Pubblichiamo un estratto di "Kolossal Milan, gli anni 2001-2009", di Giuseppe Pastore, in uscita il 18 ottobre per 66thand2nd.
Anni dopo, Alessandro Nesta racconterà che non era riuscito a vedere la fine del film: durante gli ultimi minuti di Slovan Liberec-Milan era saltata la corrente in tutto il quartiere ed era rimasto per lunghi minuti a chiedersi se. Ma l’indomani avrebbe ritrovato il Milan nelle sue acque preferite, quelle della Champions League, sia pure in una scomodissima terza fascia dal basso della sua 23° posizione nel ranking Uefa.
E il sorteggio del giovedì pomeriggio avrebbe urlato la necessità di un puntello difensivo: i campioni d’Europa 2001 del Bayern Monaco, i vicecampioni di Spagna del Deportivo La Coruña, i vicecampioni di Francia del Lens. Poche ore prima Galliani è di nuovo tornato alla carica con Berlu- sconi, in una triangolazione in tempo reale Italia-Svizzera-Danimarca che ha del prodigioso per le tecnologie del 2002. Tre giorni dopo, Galliani svelerà alcuni dettagli di quella conversazione fatidica: «Dire che ho avuto l’ok da Berlusconi per acquisire Nesta è sbagliato. Diciamo che ho ottenuto un’autorizzazione a spostare risorse nel bilancio». La verità è che l’intero stato maggiore di Fininvest si macera nel dubbio: Fedele Confalonieri è entusiasta di Nesta, Marina Berlusconi profondamente contraria, mentre il premier – per via di un vertice con tutti i ministri degli Esteri dell’Unione Europea – si trova simbolicamente a Elsinore, la cittadina in cui Shakespeare ha piazzato il castello di Amleto, la rappresentazione plastica del Dilemma. «Gli italiani capiranno,» provano a mediare i soliti sherpa «anche quelli meno calciofili». La presenteranno – ecco il piano – come un’operazione di aumento degli investimenti per trovare un punto di equilibrio più alto con maggiori ricavi (una cosa simile aveva provato a farla Reagan negli anni Ottanta con l’effetto di aumentare a dismisura il deficit, ma non sottilizziamo). 54 Nelle stesse ore, Sergio Cragnotti riceve una gran brutta notizia dall’Atlético Madrid: abbiamo risolto, gli dice più o meno Jesús Gil, cui Galliani ha infiocchettato un gentilissimo pacco-dono con i cartellini di Coloccini, Contra, Javi Moreno, José Mari e persino Demetrio Albertini. I colchoneros non hanno più bisogno di Mendieta, Simeone e Claudio López. Il presidente della Lazio sente la leggerissima sensazione della terra che cede sotto ai piedi. Accarezza il cappio che si è ritrovato al collo, realizza che è in trappola. A impedirgli di spro- fondare nel burrone, solo la salda e per nulla disinteressata stretta di mano di Galliani. Come da previsioni condoresche, il prezzo sta scendendo: 30,2 milioni di euro per il cartellino e altri tre milioni e mezzo che sono in realtà la metà della cifra (circa 12 miliardi di lire) che la Lazio deve da tempo alla Van Doorn, la società olandese da cui aveva acquistato nel 1998 i diritti d’immagine di Nesta (pensate quanti debiti ha Cragnotti). A mezzanotte il display del cellulare del Condor s’illumina, e l’interlocutore è facile da immaginare: «Galliani, faccia lei». E Galliani fa, di buon mattino, un 31 agosto di gloria inaugurato dalla telefonata della staffa a Cragnotti prima di premere il pulsante rosso che annuncia un Milan nuovamente atomico. L’annuncio arri- va alle 8.40, diffuso dall’Ansa, dal Televideo e dal trombettiere Mauro Suma, il direttore di Milan Channel che come da tradizione «va con l’inno».
Milioni di milanisti fanno colazione con l’espressione dolcemente inebetita di chi non riesce a schiodarsi dalla pagina 101 del Televideo che annuncia «Nesta è un giocatore del Milan». Alle 9 e un quarto Braida si presenta in Lega a depositare il contratto che unisce in matrimonio Alessandro Nesta al Milan fino al 30 giugno 2007. Negli stessi minuti Nesta entra a Formello per svuotare l’armadietto, tra la sorpresa dei compagni che non si aspettavano di vederlo per un’ulti- ma volta. Invece il capitano concede loro un ultimo allenamento in- sieme, prima però di disertare l’amichevole Lazio-Juventus prevista quella sera stessa: niente saluto commosso all’Olimpico. A mezzogior- no mette piede fuori dal centro di allenamento, sordo alle suppliche dei tifosi che lo implorano di rimanere. Non ha chiuso occhio per tutta la notte e dietro gli occhiali da sole a mascherare una faccia da funerale trova il coraggio di pronunciare una frase che non sa nemmeno lui se è l’amarissima verità o un’estrema presa in giro: «Lasciatemi andare: se firmo, salviamo la Lazio».
Torna a casa nell’elegante Olgiata, dove lo aspettano la fidanzata e i procuratori, e la trova circondata da cinquecento giornalisti e fotografi. Mentre nelle stesse ore Cragnotti è costretto a vendere anche Crespo all’Inter, il capitano dello scudetto viene lasciato in pasto a una folla sconcertata quanto lui, capace di gesti inconsulti come quelli degli ultrà laziali che, con il pretesto della cessione, la sera stessa devastano automobili, chioschi di panini e parecchi uffici delle federazioni affiliate al Coni situati nei pressi della Curva Nord dell’Olimpico. Deve fare grandi respiri, il ministro della Difesa, per ingoiare tutto l’amaro calice e poi resettare come devono fare i professionisti. Dopotutto, domani è un altro mese: è il primo settembre, quando alle 18.09 si affaccia dal balcone dell’Hotel Gallia tutto vestito di bianco come un suo illustre concittadino acquisito. I vecchi lupi dei quotidiani assicurano che una folla del genere – oltre cinquecento persone precocemente di ritorno dal mare – non si ve- deva dai tempi degli olandesi. «Mi accontenterei di vincere la metà di quello che hanno vinto loro» si schermisce Nesta, mentre al suo fianco Galliani affila la dentatura, celebrando quello che è a tutti gli effetti un trionfo della sua realpolitik in salsa biscionesca. Respinge le accuse di un eventuale conflitto d’interesse, rivendicando vivaddio l’indipendenza dei due ruoli senza il minimo rossore: «Non capisco perché il Manchester United possa comprare Rio Ferdinand, il Bayern Monaco Deisler, Ballack e Zé Roberto, il Real Madrid Ronaldo, il Barcellona Riquelme, la Juventus Di Vaio e noi invece facciamo scandalo. Siccome faccio il presidente di Lega, giochiamo con la Primavera?».
Nessuno dei presenti ha cuore di chiedergli del Chievo, di Eriberto, di Manfredini… Il più raggiante Galliani dell’estate è una cascata di titoli e suggestioni, come quando avvisa il Navigante, che pur essendo emiliano di terra non è nuovo a certi mari: «Con Nesta abbiamo colmato il gap con le migliori squadre europee. L’obiettivo sarà competere per lo scudetto: con questa squadra dobbiamo arrivare primi o secondi».