In Croazia, Romania e Bulgaria il numero di abitanti varia da 4 a 16 milioni, in tutti e tre gli stati il calcio ha una grande tradizione, si gioca tanto, e può contare su almeno un grande risultato. La Croazia ha il terzo posto ai Mondiali del ’98; la Bulgaria il Pallone d’oro di Hristo Stoichkov, a coronamento di una grande generazione di calciatori; la Romania può vantare la Coppa dei Campioni della Steaua Bucarest.
I campionati dei tre paesi sono tutti più o meno allo stesso livello: piccoli, poveri e con una marea di problemi. Eppure la differenza di talento tra l’attuale rosa della Croazia e quella delle altre due Nazionali è imbarazzante.
La Croazia si è andata a giocare la fase finale di un Europeo potendo scegliere di schierare a centrocampo Luka Modric, Ivan Rakitic, Marcelo Brozovic, Mateo Kovacic o Milan Badelj e avendo difesa e attacco titolari altrettanto forti. Dall’altra parte la situazione di Romania e Bulgaria è, con le ovvie differenze, molto difficile. Cos’ha in più la Croazia rispetto alla Romania e alla Bulgaria?
Fra i tre movimenti calcistici esistono molte piccole differenze: il livello di organizzazione, la gestione dei club e la qualità delle poche strutture sportive esistenti, per esempio. Ma se c’è una cosa in particolare che, se eliminata nel computo delle differenze, avvicinerebbe più di qualsiasi altra cosa la Croazia al livello di Bulgaria e Romania, quello è il mondo che ruota attorno alla Dinamo Zagabria, la squadra per cui giocano o hanno giocato 15 dei 23 convocati della Croazia per gli Europei in Francia.
Il dominio sul calcio croato
Da più di un decennio la Dinamo Zagabria è il calcio croato: lo rappresenta in Europa, lo tiene in piedi in patria e lo esporta nel resto del continente. L’Hajduk Spalato e più recentemente il Rijeka, le altre due squadre croate più influenti, possono essere considerate solamente dei personaggi secondari. Il Građanski Nogometni klub Dinamo Zagreb è la più importante e prestigiosa società di calcio croata, nonché una delle più forti squadre dell’Europa balcanica.
Nata nel 1911 con un altro nome, dal 1945, quando le tre squadre principali di Zagabria – l’HASK, il Gradanski e il Concordia – vennero fuse in un unico club, ha iniziato ad essere conosciuta come Dinamo. Dal dopoguerra fino agli anni Novanta è stata una delle quattro squadre principali del campionato jugoslavo, insieme a Stella Rossa, Partizan Belgrado e Hajduk Spalato, e già allora era capace di crescere tanti talenti, come Robert Prosinečki, Zvonimir Boban, Dario Simic e Mark Viduka. Dopo l’indipendenza croata e un paio di anni di transizione, nei primi Novanta la Dinamo Zagabria iniziò il suo dominio nel campionato croato, seppur contrastata da una degna rivale come l’Hajduk Spalato, successivamente colpita da problemi economici. Dal 1992 al 2014, la Dinamo ha vinto 18 dei 25 campionati croati disputati e lo scorso anno ha vinto il suo undicesimo titolo nazionale consecutivo. Quando una squadra arriva a vincere così tanto in patria è il sintomo di due cose. Primo che si è creato un sistema pressoché perfetto, e secondo che ci sono un sacco di cose che non funzionano, dalle situazioni in cui si trovano le squadre rivali alla gestione delle competizioni.
Dall’indipendenza croata ad oggi, la Dinamo ha giocato cinque fasi a gironi della Champions League (1998, 1999, 2012, 2013, 2015) e diverse volte in Europa League. Per questo, oltre che per i successi in patria, la Dinamo si può considerare la squadra più forte dell’ex Jugoslavia e le ragioni del suo successo stanno tutte nel settore giovanile. Il club però è un’associazione pubblica, riceve finanziamenti dallo stato e per questo non è messo molto bene economicamente. Non ha strutture particolarmente moderne e la sua dirigenza è nota per essere gestita da un personaggio che si può definire tranquillamente come un pazzo, tale Zdravko Mamic. Come si spiega quindi l’incredibile quantità di talenti che la Dinamo fa crescere ogni anno?
Cosa c’è di speciale?
