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Il Foggia di De Zerbi
12 giu 2016
Dopo quello di Zeman, un altro Foggia spettacolare e rivoluzionario stasera gioca il ritorno della finale playoff di Lega Pro.
(articolo)
19 min
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La carriera di Roberto De Zerbi, ex centrocampista di Napoli, Catania e Cluj finisce nella stagione 2012/2013 a causa di qualche infortunio di troppo, ma anche di un’altra motivazione, forse più importante: la sua voglia di cominciare ad allenare.

De Zerbi è andato a Monaco, ospite di Guardiola (alla prima stagione in Germania) per guardare da vicino gli allenamenti del Bayern. Tre anni dopo l’allenatore catalano ha vinto tre Bundesliga, due DFB-Pokal e ha raggiunto tre volte la semifinale della Champions League. Risultati apparentemente straordinari, ma che parte dell’opinione pubblica attribuisce alla disponibilità di calciatori di altissimo livello.

Eppure il gioco di posizione può essere attuato anche senza giocatori di qualità assoluta. Contano le idee e l’esecuzione, non la categoria. Al Foggia Roberto De Zerbi sta mostrando che si può giocare in questo modo anche in Lega Pro.

Quando si vede giocare il Foggia, si nota immediatamente l’elevata percentuale di possesso palla, normalmente sopra il 65%. Questo numero appariscente non è importante in sé ma come conseguenza del gioco della squadra. Il Foggia attacca in modo organizzato e con calma, la circolazione del pallone ha lo scopo di aprire spazi nella formazione avversaria. Se non ci sono spazi vuoti per attaccare, la squadra cerca di mantenere il possesso e di provocare errori all’interno del blocco difensivo avversario. A questo fine anche i passaggi all’indietro possono essere utili.

Si inizia dal numero 1

Princìpi importanti per la squadra sono il pressing alto e il Gegenpressing, utili a riconquistare il pallone il prima possibile e tornare ad attaccare. Il Foggia attacca con calma, sviluppa un contropiede solo in rare occasioni, perché dopo aver vinto la palla si deve prima creare una struttura adeguata. L’organizzazione nella fase offensiva è l’aspetto più importante: tanto che comincia già dal portiere.

https://twitter.com/AlexBelinger/status/739604748555440128

I giocatori e i movimenti nel 4-3-3 di De Zerbi.

Antonio Narciso, portiere di 35 anni, è il primo attaccante e riveste un’importanza enorme per la squadra. Il gioco di posizione cerca di determinare sempre la superiorità numerica e l’uso del portiere nella fase offensiva è fondamentale in questo. Non sembra uno strumento particolarmente rivoluzionario, ma in realtà solo pochi allenatori usano il portiere come De Zerbi. Per questo sono indispensabili due qualità: il coraggio e la qualità dei piedi dell’estremo difensore.

Narciso prova sempre a costruire il gioco con passaggi rasoterra verso i difensori. In risposta, alcune squadre avversarie hanno iniziato a pressare molto alto, marcando i difensori del Foggia. Nonostante la pressione alta, Narciso gioca di solito il passaggio corto verso uno dei centrali, che gli restituisce subito il pallone. A quel punto, dopo il passaggio all’indietro verso Narciso, la squadra ha già superiorità numerica. Se un attaccante decide di pressare il portiere, apre spazio e libera un difensore.

Queste situazioni non sono sempre facili da gestire per il portiere, eppure Narciso trova sempre soluzioni adeguate, addirittura fantasiose, come il cucchiaio sopra l’attaccante che viene a pressarlo. Se non c’è un'altra possibilità, Narciso gioca il passaggio lungo e trova spesso uomini liberi. Altrimenti lancia verso gli esterni, che ricevono supportati da Pietro Iemmello, il centravanti. È evidente che Narciso gioca molto con la squadra negli allenamenti, ha una grande intesa con la difesa e trova soluzioni creative, dal dribbling all’uno-due con un difensore per superare un avversario.

Nella lingua tedesca c’è un nome per tutto, anche per questo meccanismo tattico.

