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Il Lipsia ti mette le ali
15 nov 2016
Nonostante la cattiva reputazione, il Red Bull Lipsia è uno dei progetti calcistici più interessanti degli ultimi anni.
(articolo)
11 min
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Dopo dieci giornate di campionato, due squadre guidano appaiate la Bundesliga con 24 punti ciascuna. La prima, come ampiamente pronosticabile, è il Bayern Monaco di Carlo Ancelotti, la seconda capolista invece è il RB Lipsia, che fino a pochi mesi fa militava in 2.Bundesliga, vera sorpresa di questo inizio di stagione.

Se da una parte è difficile vedere una neopromossa ambire e lottare per l’alta classifica, dall’altra è anche vero che un club di tale ricchezza non può essere considerato alla stregua delle altre matricole. Partito dalla NOFV-Oberliga Süd, la quinta divisione, il Lipsia ha conquistato quattro promozioni in sei anni, fino a raggiungere la massima serie tedesca. L’ascesa del RasenBallsport Leipzig (nome scelto per aggirare il regolamento della Federcalcio tedesca che vieta di inserire un marchio commerciale nel nome della squadra) è stata inesorabile anche grazie ai massicci investimenti che la Red Bull ha operato dall’acquisizione della licenza sportiva dell’SSV Markrandstadt ad oggi. La prepotenza con cui la multinazionale austriaca si è inserita nel calcio tedesco ha attirato sul RB Lipsia l’odio di praticamente tutti i tifosi delle altre squadre, che fanno sentire la propria voce con una vera e propria campagna anti RB, partita nel 2014 (“Nein zu RB”).

Nemmeno la Federcalcio tedesca ha steso il tappeto rosso all’avvento della proprietà austriaca: i regolamenti della Bundesliga prevedono una clausola speciale, detta del 50+1, che prevede che i club mantengano la maggioranza dei diritti di voto, impedendo di fatto ai grandi investitori di assumere il controllo assoluto di una squadra. Anche in questo caso la Red Bull è riuscita ad aggirare il regolamento, istituendo ex-novo una società con 17 membri, tutti in qualche modo appartenenti all’universo della multinazionale.

Secondo i critici, gli investimenti della Red Bull sono solo un’enorme operazione di marketing, che causa una sperequazione inaccettabile e mette a repentaglio l’intera struttura del calcio tedesco, in cui qualunque tifoso, dietro il corrispettivo di una quota annuale, può diventare socio della sua squadra del cuore. Il clima attorno alla squadra non è certo dei più sereni e in questi anni non sono mancate proteste e veri propri boicottaggi.

Un progetto profondo

Una situazione che ha fatto passare in secondo piano le questioni prettamente calcistiche, sottovalutando forse il lavoro della dirigenza. Se è vero che la proprietà ha fatto valere la sua forza economica (l’anno scorso in seconda divisione ha investito 18 milioni nella campagna acquisti) è altrettanto vero che lo ha fatto seguendo una progettualità precisa, cercando sempre di prelevare giocatori giovani, piuttosto che elementi già affermati: la rosa attuale ha un’età media di 23,9 anni e solo il secondo portiere, Fabio Coltorti, supera i trent’anni. I 30 milioni investiti nel settore giovanile non sono altro che una dichiarazione d’intenti di una società all’avanguardia sia per il livello delle proprie strutture, sia per la capillarità del proprio sistema di scouting.

Quest’estate il club ha investito ben 50 milioni di euro sul calciomercato, acquistando due giovanissimi talenti offensivi come Oliver Burke (19 anni, 15 mln) e Timo Werner (20 anni, 10 mln) e prelevando dalla società sorella del RB Salisburgo due degli elementi più promettenti, ovvero Bernardo (21 anni, 6mln) e soprattutto Naby Keita (21 anni, 5 mln). Non certo una campagna acquisti da neopromossa, ma nemmeno una caccia al nome blasonato da sceicchi.

In panchina c’è stato un cambiamento importante. Ralf Ragnick, diventato allenatore all’inizio della passata stagione quando il Lipsia non riusciva a trovare un profilo adatto a guidare la squadra dalla panchina, è tornato al suo ruolo da direttore sportivo lasciando il timone della squadra a Ralph Hasenhüttl, tecnico austriaco capace la scorsa stagione di guidare l’Ingolstadt ad un quasi impronosticabile 11esimo posto in Bundesliga.

Nonostante l’avvicendamento, la filosofia tattica dei “Roten Bullen” (tori rossi) non è cambiata, rimanendo indissolubilmente legata ai principi voluti da Ragnick, guru dell’intero progetto e da Roger Schmidt, che ora è al Leverkusen ma il cui lavoro al Salisburgo ha lasciato un’impronta incancellabile nella galassia calcistica della Red Bull.

