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Il freddo inverno del Lille
27 dic 2017
Operazioni finanziarie ardite, paradisi fiscali, TPO: il clamoroso fallimento di Bielsa non è l'unico argomento di discussione intorno al Lille di Gerard Lopez.
(articolo)
14 min
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Un anno fa, accettando di allenare il Lille, Marcelo Bielsa non solo è tornato ad allenare una squadra francese ma è anche entrato a far parte di un progetto finanziario che ricorda più una start-up tecnologica che un club calcistico. Per Gerard Lopez, diventato proprietario del Lille poco prima dell'arrivo dell'allenatore argentino, la passione sportiva ha infatti un ruolo decisamente secondario e il suo investimento nella squadra ha come obiettivo principale il profitto personale. Forse è anche questo il motivo che ha spinto Bielsa a lasciare senza autorizzazione Lille per volare in Cile, dove ha salutato per l’ultima volta il suo vecchio amico Luis María Bonini, malato di cancro: quel viaggio a Santiago gli è costato la panchina del club, che lo ha sospeso a tempo indeterminato prima di esonerarlo.

Per il Lille, però, si tratta dell’ennesimo contrattempo per quel progetto che, secondo Lopez, doveva essere #unlimited ma che in realtà sembra fare acqua da tutte le parti.

Ma andiamo con ordine.

I buoni propositi di inizio stagione.

Cogliere le opportunità

Quando Gerard Lopez rileva il Lille, all’inizio di quest’anno, il club francese vivacchia a metà classifica della Ligue1, come faceva ormai da anni. Gli ultimi trionfi risalgono al 2011, quando fu Rudi Garcia a portare “les dogues” (i doghi, come il cane nello stemma del club) alla storica doppietta campionato più Coppa di Francia. Dopo quell’annata indimenticabile, Michel Seydoux – l’anziano proprietario del club – decide di far cassa vendendo tutti i gioielli in rosa (Gervinho, Cabaye e, un anno dopo, un giovanissimo Eden Hazard) condannando di fatto la squadra all’anonimato.

Gerard Lopez è un businessman lussemburghese di quarantasei anni, metà dei quali spesi in giro per il mondo a caccia di affari. Dopo un’infanzia complicata - «La mia era una famiglia povera, in casa non avevamo né bagno né acqua corrente» - Lopez si trasferisce negli Stati Uniti, dove studia ingegneria dei sistemi in Ohio. Nel 1992 fonda la sua prima impresa, che rivende diciotto mesi dopo investendo il ricavato per aprirne una seconda e poi una terza. Nel 2000 crea il suo primo fondo d’investimento, Mangrove Capital, con cui finanzia start-up tecnologiche. «Quello era un periodo particolare», ricorda.«Il Nasdaq aveva perso cinque volte il suo valore e il futuro di internet era in dubbio. Noi invece ci credevamo, cercavamo qualcosa di nuovo».

Lopez entra in contatto con due giovani informatici scandinavi che da anni lavorano su un programma in grado di trasformare il computer di casa in un videotelefono, decidendo di investirci. Il 29 agosto 2003, il software viene utilizzato per la prima volta: dopo quattro settimane, conta diecimila utenti. Dopo due anni, ne ha cinquantaquattro milioni. Quel programma si chiama Skype e per comprarlo da Mangrove Capital, eBay ha pagato quasi tre miliardi di euro. Sul conto di Lopez vengono depositati più di quattrocento milioni. Con una somma simile, qualche sfizio ce lo si può togliere, soprattutto se si hanno hobby costosi come i motori e il pallone.

A Lopez piacciono le auto: ne possiede un centinaio, tutte parcheggiate dentro un capannone in Lussemburgo. Il pezzo della collezione a cui tiene di più è un modellino di una Lotus che un parente gli ha regalato quando era bambino, una specie di profezia. Nel 2009, attraverso un nuovo fondo, Lopez rileva la Lotus da Renault e riporta il team britannico in Formula1.

I risultati in pista non sono buoni ma l’investimento ha comunque i suoi ritorni: «Grazie al Circus abbiamo esteso la nostra rete. Abbiamo conosciuto re, capi di stato, uomini d’affari. Perché l’importante, in F1, è esserci». Frequentando i box, Lopez diventa buon amico di Putin: gli fa guidare una monoposto in una base militare e, in cambio, il presidente russo gli ha permesso di iniziare a fare affari nello Yamal, una regione autonoma della Siberia dove sono state recentemente scoperte alcune delle riserve di gas naturale più ricche del pianeta.

Gerard Lopez con la tuta della Renault Lotus a Nurburgring nel 2011 (foto di Dimitar Dilkoff / Getty Images).