Quando la squadra avversaria pressa alto, i difensori centrali, normalmente Loiacono, Gigliotti o Coletti, si posizionano in linea orizzontale con il portiere: questo mezzo tattico, chiamato “Torwartkette” in Germania, è usato anche fuori dall’area di rigore. In questo modo, sembra quasi impossibile pressare il Foggia e la squadra può cominciare l’attacco in maniera organizzata. Con l’uso del portiere e la pazienza nella circolazione, i rossoneri possono controllare il pallone contro praticamente ogni avversario della Lega Pro.

Spazio, pallone, compagni

Narciso è utile anche come aiutante di De Zerbi sul campo, cercando sempre di migliorare le posizioni dei difensori. La precisione con cui si muove tutta la squadra è davvero impressionante. I difensori centrali cercano di muoversi secondo la posizione del pallone e del portiere, per non limitarlo nella costruzione del gioco. In zone più alte il portiere è meno importante e aumenta l’influenza dei difensori centrali.

I due difensori centrali nel 4-3-3 hanno una grande importanza. Nel gioco di posizione è importante creare spazi e cercare l’uomo libero tra le linee: non bisogna avere troppi giocatori fuori dalle linee avversarie e bisogna usare bene i difensori centrali. In altre squadre si vedono spesso i centrocampisti in posizione bassa davanti alla prima linea del pressing avversario: ciò limita l’influenza dei difensori, diminuendo allo stesso tempo il numero di giocatori davanti al pallone, e quindi anche le possibilità di avanzare il gioco.

Anche nel Foggia di De Zerbi ci sono movimenti simili dei centrocampisti, ma l’importante è che le distanze tra i giocatori siano adeguate e che tutta la squadra riesca a muoversi come un’unità. Il movimento di un giocatore influenza sempre la posizione di tutti i suoi compagni,devono quindi tutti disporre di un grande senso per gli spazi, per la loro gestione e occupazione.

Vacca si abbassa tra i due difensori. Subito si determina la reazione dei suoi compagni: i centrali si muovono verso le fasce, i terzini avanzano e gli interni si abbassano un po’, ma cercano di occupare varie linee.

Un movimento tipico è l’abbassamento del regista tra i due difensori centrali (la cosiddetta Salida Lavolpiana). Il regista si abbassa per creare superiorità nella prima linea contro gli attaccanti avversari, così da rendere più difficile il pressing. Nella seconda metà del campionato il Foggia ha giocato con continuità con il regista tra i difensori centrali, formando un 3-2-4-1/3-4-2-1, ma normalmente gioca in maniera flessibile e reagisce sempre alle mosse dell’avversario. Qualche volta il regista si abbassa per altri motivi: per portare fuori posizione un avversario o per creare spazio per uno dei difensori centrali.

I difensori centrali si posizionano spesso molto bassi per creare più spazio, in modo da rendere più difficile e rischioso il pressing avversario. Spesso giocano passaggi intelligenti verso il centro e cercano di tagliare lo schieramento avversario. Inoltre conducono bene palla tra gli spazi vuoti, passando spesso vicino agli attaccanti.

Se un difensore centrale avanza palla al piede, provoca ancora una reazione dei suoi compagni. Un centrocampista si abbassa per assicurare e sostenere l’altro difensore che rimane, aprendo inoltre ulteriore spazio nel centrocampo. Gli altri centrocampisti avanzano in relazione alla posizione del pallone.

Il Foggia gioca tra spazi corti. Angelo comincia l’azione, poi dà ampiezza sul lato destro. Centrocampo e attacco sono vicini al pallone e, data la buona struttura, Agnelli decide di non spostare il gioco su Angelo ma di combinare all’interno della formazione avversaria.

A centrocampo giocano normalmente un regista e due interni, anche se in alcune partite è stato usato un 4-2-3-1 con Sarno come trequartista. Nella prima metà del campionato ha giocato nel ruolo del regista Tomasso Coletti, nella seconda metà più spesso Antonio Vacca, a volte anche Cristian Agnelli. La posizione del regista è importante per la struttura della squadra. Si orienta molto verso la palla e deve essere sempre vicino al giocatore in possesso. Il Foggia gioca molto sulle fasce e il regista si muove per permettere alla squadra di spostare il gioco di nuovo verso il centro o verso l’altro lato.

