Il rumore dei vetri fa impazzire il pubblico sugli spalti. È il segnale che sta per entrare in scena Stone Cold Steve Austin e che la carriera di Chris Benoit sta per prendere una svolta definitiva. È il 26 gennaio 2004, Monday Night Raw va in onda live da Hershey, Pennsylvania, ed è la sera successiva alla Royal Rumble. In mezzo al ring ci sono Triple H e Shawn Michaels che faccia a faccia, pieni di lividi e cerotti, se le stanno promettendo uno con l’altro dopo l’epico Last Man Standing Match della sera prima. Austin sfreccia a tutta velocità sul suo quad prima di rubare la scena ai due wrestler. È lì per un solo motivo: annunciare l’inserimento di Chris Benoit nel main event di WrestleManiaXX.
Ventiquattro ore prima il canadese aveva ottenuto un biglietto per il gotha del wrestling trionfando nel Royal Rumble Match e diventando il primo lottatore, dopo Shawn Michaels nel 1995, ad entrare sul ring con il numero 1 e a resistere a tutti i suoi 29 avversari. L’ultimo di questi è stato Big Show, una montagna di quasi 200 chili che Benoit elimina da solo, rafforzando una volta di più il suo status di wrestler senza paura, in grado di superare qualsiasi ostacolo, non importa quanto grande.
Poche settimane dopo, il 14 marzo 2004 al Madison Square Garden di New York, a WMXX, “on the grandeststage of them all”, Triple H, ridotto ormai a una maschera di sangue, viene chiuso da Benoit nella morsa della sua Crippler Crossface. Dopo una lunga serie di urla strazianti, Triple H comincia a picchiare con la mano in segno di cedimento e consegna al canadese il titolo dei pesi massimi. Mentre la voce di Howard Finkel lo annuncia, dall’alto scende una pioggia di coriandoli che si ferma sul volto in lacrime di Chris Benoit, raggiunto sul ring dalla moglie Nancy, dal figlio Daniel e dal suo migliore amico, Eddie Guerrero. Una scena incredibilmente emozionante, che ad anni di distanza si scolpirà nella memoria come il manifesto delle tragedie personali di entrambi.
«Finalmente, l’odissea di Chris Benoit, durata 18 anni, è culminata nella vittoria del titolo dei pesi massimi a WrestleMania XX» dice Jim Ross in telecronaca, riassumendo una carriera costruita sulla ferocia agonistica, su una sfrontatezza ai limiti dell’incoscienza. La gimmick di Chris Benoit è stata l’archetipo del lottatore rude ma dal cuore nobile, senza amici o nemici, ma solo avversari da sconfiggere notte dopo notte, show dopo show.
Started from the bottom
Anche la sua narrazione personale si presta bene all’immagine che il wrestling gli ha cucito addosso. Appena adolescente Chris Benoit si allenava direttamente nello scantinato di casa, con un rigore marziale che non gli concedeva di saltare neanche una sessione di pesi e piegamenti. Poi la scuola di wrestling di Stu Hart, il padre di Bret, dove Benoit apprende le tecniche per emulare il suo idolo, Dynamite Kid, a cui ruba la maggior parte delle mosse che caratterizzeranno il suo stile.
Dynamite Kid è stato un wrestler che ha vissuto l’apice della sua popolarità nella seconda metà degli anni ’80 quando insieme al cugino Davey Boy Smith ha combattuto in WWF facendo parte dei British Bulldogs, uno dei tag team più famosi della storia del wrestling. La sua eredità però va oltre questo traguardo perché ancora oggi la sua tecnica di lotta è considerata una delle più pure. La pulizia dei suoi movimenti aerei, la rapidità delle sue prese a terra, la sua ferocia e la sua aggressività hanno avuto un’incredibile influenza su una generazione di giovani wrestler. Benoit ha idolatrato così profondamente Dynamite Kid da inserire nel suo bagaglio tecnico due delle sue mosse più famose, lo Snap Suplex e la Diving Headbutt, oltre che rendergli omaggio con il nome che utilizzò al suo debutto in Giappone: The Pegasus Kid.
