ha piegato le leggi fisiche, Ramsey le ha assecondate. Come per spiegare l’assurdità del gol di Cristiano Ronaldo bastava anche solo il fermo immagine del suo tiro da dietro, dove il suo piede sovrastava - per un gioco prospettico - quello della traversa, per trasmettere l’armonia del gol di Ramsey basterebbe anche questa foto.

Non sembra l’immagine di uno che sta per tirare in porta, se non in qualche fumetto dove il calcio è trasformato nella caricatura di un’arte marziale. Ramsey non solo colpisce con una parte del piede con cui sembra impossibile segnare, ma lo fa anche a pallonetto, prendendo in controtempo l’uscita di Akinfeev.

La cosa che è stata poco sottolineata è che il gol arriva al termine di un’altra azione bellissima, che contiene persino un altro colpo di tacco. Un’azione che si sviluppa tutta sulla catena di sinistra e che porta Ozil a crossare senza pressing per l’inserimento di Ramsey.

In questo senso il gol di Ramsey somiglia a quello di Wilshere qualche anno fa, un rilassato pallonetto arrivato al termine di un’azione piena di ricami e tocchi di prima e sponde a una velocità assurde, in cui i giocatori sembravano trasformati in oggetti. Anche questo di Ramsey riesce a racchiudere l’idea utopica del calcio di Wenger in un’azione auto-conclusiva. Spero che Wenger conservi in una teca le gif di questi momenti, che esprimono la bellezza e la fragilità del calcio che ha sempre avuto in mente.

L’undici dei nomi di questo turno di Europa League

Oggi recuperiamo una sana abitudine che avevamo perso, ovvero quella di mettere in campo l’undici dei migliori nomi del turno d’Europa League:

Alexander Walke, Sebastian Coates, Duje Caleta Car, Dusan Basta, Lukas Klostermann; Diane Samasseku, Zambo Anguissa, Bribras Natcho, Diego Demme; Fredrik Gulbrandsen, Pontus Wernbloom. Tutti schierati con la magica camiseta del Brasil.

Il giocatore più Europa League: Alan Dzagoev

Quanto ci abbiamo creduto: 7

Quanto è stato realmente forte: 6

Quanto è caduto in disgrazia: 6

Quanto sembra depresso: 10

Cresciuto calcisticamente nell’Accademia Togliatti, Dzagoev è nato in una famiglia dell’Ossezia di etnia georgiana. Lo si nota dal naso schiacciato, dalla bocca triste, dagli occhi bassi. Quando era ancora un teenager le voci sul suo talento si rincorrevano dalle alpi al manzanarre. Dzagoev è stato il più giovane calciatore ad esordire con la Nazionale russa, nel 2009, a 18 anni e 116 giorni.

Il suo nome figura in questo articolo di ESPN dove si indicano i giovani più entusiasmanti da tenere d’occhio. Dzagoev è in compagnia di Marek Hamsik, Sergio Busquets, Hernanes e Mounir El Hamdaoui. Del resto Dzagoev aveva appena concluso la sua prima stagione da titolare nel CSKA segnando 8 gol. «Veloce, bravo di testa e con qualità tecniche eccezionali» il suo nome veniva accostato al Chelsea. Non si capisce poi cosa sia successo. Dzagoev non ha avuto particolari problemi fisici, ha giocato bene ma non troppo, non ha mantenuto le promesse sui propri miglioramenti, rimanendo in sostanza lo stesso giocatore che era anche a 18 anni. Un trequartista incostante a cui ogni tanto si accende una visione di gioco divina.

Oggi è uno dei tanti monumenti grigi del calcio russo, il cui senso è tutto racchiuso nelle sue mostruosità statistiche. A 28 anni Dzagoev ha già giocato 228 partite e segnato più di 50 gol con la maglia del CSKA Mosca. Ha già più di 50 presenze con la Nazionale russa e quello che si appresta a giocare nel 2018 sarà il suo terzo Mondiale e forse neanche l’ultimo.

La storia di Dzagoev, riletta oggi, sembra la stessa di tanti artisti russi che invece di emigrare e arricchire la propria arte sono rimasti in patria a farsi mangiare dalla burocrazia, diventando manieristi di sé stessi.

