Dallo scorso ottobre, in collaborazione con l’Associazione Italiana Calciatori, assegniamo il premio “Calciatore del mese AIC” (qui trovate i nostri articoli sui calciatori dei mesi passati). Ogni mese, sui nostri social e su quelli dell’AIC, potete votare tra due giocatori: per novembre 2018 la scelta era tra due grandi realizzatori, che a dicembre hanno rappresentato anche due anomalie statistiche: Fabio Quagliarella e Duvan Zapata. Ha vinto l’attaccante della squadra di Gian Piero Gasperini, stavolta davvero per una manciata di voti.
Il mese in cui si sono giocate più partite di Serie A di questa stagione (6) ci ha portato due eccezioni statistiche impossibili da ignorare, che hanno eclissato ogni altra candidatura per il Calciatore del mese AIC. Ci sarebbe piaciuto premiare lo stato di forma di Koulibaly, i 5 gol in 6 partite di Cristiano Ronaldo e la crescita di De Sciglio, o magari l'ottimo mese di Gaston Ramirez: ma Fabio Quagliarella e Duván Zapata hanno avuto un dicembre troppo fuori dalla norma. L’attaccante della Sampdoria ha pareggiato il record di inizio campionato di Krzysztof Piatek andando in rete in sette giornate consecutive, dalla decima giornata alla diciannovesima (saltando la partita con la Roma in cui Giampaolo lo ha tenuto in panchina). Una striscia ancora più impressionante se si pensa che a realizzarla è stato un giocatore di 35 anni. Quagliarella aveva chiuso la scorsa stagione segnando 19 gol in Serie A e sembrava il degno canto del cigno di una carriera che stava finendo in crescendo, ma se continua su questi ritmi Quagliarella potrebbe riuscire addirittura a superarsi.
Duvan Zapata invece prima di questa stagione aveva segnato al massimo di 11 reti in un intero campionato di Serie A, un record che adesso è già alla portata grazie a uno straordinario dicembre. Fino al mese prima Zapata aveva segnato appena 1 gol, realizzandone addirittura 9 nell’ultimo mese dell’anno. Solo 1 in meno del record storico della Serie A stabilito da Gunnar Nordhal nel febbraio del 1950 (la stagione in cui ne ha poi segnati 35). Gli altri calciatori che si sono avvicinati a questo record sono stati Sergio Brighenti (nell’aprile del 1961) e Antonio Angelillo (nell’ottobre del 1958); Zapata ha pareggiato anche i 9 segnati nel gennaio del 1938 dal leggendario Giuseppe Meazza. E tutti i giocatori citati sono poi diventati capocannonieri della Serie A.
Era inevitabile che la votazione per il mese di dicembre fosse la più combattuta finora e infatti Duván Zapata ha vinto solo per una manciata di voti totali, contando quelli di tutte le piattaforme utilizzate per la votazione (per chi non lo sapesse: si può votare sui nostri social o sul canale Instagram dell'AIC). Alla fine avete scelto Zapata.
Le tante partite ravvicinate, e soprattutto lo spessore degli avversari affrontati, hanno reso ancora più memorabile la striscia di gol di Zapata: a dicembre l’Atalanta ha affrontato Juventus, Napoli e Lazio, raccogliendo 4 punti in queste 3 partite. La “Dea” è stata la seconda squadra a riuscire a non perdere contro la capolista in questo campionato e Zapata ha segnato il gol del momentaneo pareggio nella sconfitta contro il Napoli, il gol vittoria contro la Lazio e una doppietta contro la Juventus - primo giocatore della stagione a riuscirci - risultando a tratti ingiocabile per la miglior difesa del campionato.
Nel mezzo c’è stata la sconfitta contro il Genoa (nonostante il suo gol su rigore che momentaneamente aveva pareggiato i conti), la vittoria con una sua tripletta contro l’Udinese e quella contro il Sassuolo, dove Zapata ha aperto la goleada (6-2 finale). A dicembre, Zapata si è anche tolto la soddisfazione di diventare, con 50 reti, il miglior marcatore colombiano nella storia della Serie A: ha superato le 43 di Luis Muriel (che magari, chi lo sa, ha deciso di tornare in Italia nel mercato di gennaio anche per questo...).
Nei gol Zapata sfoggia un repertorio da punta completa: da quelli di rapina, a quelli di tecnica fino al tiro dal limite dell’area. Zapata è il giocatore che calcia di più dell’Atalanta in questo campionato con 55 tiri totali (contro i 50 di Gomez), ma fino a dicembre era decisamente sotto media. Finalmente Zapata sembra essersi pian piano integrato nel sistema di Gasperini e più si sente a proprio agio, più migliora la sua determinazione dei movimenti in area di rigore e nella finalizzazione. Nell’ultimo mese ha tirato di più (solo 12 tiri in meno di tutte le giornate da agosto a novembre messe assieme) e, soprattutto, sembra andare con più determinazione nei pressi dell’area piccola per la conclusione: 6 dei 9 gol di dicembre li ha realizzati proprio nei pressi dell’area piccola, la zona ovviamente più fruttifera. A dicembre invece ha calciato 22 volte, alzando il numero di conclusioni in area di rigore a 2.9 per 90’, in linea con altre punte di alto livello come Dzeko, Immobile e Piatek; davanti ad altre come Milik, Higuain, Icardi (il primo del campionato è ovviamente Cristiano con 3.7 per 90’, ma Dzeko è subito sotto con 3.5).