Il suo soprannome più famoso, Crippler, è invece un’intuizione di Paul Heyman, lo storico General Manger della ECW, e nasce da due infortuni che Benoit provoca durante i suoi primi match con la federazione. Il suo stint fu breve ma abbastanza intenso per farsi conoscere in America e così, quando nel 1996 torna in WCW dopo una prima e fugace esperienza nel 1993, grazie anche all’aiuto di Ric Flair, Benoit può finalmente porre le basi per una solida carriera nell’elite del wrestling mondiale.
Chris Benoit vs Triple H.
L’ultimo passo di questa ascesa è stato l’approdo nell’allora WWF nel 2000. Un lungo percorso fatto di fatica, errori, infortuni e titoli. Tag Team, United States, Intercontinental, Television, Heavyweight: Benoit ha conquistato ogni cintura, e lo ha fatto grazie a un’infinita capacità di migliorarsi, di portare la sua tecnica ad un livello sempre più alto. «Non posso mentire, i miei migliori match sono stati con Chris Benoit. La mia carriera è stata ridefinita da quegli incontri» ha dichiarato recentemente Kurt Angle, Hall of Famer e vincitore della medaglia d’oro ad Atlanta 1996.
Il pubblico lo ha adorato per le sue doti da intrattenitore, ma soprattutto per i voli da altezze impossibili e per uno spessore che lo facevano sembrare indistruttibile, immortale. Fra i migliori wrestler della WWE, Benoit era fra quelli che prendeva più botte, ma ad ogni colpo subito la sua aura di eroe indistruttibile cresceva e gettava le premesse per una resurrezione che faceva correre un brivido sulla schiena dei tifosi.
Prima la serie di tre German Suplex che mandava l’avversario al tappeto, poi lo sguardo perso nel vuoto mentre il pubblico è in visibilio, il gesto del taglio della gola, la Diving Headbutt dalla terza corda, il conto di due, il tentativo di finisher del suo avversario che va a vuoto, la Crippler Crossface, l’avversario che cede e poi la schitarrata distorta della sua theme song. Gli epiloghi dei suoi incontri somigliavano al climax dell’assolo di ‘Sultans of Swing’, un esercizio di tecnica che si fa sempre più veloce e complesso prima di esplodere nell’acuto finale. Gli incontri di Chris Benoit erano sempre uguali, ma nessuno si stancava delle emozioni.
Benoit è rimasto campione fino alla notte di Ferragosto del 2004, quando ha perso contro Randy Orton a Summerslam. Sempre nello stesso pay-per-view, l’anno seguente, ha sconfitto in 25 secondi Orlando Jordan per il titolo degli Stati Uniti, stabilendo un nuovo record per la federazione e toccando forse per l’ultima volta l’apice della sua popolarità. Resterà comunque nei piani medio-alti della federazione, vincendo per altre due volte l’U.S. Title, tanto che nel 2007 la WWE lo scelse come personaggio chiave per rilanciare il brand ECW. Il 24 giugno di dieci anni fa Benoit avrebbe dovuto affrontare CM Punk in un match, che secondo ricostruzioni mai confermate dalla famiglia McMahon, gli avrebbe dovuto consegnare la cintura. Quella notte, però, Chris Benoit non arrivò mai sul ring.
I fatti
Alle 4 del pomeriggio del 25 giugno 2007 lo sceriffo della Contea di Fayette, Georgia, notifica alla WWE la scoperta di tre cadaveri all’interno della villa di Chris Benoit. I corpi appartengono al wrestler canadese, a sua moglie Nancy e al figlio Daniel. Gli inquirenti delimitano la scena del crimine e la etichettano come ‘Major Crime Scene’ perché capiscono immediatamente cosa sia accaduto in quella casa, devono però attendere fino al pomeriggio successivo per confermare al pubblico che si è trattato di un caso di omicidio-suicidio.
L’intervento della polizia venne richiesto dalla stessa federazione, insospettita dalla mancata presenza di Benoit a Houston per il pay-per-view Vengeance, la seconda assenza consecutiva dopo quella del 23 giugno. Quella sera Benoit era rimasto in Georgia anziché volare in Texas per un house show, ma si era giustificato per tempo con la federazione affermando che sia sua moglie che suo figlio erano stati colpiti da un’intossicazione alimentare. La WWE gli aveva concesso la serata libera ma lo aveva invitato a prendere un volo per il giorno dopo: quella resta l’ultima comunicazione ufficiale fra i dirigenti della federazione e il wrestler.
