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Il coraggio del Napoli non è bastato
02 nov 2017
Contro una delle squadre più in forma d'Europa, Sarri si è scontrato con i limiti tecnici e di profondità della propria rosa.
(articolo)
9 min
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La spettacolare gara di andata tra Manchester City e Napoli aveva confermato l'intuizione avuta al momento del sorteggio: vedere affrontarsi quelle che, probabilmente, sono le due squadre più entusiasmanti da ammirare in questo momento nel panorama calcistico europeo è una fortuna che va al di là del risultato finale. Purtroppo, però, all'aspetto estetico va affiancato quello pratico e per gli azzurri la gara del San Paolo era già una sorta di "dentro o fuori".

Rispetto alla partita di 15 giorni fa Sarri ha effettuato due cambi: Jorginho per Diawara e Allan per Zielinski, schierando di fatto quelli che dal momento del suo insediamento sono i suoi “titolarissimi”. Guardiola, invece, ha proposto il solito sistema di gioco maggiormente fluido, con Danilo preferito a Walker da terzino destro e Silva in panchina a beneficio di Gündogan. In attacco si è rivisto Agüero titolare, con Gabriel Jesus tra le riserve.

Azione e reazione (e di nuovo azione, di nuovo reazione...)

Quando due squadre come Napoli e Manchester City si affrontano senza rinunciare alla propria filosofia di gioco è improbabile assistere al dominio sul piano del gioco dell’una una sull’altra per tutto il corso dei 90 minuti, così è stato sia al San Paolo che all’andata all’Etihad. Nella gara di ritorno, contrariamente a quanto successo due settimane fa, sono stati gli azzurri a partire meglio e con maggiore intensità, tanto da costringere Guardiola a rivedere le sue idee dopo soli 15 minuti di gara.

Il Manchester City, infatti, ha cominciato con un approccio molto simile a quello dell’andata, con Delph nel ruolo di falso terzino: in fase di costruzione gli inglesi si disponevano con il 3-4-2-1, con l’ex centrocampista dell’Aston Villa di fianco a Fernandinho a centrocampo e Danilo scalato nella difesa a tre con Stones centrale e Otamendi sul centro-sinistra. Stavolta il Napoli si è fatto trovare pronto a reagire a questo meccanismo tattico, che all’andata aveva causato non pochi problemi, con i centrocampisti di Sarri che si erano ritrovati puntualmente di fronte al dilemma descritto da Daniele V. Morrone: ovvero la scelta se pressare in alto con un uomo in più, per rispondere all’aggiunta di un mediano in costruzione, oppure rimanere più arretrati per proteggere le eventuali linee di passaggio.

Sarri ha deciso di pareggiare i cinque uomini (a cui va aggiunto Ederson) impiegati in costruzione dal suo avversario, chiedendo alle sue mezzali di partecipare sistematicamente, e spesso in coppia, alla pressione sulla costruzione avversaria. Scegliendo come rispondere a Delph falso terzino, il Napoli ha migliorato notevolmente la coordinazione del proprio pressing e di conseguenza l’efficacia. Il resto lo ha fatto l’intensità fuori norma che i partenopei sono riusciti a mettere in campo nella prima mezz’ora di gioco.

La scelta di Sarri è stata quella di pareggiare il numero di pedine adoperate da Guardiola in fase di costruzione.

Allo stesso tempo, anche il Manchester City non ha rinunciato a pressare l’uscita di palla del Napoli, anche se con risultati lontani da quelli dei rivali (e dell'andata) almeno nella prima frazione. Nello schema degli inglesi erano le due mezzali, De Bruyne e Gündogan, ad affiancare Agüero nelle zone centrali di campo, in modo da orientare il possesso palla del Napoli verso la fascia. Ma nel primo tempo gli azzurri sono riusciti spesso ad aggirare il pressing avversario, grazie alla propria consolidata sicurezza nel gioco corto, approfittando anche di un Gündogan non abbastanza intenso come il resto dei giocatori in campo.

Il City, incapace non solo di far progredire il gioco ma anche di mantenere il possesso di fronte al pressing del Napoli, è stato letteralmente messo sotto scacco, tanto che Guardiola ha dovuto cambiare il proprio schema in fase di costruzione. Dopo circa 15 minuti Delph è tornato a interpretare il ruolo da terzino in modo classico, rimanendo relativamente basso e largo, così come Danilo dall'altro, anch’esso tornato sull'esterno, in modo tale da garantire maggiore ampiezza alla costruzione bassa allargando le maglie del pressing avversario.

Se è vero che ad ogni azione corrisponde una reazione, quella di Sarri non si è fatta attendere: anzitutto ha deciso di non allargare più di tanto i suoi esterni d’attacco, in modo di non lasciare uno dei due centrali di difesa, o Fernandinho, liberi di impostare, ma piuttosto di chiedere ad Allan ed Hamsik di andare a chiudere rispettivamente su Delph e Danilo quando entravano in possesso di palla.

Con il City che costruiva con i terzini larghi, toccava spesso ad Allan ed Hamsik andare a chiudere su di essi.

A questo punto, i difensori dei “Citizens”, e Stones in particolare, si sono presi qualche rischio in più, dando allo stesso tempo maggiori possibilità alle mezzali “galleggianti”, soprattutto De Bruyne, di ricevere palla dietro alle mezzali napoletane, visto che adesso erano costrette più lontane da Jorginho proprio per i nuovi compiti in pressione.

Un buon esempio è quanto successo al 32.esimo minuto quando Stones, pur pressato da vicino da Mertens e con Insigne e Callejón relativamente stretti nonostante l’ampiezza dei terzini, è riuscito a verticalizzare direttamente su Agüero. L’argentino ha servito di prima intenzione De Bruyne, lanciatosi alle spalle di Hamsik e il City ha beneficiato di un 5 contro 3 in campo aperto che per poco non è valso il vantaggio.