Il calcio è l’altra grande passione di Lopez, che nel 2007 assume la proprietà del CS Fola, un piccolo club lussemburghese la cui gestione rappresenta una sorta di passatempo. Per lui, però, gli affari importanti sono altri. Nel 2012, con la creazione di un fondo chiamato MPI, Lopez entra nel mondo delle Third Party Ownerships (TPO) alla ricerca di nuove opportunità per massimizzare i suoi profitti. Secondo un’inchiesta pubblicata da Mediapart, il fondo di Lopez è attivo soprattutto sul mercato brasiliano, dove acquisisce il 30% del cartellino di Alisson Farias, un esterno offensivo dell’Internacional di Porto Alegre, girato in prestito ai portoghesi dell’Estoril nel 2016.

Gerard Lopez conosce bene le regole del gioco, molto simili a quelle che governano il mondo delle start-up: «Il segreto», aveva detto a proposito dell’affare Skype, «è trovare l’opportunità giusta. Svilupparla, farla crescere senza fretta. E poi, al momento opportuno, vendere». La formula che utilizza per acquistare dalla Fluminense il 22,5% del cartellino di Gerson è la stessa: si individua un ragazzo di talento, si investe su di lui una somma di denaro e, nel giro di qualche anno, si incassa una percentuale sul prezzo del cartellino; che, nel caso di Gerson deve essere stata rilevante visti i 16,6 milioni di euro che nel 2016 la Roma versa nelle casse della Flu.

Per arrivare ai calciatori più promettenti prima della concorrenza, nel 2013 Lopez fonda la Kick Partners, un network internazionale di procuratori con ottimi contatti in Sud America. Per coordinare l’attività dell’agenzia, Lopez si affida a Marc Ingla, il vice-presidente del Barcellona dal 2003 al 2008. I due si conoscono dai tempi dell’affare Skype: hanno lavorato assieme e si fidano l’uno dell’altro. Il curriculum di Ingla è eccellente: è stato il vice di Laporta durante gli anni d’oro di Rijkaard e Guardiola, occupandosi in prima persona degli accordi di sponsorizzazione con Nike e Unicef. È lui a suggerire a Lopez il nome di Luis Campos, uno degli scout più influenti del mondo. Il portoghese ha lavorato come osservatore nel Real Madrid di Mourinho e con lo Special One condivide un’amicizia importante, Jorge Mendes, con cui collabora da anni. Nel 2013, quando Campos inizia a lavorare per il Monaco, nel Principato si trasferiscono Falcao, Moutinho, James Rodriguez e Bernardo Silva, tutti clienti di Mendes.

Con due consulenti come Ingla e Campos, per Lopez diventa naturale pensare all’acquisizione di un club più importante del CS Fola. Per questo, tra il 2013 e il 2016 prova a comprare prima il Lens, poi il Deportivo Lugo e infine l’Olympique Marsiglia, senza però riuscire a concludere nessuna delle tre trattative. Entrando nel calcio che conta, su Lopez iniziano a concentrarsi le attenzioni della stampa. Per la prima volta, qualcuno mette in dubbio la sua solidità finanziaria: da dove arrivano i capitali? Sono suoi o dietro Lopez si nasconde qualcun altro?

Le perplessità sorgono a causa della complessa architettura finanziaria su cui si regge l’impero del businessman lussemburghese. Il suo nuovo gruppo, Nekton, è specializzato in operazioni nel comparto energetico e ha appena acquisito il 50% di Rise Capital, un fondo svedese legato a Dmitry Kobylkin, il governatore dello Yamal molto vicino a Putin. L’ex proprietario del Lille, Michel Seydoux, è stato uno dei pochi a non dare peso alle voci e il 16 ottobre 2016 ha annunciato di essere entrato in trattativa con il businessman lussemburghese, conclusa con successo nemmeno tre mesi dopo.

La start-up chiamata "Lille"

«Per investire il mio denaro deve scattare qualcosa, devo divertirmi. Mi piacciono le sfide, non ho paura di rischiare. Non sono mai stato un freddo calcolatore», dice Lopez a proposito di se stesso. Ha rischiato per anni nel mondo finanziario, lo ha fatto per entrare in F1 e per aggiudicarsi le procure di giovani calciatori. Per acquistare il Lille, si è mosso allo stesso modo. Il primo obiettivo della nuova dirigenza è quello di riportare il club in Champions League. Per riuscirci, Lopez nomina Marc Ingla Direttore Generale, dandogli carta bianca nella gestione societaria.