La sera successiva Benoit non rispetta i patti e svanisce nel nulla, dopo aver notificato ad alcuni suoi colleghi un ritardo. I suoi ultimi segni di vita sono un messaggio vocale registrato per un destinatario non identificato e cinque messaggi inviati con il suo cellulare e con quello di sua moglie Nancy: quattro segnalano l’indirizzo della villa, il quinto riporta che i cani sono chiusi e che la porta dal lato del garage è aperta. Probabilmente un invito ad entrare in casa e scoprire l’accaduto. Un paio di questi messaggi arrivano a due amici intimi di Benoit, Chavo Guerrero e Scott Armstrong, che però avvertono la dirigenza della WWE solamente il giorno dopo.
Su richiesta dell’FBI, una vicina, Holly Schrepfer, entra nel cortile della villa di Benoit per controllare che i cani siano chiusi e, una volta in casa, si imbatte nei tre cadaveri. Nancy Benoit viene ritrovata legata al letto, con la faccia rivolta verso il basso, avvolta in asciugamani e con una ferita alla testa. L’autopsia chiarirà che è stata strozzata con una corda mentre Benoit con il ginocchio le faceva pressione sulla schiena. Il soffocamento è anche la causa della morte del figlio Daniel, ucciso nel suo letto dopo esser stato sedato con una massiccia dose di Xanax.
I due episodi avvengono a diverse ore di distanza dato che secondo il medico legale il primo omicidio avviene la sera del 22 giugno, mentre il secondo è riconducibile al 23 giugno. Chris Benoit si toglierà la vita il giorno successivo, impiccandosi con il filo metallico di una macchina da pesi nella sala attrezzi del suo seminterrato. Inizialmente non c’è la minima traccia di una lettera d’addio ma accanto al suo corpo, così come accanto a quello di Nancy e Daniel, viene ritrovata una bibbia e sempre all’interno di una bibbia, scoperta in un secondo momento all’interno di un cassetto, gli inquirenti si imbattono nel messaggio d’addio del wrestler canadese.
La sera del 25 giugno 2007 la WWE trasmette una puntata celebrativa di Monday Night Raw in memoria di Chris Benoit. A differenza di quanto accaduto due anni prima con Eddie Guerrero, però, l’arena è completamente vuota e vengono mandati in onda vecchi incontri di Benoit intervallati da messaggi di cordoglio di colleghi ed amici. Vince McMahon apre la puntata con un messaggio al centro del ring in cui definisce Benoit ‘uno dei migliori atleti di sempre nella storia della WWE’ ma la sera successiva, una volta scoperti i dettagli dell’accaduto, lo stesso McMahon apre lo show settimanale di ECW e lo fa con un discorso che segna «il primo passo di un processo di guarigione». Da quella sera Chris Benoit non esisterà più per la WWE.
Se provate a digitare il suo nome sul network ufficiale della federazione, otterrete queste risultato.
Perché?
L’iniziale assenza di una lettera d’addio in cui poter ricercare i motivi del gesto ha lasciato campo libero a speculazioni e teorie complottistiche. La tesi più battuta dai fans, ovviamente, è l’idea per cui Chris Benoit non sia il responsabile dell’intera vicenda ma la vittima di un omicidio pianificato nei minimi dettagli. Il principale e unico imputato è Kevin Sullivan, ex wrestler WCW ma soprattutto ex marito di Nancy Benoit.
I due si erano conosciuti ai tempi della ICW quando Sullivan era noto come “The Taskmaster" e Nancy come “Woman”. Una volta approdati in WCW, Woman ha continuato ad essere l’accompagnatrice di Sullivan, fino a quando lo stesso wrestler, che all’epoca ricopriva anche il ruolo di booker per la federazione di Ted Turner, ha impostato una storyline in cui Chris Benoit avrebbe dovuto sottrargli la sua accompagnatrice. Sullivan, fedele alla vecchia scuola, per rendere ancora più credibile la sua storia, disse ai due che avrebbero dovuto farsi vedere insieme anche fuori dal ring. La kayfabe, però, ha finito per superare i confini della fantasia per sfociare nella vita reale: Woman nel 1997 divorzia ufficialmente da Sullivan per fidanzarsi con Benoit.