Le difficoltà del Red Bull Lipsia

Nella sfida più interessante di questi quarti di finale, il Red Bull Lipsia ha battuto in casa 1 a 0 l’Olympique Marsiglia, riuscendo soprattutto nell’impresa di non subire gol. Hasenhuttl si è dichiarato soddisfatto «Ci siamo messi in una buona posizione per la partita di ritorno». È la prima porta imbattuta della stagione europea del RB Lipsia, ottenuta con una difesa di teenager: Ibrahima Konaté, 18 anni, e Dayot Upamecano, 19.

Il RB Lipsia ha ottenuto forse un risultato superiore alla propria prestazione, che non è stata al livello di quanto mostrato in stagione, soprattutto negli scontri diretti, per una squadra che aveva messo in difficoltà il Manchester City e battuto squadre come Napoli e Bayern Monaco.

Rudi Garcia ha schierato l’OM con un 5-3-2 in fase difensiva che stava molto attento a chiudere il centro e non concedere ricezioni negli half-space a Forsberg e Bruma. Il Lipsia, come al solito, stringeva molto i due trequartisti, ma finiva così per imbottigliarsi al centro.

Qui Ocampos taglia il passaggio destinato a Forsberg - che si era accentrato come Bruma - e guadagna un pallone importante per attaccare in transizione.

Anche i meccanismi di pressing del RB Lipsia hanno funzionato peggio del solito. L’OM iniziava l’azione facendo da Luiz Gustavo - ieri difensore centrale - e abbassando Ocampos come vertice del triangolo di costruzione. La palla usciva agevolmente sulle catene laterali, dove gli avversari erano sempre in ritardo negli scivolamenti, concedendo spazi da attaccare invitanti soprattutto dalla parte di Amavi e Ocampos.

L’ex giocatore di Milan e Genoa ha giocato una grande partita. Ha aiutato la squadra a risalire il campo con le sue conduzioni palla al piede e ha realizzato 7 dribbling, quasi tutti in zone pericolose del campo, che hanno generato parecchi pericoli. Gli esterni dell’OM hanno dominato gli avversari nell’uno contro uno, e il RB Lipsia si è trovato spesso a schiacciarsi troppo verso la porta correndo all’indietro, lasciando poi invitanti ricezioni fra le linee.

L’azione più evidente di questa dinamica è stata quando, a metà secondo tempo, Ocampos ha dribblato per l’ennesima volta Laimer, servendo a Payet, al limite dell’area, una palla da spingere dentro che il numero dieci ha però spedito alta. È soprattutto grazie a queste imprecisioni che il RB Lipsia è riuscito a portare a casa la vittoria senza subire gol.

La rete decisiva è arrivata alla fine del primo tempo, quando i ritmi della partita si sono alzati e gli spazi aperti, creando l'habitat ideale dove si esaltano le qualità del Red Bull Lipsia. L'OM è partito in contropiede con Samson, Payet e Ocampos, che poi è arrivato al tiro. La respinta favorisce il Lipsia, che innesca Forsberg, e a quel punto il campo si mette improvvisamente in discesa verso la porta dell’OM. Forsberg supera in velocità Amavi, che si ferma pensando nell’intervento di Sakai, che invece stava scappando all’indietro. Forsberg serve in verticale Werner, che nel frattempo si era allargato a destra. Il centravanti del Lipsia dribbla Kamara verso l’interno e tira di sinistro rasoterra, una palla che Pelè si lascia passare sotto le braccia. Werner e Forsberg sarebbero a proprio agio in transizione anche se il campo fosse più lungo di 50 metri.

Il RB Lipsia si è rivelato più cinico del solito ma l’OM ha già mostrato di avere il talento per approfittare delle vulnerabilità del sistema di Hasenhuttl e il discorso qualificazione è ancora del tutto aperto.

La clonazione dei giocatori del RB Lipsia

Ralf Rangnick, il grande architetto dietro al progetto calcistico Red Bull, non è solo un grande conoscitore di tattica. Nel suo laboratorio a Salisburgo, fra i più avanzati dell’Europa Centrale, ormai da anni porta avanti i suoi progetti di ingegneria genetica, riproducendo le catene di DNA di alcuni giocatori tesserati dalla Red Bull.

