Laurent Blanc è alla terza stagione in carica come allenatore del Paris Saint-Germain ed ha appena rinnovato il suo contratto fino al 2018. Il suo ingaggio, successivo alla scelta di Ancelotti come successore di Mourinho al Real Madrid, non fu accolto con particolare entusiasmo da stampa e tifosi e probabilmente l’ex tecnico di Bordeaux e della Nazionale francese non era neanche la prima scelta (ma nemmeno la seconda, né la terza..) della dirigenza qatariota del club.
D’altronde Blanc non era un tecnico con una bacheca di trofei internazionali né aveva la reputazione di fenomenale gestore di risorse umane di Ancelotti, anzi era ed è considerato tuttora un uomo piuttosto severo e ambiguo. Eppure, dopo l’iniziale scetticismo e nemmeno tre anni in carica, Blanc è già l’allenatore più vincente della storia del PSG, con otto trofei complessivi, compreso il “cappotto” della scorsa stagione con Ligue1, Coppa di Lega, Coppa e Supercoppa di Francia.
Nonostante risultati non perfettibili in campo nazionale, “Le President”, come era soprannominato ai tempi del Marsiglia, non viene praticamente mai annoverato tra i migliori tecnici di Europa, né viene chiamato in causa come potenziale sostituto ogniqualvolta una delle grandi panchine del panorama calcistico europeo rimane vacante.
Condannati a vincere
Questo perché le sue vittorie sono in qualche modo sminuite dallo strapotere economico del club portato in dote dal fondo sovrano QIA, che complice il recente ridimensionamento finanziario di club storicamente competitivi come Marsiglia e Lione, ha scavato un solco talmente profondo tra il PSG e il resto della Ligue 1 che a Natale il Monaco secondo era più vicino alla zona retrocessione che alla prima piazza occupata dai parigini. La situazione non è migliorata nemmeno ora, visto che i monegaschi sono equidistanti 24 punti sia dal PSG, sempre più primo, che dal Tolosa, diciannovesimo. Dopo 25 partite Ibrahimović e compagni hanno lasciato per strada appena sei punti e sono tuttora l’unica squadra imbattuta nei cinque maggiori campionati europei.
Assistere alle partite di Ligue 1 del Paris è diventato quasi un atto di fede. Lo spettatore, consapevole di essere di fronte ad una sorta di remake calcistico dello scontro tra Davide e Golia, prova un senso di simpatia misto a pietà per gli avversari di turno e da osservatore neutrale è portato a tifare per loro, auspicando una fragorosa caduta del gigante. Puntualmente però il finale biblico viene disatteso e Golia schiaccia come una formica i malcapitati di turno.
Sulla testa di Blanc e dei suoi giocatori pesa una condanna a vincere sempre e comunque, tanto che poche settimane fa, quando il PSG ha chiuso il primo tempo della gara di Coppa di Francia col Tolosa in svantaggio, dal Parco dei Principi si è levato un unanime e assurdo coro di fischi. Per la cronaca grazie ai gol di David Luiz e Ibrahimović i parigini hanno poi portato a casa i tre punti, ma nel post-partita Blanc si è detto arrabbiato con i tifosi, per quella contestazione inspiegabile contro una squadra che ha perso solo una volta in tutta la stagione, 1-0 con il Real Madrid nella quarta partita del gruppo A della Champions, e che sembra aver fatto un ulteriore passo avanti, sia nel gioco che nella qualità della rosa.
Blanc, che in questi tre anni ha affinato le sue abilità da gestore della pletora di egocentrismo del suo spogliatoio, ha dichiarato che come allenatore il suo ruolo non è quello di soddisfare qualcuno (Cavani), ma quello di vincere le partite. Difficile dargli torto, considerato che probabilmente è Di Maria quello che tra i due si integra meglio alla filosofia di gioco instaurata dal tecnico transalpino.
Se possibile, anche grazie a Di Maria, il Paris Saint-Germain è migliorato in fase di possesso palla rispetto alla scorsa stagione. L’occupazione del campo è ottimale con i giocatori disposti solitamente su cinque linee orizzontali e altrettante verticali, con il centro, gli interni e le corsie sempre popolati da almeno un calciatore.