«Qui a Lille la situazione è simile a quella che trovai nel 2003 al Barcellona», sostiene Ingla «Anche allora arrivai in un momento difficile. Da un certo punto di vista, le somiglianze sono molte: qui c’è la stessa energia, la stessa ambizione che trovai in Catalogna». Per Ingla «il solo modo che abbiamo per essere competitivi è generare più ricavi: per riuscirci dobbiamo investire, e farlo nella maniera giusta». Il Lille, ovviamente, non ha le stesse capacità finanziarie del Barcellona. È questo il motivo per cui Ingla, in un’intervista a L’Equipe, paragona il suo nuovo club a una start-up: «Qui è tutto nuovo. Abbiamo delle idee innovative, vogliamo crescere. Potremo sbagliare, nel calcio succede, ma crediamo molto nelle capacità del nostro staff tecnico».

Lopez chiede anche a Luis Campos di seguirlo a Lille, affidandogli il ruolo di Direttore Sportivo. Come ai tempi della Kick Partners, Campos ha il compito di trovare sul mercato sudamericano (quello brasiliano in particolare) gli elementi necessari per arricchire la rosa. In estate arrivano dal San Paolo il centrocampista Thiago Mendes e l’esterno offensivo Luiz Araújo; dal Santos viene prelevato Thiago Maia, un altro centrocampista. Per la difesa, dai portoghesi del Belenenses viene scelto Edgar Ié, mentre per il reparto offensivo viene preso in prestito Ezequiel Ponce dalla Roma. Se si esclude il solo Mendes, tutti i nuovi arrivati hanno meno di 23 anni e entrano a far parte di una rosa dall’età media già molto bassa.

Vista la forma fisica e il rapporto traballante con l'allenatore argentino, sembra difficile.

«Vogliamo una squadra che giochi un calcio spettacolare, il più offensivo possibile», dice Ingla «Per questo puntiamo su giocatori giovani e di talento». È proprio per la sua capacità di far crescere i giovani, di valorizzarli all’interno di un’identità di gioco molto precisa, che viene scelto Marcelo Bielsa. Ma conta anche l’amicizia che lega l’allenatore argentino a Lopez. “El Loco” è infatti consigliere tecnico della Victory Soccer, la holding con cui il tycoon lussemburghese ha comprato il Lille. «Marcelo è un mio amico», confida Lopez «Ogni volta che ho un dubbio lo chiamo al telefono. Ci sentiamo ogni giorno».

Il campionato di Bielsa

Il Lille inizia la Ligue1 in maniera scintillante, sembra l’inizio di una grande stagione. Dopo aver travolto la Stella Rossa, il Reims e il Rennes in precampionato, la squadra di Bielsa batte 3-0 il Nantes di Ranieri. È in quel momento invece che la breve esperienza dell’allenatore argentino in Francia inizia a precipitare. Nella partita successiva contro lo Strasburgo si fa male Thiago Mendes, l’uomo chiave del centrocampo lilloise, e il centrocampo di Bielsa inizia ad avere seri problemi di equilibrio. Il Lille perde per 3-0 e la sconfitta avvia un blackout lungo quasi tre mesi, interrotto dalla vittoria di inizio novembre contro il Metz. La squadra di Bielsa, partita con l’obiettivo di qualificarsi per una competizione europea, si ritrova a dover lottare per non retrocedere.

Con 30 gol subiti in 19 partite, la difesa del Lille è la terza peggior difesa del campionato, con la porta di Maignan inviolata in sole quattro occasioni. Il sistema di marcature a uomo tipico di Bielsa sembra non adattarsi alle caratteristiche della rosa, che non riesce a mantenere la grande intensità mentale che l’allenatore argentino richiede in fase difensiva. In particolare, i due centrali difensivi, Edgar Ié e Junior Alonso, sono sembrati sempre in difficoltà nel tenere le marcature e nello scalare orizzontalmente in fase di non possesso, rendendo poco sostenibile un sistema così verticale e aggressivo. Hanno pesato molto anche i troppi errori in fase di costruzione bassa, che hanno permesso agli avversari di arrivare facilmente in porta in transizione. L’assenza di Thiago Mendes, in questo senso, è stata determinante: il brasiliano è sembrato l’unico centrocampista con la qualità giusta per dettare l’azione, con il suo sostituto, il connazionale e quasi omonimo Thiago Maia, troppo acerbo per sostenere da solo tutte le responsabilità in fase d’impostazione. Subito dopo l’infortunio di Mendes, il Lille non è più riuscito a bucare le linee di pressione avversarie, facendo ristagnare il pallone in un noioso possesso perimetrale. Così, dopo le prime dieci partite di Ligue1, nessuna squadra ha collezionato più passaggi nella propria metà campo rispetto al Lille.

Occasioni sprecate, marcature sbagliate e ingenuità clamorose: la partita contro lo Strasburgo è una preview della stagione del Lille.