Rangnick preleva il nucleo genetico del giocatore che vuole clonare e lo inietta in un feto di una donna in gravidanza, insieme a un buon quantitativo di taurina, detta anche “la vitamina del pressing”. In nove mesi la donna partorirà non un bambino ma un calciatore professionista fatto e formato, pronto per gli scopi calcistici della Red Bull. Questo procedimento biotecnologico permetterà al Lipsia di sopravvivere alla catena alimentare del mercato: anche una volta che i suoi migliori talenti saranno comprati da club più potenti, ci sarà sempre un giocatore uguale a loro pronto a sostituirli.

Il successo è sotto gli occhi di tutti, oggi che la Red Bull ha portato due sue squadre ai quarti di finale di Europa League. Ecco solo alcuni esempi dei giocatori clonati da Rangnick

Naby Keita > Diadie Samassekou

Diadie Samassekou risulta nato a Bochum ma cresciuto calcisticamente nel Real Bamako, una squadra del Mali, la Nazionale per cui gioca. Samassekou sarebbe stato tesserato nel 2015 dal Red Bull Lipsia, chissà come e chissà dove. Diciamo che in questo caso Rangnick non è stato esattamente elegante nel non lasciare tracce.

Samassekou e Keita sono nati a un anno di distanza (96 il primo, 95 il secondo) e sono praticamente lo stesso giocatore. Sono alti 1.75 e sono due mediani che giocano davanti la difesa e che hanno una reattività pazzesca. La loro azione preferita è strappare palla agli avversari e ripartire in dribbling nelle zone centrali per rompere le linee avversarie e creare superiorità numerica. Keita è già stato ceduto al Liverpool e in estate probabilmente Samassekou prenderà il suo posto nel RB Lipsia, senza che nessuno se ne accorga veramente. Ci potrebbe essere un imprevisto, visto che Samassekou pare sia già seguito da club importanti come il PSG, ma in quel caso Rangnick non faticherebbe certo a trovare un terzo giocatore identico agli altri due.

Emil Forsberg > Hannes Wolf

A volte alla Red Bull non hanno una grande fantasia e non fanno nessuno sforzo di realismo per nominare il giocatore clonato. Per questo alcuni giocatori del Salisburgo hanno dei nomi da personaggi di Dungeons&Dragons. È il caso di Hannes Wolf, clonato da Emil Forsberg. Entrambi alti 1,79, trequartisti, delle vere furie in pressing e nelle conduzioni palla al piede in transizione.

Stefan Lainer > Konrad Laimer

Gli scrittori di fantascienza sono attenti nelle loro distopie a inserire almeno un dettaglio che ci fa capire che quello che stiamo vivendo fa parte di un’esperienza finzionale, di un incubo. Il dettaglio scelto dalla Red Bull è quello di aver deciso di creare due terzini destri perfettamente identici e indistinguibili tra loro. Non staremo neanche qui a provare a distinguere Laimer e Lainer, a dirvi che uno è nato cinque anni prima dell’altro e che forse uno è forse leggermente più forte dell’altro. Abitano nello stesso binario di realtà, quello di destra di una squadra brandizzata Red Bull, svolgendo più o meno gli stessi compiti.

Chi sa solo di Europa League non sa niente di Europa League

Giovedì, gnocchi. Ma giovedì anche Europa League, la competizione più scintillante tra quelli che prevedono rovesciate solo di Moussa Sow. Come per gli gnocchi, la bellezza dell’Europa League è tutta nella sua semplicità: patate, farina e nient’altro (se mettete l’uovo andatevene a vedere la Champions).

Per questo motivo il quiz di questa settimana sarà all’insegna della semplicità e delle domande a cui per rispondere dovete aver visto tutte le puntate di Holly e Benji e allo stesso tempo tutte le partite di questa edizione di Europa League.

Giochiamo a: Giocatore di Europa League o personaggio di Holly e Benji?

Ricardo Espadas

Júnior Moraes

Kevin Mbabu

Hermann Kaltz

Hiroki Sakai

Rob Denton

Luis Galvan

Maximilian Mittelstädt

Ben Sheaf

Ed Warner

Risposte:

1) Personaggio di Holly e Benji: portiere messicano della nazionale U-20 e U-23 e dell'Everton.

