Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Il Joker di Guardiola
18 ott 2016
Sarà questa la stagione buona per capire veramente che giocatore è Raheem Sterling?
(articolo)
10 min
Dark mode
(ON)

Ai giovani talenti inglesi basta un nulla per passare da promessa (con annessi paragoni a grandi del passato) a giocatore più odiato d’Inghilterra. È quello che è successo a Raheem Sterling, che poco tempo fa si è definito da solo, su Instagram, "The Hated One”. Durante lo scorso Europeo è stato aspramente criticato per le prestazioni negative e Hodgson lo ha sostituito in tutti e tre le partite giocate.

Sterling ha sbagliato un gol praticamente fatto col Galles e si è intestardito in dribbling particolarmente complessi e poco funzionali alle situazioni di gioco, finendo inevitabilmente per perdere il pallone. La colpa, ovviamente, non è stata interamente sua, o meglio: i suoi errori sono state conseguenze di mancanze altrui, a cominciare proprio da quelle del dimissionario commissario tecnico Roy Hodgson.

Errori che restano marchiati a fuoco.

Solo contro tutti

Sterling è arrivato all’Europeo dopo una stagione molto sottotono: solo 23 presenze (di cui 8 partendo dalla panchina) in Premier League, a causa di infortuni e scelte tecniche, in cui non è riuscito a dimostrare di valere i 49 milioni di sterline che il Manchester City ha versato appena un’estate fa nelle casse del Liverpool. Tuttavia, Roy Hodgson è rimasto suo ammiratore, e così come per Wilshere ha deciso di portarlo in Francia, lasciando a casa giocatori più meritevoli secondo l'opinione pubblica, come Noble e Drinkwater. Il modulo scelto da Hodgson per l'Europeo è stato il 4-3-3, in conflitto con le caratteristiche dei cinque attaccanti convocati (Kane, Vardy, Sturridge, Rashford e Rooney), più adattabile a un attacco a due punte. L'unico esterno di ruolo era, appunto, Sterling. Welbeck è k.o. fino a dicembre, Walcott non viene nemmeno inserito tra i 26 della lista preliminare da cui viene "scremato" Townsend.

Uno stravolgimento tattico difficile da comprendere, soprattutto ricordando il convincente 4-4-2 a rombo usato durante l'arco delle qualificazioni (ma anche nella bella vittoria in amichevole sulla Germania dello scorso marzo) la cui principale conseguenza è stata l’alternanza sulla fascia destra di Lallana, Vardy e Sturridge, inevitabilmente alterandone il rendimento e la reale pericolosità. A peggiorare la situazione Wayne Rooney che da mezzala sinistra occupava il campo in modo antieconomico finendo con l’isolare l'ala di origini giamaicane. Oltretutto Rose, il terzino dal lato di Sterling, rimaneva arretrato in fase offensiva: Sterling veniva tranquillamente isolato in spazi stretti e per prendere palla doveva scendere tra le linee. Il risultato è stata una serie di palle perse, errori di posizionamento e dribbling sbagliati che hanno messo tutti i suoi limiti associativi.

Per fortuna di Sterling sulla panchina del Manchester City è arrivato Pep Guardiola, e le cose sono iniziate ad andare meglio.

Ricominciamo

Nella terza giornata della nuova stagione, in cui il Manchester City ha battuto in casa 3-1 il West Ham, Sterling ha aperto e chiuso le marcature ed è stato nominato "Man of the Match". Finora ha partecipato attivamente a 6 dei 19 gol segnati dai “Citizens” in campionato (con 4 gol e 2 assist) mentre in Champions ha realizzato un gol ed un assist nelle due presenze contro il Borussia Moenchengladbach e il Celtic.

Sterling al proprio meglio sarebbe in grado di dribblare un rinoceronte in una gabbia di due metri per due.

Il dato statistico più interessante è quello dei dribbling: finora Sterling ha giocato in tutte le partite di Premier League, per un totale di 687 minuti (più di lui solo Fernandinho con 720) e una media di 3.3 dribbling riusciti ogni 90 minuti (su un totale di 5.6 dribbling tentati ad incontro), quasi il triplo rispetto alla scorsa stagione (1.3 riusciti ogni 90 minuti) e di poco sopra i 2.7 e 2.8 delle ultime due stagioni (rispettivamente ’14-’15 e ’13-14) al Liverpool, le più proficue della sua carriera. Sterling, inoltre, è il giocatore che ha effettuato più tocchi nell'area di rigore avversarie nelle prime tre giornate (33), un dato significativo sia del suo atteggiamento più spregiudicato negli uno contro uno, sia del progresso tattico complessivo all’interno dell'idea di gioco di Guardiola.