Anche la fase offensiva, che di solito è l’aspetto più appagante e spettacolare delle squadre di Bielsa, è risultata molto deludente. Quello che doveva essere il tridente titolare, Benzia, El Gazhi e Luiz Araújo, ha giocato al di sotto delle aspettative. Soprattutto Yassine Benzia, che rappresentava una delle grandi speranze delle giovanili del Lione, ha avuto un inizio di stagione deludente, nonostante in estate Bielsa avesse speso per lui parole importanti: «Benzia può essere il giocatore chiave della nostro attacco perché possiede una dote che pochi giocatori creativi hanno: corre molto e questo gli consente di farsi trovare libero negli spazi».

Anche in termini strettamente realizzativi, il Lille ha numeri desolanti. Ezequiel Ponce e Nicolas Pépé, i due centravanti presenti in rosa, hanno segnato rispettivamente due e quattro gol, molto meno della metà delle reti realizzate complessivamente dall’asfittico attacco lilloise, il secondo peggiore della Ligue1. Per comprendere meglio le difficoltà realizzative della squadra, è sufficiente considerare che Nicolas de Préville rimane il secondo goleador del club, grazie alle due reti segnate prima del suo passaggio al Bordeaux lo scorso agosto. A Bielsa è mancato un uomo d’area esperto a cui aggrapparsi nei momenti di difficoltà, un centravanti come Gignac ai tempi di Marsiglia.

Quello dell’inesperienza è un problema che ha riguardato tutti i reparti, e i molti errori tecnici realizzati in questa prima parte di stagione sembrano dipendere anche dall’età media troppo bassa della rosa. Infine va considerato che il profondo rinnovamento della squadra operato in estate ha rallentato il lavoro di Bielsa, che magari con più tempo a disposizione avrebbe potuto consolidare l’identità della sua squadra e raggiunto, forse, risultati migliori. Ma, al di là delle questioni di campo, era il rapporto con la società ad essersi ormai definitivamente deteriorato.

Proprietà ombra?

Nelle scorse settimane sono cominciate a circolare le prime voci sul rapporto non proprio idilliaco tra Bielsa e Campos. Il Direttore Sportivo non ha condiviso molte delle scelte del Loco, che invece ha sempre accusato Campos di non essersi opposto alla sanguinosa cessione di de Préville, ceduto al Bordeaux nelle ultime ore del calcio mercato estivo. D’altra parte il Lille ha bisogno delle cessioni per sopravvivere: già a giugno la Direction Nationale du Contrôle de Gestion (DNCG), l’organo di controllo della Lega calcio francese, non aveva approvato il budget del club, chiedendo alla società di fornire ulteriori dettagli sulle sue reali coperture finanziarie. Una vicenda che a distanza di sei mesi non si è ancora chiusa: La DNCG sta ancora aspettando che il club chiarisca la situazione e ha bloccato il mercato del Lille durante la finestra di gennaio. Nel frattempo, i dubbi sulla figura di Gerard Lopez sono aumentati.

A quasi un anno di distanza dal passaggio di proprietà, i tifosi del Lille non sanno ancora a chi appartenga il loro club. Di certo non alla Victory Soccer, dal momento che la società fa parte di un altro gruppo, con sede ad Hong Kong, a sua volta posseduto dalla Incredible Wealth, una holding registrata alle Isole Vergini. Dopo aver acquistato il 95% del club, Lopez ha immediatamente provato a rivendere il 25% delle azioni della Victory Soccer a un misterioso gruppo cinese, gettando altre ombre sulla reale solidità del suo impegno.

Quello che più conta, dal punto di vista dei tifosi e degli osservatori esterni, è che la squadra è in crisi e l’allontanamento di Bielsa non sembra essere servito a molto. Per sostituire il tecnico argentino, infatti, non esisteva un piano B e la promozione di Fernando Da Cruz dal settore giovanile è servita a prendere tempo fino alla nomina di Christophe Galtier. Le prospettive tecniche del Lille sembrano essere migliorate leggermente grazie al rientro di Thiago Mendes e alla crescita di alcuni elementi (Malcuit e Pépé in particolare), ma la squadra attualmente rimane al terzultimo posto, in piena lotta salvezza.

Nel frattempo, il club si è definitivamente separato da Bielsa, con cui è riuscito a trovare un accordo sulla buonuscita. Per l’allenatore argentino sarà l’occasione per ripartire nuovamente da capo, come gli è successo spesso negli ultimi tempi. Lopez si è assunto la responsabilità del «fallimento» di Bielsa, ma ha anche aggiunto che era un uomo importante per il progetto ma non «tutto il progetto».

Adesso però Gerard Lopez si trova di fronte al primo vero bivio della sua breve esperienza come presidente di una squadra di calcio: l’esonero di Bielsa potrebbe essere solo la conseguenza di alcuni problemi più grandi. L’attenzione dei media francesi, ormai, oltre che sulla classifica preoccupante si concentra sempre di più sui problemi finanziari del Lille.

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