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Il Milan ha giocato una buona partita, ma non è bastata
07 dic 2024
L'Atalanta è sempre più lanciata.
(articolo)
8 min
(copertina)
Foto IMAGO / ABACAPRESS
(copertina) Foto IMAGO / ABACAPRESS
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Atalanta-Milan doveva dirci qualcosa in più rispetto al momento, e anche al valore, delle due squadre. La forma eccezionale dell’Atalanta poteva continuare? Sarebbe riuscita a centrare il record delle nove vittorie consecutive in Serie A? Quali possono essere le reali ambizioni dei bergamaschi? E, dall'altra parte, come si sarebbe trovato il Milan ad affrontare un calcio fatto di pressione uno contro uno, da sempre indigesto al modello posizionale praticato da Paulo Fonseca? Quali soluzioni avrebbe trovato il tecnico portoghese?

La partita del Gewiss Stadium ha dato delle risposte a queste domande.

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Per quanto riguarda l’Atalanta, Gian Piero Gasperini ha scelto di presentare in avanti un attacco "leggero", rinunciando in partenza al cannoniere del campionato, Mateo Retegui, per partire con Charles De Ketelaere (a destra) e Ademola Lookman (sinistra) nei mezzi spazi. Alle loro spalle, Mario Pašalić.

Proprio la presenza del croato da "finto trequartista" consentiva ai bergamaschi di avere un uomo in più a centrocampo in fase di sviluppo. In questo modo l'Atalanta poteva contare su una superiorità numerica nei confronti dei centrocampisti del Milan, così come poteva alternare le proiezioni offensive di Pašalić a quelle di Ederson.

Per difendere contro una formazione così disposta, che utilizza sempre i quadrilateri laterali per risalire il campo, Fonseca ha deciso di adottare l’ultima versione del suo Milan. Arrivato questa estate col proposito di dominare il gioco partendo da un 4-2-3-1 ortodosso come struttura di base, i rossoneri sono via via passati al 4-2-4 (che poteva anche diventare in alcune circostanze 4-3-3 con l’abbassamento di un giocatore sulla linea dei centrocampisti) per arrivare poi a questa nuova veste basata su un 4-2-3-1 fluido, che diventa 5-3-2 in fase difensiva e che lascia volentieri il pallone agli avversari per andare ad attaccare in transizione e contropiede. Forse è l’atteggiamento più adatto alle caratteritiche della rosa, al di là dei proclami di inizio stagione.

Anche a Bergamo, Fonseca ha deciso di utilizzare la soluzione con un esterno alto offensivo a sinistra (Rafael Leão) e un’ala tattica, quasi un tornante vecchia maniera, a destra, ovvero Yunus Musah. Come già visto altre volte in questa stagione (la prima durante la vittoriosa trasferta al Santiago Bernabéu contro il Real Madrid in Champions) Musah si posiziona da esterno d’attacco col compito, più che di alzarsi in avanti, di ripiegare all’altezza dei quattro difensori in fase di non possesso, agendo di fatto da quinto.

Questa soluzione, oltre a permettere a Fonseca di poter offrire un aiuto costante a Emerson Royal, permette ai rossoneri di poter affrontare formazioni che attaccano riempiendo tutti e cinque i corridoi verticali del campo (come fa anche l’Atalanta). È, questa, la stessa soluzione che ad esempio adotta il Napoli di Antonio Conte con Matteo Politano, o che utilizzava il Lecce di Luca Gotti con Patrick Dorgu.

Davanti alla linea a cinque il Milan si strutturava col trequartista (Christian Pulisic) che si abbassava accanto a Youssouf Fofana e Tijjani Reijnders formando un centrocampo a tre in fase difensiva, mentre Leão stringeva centralmente in prima linea accanto a Álvaro Morata.

Così facendo il Milan ha acquistato più compattezza rispetto all’avvio di stagione, minimizzando lo scarso contributo difensivo che Leão dà alla squadra in non possesso (ed eliminando quei buchi che il portoghese lasciava quando veniva chiamato a difendere su lato sinistro del campo) e tenendolo pronto come ulteriore punto d’appoggio per ribaltare il campo in transizione.

Per superare il dispositivo difensivo dell’Atalanta, poi, Fonseca aveva istruito i suoi dando loro l’ordine di attaccare non con lanci immediati verso la profondità, ma attraverso un movimento palla avanti, palla indietro, palla nello spazio che aveva il compito di sorprendere le marcature a uomo dei bergamaschi.

Questo piano tattico ha funzionato sin da subito. Dopo appena una decina di secondi dal fischio d’inizio, infatti, il Milan ha tirato in porta con Pulisic, a seguito di un’azione cominciata da un passaggio taglia linee di Malick Thiaw per Morata, con lo spagnolo che ha appoggiato dietro su Leão e col portoghese che ha verticalizzato per mettere Pulisic davanti a Carnesecchi.

Un tiro nato da un'azione preparata.

L'Atalanta ha risposto a questo attacco a stretto giro, grazie a un dribbling imperioso di Ederson che è finito per armare il tiro di Pašalić, finito alto. Il Milan però ha giocato meglio, ha attaccato di più, restando fedele al proprio piano gara. Poco dopo, al quinto minuto, il Milan è riesciuto nuovamente ad attaccare le spalle dell’ultima linea avversaria sfruttando una combinazione tra Morata, Theo e Leão. Soltanto un provvidenziale intervento in scivolata di Raoul Bellanova sul francese ha evitato una conclusione pericolosa. Poco dopo, Morata ha segnato con un'azione simile, ma era fuorigioco.