Il settore giovanile della Dinamo Zagabria esiste in varie forme dal 1967, ma è dal 1991 che si è assestato su una formula definitiva. Il suo obiettivo principale è quello di far arrivare in prima squadra almeno due giocatori per ciascuna delle undici categorie in cui è strutturato. Oggi l’accademia conta più o meno 250 ragazzi e ha un costo annuale di circa un milione e mezzo di euro, il sette-otto per cento del budget del club. Il centro di allenamento si sviluppa intorno allo stadio Maksimir, dove gioca la Dinamo, ed è formato da otto campi più altre strutture, come palestre e piscine. Non è niente di particolare, se paragonato per esempio a quello del Partizan Belgrado, e la sua forza sta nella sua organizzazione e nei metodi di allenamento. C’è un direttore, poi gli allenatori per ciascuna categoria, affiancati dai coordinatori e dallo staff medico. Dall’under 12 in poi i ragazzi iniziano a lavorare anche singolarmente con diversi preparatori, che coordinano il proprio lavoro anche in base ai dati raccolti ed elaborati dagli analisti. Dai 14 anni fino al giorno in cui entrerà in prima squadra, un ragazzo della Dinamo si allenerà per 5-6 giorni alla settimana, per circa otto ore.
Dai 6 agli 8 anni l’accesso è libero, poi i bambini vengono selezionati e scalano di categoria ogni anno. Oltre alla Croazia, la rete degli osservatori del club opera principalmente in Bosnia, Australia, Canada e Stati Uniti, paesi dove c’è un’alta concentrazione di comunità di origine croata. Dall’under 12 in poi tutte le categorie giocano con il 4-3-3 e ai ragazzi viene richiesto senso del gioco, consistenza, velocità, aggressività, oltre a un’adeguata preparazione mentale. La filosofia del settore giovanile della Dinamo poggia in quattro concetti cardine: desiderio di competere, prontezza fisica, conoscenze tattiche e reattività sotto pressione. Tutto questo funziona alla perfezione ed è simile a quello che si può vedere in qualsiasi altro grande settore giovanile d’Europa. La differenza sta, come sempre, nell’abitudine a giocare fra i professionisti.
Tre delle dieci squadre della MAXtv Prva liga – la prima divisione croata – hanno sede a Zagabria: c’è la Dinamo Zagabria, il modesto NK Zagabria e il Lokomotiva Zagabria. Quest’ultima è stata fondata nel 1914 e nella sua storia, prima del 2006, c’è stato ben poco di rilevante. Negli anni cinquanta giocò per un paio di stagioni in prima divisione jugoslava, nel 1957 retrocesse e nell’altra metà del secolo non ci fece più ritorno.
Nel 2006 il Lokomotiva militava da anni nelle serie locali, appena un gradino sopra i dilettanti. Nel frattempo la Dinamo era alla ricerca di una squadra satellite non troppo lontana da Zagabria in cui poter mandare i propri giovani calciatori a farsi le ossa, l’unica cosa che mancava alla Dinamo per poter completare l’efficienza del suo settore giovanile. Il Lokomotiva soddisfava tutti i criteri e quindi divenne, di fatto, la squadra riserve della Dinamo, rivelandosi un successo totale. Nel Lokomotiva hanno giocato almeno per un anno tutti i migliori talenti cresciuti dalla Dinamo Zagabria negli ultimi anni: Milan Badelj, Šime Vrsaljko, Ivan Tomečak, Andrej Kramarić, Marcelo Brozović e Marko Pjaca. Al Lokomotiva ci vanno a finire tutti i giocatori potenzialmente adatti a giocare con la prima squadra della Dinamo, che alla Dinamo troverebbero poco spazio o a cui manca ancora qualcosa per essere pronti. Se le qualità di un ragazzo sono già incredibilmente sviluppate si può star certi però che andrà a giocare subito in prima squadra, come è capitato a Niko Kranjčar, Mateo Kovačić e Alen Halilovic all’età di sedici anni.
Sotto il controllo della Dinamo, che continua a finanziare e prestare i suoi giovani più promettenti, il Lokomotiva ha conquistato quattro promozioni consecutive e nel 2009 ha disputato la sua prima stagione in Prva Liga. La squadra si è trasferita al Maksimir, lo stadio della Dinamo, e dal 2011 in poi si è piazzata sempre nella prima metà della classifica: nel 2013 è arrivata seconda – prima di Rijeka e Hajduk – e quarta nel 2014 e nel 2015. In questa stagione ha superato i primi due turni di Europa League e giocherà il terzo contro il Vorskla Poltava, con cinque giocatori prestati dalla Dinamo e tre dal Sesvete, un club satellite.