2) Giocatore di Europa League: attaccante della Dinamo Kiev.

3) Giocatore di Europa League: difensore dello Young Boys coi rasta.

4) Personaggio di Holly e Benji: mediano tedesco di bassa statura che gioca sempre con uno stuzzicadenti in bocca.

5) Giocatore di Europa League: ottimo terzino del Marsiglia e uomo anche migliore.

6) Personaggio di Holly e Benji: centrocampista numero 20 nell'Inter, nell'Albese e nella nazionale giapponese U-20 e U-23, soprannominato “principe del sole”.

7) Personaggio di Holly e Benji: Difensore e centrocampista argentino dal fisico roccioso e dai lunghi capelli biondi.

8) Giocatore di Europa League: esterno dell’Hertha Berlino.

9) Giocatore di Europa League: imberbe centrocampista dell’Arsenal.

10) Personaggio di Holly e Benji: portiere pazzo che salta sui pali, da non confondersi con Timo Werner attaccante pazzo del Lipsia che salta sui cadaveri.

Possibilità di passaggio del turno dopo l’andata dei sedicesimi

Torna l’unica rubrica piena di percentuali ma che non è andata al Quirinale da Mattarella, tanto lo sappiamo che l’unico modo per far svoltare il paese sono le scommesse pazze sull’Europa League. L’algoritmo ha dovuto lavorare più del previsto, dato che continuava a confondere Red Bull Lipsia e Red Bull Lipsia II, ma alla fine anche questa volta abbiamo i dati corretti.

Arsenal 90% - CSKA Mosca 10% (andata 4-1)

Dopo anni di alti e bassi, l’Arsenal ha scoperto che il suo avversario ideale è il CSKA Mosca. Un’andata travolgente ha apparecchiato un ritorno apparentemente facile per gli uomini di Wenger che a Mosca dovranno solamente evitare di prendere 3 gol. L’algoritmo ha dato una percentuale sorprendemente alta al CSKA, perché nessuno si stupirebbe davvero se Putin decidesse di rispondere all’espulsione dei diplomatici russi in giro per l’Europa con l’avvelenamento di tutta la rosa dell’Arsenal ad eccezione di Koscielny e Iwobi.

Frase da ricordare in vista del ritorno: Just a small island no-one pays any attention to(Putin parlando dell’Inghilterra).

Su cosa scommettere: L’anno prossimo l’Arsenal si iscrive alla Prem'er-Liga (campionato russo) al posto di qualche squadra sfigata della Siberia.

Su cosa non scommettere: Un bel documentario di Werner Herzog su questa partita.

Lazio 80% - Red Bull Salisburgo 20% (andata 4-2)

Non basta essere una squadra costruita in provetta con i soldi di una bevanda che contiene parti di toro che non volete neanche sentire nominare per fermare questa Lazio dai suoi 4 gol quotidiani. La squadra di Inzaghi ha il secondo miglior attacco di questa Europa League dopo l’Arsenal ed è difficile immaginare come il Salisburgo possa recuperare uno scarto di due gol in casa senza concedere niente. Eppure una certa volatilità in fase difensiva lascia qualche spiraglio aperto ad una squadra che può permettersi di tenere in panca Minamino.

Una pubblicità di un cioccolato giapponese con Yoko Minamino.

Su cosa scommettere: In un drammatico passaggio di consegne Immobile si prende lo scettro di Aduriz di miglior marcatore dell’Europa League.

Su cosa non scommettere: In un drammatico passaggio di consegne Minamino si prende lo scettro di Aduriz di miglior marcatore dell’Europa League.

Atletico Madrid 95% - Sporting Lisbona 5% (andata 2-0)

Quanto puoi non pagare la scelta di schierare contemporaneamente in campo Coates, Mathieu e Bryan Ruiz? Ora c’è una risposta a questa domanda: fino ai quarti di finale di Europa League. Un Atletico Madrid non particolarmente brillante si è portato parecchio avanti con il lavoro approfittando delle ingenuità difensive dello Sporting e ora al ritorno - anche grazie allo sciagurato errore di Freddy Montero - potrà fare quello che sa fare meglio: non prendere gol neanche morto. Per rendere ancora più difficile il tutto al ritorno allo Sporting mancheranno per squalifica Bas Dost e Coentrao.