Il Foggia combina spesso in spazi corti sulla fascia, creando sempre triangoli, per attirare la pressione avversaria e creare spazio nel centro. La squadra di Roberto De Zerbi spesso sovraccarica un lato per giocare in spazi corti e spingere l’avversario a muovere il blocco difensivo. Così lascia molto spazio sul lato debole, dove c’è un suo esterno, o al centro. Se non c’è una soluzione adeguata, si può sempre tornare indietro dal portiere, per iniziare di nuovo l’attacco.

Il Foggia combina sulla fascia destra, poi sposta il gioco sull’altro lato (scelta non ottimale, visto che il centro era abbastanza aperto).

Normalmente i due interni di centrocampo hanno una posizione abbastanza larga e alta, ma si muovono molto in accordo con la palla e gli altri giocatori, soprattutto negli spazi corti, per moltiplicare le possibilità di passaggio.

Per questo cercano di occupare corridoi diversi, muovendosi sempre tra le linee avversarie: lo spazio viene creato dai movimenti degli attaccanti, soprattutto Iemmello, sempre molto alto sul campo e bravo ad attaccare lo spazio dietro alla difesa avversaria.

Gli interni si muovono in modo intelligente per essere sempre in grado di ricevere la palla. Per questo iniziano l’azione in una posizione più ampia, così da avere spazi vuoti nella struttura orizzontale, da occupare successivamente. Gli interni avanzano bene soprattutto quando c’è la possibilità per di verticalizzare per Iemello, che può giocare subito di prima sul movimento dei centrocampisti.

A volte il gioco a centrocampo è troppo largo e simmetrico ed è facile da difendere: manca l’aiuto al giocatore in possesso e si mantengono troppo le posizioni, invece di provare a sovraccaricare il lato della palla per liberare spazio sul lato debole. Quando i centrocampisti si muovono più vicini al pallone e anche gli esterni si muovono più spesso in orizzontale, il Foggia diventa più pericoloso.

https://twitter.com/MartinRafelt/status/618203334600753153

Una sola immagine per sottolineare l’importanza strategica del centro.

L’importanza delle fasce

Il gioco del Foggia si concentra molto sulle fasce. Considerata la costruzione molto razionale del gioco e la capacità di difendere bene il centro delle squadre italiane, giocare sulle fasce è un modo più semplice di guadagnare metri e di avanzare con la palla. Strategicamente, infatti, le fasce sono le zone meno pericolose e limitano il gioco di una squadra. Però giocare sulle fasce non è un male di per sé: dipende soprattutto da come i giocatori preparano il nuovo spostamento del gioco verso il centro.

Quando il Foggia gioca sulle fasce, la prima intenzione è in realtà di aprire spazio al centro. A volte però la squadra di De Zerbi cerca lo sfondamento sui lati in modo troppo lineare, mancando un po’ nella ricerca della diagonalità verso il centro.

In generale la squadra segue un principio facile: giocare con ampiezza, costringendo l’avversario a difendere in spazi ampi. Quindi in fase offensiva c’è una struttura abbastanza larga, con terzini e ali spesso sulla stessa linea. Le ali si sistemano a lungo in una posizione larga per occupare la difesa avversaria, poi si abbassano e muovono verso il centro per creare una linea di passaggio. In particolare Sarno si abbassa molto, mentre l’ala sinistra - sia Sainz-Maza che Floriano - interpreta il ruolo in modo più lineare e rimane più bloccato sulla fascia.

Anche qui le posizioni dipendono dalla palla. Con il pallone sulla fascia sinistra, Sarno sta largo a destra per dare ampiezza e occupare il terzino, mentre il terzino destro Angelo si muove molto verso il centro, all’altezza del centrocampo. In questo modo Angelo aumenta la compattezza nelle prime linee ed è pronto a riconquistare subito il pallone. Rispetto al terzino sinistro Di Chiara, Angelo si sposta di più verso il centro: la sua posizione e quella di Sarno variano molto mentre sulla fascia sinistra il gioco è più lineare.