A interrompere il buon momento rossonero è arrivato il gol di Charles De Ketelaere (duramente contestato da Fonseca, sia in corso di partita che ai microfoni televisivi nel post gara) grazie a un perentorio colpo di testa in situazione di punizione laterale (un angolo corto battuto da De Roon), con il belga che è saltato letteralmente sulla testa di Theo Hernández.

Il Milan è rimasto fedele alla strategia iniziale, fatta di rotazioni continue fra centrocampisti e attaccanti e giocate avanti, indietro, sul terzo giocatore per mandare in crisi la marcatura individuale a tutto campo degli uomini di Gasperini. Il gol del pareggio è arrivato grazie a una classica giocata verticale sul lato sinistro del campo (il lato forte rossonero). Un'imbucata di Theo per un Leão che ha bruciato Bellanova prima di rifinire in zona secondo palo per l’accorrente Morata.

All’interno di questo contesto tattico assumono un'importanza fondamentale Morata e Maignan. Se dello spagnolo va sottolineata la solita, grande capacità di fungere da playmaker avanzato, venendo a giocare a muro sulla trequarti per favorire gli attacchi in verticale dei compagni, il portiere è invece l'uomo libero dei rossoneri in fase di possesso.

L’azione del Milan parte sempre dal suo numero 1. In base ai dati forniti da Fbref, Maignan è risultato il terzo giocatore rossonero della serata per passaggi tentati con 55. Soltanto Emerson Royal (72) e Matteo Gabbia (63) ne hanno provati di più.

Purtroppo per il Milan, l'uscita di Pulisic per infortunio ha compromesso un piano gara che stava funzionando. È possibile che la perdita di un solo calciatore, pur importante, possa produrre un calco prestativo di notevoli proporzioni per una squadra? Nel caso del Milan di Bergamo la risposta è sì. Lo si è visto soprattutto nel secondo tempo, dove la squadra di Fonseca ha faticato a produrre gioco.

Dopo un primo tempo nel quale le squadre si erano equivalse (entrambe con un dato complessivo di exptected goals inferiore a 1) nel secondo l’Atalanta prende il largo sul piano del gioco, della manovra offensiva e delle occasioni create. La squadra di Gasperini chiude la gara registrando 8 tiri in porta contro i soli 2 del Milan, per un totale di 2.18 xG a fronte degli 0.62 dei rossoneri.

La vittoria quindi non è stata casuale, nonostante il fatto che anche la seconda marcatura atalantina, quella decisiva di Lookman, sia arrivata su calcio d’angolo a soli tre minuti dalla fine del tempo regolamentare. L’Atalanta non sarà l’Arsenal (7 reti su angolo quest’anno) ma ci va molto vicina: con i due segnati al Milan, la somma totale di gol su piazzato dei nerazzurri nell’attuale Serie A salgono a 6.

Attacco al castello difensivo con spiazzata verso il secondo palo. Una delle tante soluzioni utilizzabili contro chi difende a zona sui piazzati.

La partita di Bergamo, quindi, rilancia ulteriormente le quotazioni dell’Atalanta in chiave scudetto, così come cantato dai tifosi della Dea.

A inizio stagione la squadra era in difficoltà, risultando a un certo punto la peggior difesa del torneo con ben dodici reti incassate nelle prime 6 partite. Da quel momento in poi, complici i rientri di alcuni elementi (a partire da Sead Kolašinac), il miglior inserimento di altri (Odilon Kossounou) e un’accresciuta attenzione generale, la squadra ha ingranato la quarta, fino ad arrivare a queste nove vittorie di seguito.

Sono tanti i punti di forza dell'Atalanta, a cominciare dall'identità tattica che conosciamo e il dominio atletico che riesce a imporre in certi frangenti di partita. Lo abbiamo visto anche negli ultimi venti minuti di ieri in cui, anche grazie ai campi, la Dea ha iniziato ad andare a velocità insostenibili. Ci sono poi le individualità: De Ketelaere in crescita, Lookman sempre decisivo, De Roon sempre più sottovalutato, Ederson che gioca per due. In più ieri è rientrato Giorgio Scalvini, che offre più soluzioni arretrate - in attesa di Gianluca Scamacca.

Nessun traguardo sembra precluso in campionato, tenendo anche conto del fatto che, data la folta concorrenza in vetta, la quota scudetto potrebbe essere quest’anno più bassa e più alla portata dell’Atalanta.

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Da parte sua il Milan di Fonseca continua a essere una squadra incompiuta. A Bergamo ha mostrato belle idee e buoni momenti, ma ha confermato la sua mancanza di continuità, non solo a livello di risultati (alternando successi importanti a sconfitte e pareggi deleteri) ma anche all’interno della stessa partita, come ampiamente ricordato in questo contributo a proposito della differenza di prestazione fra primo e secondo tempo.

Per di più, continuano le difficoltà nella difesa dei calci d’angolo a sfavore. Il lavoro da fare per Fonseca resta dunque molto se il portoghese spera di rendere il Milan competitivo almeno per una qualificazione alla prossima Champions.

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