L’uomo dietro a questa ricostruzione è Johnny Lee Clary, ex wrestler e attivista cristiano con un passato nel Ku Klux Klan. Secondo il suo punto di vista, il divorzio sarebbe avvenuto esattamente dieci anni prima dell’omicidio e Sullivan, che sempre secondo la sua ricostruzione è un adepto della chiesa satanista, avrebbe aspettato questa ricorrenza per commettere l’omicidio passionale. Il numero dieci, nella credenza satanica, simboleggia sia la perfezione che il dissolvimento delle cose.
Una tesi bizzarra, ma che ha trovato credibilità su internet, anche grazie ad un ulteriore “prova”. Dodici ore prima che la notizia della morte di Benoit venisse resa nota al pubblico, la sua pagina di Wikipedia subì questa modifica: «Chris Benoit è stato sostituito da Johnny Nitro nell’incontro valido per il titolo ECW a Vengeance, dato che Benoit non poteva essere presente a causa di problemi personali legati alla morte di Nancy».
A far gridare ancora di più al complotto è il fatto che l’IP dell’utente 12.72.242.174 riportasse a Stamford, Connecticut, ovvero la sede legale e operativa della WWE, una prova più che sufficiente per far scattare la caccia alle streghe. L’FBI decide di seguire l’intuizione del popolo del web ma non ci mette molto a scoprire la verità. Dietro a quell’IP, infatti, si cela un teenager con tanto tempo libero, una grande fantasia e una fortissima passione per i forum dedicati al wrestling. In pratica, dopo aver ricostruito alcune informazioni relative all’assenza di Benoit all’house show, il ragazzo decise di azzardare una previsione che poi, sfortunatamente per lui, si rivelò tragicamente vera.
I media più tradizionali, invece, hanno preferito prendere le distanze da queste teorie per concentrare la loro attenzione sul passato di Benoit, sul suo stato di salute al momento della tragedia, sui suoi rapporti familiari e, soprattutto, su una parola: steroidi.
Mangia le tue proteine, di le tue preghiere
Nella vita di Chris Benoit è possibile trovare diverse fotografie dal significato importante. Ce n’è una però che ha un valore diverso. È un primo piano con un sorriso abbozzato in cui indossa un capellino e una maglia nera. Ha la barba incolta e gli occhi sembrano riflettere una certa pace interiore. Alle sue spalle un quadro a colori di una baita in montagna circondata da un paesaggio innevato e il ritratto a matita di una casa.
È un’immagine anonima che però ha un’importanza decisiva ai fini della ricostruzione della vicenda. Le pareti in legno alle spalle di Benoit sono infatti quelle dello studio di Phil Astin, il suo medico curante, e la foto è scattata da un suo fan la mattina del 22 giugno, il giorno in cui Chris uccide la moglie Nancy. In poche parole, è l’ultima immagine che lo ritrae in vita.
Quella mattina ha in programma una visita di routine dato che, come confermerà lo stesso Astin, Benoit si trovava nel suo studio per incontrare lo staff del medico. In quel periodo il wrestler canadese si stava sottoponendo ad un trattamento a base di testosterone per combattere un'insufficienza testicolare, una patologia che nel caso di Benoit può essere collegata ad un suo massiccio utilizzo di sostanze anabolizzanti nel passato. Il testosterone, pur essendo uno steroide, in situazioni cliniche simili a quelle di Benoit viene prescritto regolarmente ma in quelle dosi non è in grado di scatenare la cosiddetta roidrage, un effetto collaterale dell’abuso di anabolizzanti che porta ad improvvisi scatti di violenza. I media però decidono di cavalcare questo aspetto sull’onda degli esami tossicologici: nel corpo di Benoit vengono ritrovati alti livelli di testosterone, probabilmente legati alla sua cura, oltre a forti tracce di Xanax e Idrocodone, elementi riscontrati anche nei corpi della moglie e del figlio.
Il 28 giugno la DEA irrompe nello studio di Astin a caccia di prove che lo possano collegare agli steroidi e ai farmaci trovati sulla scena del crimine dato che, secondo le loro ricostruzioni, fra il maggio 2006 e il maggio 2007 il medico avrebbe fornito ogni 3-4 settimane steroidi e antidolorifici a Benoit. Astin in prima battuta si professa innocente, successivamente però si dichiara colpevole per tutti i 175 capi di accusa nei suoi confronti (tutti legati alla prescrizione e alla distribuzione di sostanze illegali) e il 12 maggio 2009 verrà condannato a dieci anni di prigione.