La gara con il West Ham è un esempio positivo di come Sterling per il Manchester City rappresenti sia una fonte di intensità che di fluidità di gioco. Anche grazie all’atteggiamento della squadra di Bilic, schierata con un 5-4-1 dal baricentro molto basso, che ha permesso al City di avere molto spazio per salire e costruire la manovra nella metà campo avversaria. Una volta arrivati sulla trequarti offensiva, i terzini, Kolarov e Zabaleta, anche se sono stati meno "falsi" del solito (mantenendo spesso cioè una posizione esterna), tagliavano verso gli half spaces favorendo la creazione di situazioni isolate sugli esterni, dove Sterling e Nolito, molto esterni e quasi sulla linea di rimessa.

Le condizioni ideali per Sterling: per puntare il terzino avversario in uno contro uno e, possibilmente, fargli venire il mal di testa.

A inizio azione si vede bene la posizione molto stretta di Zabaleta, con Sterling liberissimo di ricevere palla. In questo caso la percussione non va a buon fine ma il City è molto alto e poco dopo recupera palla mandando Silva al tiro.

La rinascita di Sterling nelle prime giornate di Premier League si spiega così. Ma funziona anche al contrario: si spiega così la sua importanza nel gioco di Guardiola.

L’abilità di un'ala dipende anche dalle situazioni che la squadra crea per lui: se la circolazione palla è lenta e poco fluida sarà più semplice per la difesa avversaria scalare ed essere in grado di avere un raddoppio efficace sull'esterno offensivo. Se invece la squadra riesce a far girare la palla velocemente da una parte all’altra del campo, come riesce spesso a fare questo Manchester City, l’esterno riceve quando la difesa avversaria sta ancora scalando, permettendogli di puntare da solo il terzino avversario.

In questo modo un esterno estremamente efficace nel dribbling come Sterling potrà esaltare il suo dribbling nello stretto senza essere costretto a cercare passaggi complessi o tiri dalla distanza, che invece non fanno parte del suo bagaglio tecnico.

Menzione speciale "Ronaldo chop" con cui fa girare la testa a Tosca.

Al tempo stesso, il pressing aggressivo del City, che contribuisce al controllo della partita voluto da Guardiola, può dare la possibilità a Sterling di sfruttare la sua velocità in campo aperto, colpendo l’avversario in transizione. Contro il Bournemouth ad esempio, il City ha segnato ben due gol grazie ad ottime transizioni offensive, al termine di un gegenpressing estremamente efficace sull’asse De Bruyne-Sterling-Iheanacho.

Certo, Sterling non è, e non sarà mai, un calciatore perfetto.

Difetti

Basta passare dall’analizzare l’efficacia di Sterling all’interno di un sistema razionale come quello di Guardiola, all’esaminare la crescita personale del giocatore per salire definitivamente di livello, perché i primi dubbi comincino a farsi strada nel giudizio dell’osservatore.

Sterling, come già detto, ha uno scarso contributo al tiro, soprattutto da fuori area, e non è ancora un giocatore in grado di risolvere le partite con un’azione individuale. Se ha un tiro poco potente o poco preciso, quasi lo stesso si può dire dei suoi cross (18 fin qui in campionato, una media di 2.25 a partita), spesso troppo morbidi o troppo sul portiere. Un difetto che menoma molto il suo gioco e lui, forse consapevole di questo problema, si limita troppe volte ad uno scarico verso il compagno subito dietro o, al contrario, prova ad intestardirsi in dribbling di fatto impossibili.

A volte Sterling sembra semplicemente incapace di rallentare, come un’auto lanciata a tutta velocità contro un ostacolo, o compie scelte grossolane finendo con il diventare quasi ridicolo.

Sterling riceve palla sulla sinistra: l’avversario diretto è Walker e vicino a sé ci sono Wanyama e Sissoko. Anziché puntare il terzino e andare sul fondo per ottenere, nella migliore delle ipotesi, un corner, Raheem prova a rientrare nel mezzo, perdendo palla e subendo un tunnel nel giro di 4 secondi.

Inoltre, nonostante abbia giocato (con un buon rendimento) da falso nove nel 3-4-3 utilizzato da Rodgers a Liverpool nella seconda parte della stagione 2014/15, Sterling non è ancora a suo agio a difendere il pallone spalle alla porta.