Senza Ghoulam

Proprio intorno alla mezz’ora, con il Napoli in meritato vantaggio, il pressing partenopeo ha subito un calo “fisiologico”, visto che l’intensità messa in campo nel primo terzo di gara è parsa col passare die minuti sempre meno sostenibile. La regressione ha coinciso con l’infortunio di Ghoulam, che ha costretto Sarri ad inserire Maggio da terzino destro, spostando Hysaj sulla fascia sinistra, rovinando le dinamiche offensive che fin lì avevano condizionato la gara ed il risultato.

L’ex terzino del St. Etienne era stato tra i migliori in campo e la sua presenza è parte integrante della catena di sinistra completata da Hamsik e Insigne che rappresenta uno dei fattori determinanti nel gioco del Napoli, sempre, e in particolare nel positivo approccio alla gara di ritorno con il City. Il cambio ha impoverito gli schemi offensivi dei padroni di casa, che da lì in poi non sono riusciti a proporre lo stesso livello di controllo sull’avversario. Il responso del giorno dopo parla di rottura del crociato e di conseguenza di 5 o 6 mesi di stop: una perdita che potrebbe mettere in discussione le certezze offensive dell’intera stagione.

Intanto il City, con Gündogan più basso, quasi di fianco a Fernandinho, riusciva a mantenere il possesso con maggiore frequenza e allo stesso tempo a ricacciare un Napoli sempre più stanco, anche per via dell'inizio di partita energico, nella propria metà-campo. Per il City ha significato cominciare a giocare nella propria zona di comfort: la squadra di Guardiola è abituata a difendere con più spazio alle spalle dell’ultima linea difesa che di fronte ad essa, e quando schiaccia l’avversario in forze riesce a recuperare molti possessi direttamente in zona offensiva, con il proprio devastante gegenpressing. Anche se il pareggio è arrivato sugli sviluppi di un corner, con Otamendi che ha svettato su Hysaj - probabilmente nemmeno accortosi dell’avversario, passato dal lato cieco della difesa a zona del Napoli - nei quindici minuti finali della prima frazione l’inerzia è passata nettamente dalla parte di Guardiola.

Secondo tempo

Di rientro dagli spogliatoi il San Paolo è stato immediatamente gelato da Stones, che ha svettato su un impotente Maggio per firmare il suo terzo gol in questa edizione della Champions e il 2-1 per il City. Non possiamo sapere se Guardiola avesse identificato in Hysaj e poi Maggio i saltatori più deboli del Napoli, ma le immagini chiariscono come Stones indichi a Sané, in procinto di calciare il corner, la zolla di campo di competenza del numero 11 azzurro. Allo stesso tempo, il quinto gol della partita (quello del definitivo 4-2) arrivato sugli sviluppi di un piazzato subito dal Napoli in questa stagione, è ormai ben più che un semplice campanello d’allarme.

L’intervallo era sembrato comunque di giovamento al Napoli, almeno dal punto di vista fisico, visto che dopo lo svantaggio è riuscito a recuperare parte dell’intensità del proprio pressing e, seppur senza Ghoulam, ma con un Insigne particolarmente ispirato (il suo tiro sulla traversa contribuisce ad acuire il rammarico) e un Callejón sempre micidiale nell’attaccare lo spazio, ha causato non pochi problemi al City.

Raggiunto il 2-2 grazie al rigore trasformato da Jorginho, però, il Napoli ha pagato nuovamente lo sforzo: i reparti si sono allontanati e l’assenza di Ghoulam si è fatta sentire anche sul piano difensivo. In occasione del contropiede che ha portato al gol del 3-2 di Agüero, Maggio ha mostrato di non essere più al livello di un contesto come la Champions League, cercando di rimediare al divario atletico con Sané intervenendo in scivolata in maniera sconsiderata e poco efficace. Se è vero che il terzino del Napoli è un bersaglio facile, visto il vantaggio in termini spaziali di cui disponeva e un probabile errore di posizionamento, è altrettanto vero che concedere un contropiede del genere sugli sviluppi di un calcio d’angolo con entrambi i propri centrali in area e per di più ad una squadra che dispone di due frecce come Sané e Sterling è un errore imperdonabile - tanto più imperdonabile sul 2-2.

Dopo essere andato di nuovo sotto nel punteggio, il Napoli si è rimesso in campo con una sorta di 4-2-4, con Rog, subentrato poco prima ad Allan, largo a destra, Insigne a sinistra e Callejón attaccante vicino a Mertens; ma stavolta la squadra di Guardiola non si è fatta riprendere. Guadagnato maggiore controllo con gli ingressi di David Silva per Gündogan e Bernardo Silva per Agüero, è riuscita ad allungare ancora, togliendosi lo sfizio di essere la prima squadra a segnare quattro gol al Napoli da quando Sarri siede sulla panchina dei partenopei.

Dopo questo 4-2 e la contemporanea vittoria per 3-1 dello Shaktar sul Feyenord, il Napoli sembra destinato a lasciare prematuramente il palcoscenico della Champions League. Guardiola si è detto meravigliato del risultato, definendo il Napoli la squadra più forte incontrata nella sua carriera. Non può che lasciare con l’amaro in bocca il fatto che gli uomini di Sarri, nonostante due prestazioni di livello assoluto, non siano riusciti a strappare nemmeno un punto al Manchester City. Ora non resta altro che vincere le ultime due gare del girone, sperando che Guardiola, innamorato del Napoli come tutti gli amanti del calcio, concluda il gruppo con una vittoria contro lo Shaktar in Ucraina (anche se Guardiola ha fatto grandi complimenti anche alla squadra di Paulo Fonseca).

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