La squadra trova così un buon equilibrio: mentre cerca di aprire spazi nel centro e di spostare il gioco verso il lato debole, ha anche la compattezza per bloccare le transizioni offensive degli avversari. In altre situazioni però il terzino ha il compito di dare ampiezza mentre l’ala gioca più centrale.

Le ali e i terzini adattano bene le loro posizioni e cercano di occupare linee verticali diverse. In questa situazione la posizione larga del terzino sinistro aiuta a creare spazio per un passaggio verso l’esterno.

Quello del Foggia sembra davvero calcio totale: è importante quali posizioni sono occupate, non chi le occupa. Il continuo cambio di posizione è un mezzo tattico usato spesso, ma non in tutte le partite, e solo sulle fasce. I due interni cambiano talvolta posizione, ma soprattutto cambiano le catene di fascia. Terzino, interno ed esterno si spostano molto, di nuovo a destra più che a sinistra. La rotazione comincia spesso dal movimento del regista Agnelli, che si abbassa per ricevere la palla quasi in posizione di terzino destro. Angelo quindi avanza, mentre l’ala Sarno muove verso il centro al posto di Agnelli.

Tutti questi movimenti hanno un senso. Agnelli e Sarno sono migliori nella costruzione del gioco rispetto ad Angelo, così sono in grado di ricevere il pallone e di spingerlo verso il centro. Inoltre questi movimenti sono molto utili contro squadre che marcano a uomo a centrocampo. L’uomo da marcare cambia sempre e l’avversario deve prendere una decisione: continuare o lasciare il giocatore. In entrambi casi il Foggia ha un vantaggio per un periodo breve, che può fare la differenza.

Anche per squadre che difendono a zona, non è facile affrontare tanto movimento. Nella realizzazione di queste rotazioni c’è ancora potenziale per fare meglio: a volte un giocatore capisce la situazione troppo tardi, il timing è da migliorare e perciò temporaneamente la struttura non è ideale.

Il Foggia lavora molto con i movimenti dei terzini. La sovrapposizione del terzino è usata per guadagnare metri sulla fascia e poter avanzare verso la linea di fondo, dove poter giocare molti cross bassi verso l’area di rigore. In particolare Angelo sul lato destro gioca molto in alto e si sovrappone spesso a Sarno. De Zerbi punta anche sulla sovrapposizione interna, cioè con l’ala posizionata più larga rispetto al terzino, per creare più spazio centralmente. Dopo aver ricevuto il passaggio, l’ala può sfruttare questo spazio per muoversi verso l’interno con la palla: un compito perfetto per Vincenzo Sarno (sì, il bambino prodigio), che ha un dribbling straordinario ed è intelligente con il pallone.

Verticale

Con il gioco in zone alte aumenta l’influenza della punta Pietro Iemmello: uno che tocca pochi palloni, eppure riveste un ruolo fondamentale per la squadra. Si posiziona sempre il più in alto possibile, a volte addirittura intenzionalmente in fuorigioco, per dare profondità alla squadra e occupare i difensori centrali. In questo modo aiuta a creare spazio tra le linee per i centrocampisti o gli esterni.

Iemmello si muove più in orizzontale che in verticale, per essere in grado di ricevere un passaggio lungo e per combinare con gli interni, che influenzano la sua posizione. Iemmello non è molto mobile, ma i suoi movimenti sono ben integrati nel gioco della squadra. Nei momenti giusti si abbassa per pochi metri o si ferma spalle alla porta, per poi giocare un retropassaggio di prima. Con questi movimenti può attrarre fuori posizione un difensore e attaccare subito la profondità.

Un gol straordinario. Si nota come Iemmello primo attacca la profondità e poi si ferma per giocare l’uno-due con Sarno.

Iemmello ha segnato 24 gol in 32 partite in questa stagione, più 4 gol nei playoff. A volte sbaglia qualche primo controllo di troppo, ma si muove in maniera intelligente ed è molto difficile da difendere in area di rigore.