Chris e Nancy Benoit.
Quell’indagine ne porta a galla un’altra, quella legata alla Signature Pharmacy, una società di Orlando che via web vendeva e procurava steroidi ad atleti professionisti. Sports Illustrated mette mano alla lista delle persone coinvolte e fra quei nomi compare anche quello di Chris Benoit. Inevitabilmente la WWE finisce nell’occhio del ciclone per l’inefficienza dei suoi controlli, in particolare del Talent Wellness Program, il protocollo istituito dalla federazione dopo la morte di Eddie Guerrero per verificare che i propri atleti non utilizzino sostanze anabolizzanti o droghe. Per l’impero di Vince McMahon, che per la kayfabe della WWE pochi giorni prima della tragedia era morto nell’esplosione della sua limousine, è un momento delicato e per questa ragione la sua voce roca comincia a fare capolino in tutti i talk show d’America in difesa della sua creazione.
Che il mondo del wrestling non fosse vergine sulla questione steroidi e altre sostanze illegali era noto; addirittura Hulk Hogan arrivò a raccontare in diretta televisiva che persino lui, l’uomo divenuto eroe grazie all’allenamento, alle vitamine e alle preghiere, ero dovuto ricorrere agli steroidi per scolpire il suo corpo.
Siamo a metà degli anni ’90 e in quel momento la WWF viene travolta da uno scandalo che avrebbe significato la fine di ogni altra azienda. McMahon fu portato in tribunale, considerato il principale responsabile della diffusione degli steroidi fra i wrestler della compagnia ma grazie alle testimonianze in tribunale delle stesse persone che lo accusavano (vedi Hulk Hogan), e a una minore attenzione mediatica rispetto a quella preventivabile (siamo nel 1994 ed è un altro caso ad infiammare le televisioni), la federazione ne uscì indenne. Con un colpo di coda dell’ufficio delle pubbliche relazioni, instituì un primo programma di controllo per offrire nuovamente un’immagine pulita di sé. Il proibizionismo però non durò molto: due anni dopo, in concomitanza con le Monday Night Wars, ovvero la battaglia a suon di ascolti televisivi con la WCW che ogni lunedì notte infiammava le pay tv americane, venne abolito.
Da quel momento, e per i successivi dieci anni, l’impero della famiglia McMahon divenne una zona franca in cui chiunque era libero di abusare di droga, alcol, antidolorifici e steroidi. Una situazione interrotta una mattina di novembre, quando Eddie Guerrero venne ritrovato senza vita nella sua stanza d’albergo di Minneapolis. L’autopsia confermò che nel corpo del wrestler messicano non c’erano tracce di sostanze illegali ma che a causare l’attacco cardiaco che gli fu fatale era stato l’ingrossamento del suo cuore, legato al ripetuto utilizzo in passato di sostanze illegali, tra cui steroidi.
Per rispondere alla prima ondata di accuse, McMahon decise di istituire il Talent Welness Program, un nuovo sistema di controllo che in caso di violazione avrebbe comportato la squalifica dell’atleta (30 giorni alla prima, 60 alla seconda, a vita alla terza) che però lasciava anche delle vie di fuga: eventuali valori fuori norma sarebbe stati considerati legali di fronte ad una prescrizione medica. Le prime settimane coincisero con una vera e propria caccia alle streghe tanto che decine e decine di atleti vennero sospesi dalla WWE. Anche Chris Benoit venne sottoposto a questi esami ma il 10 aprile 2007, giorno del suo ultimo controllo, i risultati del suo test furono negativi.
Poco più di due mesi dopo, invece, lo sceriffo di Fayette in diretta nazionale ha dichiarato che in un armadietto della villa di Benoit sono stati ritrovati degli steroidi. È un’accusa che merita una risposta immediata e, ancora prima che vengano eseguiti gli esami tossicologici sui cadaveri, la federazione decide di pubblicare questa nota: «La WWE crede fermamente che chi specula su questa situazione suggerendo che gli steroidi abbiano un qualsiasi legame con questo atto di inaudita violenza commette un gravissimo errore».