Ora una bella foto di Bruno Fernandes col Novara per ricordarvi che - comunque - se volete potete fare tutto nella vita (tranne eliminare l’Atletico Madrid probabilmente).

Su cosa scommettere: Piccini terzino titolare della nazionale agli Europei del 2020.

Su cosa non scommettere: Che poi ci andiamo davvero agli Europei.

RB Lipsia 50% - Marsiglia 50% (andata 1-0)

Arriviamo infine al quarto sulla carta più equilibrato e dimostratosi tale. Il piccolo vantaggio accumulato dal Lipsia non sembra dargli sufficienti garanzie di passaggio del turno, soprattutto se al ritorno Garcia riuscirà a recuperare Thauvin, assente ieri. L’algoritmo non si è voluto sbilanciare, anche perché Lipsia e Marsiglia sono davvero due squadre belle ed imprevedibili e la matematica non vede di buon occhio queste caratteristiche.

Su cosa scommettere: Che tra tutte guarderemo questa partita.

Su cosa non scommettere: volete davvero scommettere su Garcia?

Gol più Europa League

La punizione di Golovin in Arsenal-CSKA Mosca

Virilità: 5

Assurdità: 5

Anti-epicità: 10

Paura della morte: 10

Un gol Europa League non deve essere bello, ma neanche necessariamente brutto. Non deve essere importante, ma neanche forzatamente a caso. Può essere causato da comportamenti scellerati della difesa, ma non essere segnato da un giocatore troppo forte (vedi il gol di Griezmann di ieri). Un gol Europa League deve grondare Europa League nel senso più intrinseco del termine, sia nella sua fattura che nel suo autore.

Aleksandr Golovin è nato nel 1996 a Kaltan, nella Russia siberiana meridionale, una città il cui stemma è letteralmente uno scoppio ed oggi è la più grande (e forse unica) promessa del calcio russo. In questa stagione si sta mettendo in mostra come un centrocampista molto completo, in grado di giocare le due fasi con la stessa qualità e difficilmente rimarrà in Russia ancora per molto. Ironicamente il giovane Golovin (cognome che sembra più adatto ad un brand di sigarette francesi) è da tempo nel mirino proprio dell’Arsenal, ma ieri è stato lui a mettere l’Arsenal nel suo mirino: la punizione con cui ha trafitto Cech è bella ed illusoria come ogni cosa targata Europa League che si rispetti.

Inoltre è una punizione tirata con il destro dal lato destro del campo, una scelta anti-intuitiva come solo l’Europa League può esserlo.

10 cose più mobili di Jeremy Mathieu

Ieri lo Sporting Lisbona ha giocato con due statue di terracotta come difensori centrali. Jeremy Mathieu e Sebastian Coates sono stati responsabili nei due gol dell’Atletico Madrid, e hanno fatto di tutto per subirne altri, commettendo degli errori così appariscenti che sembrava lo stessero facendo apposta.

Se Coates però è sempre stato in qualche modo inadeguato al gioco del calcio, Mathieu un tempo era il difensore centrale del Barcellona, comprato per 20 milioni di euro per le sue qualità in impostazione. Oggi Mathieu non ha un fisico adatto per giocare a calcio a questi livelli e in serate come quelle di ieri si mette di continuo in imbarazzo. Ecco dieci cose più mobili di Jeremy Mathieu e che ieri forse avrebbero fatto una figura migliore contro l’Atletico Madrid.

Il “Generale Sherman”, una sequoia californiana alta 84 metri. È lì da circa 2500 anni.

Il Grande Lebowski.

Questa foto di Maurizio Costanzo ed Enrico Vaime.

Queste tartarughe giganti delle Galapagos che pesano più di 500 chili.

Un libro sulla vita del Budda dal peso di circa 100 chili.

Questo gattino intrappolato in un’infradito.

Questa foto di Toto Cotugno.

Barbalbero.

Il busto di Cristiano Ronaldo all’aeroporto di Madeira.

La locandina dello spettacolo comico Sabbie Mobili.

Da dove è uscito Cristiano Piccini?