Posizioni di partenza e scambi
Nel 4-3-3 di Blanc è Thiago Motta ad agire davanti alla difesa. Normalmente si posiziona davanti ai centrali difensivi per ricevere palla, ma quando i difensori si trovano in inferiorità numerica si abbassa formando una linea a tre con l’obiettivo di stabilizzare il possesso. Verratti solitamente agisce sul centro-destra, ma l’intesa con il compagno è ormai tale che spesso i due si alternano nel gestire il pallone, scambiandosi di posizione, oppure (più raramente) si posizionano quasi sullo stesso piano, con Motta sul centro-sinistra e Verratti sul centro-destra, mentre Matuidi si porta più alto.
Motta e Verratti si scambiano frequentemente di posizione per non dare punti di riferimento all’avversario. In questa situazione è Verratti ad andare a ricevere palla dalla difesa mentre Motta si posiziona sul centro-destra, scambiando due dei vertici del triangolo di centrocampo.
Indipendentemente dall’attuazione o meno della salida lavolpiana, i terzini si alzano appena possibile, posizionandosi sostanzialmente in linea con le mezzali, mantenendosi sempre estremamente larghi per fornire ampiezza alla formazione. Al contrario i due esterni d’attacco tendono a stringersi vicino ad Ibrahimović.
La tipica struttura posizionale del PSG a inizio azione. Motta è posizionato davanti ai centrali, mentre i terzini si spingono in avanti, mantenendosi molto larghi in linea con le mezzali. Gli esterni d’attacco compiono invece il movimento complementare, stringendosi vicino ad Ibrahimović.
Il fatto che i giocatori offensivi tendano ad abbassarsi anche molto, fa sì che ad inizio azione la squadra appaia mediamente corta e molto larga.
Partendo da queste posizioni di base, i giocatori di Blanc effettuano continuamente una serie di rotazioni e interscambi. Oltre alle già citate rotazioni nel triangolo di centrocampo, non è raro vedere terzino ed ala scambiarsi di posizione, in modo tale che se l’ala si allarga è il terzino a stringersi verso l’interno del campo, oppure le stesse ali scambiarsi di fascia più volte nel corso della stessa gara (di base Di Maria a destra e Lucas a sinistra, o Lucas/Di Maria a destra con Cavani a sinistra).
Particolarmente interessanti sono le dinamiche di gioco sul centro-sinistra: Matuidi ha una naturale tendenza ad allargarsi sulla sinistra, contribuendo a creare superiorità numerica, nonché ad aprire spazio per i compagni. Un’altra teorica rotazione può prevedere Matuidi schierato più alto sulla trequarti, Lucas largo e Maxwell da interno di centrocampo. L’importante è cercare di mantenere costantemente le adeguate connessioni tra reparti e giocatori per rendere il possesso fluido e consentire al portatore varie opzioni di passaggio oltre che di penetrazione delle linee avversarie.
In generale questo schieramento mette molto in difficoltà i terzini avversari, poiché normalmente i laterali difensivi del PSG si portano in posizione di ala, allargando la difesa avversaria. Molto spesso ciò determina un aumento della distanza tra il centrale difensivo e il terzino avversario permettendo a Lucas, Di Maria o Cavani di lanciarsi in quello spazio, che Motta tende ad attaccare di frequente con passaggi diretti.
Lo schieramento del PSG costringe le difese avversarie ad allargare le proprie maglie, determinando una naturale vulnerabilità dello spazio tra terzino e difensore centrale, che Motta ama sfruttare giocando passaggi diretti.
Il peso di Zlatan, Di Maria e Verratti
Zlatan Ibrahimović tende ad abbassarsi molto e di frequente, in modo che spesso sono i due esterni a stringersi ulteriormente in posizione da attaccanti. A volte lo svedese si abbassa anche troppo e la sua presenza risulta quasi ingombrante: la sua continua richiesta di gestire il pallone anche a centrocampo fa sì che a volte la manovra diventi ridondante, privando il PSG del suo principale riferimento offensivo.
Ibra si abbassa praticamente in linea con Motta, ma il suo movimento, priva la squadra di un riferimento offensivo centrale, senza però creare benefici: il PSG ha già tre giocatori in fascia, oltre a Rabiot e Matuidi che liberi da marcature, potrebbero gestire il pallone in autonomia.
Storicamente Ibrahimović ha sempre avuto un viscerale bisogno di essere al centro del gioco: la trequarti è il terreno di azione preferito dello svedese, che non di rado nei suoi movimenti porta con sé i difensori avversari attirandoli fuori posizione, consentendogli di sfruttare la sua superiorità tecnica per assistere gli inserimenti dei compagni in area di rigore. Scavetti, combinazioni palla a terra e passaggi filtranti fanno parte del repertorio di Ibra e in stagione si sono viste diverse azioni o gol da lasciare a bocca aperta, letteralmente inventati dal numero 10 del PSG, da solo o magari in collaborazione con Di Maria, come quello segnato da Van der Wiel con l’Angers.
Ibra controlla palla, compie un uno-due volante con Di Maria, con tanto di triplo palleggio a schernire il difensore. El Fideo lancia al volo Matuidi sulla sinistra dell’area di rigore, che di prima intenzione crossa sul secondo palo per l’accorrente Van der Wiel, che a sua volta senza far toccare terra al pallone, calcia in rete a porta sguarnita.
A Parigi Di Maria è tornato ad essere un giocatore dominante e determinante negli sviluppi offensivi della squadra, tanto da essere in un sistema di gioco già fluido l’elemento con la maggiore libertà d’azione. Libertà che sta già pagando ampiamente i suoi dividendi, con l’ex giocatore del Manchester United che in poco più di metà stagione ha messo a referto 13 gol e 10 assist in tutte le competizioni.
Solitamente Di Maria parte dalla fascia destra, da cui ama tagliare palla al piede verso il centro del campo. Il movimento in diagonale verso l’interno gli permette di allargare il suo cono visivo e di trarre il meglio dalla sua geniale visione di gioco: l’argentino crea addirittura 4 occasioni da gol ogni 90 minuti. Nei cinque maggiori campionati europei, tra i giocatori con almeno 900 minuti all’attivo, solo Özil gioca più passaggi chiave per 90 minuti (4,5).
Le sue corse con e senza palla sono spesso decisive nell’economia degli attacchi dei parigini: in dribbling riesce ad attirare su di sé le attenzioni dei difensori, disorganizzando gli schieramenti avversari e creando opportunità per sé e per i compagni; in più è molto abile negli inserimenti e ad agire da “terzo uomo”.
Da quando è al PSG Di Maria si è reso protagonista un colpo di genio dietro l’altro, tra dribbling, tunnel, assist col contagiri e gol segnati in prima persona. Di questa selezione quello che preferisco è l’”ankle breaker” al minuto 3:08: l’argentino riesce a disorientare completamente Isco con una, due, tre finte di corpo senza nemmeno toccare il pallone, prima di liberarsi definitivamente dell’avversario facendogli perdere l’equilibrio.
L’importanza di Di Maria non si esaurisce però sulla trequarti visto che con un Verratti a mezzo servizio a causa di una sfortunata serie di guai fisici (solo 924 minuti in campionato), El Fideo si abbassa spesso a cucire il gioco in prima persona, cercando di sopperire all’assenza del centrocampista della Nazionale italiana.
Le frequenti assenze di Verratti, che rischia di saltare anche l’andata degli ottavi di Champions con il Chelsea, hanno un notevole impatto sul gioco della squadra di Blanc, tanto che l’allenatore francese lo ha definito al 100% indispensabile per il PSG. Con Stambouli o Rabiot in campo, i campioni di Francia non solo perdono di creatività, ma vedono peggiorare la loro struttura in possesso.
La consapevolezza tattica e posizionale di Verratti, la sua abilità nello smarcarsi e nel creare e ripristinare connessioni ne fanno realmente un elemento imprescindibile per “Les Parisiens”: ogniqualvolta è mancato il PSG ha trovato più difficoltà del solito.