Da questo momento in poi la difesa portata avanti da Vince McMahon sarà ferrea. Non si nega la correlazione fra wrestling e steroidi, ma l’impossibilità di collegare un atto di rabbia ad una scena del crimine in cui ogni dettaglio sembra premeditato. Un’ipotesi credibile, confermata successivamente anche dalle autorità, ma TV e giornali scavano nel passato di Benoit e trovano sempre più elementi a sostegno della tesi per cui il wrestler stesse covando un sentimento di rabbia.
La prova cardine è rappresentata da una richiesta di divorzio risalente al 2003. In quel documento Nancy spiega che la ragione alla base della separazione sono i continui scatti d’ira di suo marito, che non si mai tramutati in violenza fisica, ma che stavano diventando sempre più numerosi e sempre più feroci. Contemporaneamente alla richiesta, Nancy Benoit firma anche un ordine restrittivo nei confronti del marito per la paura di subire violenze domestiche. L’ordine viene annullato tre mesi dopo, così come la richiesta di separazione, ma come confermerà anche uno degli avvocati della WWE, Jerry McDevitt, la situazione fra i due era tesa a causa dell’educazione e delle condizioni di salute del figlio Daniel. Secondo una tesi, poi smentita da familiari e autorità, il piccolo soffriva della sindrome dell’X fragile, una malattia che non permette il corretto sviluppo muscolare dell’organismo e che, nei casi peggiori, può portare all’autismo. Pare che per questa ragione Benoit stesse valutando l’ipotesi di diminuire i suoi impegni con la WWE e trascorrere più tempo con la sua famiglia.
La scena dipinta dai media è quella di un calvario familiare: la morte di Eddie Guerrero, il migliore amico di Chris insieme a quelle di Mike Durham (Johnny Grudge), suo vicino di casa oltre che paziente di Astin, e di Victor "Black Cat" Mar, avevano portato Benoit verso la depressione e ad un abuso di droghe che secondo la moglie Nancy peggiorava di giorno in giorno. «A un certo punto» ha raccontato recentemente Sandra Toffoloni, sorella di Nancy Benoit «ha cominciato a comportarsi in modo strano e io ho cominciato a chiedermi cosa non andasse in lui. Aveva trovato circa 30 strade differenti per andare in palestra e non lo aveva mai fatto prima. Ma questa non era schizofrenia! Mischiava steroidi con antidolorifici e alcol e questi erano i risultati. Non lo avevo mai visto così».
Elementi che possono ricondurre ad una condizione di paranoia e depressione, alcuni degli effetti dell’abuso di steroidi, ma che, allo stesso tempo, convincono un ex collega di Benoit ad alzare il telefono per contattare il padre.
CTE
«Ero a casa che stavo impaccando le cose di Chris prima che venisse cremato il corpo quando ricevetti una chiamata: era Chris Nowinski». Le parole sono di Michael Benoit, il padre di Chris, che in un toccante e controverso reportage di CNN racconta del suo primo incontro con Nowinski, ex wrestler della WWE ritiratosi nei primi anni 2000 per le conseguenze di ripetuti traumi cranici. Quella che viene citata, però, non è una telefonata di condoglianze. Nowinski undici giorni prima aveva fondato lo Sports Legacy Institute, un istituto che ha l’obiettivo di sensibilizzare gli atleti e le loro famiglie sui rischi che si corrono nel subire numerosi traumi cranici nel corso delle proprie carriere. Spinto da questa motivazione, Nowinski chiede al padre di Benoit di poter esaminare il cervello del figlio per scoprire se anche lui, come numerosi ex giocatori di football morti prima di lui, soffrisse di CTE.
Se avete un po’ di confidenza con questo tipo di storie sapete già di cosa stiamo parlando. Per tutti gli altri, il riferimento è all’encefalopatia traumatica cronica, conosciuta anche come sindrome da demenza pugilistica, una malattia neurodegenerativa che porta a deficit cognitivi e alterazioni psichiche e che può essere diagnosticata solo con un esame post mortem. Il football è stato il primo sport a finire sotto la lente d’ingrandimento ma con il passare degli anni anche il wrestling è stato collegato a questo tipo di malattia e attualmente la WWE sta affrontando una class action da parte di alcuni ex atleti proprio per le problematiche neurologiche legate agli anni trascorsi sul ring. In questo momento la denuncia non sembra potersi trasformare in vero processo dato che il giudice, Vanessa L. Bryant, ha ordinato agli avvocati dell’accusa di raggiungere con i propri clienti l’ammontare della cifra del risarcimento così da poterne discutere con i legali della WWE. Questa sarà prosciolta da tutte le accuse meno una, quella di non aver messo totalmente al corrente i propri atleti dei rischi derivanti dall’attività sul ring.