Hasenhüttl ha inserito i nuovi acquisti in maniera graduale e la formazione titolare è rimasta pressoché la stessa della passata stagione. Il sistema di gioco tipico è il 4-2-2-2, lo stesso introdotto da Schmidt al Salisburgo e già usato da Ragnick, in alternativa al 4-4-1-1 e al 4-4-2 durane la scorsa annata. Gulácsi è l’estremo difensore titolare, mentre davanti a lui solitamente giocano Orban e l’ex Fiorentina Compper. Halstenberg e l’inamovibile terzino sinistro, mentre a destra si sono alternati Bernardo e Schmitz, visto il prematuro infortunio al crociato di Klostermann. La coppia di centrocampisti cambia spesso a seconda della partita e dell’avversario: Ilsanker e l’italo-tedesco Demme hanno attitudini più difensive rispetto a Keita e Kaiser, impiegabile anche alle spalle delle punte. Forsberg (4 reti e 4 assist) è solito agire sulla trequarti sinistra, mentre il lato opposto è di competenza di Sabitzer (4 reti e 3 assist), con Burke pronto a subentrare dalla panchina. In attacco Yurary Poulsen è praticamente titolare fisso, con Hasenhüttl che alterna al suo fianco una seconda punta molto rapida come Werner o un centravanti fisico come Selke.

Solidità difensiva

Ad aver particolarmente impressionato è la fase difensiva del Lipsia, che finora ha incassato la miseria di 7 gol: solo il Bayern finora ha fatto meglio con 6 reti incassate. Se si va ad approfondire la performance difensiva, è ancora il Bayern l’unica squadra ad aver subito in media meno tiri degli 8,4 tiri a partita del Lipsia, ma la squadra della Red Bull è la formazione che ha subito il minor numero di expected goals, solo 5,9 in 10 partite.

Il 4-2-2-2 permette di difendere mantenendo sempre almeno quattro linee e di conseguenza di coprire il campo con efficacia. Avere i giocatori disposti a varie altezze favorisce nettamente il pressing considerata la possibilità di poter pressare con strutture e orientamenti variegati. L’alto grado di compattezza orizzontale che il Lipsia riesce a mantenere, rende la copertura degli spazi ancora più efficiente, impedendo agli avversari di giocare agilmente attraverso il centro.

Davanti alla linea difensiva a quattro si forma una sorta di esagono, con i due centrocampisti e i due attaccanti che disegnano idealmente le due basi, mentre i due esterni, o se preferite trequartisti, si posizionano sugli “spazi di mezzo”, zone che gli permettono di operare scivolamenti orizzontali meno estremi e di conseguenza di poter controllare più agevolmente sia il centro che le fasce.

Il 4-2-2-2 molto compatto con cui il Lipsia si difende formando una sorta di esagono, rende complicato accedere al centro del campo per qualsiasi avversario. Il resto lo fa la grande intensità che i giocatori riescono a mettere in campo.

La squadra di Hasenhüttl difende a zona in un blocco medio o alto. Solitamente i difensori avversari vengono lasciati liberi di giocare: il problema è che sono obbligati a far circolare il pallone solo in orizzontale, finché non si mettono in difficoltà da soli, rendendosi così vulnerabili al pressing, oppure cadono in una delle trappole predisposte dal Lipsia per cercare di recuperare palla.

I “pressing triggers” a cui si uniforma la fase difensiva del RB Lipsia sono vari. Uno di questi è indubbiamente il retropassaggio, specie se verso il portiere: nell’esempio Werner costringe Casteels, estremo difensore del Wolfsburg, ad un fallo da rigore.

La velocità e la coordinazione con cui “Die Roten Bullen” scivolano da un lato all’altro del campo rendono l’esecuzione del pressing da parte del Lipsia veramente magistrale, impedendo di fatto all’avversario di trovare sbocchi cambiando il fronte del gioco. L’intensità e l’organizzazione con cui il Lipsia si muove in fase di pressing permette di mantenere la pressione anche dopo i cambi di gioco avversari. I terzini non hanno paura di prendersi dei rischi e si alzano anche molto per tenere sotto controllo gli esterni avversari, impedendogli di ricevere palla in libertà e facendo scattare le trappole lungo le corsie laterali. È molto interessante vedere come il Lipsia combini un orientamento all’uomo nel sistema di marcature a zona, con coperture più o meno sistematiche delle linee di passaggio. Si è visto, ad esempio, che se l’avversario di turno schiera due centrocampisti, uno viene marcato a uomo, solitamente da uno dei due mediani di Hasenhüttl, mentre l’altro viene schermato dai due attaccanti in collaborazione con il secondo centrocampista.

Contro il Wolfsburg Demme marcava sistematicamente Seguin a uomo, mentre Poulsen e Werner si sono concentrati sulla copertura delle line di passaggio dirette a Luiz Gustavo, con la collaborazione di Ilsanker.