A causa della buona fase offensiva e la grande resistenza alla pressione avversaria, il Foggia domina quasi ogni partita. La squadra di De Zerbi gioca normalmente con molto calma e cerca di non prendere troppi rischi. I giocatori sanno bene quando possono giocare con più verticalità. Quasi per inerzia, a un certo punto gli avversari difendono in un blocco molto basso, che lo vogliano o no. Questi blocchi non sono facili da scardinare: un problema tipico per le squadre che adottano un gioco di posizione.

Il Foggia dispone di varie soluzioni creative per superare queste difficoltà. Se non effettua un’apertura sulla fascia o non riesce ad innescare Iemmello, la squadra fa circolare il pallone con calma da un lato all’altro. Data la buona struttura nella fase offensiva, gli uomini di De Zerbi cercano a volte di combinare al centro e sfruttare lo spazio tra le linee. Formano bene triangoli e giocano a pochi tocchi sul pallone, inoltre possiedono giocatori con buone qualità nei dribbling, anche in spazi corti.

Importanti per queste combinazioni sono di nuovo i movimenti dei centrocampisti. Dopo un passaggio segue sempre un nuovo movimento per essere di nuovo in grado di ricevere la palla: al contrario di altre squadre, i centrocampisti avanzano meglio senza palla. In questo modo possono causare problemi per l’organizzazione della difesa avversaria, creano linee difensive diverse. Questi movimenti sono ben combinati con retropassaggi di prima sul giocatore che sta avanzando, insieme a un particolare mezzo tattico: i pallonetti in profondità sopra la linea difensiva, per un giocatore che si inserisce da dietro.

Anche nell’ultimo terzo di campo il gioco si concentra molto sulle fasce: De Zerbi ha usato almeno un paio di varianti. A sinistra il gioco è più lineare, mentre a destra Sarno preferisce dribblare verso il centro e cercare la conclusione. Con il suo gran sinistro Sarno può anche provare la rifinitura– in 33 partite ha realizzato 10 gol e 13 assist (più 3 gol e 2 assist nei playoff). La squadra usa le sovrapposizioni per entrare in area di rigore, spesso usando i dribbling degli esterni e di Angelo. Il Foggia crossa molto, ma Roberto De Zerbi conosce i vantaggi dei cross bassi, più pericolosi. Se possibile la squadra preferisce entrare in area di rigore con passaggi, cross bassi o dribbling. Se il cross non viene sfruttato, la seconda palla finisce normalmente alla squadra di De Zerbi, che controlla il gioco molto alta sul campo.

Difendere in avanti

Quando una squadra difende molto bassa,come molti avversari del Foggia, o con molta compattezza verticale è difficile lanciare contropiedi: ci sono troppi metri da superare per arrivare in zone pericolose nel primo caso, ed è difficile sfuggire alla pressione nel secondo. Così il Foggia non deve sforzarsi molto per riconquistare immediatamente il pallone: il controllo del gioco ed un buon posizionamento compiono gran parte del lavoro.

Il Foggia è forse la squadra italiana che utilizza meglio il Gegenpressing, oltre al Napoli. I giocatori reagiscono molto velocemente ad ogni pallone perso: così il Foggia può vivere quasi in una fase offensiva continua.

Ci sono diverse possibilità per attuare il Gegenpressing: quello del Foggia è molto orientato al portatore di palla. Quando un difensore conquista la palla, normalmente ha una mediocre visione del gioco e ha bisogno di un po’ tempo per orientarsi. Perciò viene rapidamente attaccato da un paio di giocatori del Foggia. Per gli avversari è molto complicato uscire da quella pressione in modo controllato: o il Foggia riconquista il pallone o l’avversario gioca un lancio lungo, facile da raccogliere per la difesa rossonera.

Subito molta pressione dopo la palla persa. Poi un paio di passaggi per riorganizzarsi per la fase offensiva.

C’è molta pressione sul possessore del pallone, ma la squadra può fare meglio nel Gegenpressing. Dopo la prima linea di pressing c’è spesso troppo spazio e se l’avversario riesce a giocare il passaggio verso queste zone si creano situazioni molto pericolose. Il Gegenpressing fallito in occasione dei contropiedi è forse la causa più frequente per i gol subiti dal Foggia.