Margini di miglioramento
In generale dal punto di vista tattico, il PSG ha ancora margine di miglioramento a livello di struttura in fase di possesso palla, perché nonostante Blanc abbia dato riconoscibili linee guida generali, gran parte di quello che avviene in campo, soprattutto in fase offensiva, è strettamente correlato alle abilità tecniche, alla consapevolezza tattica e all’intelligenza calcistica sopra la media dei singoli giocatori in campo e alla loro capacità di instaurare con continuità sinergie di gioco collettive. In questo, Blanc è stato intelligente nel non voler proporre un sistema troppo organizzato, ma nel trovare un compromesso tra la tattica e la sovrabbondanza di talento a disposizione: in questo senso nel gioco dei francesi c’è poca premeditazione e molta improvvisazione.
In fase difensiva il Paris Saint-Germain difende a zona ma con l’uomo come primo punto di riferimento: all’interno del loro spazio difensivo i giocatori sono flessibili nell’orientarsi in modo da tenere sotto controllo l’avversario a loro più vicino. A causa di questo accorgimento e dell’aggressività sul portatore di palla, la formazione difensiva cambia continuamente, poiché a seconda della posizione dei giocatori avversari, i parigini cambiano la disposizione delle loro linee e degli uomini all’interno delle stesse.
In fase di pressing ultra-offensivo e offensivo è particolarmente evidente come sia l’uomo il punto di riferimento. Normalmente contro una difesa a quattro sono Ibrahimović e Cavani a prendere in consegna i difensori centrali avversari, con quello tra i due in possesso di palla lasciato volutamente più libero di agire, in modo da forzare un pallone lungo o uno corto su un avversario comunque marcato. È compito dell’esterno di destra (Di Maria o Lucas) e della mezzala sinistra (Matuidi), occuparsi dei terzini avversari.
Se è in campo è Cavani ad unirsi ad Ibrahimović nel pressare i difensori centrali avversari. In questo caso toccherebbe quindi a Di Maria e Matuidi marcare i terzini, qualora entrassero nella loro zona di competenza.
Se Cavani siede in panchina, sono solitamente i due interni di centrocampo ad unirsi a Ibrahimović nel pressing, anche alternativamente e comunque comportandosi più o meno come l’attaccante uruguaiano.
Senza Cavani, tocca alle mezzali alternarsi nel supportare Ibrahimović in fase di pressione sui difensori centrali. Nell’esempio lo svedese marca il centrale di sua competenza, mentre Rabiot lascia più libertà al suo uomo, nel tentativo di forzare un’azione complicata.
Quando invece il PSG si è trovato ad affrontare una difesa a tre, come contro il Nizza di Claude Puel che ha schierato un 3-5-2/5-3-2, è toccato a Ibrahimović e ai due esterni d’attacco prendere in consegna i tre centrali difensivi, mentre i tre centrocampisti si sono ritrovati a marcare i tre centrocampisti avversari, come previsto dalla contrapposizione tattica.
Quando il PSG pressava il Nizza, Cavani, Ibrahimović e Di Maria si occupavano dei tre centrali, mentre i tre centrocampisti prendevano in consegna i propri “dirimpettai”.
In zone di campo intermedie, la squadra cerca di mantenersi più corta e pur mantenendo l’uomo come punto di riferimento, i giocatori si organizzano tendenzialmente in un 4-5-1/4-1-4-1, che può variare in un 4-4-2 a seconda dello sviluppo dell’azione e del grado di sacrifico degli attaccanti, soprattutto nelle partite di minore importanza.
Anche in zone di campo più basse all’interno della zona permane l’orientamento verso il singolo avversario, seppur si possa distinguere una traccia più chiara di formazione, in questo caso un 4-5-1.
In questo esempio il PSG difende la sua area con un 4-4-2, a causa del mancato ripiegamento di Cavani. L’intensità media della Ligue 1 e lo strapotere anche fisico dei parigini, consente occasionalmente ai giocatori offensivi di trascurare i propri compiti difensivi.