Mentre i due centrali dello Sporting franavano sotto il peso della loro inadeguatezza, sulla fascia destra si stagliava come uno dei migliori in campo Cristiano Piccini. Se lo avete visto pennellare cross invitanti verso Bas Dost, oppure riuscire in uno dei 6 dribbling completati ieri, ma non avevate idea di chi fosse, beh non preoccupatevi: ecco qualche informazione su di lui.

  • In un suo vecchio profilo Facebook il 21 Giugno 2013 scriveva “Chi è amico di tutti, non è amico di nessuno.”

  • È cresciuto nella Fiorentina, con cui ha giocato una sola partita, per poi muoversi tra Carrarese, Spezia, Livorno, Betis e Sporting.

  • Sul suo esordio con la maglia della Fiorentina: «Mentre mi stavo scaldando insieme agli altri panchinari, ricordo che chiamarono il nome ‘Cristiano’. Stavo per esplodere ma intendevano Cristiano Zanetti… Poi, però, è arrivato il mio momento. Sono impazzito. Io tifoso della Fiorentina, come mio padre e mio nonno. Incredibile. In quei minuti in campo ho indossato la maglia numero 40 che ho ancora incorniciata in casa».

  • Con il Betis ha vinto la Segunda División.

  • Dopo averlo acquistato per 3 milioni dal Betis, lo Sporting gli ha messo una clausola di 45 milioni di Euro (quindi forse ora interessa davvero al City).

  • Il giorno della presentazione allo Sporting ha detto “Le mie doti? Sono un giocatore offensivo, che ama servire gli assist e non disdegna il gol”. Finora in carriera ha giocato 179 partite da professionista segnando 3 gol.

  • Nella sua playlist di riscaldamento troviamo canzoni come Drunk in Love di Lil Wayne, Happy Xmas (War Is Over) di John Lennon e Antidote di Travis Scott.

  • Non crede che l’Italia sia nel suo futuro.

Un altro capitolo della saga Simone Inzaghi vs Arbitri

Eccoci arrivati alla rubrica settimanale in cui classifichiamo le reazioni di Simone Inzaghi. Anche in questa giornata di Europa League l’allenatore della Lazio ci ha regalato una tavolozza di emozioni degna del miglior caratterista, questa volta soprattutto tendente verso i toni pastello della gioia, influenzati dall’importante vittoria ottenuta ieri e dall’assenza in coppa dei VAR.

L’unico momento in cui Inzaghi è sembrato davvero adombrato è stato subito dopo il rigore concesso al Red Bull Salisburgo, che ha permesso alla squadra austriaca di pareggiare momentaneamente la partita e di deconcentrare i giocatori della Lazio, che sono usciti dai binari mentali della partita per quasi tutta la seconda metà del primo tempo. La regia ci ha regalato un bello slowmotion dell’indignazione, che sembra essere perfetto per essere utilizzato come meme.

Per il resto il dialogo con la classe arbitrale è stato quasi sempre cordiale, come un vecchio amico con cui ti sei finalmente chiarito dopo una brutta litigata. Dopo il 2-1 di Parolo, Inzaghi avvicina il quarto uomo prendendolo braccio e sembra esprimergli tutta la sua preoccupazione per l’ingovernabilità di questo paese dopo i risultati usciti dalle ultime elezioni.

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Per il resto, la partita di Simone Inzaghi è stata una sfilata di esultanze smodate. Qui, ad esempio, si coordina benissimo con Strakosha dopo il gol dell’1-0 in una coreografia perfettamente simmetrica.

Dopo il 3-2 di Felipe Anderson, l’adrenalina è tale che riesce anche a saltare agitando il pugno nella camera iperbarica del vestito da cerimonia che indossa ad ogni partita da Europa League.

Dopo il 4-2 è invece sorprendente pensoso, e quindi è lo stesso Immobile, che ha appena segnato il gol, a ricordargli di rientrare nel personaggio, tirandogli i capelli, e con un abbraccio passionale degno del video di “I Will Always Love You”.

Anche questo sembra essere un bello sfondo per un meme. E quindi, citandone uno abbastanza famoso: trovate qualcuno che vi abbracci come fa Simone Inzaghi con Ciro Immobile.

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