La morte di Benoit ha segnato un punto di non ritorno. Da quel giorno la WWE ha applicato una serie di limitazioni alle manovre sul ring che hanno ridotto al minimo i rischi di un possibile trauma cranico. Alla base di questa decisione c’è stato il referto degli esami a cui Nowinski sottopose il cervello di Benoit. Il canadese a causa dei numerosi colpi alla testa aveva subito dei seri danni che avevano portato la sua attività cerebrale a poter essere paragonata a quella di un anziano di 85 anni affetto da Alzheimer.
Per quanto tragico, il referto venne accolto con un leggero senso di sollievo da parte dei genitori, che se non altro trovarono una spiegazione razionale ad una vicenda che, ancora oggi, di ragionevole e sensato non ha nulla. Anche la comunità medica concordò con quanto affermato dalla Sports Legacy Institute, solo un uomo ne prese le distanze: Vince McMahon.
«Se fosse stato vero, se il suo cervello fosse stato davvero in quelle condizioni allora non sarebbe stato nemmeno in grado di vivere una vita normale» ha provato a sostenere McMahon. Una tesi difensiva crudele, disinteressata, che regge a fatica ma che se non altro ha insinuato un dubbio che a poco a poco ha trovato conferme. Nessuno fra i suoi colleghi racconta di aver notato segni di squilibrio o elementi che facessero presagire ad una tragedia. Solo Chavo Guerrero racconterà anni dopo che nelle telefonate avute con Benoit nelle ore precedenti alla tragedia sentiva che c’era qualcosa che non andava nella sua voce.
Aprile 2007: Chris Benoit intervistato da Stefano Benzi per WWE News.
Quel referto riassume al meglio la carriera di Benoit, la sua capacità di andare oltre al dolore e gli infortuni, di mettere sempre a rischio la propria incolumità pur di soddisfare la propria passione e quella dei fan. La CTE, però, da sola non basta a dare una spiegazione razionale all’accaduto; semmai rappresenta il trait d’union di quanto raccontato finora. I litigi familiari, la dipendenza dagli anti dolorifici, il trauma per la morte dei propri migliori amici, gli steroidi, una carriera che non si sapeva quale direzione avrebbe preso: una situazione delicata e di totale incertezza in cui i problemi sono stati accentuati da un quadro neurologico terribile.
Nel corso di questi dieci anni le accuse nei confronti della WWE non si sono placate ma la federazione, nonostante tutto il clamore, il fango e le citazioni in Senato legate a queste tragedia, è riuscita ad uscirne immacolata. Come sempre, quando si parla della famiglia McMahon, di fronte ai risultati ottenuti bisogna fare la tara delle pubbliche relazioni, ma è innegabile che questa tragedia ha segnato una svolta per la compagnia.
Il Talent Wellness Programm continua ad essere lo strumento con cui la WWE sta cercando di ridurre al minimo la diffusione di steroidi e sostanze dopanti e nessuno, o quasi, è escluso dalle sue condanne. Per quanto riguarda il problema della concussion, oltre alle numerose mosse che non vedremo mai più, la federazione ha deciso anche di investire nella ricerca e grazie alle donazioni alla Sports Legacy Institute, ora è impegnata in prima linea nella prevenzione.
La WWE ha trovato la forza per innescare la rivoluzione che dalla Attitude Era l’ha portata alla Reality Era. Niente più sangue, imprecazioni, personaggi discutibili ed espliciti riferimenti sessuali. Largo ad una nuova generazione di wrestler che potessero essere amati dai bambini, accettati dalle famiglie e che allo stesso tempo, grazie alla loro provenienza da federazioni indipendenti, possano essere idolatrati dagli appassionati più duri e puri, quelli che ancora oggi si siedono davanti alla televisione o che spendono soldi per accaparrarsi un biglietto.
Chris Benoit, invece, dieci anni dopo è un ricordo flebile, il più grande wrestler a non esser mai esistito.