In settori di campo più bassi, Ibra rimane solitamente più basso, anche per sfruttare le sue abilità come boa in caso di contropiede e interviene praticamente solo in situazioni di “backward pressing” (letteralmente “pressing all’indietro”), cioè pressando il portatore di palla alle spalle, non fronteggiandolo come avviene di solito.
Un esempio in cui Ibrahimović si impegna nel pressare il portatore di palla alle spalle, in collaborazione con Matuidi e gli altri centrocampisti.
Rispetto alle ultime due stagioni il PSG sembra essere migliorato anche difensivamente. Dodici gol subiti in campionato ed appena uno in Champions descrivono bene i progressi in fase difensiva dal punto di vista della compattezza e della coordinazione, di livello forse ancora leggermente inferiori rispetto all’élite europea. Comunque anche la difesa beneficia della presenza di individualità straordinarie, tra cui indubbiamente spicca Thiago Silva, di fatto in esilio dalla Nazionale brasiliana dopo il fallo di mano che ha regalato il rigore del pareggio al Paraguay nella Copa América della scorsa estate, ma tuttora tra i migliori difensori al mondo.
Pur ostracizzato dalla Seleção, Thiago Silva è tuttora un difensore di livello indiscutibile, come dimostra qui cancellando dai piedi di Manquillo una colossale occasione da gol.
Obiettivo complicato
Il Paris Saint-Germain ha ormai virtualmente in bacheca da mesi la quarta Ligue 1 consecutiva. In Coupe de la Ligue si è già garantito un posto nella finale contro il Lille, mentre con il 3-0 al Lione si è qualificato anche ai quarti di finale della Coupe de France. Inutile dire che, visti i valori in campo un secondo grande raccolto consecutivo di titoli nazionali appaia un traguardo probabile.
Il club del presidente Nasser Al-Khelaїfi fa già parte della ristretta cerchia delle migliori squadre europee e di conseguenza del Mondo, ma è quasi superfluo sottolineare come il vero obiettivo stagionale sia quello di conquistare la Champions League (o perlomeno di andarci vicino), risultato che consacrerebbe definitivamente il progetto targato QIA. Come consacrerebbe Blanc, tuttora sottovalutato nonostante una percentuale di vittorie spaventosa (73,15%) da quando è al PSG, al livello di quella di Guardiola al Bayern (75,94%).
Nei gironi il PSG è stato impressionante, con la miglior difesa dell’intera competizione che non è però stata sufficiente a conquistare il primato nel suo gruppo, a causa della citata sconfitta del Bernabéu. La capacità della squadra di Blanc di elevarsi al livello delle più grandi d’Europa rimane ancora dubbia: non è un caso che la miglior partita del Real di Benitez sia avvenuta proprio al Parco dei Principi, uno 0-0 che ha visto però i Blancos dominare la sfida tatticamente. E se il PSG fosse implacabile contro i deboli ma non altrettanti competitivo contro i grandi?
Per la terza volta in tre anni, la seconda consecutiva agli ottavi, i parigini affronteranno il Chelsea nel proseguo della competizione. I Blues, pur solo tredicesimi in Premier, non sono certo una squadra da sottovalutare, ma la scorsa stagione il PSG ne aveva già esposto tutti i punti deboli e se possibile questa stagione il divario tra le due compagini è aumentato ancora. Blanc rischia però di avere qualche problema di formazione: oltre alla potenziale assenza di Verratti e a quella certa di Pastore, anche Matuidi e David Luiz sono usciti acciaccati da “Le Classique” vinto con il Marsiglia, ma entrambi hanno giocato una manciata di minuti contro il Lione in coppa.
Al netto delle potenziali defezioni, non superare il Chelsea di questa stagione sarebbe un fallimento: il PSG è a pieno titolo uno dei maggiori outsider della competizione e nelle scorse stagioni ha dimostrato di potersela giocare con chiunque. Se Blanc e i suoi giocatori saranno accompagnati anche da quel pizzico di fortuna ancora mancata in campo europeo nelle ultime stagioni, la finale sarebbe un’ipotesi tutt’altro che remota per il Paris Saint-Germain.