Col passare delle partite la comprovata difficoltà a giocare attraverso il centro, ha fatto sì che le squadre avversarie preparino la partita per giocare e sviluppare i propri attacchi sulle fasce, tralasciando appositamente l’occupazione delle zone centrali, troppo sature di calciatori del Lipsia per poter far progredire il gioco. Organizzando situazioni di superiorità numerica sulla fascia è possibile aggirare il grandissimo pressing della squadra sassone, ma non è affatto facile costruire occasioni, vista l’instabilità con cui si costruisce gioco sulle corsie.

Il gol segnato dal Colonia evitando il pressing con una rapida trasmissione sulla fascia, uno dei 7 subiti dal Lipsia fin qui. Si noti come il centro sia praticamente svuotato dal Colonia, che cerca invece di creare superiorità numerica sulla fascia.

Intensità offensiva

L’intensità che contraddistingue il Lipsia nella fase difensiva si riflette anche sulla fase offensiva, spesso giocata a tutta velocità. Sebbene la squadra ricorra anche ad approcci più prudenti, con uno dei centrocampisti, solitamente Ilsanker, che scivola in mezzo i centrali permettendo ai terzini di spingersi in avanti, di solito Orban e Compper, ma anche lo stesso Gulácsi, prediligono un gioco decisamente diretto, fatto di lanci lunghi e palloni sparati in verticale a pelo d’erba.

Ilsanker si sta abbassando per posizionarsi in mezzo ai centrali, mentre i terzini si proiettano in fase offensiva.

Il 4-2-2-2 rimane decisamente compatto anche in fase di possesso e i giocatori creano situazioni di superiorità, che gli possano permettere di domare il pallone verticale e far cominciare combinazioni offensive sempre molto rapide e ben eseguite, ma in cui il pallone viaggia per tratti di campo decisamente più brevi, viste le minori distanze tra i giocatori offensivi.

Quando il ritmo è particolarmente alto i due centrocampisti rimangono dietro la linea di pressione avversaria, pur senza impedire ai due terzini di alzarsi, tanto che si forma una struttura che potremmo descrivere quasi come un 2-4-2-2. Dunque la ricerca della verticalità è spesso una necessità, anche perché un sistema di gioco di questo tipo non permette di costruire triangoli e quindi di far circolare il pallone in maniera differente. Anche i cambi di gioco sono un mezzo molto usato, soprattutto per disorganizzare lo schieramento avversario quando mancano le opzioni per far progredire la manovra. Le combinazioni offensive ad alta velocità sono l’arma preferita dal Lipsia.

In fase offensiva Yussuf Yurary Poulsen è forse il giocatore più importante, nonostante l’unico gol messo a segno fin qui. Il danese è un attaccante atletico, dinamico e forte nel gioco aereo, ma anche dotato di una buona tecnica, che sa come fare salire la squadra. Rispetto a Selke è molto più rapido e soprattutto è più funzionale al gioco della squadra perché si muove molto per favorire i compagni, senza l’egoismo che spesso contraddistingue gli attaccanti ed è perciò l’elemento ideale per amalgamare il reparto offensivo della squadra dell’ex Germani Est. La sua versatilità gli permette di giocare indifferentemente con un centravanti più statico come Selke oppure un altro tipo di attaccante come Werner, capocannoniere della squadra (5 gol) più abile nel dribbling e che è solito agire qualche metro più indietro.

Non di rado si sviluppano azioni in cui il lancio o la verticalizzazione non va a buon fine, ma che comunque rivestono potenzialmente una grande importanza strategica, visto che in questi casi la squadra applica immediatamente il gegenpressing e quindi ha la possibilità di riconquistare le seconde palle in uno scenario che di certo non favorisce particolarmente i difensori, visto che molto spesso si ritrovano sotto pressione prima ancora di aver controllato il pallone in maniera appropriata.

“Il gegenpressing è il miglior playmaker” [cit. Jürgen Klopp].

I 20 gol segnati dopo dieci giornate valgono il terzo miglior attacco del campionato, dietro Bayern e Borussia Dortmund. Andando ad analizzare la performance offensiva attesa, sono 18,1 gli expected goals generati dal Lipsia in queste prime dieci giornate: il dato è appena sotto il valore effettivo, ma un livello di over-performance di circa il 10% non è sufficiente per prevedere un brusco calo dei tassi di conversione del Lipsia.

Più in generale la squadra è seconda in campionato sia per differenza reti attesa (+12,2) che per differenza reti effettiva (+13) e la discrepanza minima che esiste tra i due dati potrebbe consentire alla formazione sassone di puntare seriamente in alto addirittura già nel suo primo campionato in massima divisione, magari approfittando delle difficoltà del Borussia Dortmund e del Bayer Leverkusen, che finora hanno accumulato rispettivamente 6 ed 8 punti di svantaggio. Piaccia o meno, i ragazzini di Hasenhüttl e della Red Bull rappresentano già una realtà della Bundesliga e sono destinati a sconvolgere le gerarchie del calcio tedesco. È solo questione di tempo.

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