La squadra difende principalmente con un 4-1-4-1, ma nel pressing offensivo può essere anche un 4-3-3 con le ali avanzate. In zone alte di campo si marca anche a uomo in certe situazioni.

Il pressing del Foggia nel 4-1-4-1.

L’intensità della squadra nella fase difensiva è impressionante e al livello di poche squadre italiane ed è il risultato degli allenamenti di De Zerbi. Nel 4-1-4-1, Iemmello cerca di separare i difensori centrali e dirottare il gioco dell’avversario verso un lato. Il centrocampo segue, muovendosi con buona compattezza orizzontale.

Le distanze in verticale sono invece più grandi. Anche in questa situazione la squadra può difendere più come unità, facendo pressione e abbassandosi in modo più armonico. Ma la mancanza di compattezza verticale è anche il risultato dei buoni movimenti della linea difensiva. Molti avversari reagiscono al pressing del Foggia con lanci lunghi verso gli attaccanti. In questi casi, difesa e centrocampo sono a volte troppo lontani, permettendo agli avversari di conquistare le seconde palle e sfruttare questi spazi.

In zone più basse il regista gioca molto vicino ai difensori centrali, rischiando di isolarsi dagli altri centrocampisti. Nella linea difensiva i giocatori sono orientati all’uomo e cercano molto l’anticipo, anche se a volte manca la copertura necessaria per compierli: così per gli attaccanti avversari è troppo facile trovare spazio fra i difensori.

Qualità anche nei contropiedi.

Il Foggia può migliorare molto nel gioco senza palla: in confronto alla percentuale di possesso palla, gli avversari hanno troppe occasioni da gol. La squadra di De Zerbi ancora non si muove come un solo corpo e il Gegenpressing potrebbe essere più organizzato. Nella fase offensiva invece il Foggia gioca spesso in maniera troppo lineare su un lato invece di cercare di spostare il gioco più verso il centro e perciò e non troppo difficile da difendere.

De Zerbi ha costruito tutto questo a soli 36 anni, al suo terzo anno come allenatore. è vero che il Foggia ha buoni giocatori, ma molti di loro finora non avevano espresso il proprio potenziale. Nel girone di ritorno il Foggia è stato poco costante ed è arrivato secondo dietro al Benevento. Nei playoff i rossoneri hanno eliminato prima l’Alessandria, poi il Lecce ed erano favoriti nella finale contro il Pisa di Gattuso: ma in una finale piena di errori, il Foggia è stato sconfitto 4-2 e adesso rischia di non farcela (con due gol di scarto si va ai supplementari).

I rossoneri hanno cominciato la partita nel peggior modo possibile, con due errori gravissimi di Loiacono e Narciso: svantaggio di 2 gol in soli 12 minuti. Poi il Pisa ha cominciato a difendere troppo basso, senza apportare pressione, permettendo al Foggia di dominare fino a raggiungere il pareggio. Nel secondo tempo Gattuso ha deciso di cambiare il suo approccio e di pressare più alto, mettendo in difficolta il Foggia, che non ha giocato al suo miglior livello. La squadra di De Zerbi ha subito ancora due gol negli ultimi venti minuti, uno di nuovo da un errore difensivo (addirittura dopo un lancio lungo del portiere del Pisa), uno su rigore dopo un contropiede.

Qualunque sarà il risultato finale, la stagione del Foggia rimane di grande livello, soprattutto per il gioco sviluppato e per l’attenzione che ha richiamato: era forse dai tempi del primo Zeman che i rossoneri non entusiasmavano così tanto. Il 4-3-3 del boemo era un inno alla verticalizzazione e alla frenesia, con l’obiettivo di dominare lo spazio; ironicamente, il 4-3-3 del Foggia di De Zerbi è invece un sistema basato sul controllo del pallone e dei ritmi, sulla ricerca paziente del varco giusto. In comune hanno la volontà di cercare il risultato attraverso il gioco: le vie del calcio sono infinite.

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