Valerio Verre è tornato a vestire la maglia del Perugia quattro anni dopo la sua prima volta: nella stagione 2014/15, aveva disputato proprio con i “Grifoni” la sua prima grande stagione tra i professionisti. Era un Perugia distante da quello attuale, che pur essendo appena tornato in Serie B dopo anni di categorie inferiori era riuscito a centrare la qualificazione ai playoff. Verre giocò 30 partite, segnò 5 gol e cominciò a lasciar intravedere i motivi per cui era considerato uno dei talenti più luminosi del calcio italiano.
Vale la pena citare qualche pezzo del racconto di Valerio Verre come predestinato del calcio italiano. Per cominciare, quando aveva meno di 14 anni le squadre già se lo litigavano: la Fiorentina di Corvino ad esempio ha provato a portarlo via dalla Roma. Nel 2009, quando aveva 15 anni, era stato cercato dal Manchester United. Ha giocato sotto età in tutte le categorie giovanili della Roma, di cui è stato spesso capitano. Così come, sempre sotto età, è stato capitano delle Nazionali U-19 e U-20. Nella stagione 2010/11, poi, è stato un elemento chiave tanto della formazione allievi arrivata in finale del campionato quanto della Primavera che riuscì a vincere lo Scudetto. Era una squadra con tanto talento a disposizione: Alessandro Florenzi, Luca Antei, Amato Ciciretti, Matteo Politano, Gianluca Caprari, Federico Viviani. Di tutti loro, Verre era il più giovane e anche tra quelli il cui talento sembrava più naturale.
L’anno dopo Verre è finito nelle rotazioni della prima squadra, all’interno della prima Roma americana allenata da Luis Enrique - e ha giocato mezz’ora nella partita di ritorno dei preliminari di Europa League contro lo Slovan Bratislava, che ha sancito l’eliminazione dei giallorossi. A livello giovanile, Valerio Verre non spiccava in nessun aspetto particolare del gioco, ma aveva una completezza tecnica indispensabile per un centrocampista contemporaneo. Sembrava saper fare tutto in campo: giocare a pochi tocchi per dare ritmo al palleggio; lanciarsi in dribbling in conduzione nei corridoi; rifinire e concludere con entrambi i piedi.
Il tutto a un’intensità che sembrava potergli facilitare l’impatto con il calcio professionistico, eppure Verre ha faticato molto a mostrare le sue qualità nei suoi primi anni fuori dalla comfort zone del calcio giovanile.
La Roma lo ha usato come contropartita tecnica in un paio di operazioni: prima quella di Destro, cedendo la metà del cartellino; poi quella di Benatia, che ha visto il giocatore passare a titolo definitivo all’Udinese. È finito al Siena, all’Udinese e infine al Palermo, prima di passare al Perugia: quando a 20 anni Verre è finalmente riuscito ad esprimersi. L’anno dopo è passato al Pescara allenato da Massimo Oddo, e quella 2015/16 - in Serie B - è stata forse finora la migliore stagione della carriera di Verre.
Il gol promozione di Verre contro il Trapani, forse il più bello della sua carriera finora.
In un sistema di gioco fondato sul controllo del pallone, che esaltava la tecnica dei suoi giocatori, Verre era a proprio agio sia quando doveva dialogare nello stretto che quando poteva lanciarsi nei suoi strappi col pallone, che davano verticalità a una squadra dal possesso a tratti stagnante.
L’anno successivo, in Serie A, Verre è stato in difficoltà come tutto il Pescara. Una situazione peggiorata dai suoi problemi fisici, ma non così negativa da non fargli guadagnare un altro ingaggio in Serie A: a fine gennaio la Sampdoria lo ha acquistato dal Pescara, lasciandolo in prestito in abruzzo fino a fine stagione.
Quello di Giampaolo sembrava il contesto perfetto per lasciar esprimere Verre finalmente in Serie A, un sistema che esalta la qualità tecnica delle mezzali. Alla fine però, nella stagione 2017/18, ha trovato poco spazio, anche se Giampaolo parlava benissimo di lui nelle interviste: «Da quando è arrivato ha compiuto grandi miglioramenti. Ora ha diritto a far parte del gruppo di Barreto e Linetty, visto che quelle sono le sue caratteristiche. Sinora l’ho fatto giocare poco, ma ha forza e non butta via un allenamento. La continuità nel tempo paga sempre».
I tanti problemi muscolari non lo hanno aiutato - si è parlato persino di un problema di postura. Alla fine la Samp ha deciso di prestarlo nuovamente a Perugia, la scorsa estate.
Vale la pena tenere a mente la carriera di Verre fino a oggi per essere sicuri di capire quanto può essere difficile il percorso tra i professionisti di uno dei migliori talenti italiani a livello giovanile. Quando gli chiedono della sua carriera, Verre dice che non lo ha aiutato partire così presto in Serie A: «Forse mi è mancata continuità, anche il fatto di ritrovarmi così giovane in Serie A all’inizio sembrava il massimo ma forse sarebbe stato meglio partire più dal basso. Tempo per fortuna ne ho davanti, ho appena compiuto 24 anni».
Verre ha ancora diversi anni davanti a sé, ed ha cominciato questa stagione alla grande. Ha vinto il Premio Calciatore del mese AIC di novembre con una percentuale di voti del pubblico schiacciante su Aleksandar Trajkovski, fra i migliori del Palermo primo in classifica (e fra i primi in Serie B per occasioni create).
Dopo alcune giornate difficili, quando era anche stato stuzzicato dal suo tecnico, Verre ha dato un contributo fondamentale nel mese di novembre, in cui il Perugia allenato da Alessandro Nesta ha accumulato 7 punti in 4 partite. Ieri contro il Pescara, nella prima partita del nuovo mese, ha segnato il suo quinto gol consecutivo, con un sinistro da fuori su c'è la complicità del portiere avversario.
La ruleta in mezzo al campo, una delle sue giocate preferite.
L’esplosione di Verre è coincisa con un cambio di ruolo. Ad agosto il Perugia si è presentato alle prime giornate di campionato con il 3-5-2 - il modulo della scorsa stagione, che Nesta aveva mantenuto anche quando era subentrato a Roberto Breda per giocarsi i playoff. In quel sistema, Verre veniva schierato sia mezzala che play davanti la difesa, ma è quando Nesta è passato al 4-2-3-1 che Verre è diventato più influente e incisivo sul gioco della squadra.
In un sistema che ambisce a controllare il pallone e a riconquistarlo alto, Verre ha il compito di cucire il gioco tra centrocampo e attacco. Viene schierato come trequartista centrale, un ruolo che ha ricoperto all’inizio della sua carriera nelle giovanili, ma che non sentiva più suo. «Mi trovo meglio mezzala o play», aveva detto lo scorso anno a Genova.
Ad arretrarlo in campo era stato Andrea Stramaccioni negli Allievi e fino a quel momento Verre aveva dato il meglio quando poteva puntare la porta frontalmente. Quest’anno, invece, il gioco del Perugia lo sollecita molto nel gioco spalle alla porta, un aspetto in cui non brillava ma in cui è molto migliorato, sia facendosi vedere tra le linee in fase d’attacco posizionale, sia dando una mano quando il Perugia deve risalire il campo.
Verre sta giocando con una facilità tecnica superiore al contesto della Serie B. È alto un metro e 80 ed ha un fisico compatto, che lo rende abbastanza esplosivo nello stretto. Nel Perugia si associa bene con l’atletismo della mezzala destra, Kingsley, ma anche con l’istinto associativo della mezzala sinistra Dragomir - che un po’ di tempo fa Wenger aveva paragonato a Wilshere. E i filtranti di Verre spesso premiano l’attacco della profondità delle due punte, Vido e Melchiorri. Verre adesso sa scegliere bene i momenti in cui giocare dei passaggi più conservativi e quelli in cui invece può provare ad andare in verticale, con un passaggio in profondità o con uno strappo palla al piede.
Sta mostrando, inoltre, un’abilità particolare nel farsi trovare smarcato nel mezzo spazio, dietro o ai lati del mediano avversario, sbagliando raramente il primo controllo che gli permette poi di puntare le difese frontalmente.
Nell’ultima partita, in trasferta contro il Benevento, Verre ha segnato il suo più bel gol stagionale finora. Ha ricevuto una verticalizzazione di Cremonesi, il centrale di difesa, dietro il mediano avversario; con il primo controllo si è già predisposto alla corsa verso la porta avversaria. A quel punto la linea difensiva del Benevento è scappata verso la porta, lui ha letto in fretta la situazione, si è accentrato ed ha lasciato partire un tiro a giro che ha baciato il palo lontano prima di entrare in rete.
Nella stessa partita, all’ora di gioco, ha ricevuto ancora nel mezzo spazio di sinistra, si è girato ed ha mandato in porta Kingsley con un filtrante di sinistro di grande sensibilità - poi sciupato dalla mezzala, che dopo aver saltato il portiere ha tirato a lato della porta. A fine partita è stato eletto migliore in campo dai tifosi.
Contro il Padova, a fine ottobre, Verre ha segnato un altro gol significativo delle sue qualità: si è inserito benissimo senza palla su un cross da sinistra di Falasco, su un pallone alto e difficile da controllare, che lui ha stoppato in aria, rimanendo in sospensione un paio di secondi, per poi riatterrare e mettere in rete con il destro.
L’esplosione di Verre a novembre, insomma, è coincisa con un suo riavvicinamento alla porta avversaria. Da quel momento ha segnato già 5 gol, raggiungendo il suo record personale, stabilito proprio col Perugia quando aveva vent’anni. Dopo un inizio di carriera speso a cercare di essere utile in tutte le fasi del gioco, chissà che la svolta per Verre non sia invece concentrarsi sul fare la cosa che gli riesce meglio, cioè attaccare.
Del resto già ai tempi della primavera della Roma, il tecnico Alberto De Rossi gli aveva consigliato di specializzarsi: “Professionista esemplare (…). Gli ho consigliato di specializzarsi, perché ormai la prestazione la garantisce sempre. Sa fare gol e inserirsi, in maniera simile a Marchisio». Magari, tra qualche anno, ricorderemo questo premio come un punto d’inizio.