Più che il numero di tiri però conta la loro conversione: lì nasce la differenza tra lo Zapata di settembre, che segna 0 gol in 5 partite, e quello di dicembre 6. Probabilmente è aumentata anche la fiducia nei propri mezzi e l’intesa con i compagni. Quando gli è stato chiesto perché non è mai andato oltre gli 11 gol nelle sue 5 stagioni di Serie A ha risposto: «Ho sempre cercato di fare del mio meglio, ma mi sono dovuto adattare a un gioco diverso da quello a cui ero abituato prima. Le cose, però, vanno sempre meglio».
Va detto anche che finora Zapata ha cambiato sistema ogni stagione: il tempo di trovare il modo giusto di approcciarsi alla porta, con una determinata squadra, ed era già tempo di spostarsi e adattarsi a un nuovo ambiente tattico. All’Atalanta sembra aver trovato prima del previsto e l’inserimento nel nuovo sistema ha certamente aiutato l’esplosione di gol.
Ad inizio stagione Zapata è stato gestito da Gasperini per farlo entrare bene nei meccanismi. È finito persino in ballottaggio con Musa Barrow, che già sapeva cosa deve fare una punta nel rodato sistema dell’Atalanta. Solo da dicembre il suo posto nell’undici si è assestato in maniera definitiva e Zapata è diventato un attaccante capace di aiutare la manovra assecondando le richieste del sistema di Gasperini, aggiungendo anche continuità nella finalizzazione, che prima mancava. Come detto dallo stesso Gasperini: «Da un pò di settimane sono molto soddisfatto del cammino che stiamo facendo, abbiamo un attacco così prolifico nonostante all’inizio non abbiamo segnato tanto. È stata anche la causa dell’eliminazione dall’Europa League, poi dopo invece, abbiamo trovato Zapata che ha una continuità pazzesca».
La potenza muscolare degli esterni atalantini (Gosens, Hateboer e Castagne), la loro capacità di arrivare sul fondo per il cross e di creare triangoli in fascia, sono alla base del sistema di Gasperini: in questo lavoro la peculiarità del talento fisico e tecnico di Zapata migliora il sistema. Contrariamente a quanto si possa pensare, Zapata non è importante nel lavoro spalle alla porta ma in quello di avanzamento del pallone in conduzione. In questo forse Gasperini è l’allenatore che più di tutti ha capito come meglio sfruttare il fisico portentoso del colombiano. Come ha descritto lo stesso Zapata: «Con Gasperini ho dovuto cambiare nuovamente modo di giocare: mai spalle alla porta, se c'è spazio devo attaccare la profondità. Gomez, da centrale, ha un ruolo diverso da Quagliarella. Anche per questo ho più chance».
L’Atalanta è una squadra che fa dell’intensità e della potenza fisica di buona parte dei suoi giocatori il suo marchio di fabbrica e paradossalmente è proprio il “Papu” Gomez, con la sua capacità di proteggere il pallone, ad essere deputato a muoversi incontro per ricevere spalle alla porta, mentre Ilicic può prima venire incontro e fare da rifinitore, e poi buttarsi in area di rigore.
Zapata invece deve muoversi prevalentemente in avanti, a fare da ariete per spingere indietro la linea avversaria, avanzando con il pallone in conduzione fin quando può, prima di capire se c'è lo spazio per tirare in porta o se deve servire un compagno meglio posizionato. Gasperini quindi ha capito che il gioco di Zapata può essere sfruttato non tanto nel duello diretto contro il marcatore (dove comunque è difficile da tenere sotto controllo, persino uno specialista come Skriniar ne ha pagato le conseguenze), ma nella sua capacità di conduzione grazie al fisico e alla tecnica in corsa. Alla velocità della progressione unisce la tecnica nella copertura del pallone, resistendo alle trattenute degli avversari, spostando la palla con l’interno collo o la suola.
Per questo lo si vede spesso muoversi per ricevere dal centro verso sinistra, alle spalle del terzino destro avversario. Così facendo trascina con sé il centrale e può trovarsi in isolamento uno contro uno. A quel punto, può sfruttare la sua tecnica in conduzione e la sua potenza fisica per mettere in difficoltà il difensore, mentre il resto della squadra sale.
In questo grafico di passaggi e posizioni medie contro la Juventus si vede bene la zona di ricezione profonda e non centrale di Zapata.
In Serie A pochissime punte riescono a muoversi con il pallone per il campo nonostante la marcatura diretta di un avversario, e quasi nessuno ha la potenza nel primo scatto e poi il controllo della sfera che porta Zapata a poter caricare e superare l’avversario diretto. Trascinando la sua squadra, letteralmente, in avanti.
Come si vede nel grafico qui sotto - realizzato da Erdi Myftaraga per il pezzo sui giocatori più influenti della Serie A - l’Atalanta è una di quelle squadre che riesce a distribuire il peso dell’attacco su praticamente tutti i suoi giocatori offensivi. Tra tutti, però, stupisce come Zapata che nominalmente dovrebbe essere il finalizzatore sia in realtà tanto coinvolto nella fase creativa quanto in quella realizzativa (per questo il suo puntino è a metà di quel lato del triangolo).
L’attaccante colombiano è incredibilmente tra i migliori in Serie A anche per Expected Assist. Il gioco di Zapata insomma serve all’Atalanta per creare occasioni da gol non solo per sé stesso, ma anche per il resto della squadra. L’unicità statistica del suo dicembre risulta quindi ancora più incredibile se si pensa che ai movimenti verso l’area piccola Zapata non ha comunque smesso di unire il lavoro logorante in pressione o dei movimenti verso la profondità per allungare la difesa avversaria, o verso l’esterno per aiutare la manovra.
In questo momento della sua carriera, insomma, Zapata è una punta dallo stile di gioco e dalle caratteristiche tecnico tattiche uniche in Serie A. Il suo straordinario dicembre è stata l’occasione giusta per rivendicarne il posto tra le migliori punte del campionato. E chissà che il 2019 non continui su questa scia.