Grazie alla Lokomotiva l’efficienza del settore giovanile della Dinamo è arrivata alla sua massima potenza e gli effetti sull’andamento societario si sono iniziati a vedere nel 2012, quando la Dinamo ha venduto giocatori per 20 milioni. L’anno dopo 15, poi 9, l’anno scorso 13 e quest’anno è già arrivata a 34 milioni, cifra che potrebbe salire ancora con le cessioni di Marko Rog e Ante Coric: nessun’altra squadra della penisola balcanica, nemmeno in Grecia, riesce a racimolare così tanto. Non sono solo le cifre complessive a stupire, perché alcune cessioni, se si pensa bene, sono incredibili. Marko Pjaca è stato venduto alla Juventus per 23 milioni, più o meno la stessa cifra con cui il Tottenham comprò Luka Modric. Nel calcolo di un prezzo di un giocatore, oltre alle abilità, si tiene conto anche del paese e del campionato in cui gioca, del ranking internazionale della squadra con cui è tesserato, del paese di nascita e del numero di stagioni da professionista. È anche per questo motivo che, a parità di abilità, un giocatore dell’est tende sempre a costare molto meno di un giovane italiano, inglese o tedesco. Con Pjaca e Modric la Dinamo è riuscita a ribaltare tutto questo solo grazie alle abilità dei propri giocatori, nella cui crescita non è mancato niente.
Spettacolo senza pubblico
La Dinamo è probabilmente una delle poche squadre di calcio in Europa ad essersi garantita il pieno sostentamento con il proprio settore giovanile, grazie al quale sopravvive economicamente. Rimane di gran lunga superiore a tutte le sue rivali, è quasi sempre presente nelle coppe europee, acquista i migliori giovani dalle altre squadre croate e si può permettere di comprare giocatori fuori portata per qualsiasi altra squadra dell’ex Jugoslavia, come l’ex terzino del Maribor Petar Stojanovic, l’ex attaccante del Manchester United Angelo Hernandez e il portiere portoghese Eduardo. Non è tutto così bello però, alla Dinamo.
I tifosi contestano Mamic, ex vicepresidente del club che dopo il recente arresto per evasione fiscale e corruzione è stato declassato a consigliere, da una decina di anni e da un paio di stagioni disertano tutte le partite casalinghe della squadra. Quando festeggia le proprie vittorie, la Dinamo lo fa praticamente senza pubblico.
Mamić, tramite il figlio Mario, opera anche come procuratore sportivo. In questo chiaro conflitto di interessi, Mamić è accusato di trarre un guadagno personale dai soldi ricavati dalla vendita dei migliori giocatori della Dinamo. L’ASA International infatti, l’agenzia intestata legalmente al figlio di Mamic che cura gli interessi di numerosi giocatori ed ex-giocatori della Dinamo, inserisce sistematicamente nei contratti dei suoi giocatori delle clausole che assicurano all’agenzia delle percentuali degli stipendi o dei trasferimenti degli stessi giocatori. Per fare un esempio, l’ASA aveva diritto (non è chiaro se l’accordo è valido ancora oggi) al venti percento dei ricavi annuali di Luka Modrić da quando il centrocampista croato è stato venduto all’estero, nel 2010. La stessa clausola è stata inserita nel contratto di Eduardo, altro ex giocatore della Dinamo ora allo Shakhtar Donetsk, che ha portato il suo caso in tribunale.
Visto da fuori il legame tra Dinamo e Lokomotiva sembrerebbe tutto tranne che lecito. C’è una squadra principale che di fatto è proprietaria di una squadra minore: entrambe giocano nello stesso campionato e quasi metà dei giocatori della squadra minore sono proprietà di quella principale. Se si vanno a controllare i risultati, poi, delle ventitré partite giocate contro la Dinamo negli ultimi cinque anni la Lokomotiva ha perso in ventidue occasioni.
Se a questo si aggiungono gli incassi delle vendite dei propri giocatori, i premi UEFA per le partecipazioni all’Europa League e soprattutto quelli per la fase a gironi di Champions League, si spiega perché negli ultimi undici anni nessun altro club croato è stato in grado di contrastare la Dinamo. Con i 34 milioni ricavati quest’estate dalla vendita di soli tre giocatori — Pjaca (Juventus), Brekalo (Wolfsburg) e Brozovic (Inter) — la Dinamo potrebbe sostenere un anno di attività di tutte le altre nove squadre del campionato croato. Se dovesse qualificarsi alla fase a gironi di Champions League inoltre, gli undici campionati consecutivi potrebbero benissimo arrivare a tredici-quattordici.
Un vero impero, che rende lecito affermare che la Dinamo Zagabria è il calcio croato.