Un limite che risiede non solo nella sua fisicità, che chiaramente lo svantaggia contro la stragrande maggioranza dei difensori di Premier League, ma anche in una scarsa abitudine a posizionare il corpo in maniera corretta.

Qui Sterling, ad esempio, perde il possesso provando a gestire il pallone spalle alla porta: essendo malposizionato, per Walker è fin troppo facile togliergli la palla da dietro.

I limiti continuano anche nella fase di non possesso, come ad esempio nell’applicazione del primo pressing. Sterling non sembra ancora avere il giusto tempismo nel seguire i suoi compagni nella pressione, esponendo il City a diversi rischi.

È successo contro il Tottenham, ad esempio, dove in un paio di circostanze non ha seguito il pressing aggressivo di Aguero e Silva/Fernandinho (a seconda dei casi) in tempo, rendendo sterile il tentativo dei suoi di recuperare il possesso o quantomeno smorzare il ritmo intenso degli Spurs.

Pressare male.

Una questione di fiducia?

Ma i limiti di Sterling non sembrano abbastanza grandi da spingere Guardiola a rinunciare alle sue qualità. Il tecnico catalano già da quest’estate aveva espresso il desiderio di puntare su Sterling e non ha mai smesso di elogiarlo in queste settimane. Guardiola è stato il primo a sostenere l’ala inglese durante gli Europei, mandandogli nel momento del bisogno un messaggio molto chiaro: «Non preoccuparti, so che sei un buon giocatore. Finché tu lavorerai per me, io lotterò per te».

Sterling stesso ha dichiarato di trovarsi molto bene con lui (evidenziando anche come Pep lo inciti a puntare di più l’uomo) e forse per la prima volta in carriera si ritrova con un allenatore "custode" ad imprimergli fiducia, una figura di riferimento, quasi paterna, che Raheem non ha mai avuto (il padre è morto in una sparatoria prima che potesse conoscerlo).

I primi risultati sono già iniziati a vedere. Sterling, a fronte delle ottime prestazioni, è stato eletto come “Miglior giocatore del mese di agosto” e le critiche di questa estate sembrano oggi un’isola lontana.

Il percorso è ancora lungo. Guardiola, punta su di lui per farlo diventare la variabile impazzita in grado di rendere brillante un sistema ancora sostanzialmente rigido come quello del Manchester City. E Sterling è (quasi) sempre in campo. Guardiola non vuole rinunciare a quella imprevedibilità che l’ala inglese gli può garantire più di qualsiasi altro giocatore in rosa (anche più di Sanè). Nell’ordine mentale di Guardiola si può essere efficienti senza essere perfetti nell’esecuzione di gesti e movimenti.

Un’efficienza, magari, da valutare nell’insieme delle sue giocate, considerando cioè il volume complessivo dei suoi dribbling e l’effetto che questo produce sulle difese avversarie, tenendole sempre sul chi va là, stancandole, usurandole, anche quando non porta a un gol a un tiro.

In un certo senso, l’atteggiamento di Guardiola nei suoi confronti ricorda quello di Brendan Rodgers quando decise di schierarlo dapprima come trequartista e poi come falso nove nel suo Liverpool: pur avendo Coutinho e Lallana, ma anche Lambert, Borini e Balotelli da poter schierare in quei ruoli (e con maggior padronanza tecnica-fisica per le mansioni richieste), Rodgers non rinnegò la sua scelta neanche dopo numerosi duelli aerei e contrasti persi, valorizzando le ottime qualità del ragazzo nella transizione offensiva immediata e la sua micidiale accelerazione palla al piede.

Nonostante i netti miglioramenti Sterling è ancora il joker con due facce antitetiche: quella capace di far saltare tutti i calcoli delle difese avversarie, con il suo dribbling atipico ma estremamente efficace che fa sembrare i difensori sempre più lenti; ma anche quella che gli fa prendere scelte barocche isolandosi totalmente dai suoi stessi compagni, e che gli fa calare la sua attenzione nei momenti cruciali, impedendogli di raggiungere un livello di finalizzazione all’altezza delle sue qualità.

Prima o poi capiremo se è davvero in grado di risolvere quest’ambivalenza rinunciando al suo volto peggiore, il tempo in cui Sterling può ancora essere considerato in prospettiva sta per finire. Magari, grazie a Guardiola, sarà questa la stagione buona per capire davvero che giocatore abbiamo davanti.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura