A causa della controversia con l’Uefa, che da più di un anno pende sulla testa del Milan, la situazione economica dei rossoneri una delle più difficili da decifrare. Proprio per questo vale la pena cominciare ricapitolando la questione.
L’intreccio Uefa-TAS
Un anno fa, inizialmente, il Milan è stato estromesso dall’Europa League 2018-’19 per aver violato il Fair Play Finanziario nel triennio 2014-2017, con l’aggravante dell’assenza del requisito di “continuità aziendale”, non garantito dalla gestione Yonghong Li. Il TAS, però, ha ritenuto troppo severa la punizione rimandando il caso all’Uefa, che ha stabilito una nuova sanzione: una multa, la riduzione numerica della rosa da iscrivere all’Europa League e, inoltre, la richiesta di rientrare nei parametri del break-even previsto dal Fair Play Finanziario (al massimo 30 milioni di deficit complessivo) alla fine del triennio 2018-2021, pena l’esclusione dalle coppe nel 2021-’22.
Il Milan, ritenendo impossibile riuscire a risanare i conti entro il 30 giugno 2021, ha presentato un nuovo ricorso al TAS, che però non è stato ancora valutato e non lo sarà prima di Ferragosto.
Nel frattempo, va da sé, il Milan non ha rispettato il requisito del break-even neanche per il triennio 2015-’18, situazione che ha creato ulteriore confusione anche fra gli addetti ai lavori che ritenevano questa infrazione un’aggravante e si aspettavano per questo un’ulteriore sanzione dell’Uefa. In realtà, l’Uefa ha deciso di sospendere il giudizio su questa violazione in attesa del parere del TAS: se il TAS confermasse la decisione dell’Uefa, infatti, cadrebbe ogni accusa al Milan per la violazione sul break-even 2014-’17 visto che nella sanzione prevista dall’Uefa si richiede che la società rientri nei parametri entro il 30 giugno 2021 (dando di fatto per scontato che non lo possa fare prima).
Se invece il TAS esprimesse nuovamente un parere contrario all’Uefa tutto tornerebbe in gioco con esiti non prevedibili. Da un lato il Milan spererebbe di ottenere in questo modo almeno un anno in più per raggiungere il pareggio di bilancio, dall’altro l’Uefa potrebbe legittimamente sostenere che essendo due i trienni da punire la sanzione debba essere riparametrata tenendo in considerazione anche questo dettaglio. Negli ultimi giorni è emersa una novità che potrebbe rappresentare la soluzione del problema: il Milan, pur di ottenere l’allungamento della tempistica concessa per rientrare nel vincolo del break-even, sarebbe disposta ad accettare l’esclusione dalla prossima Europa League ritirando il ricorso pendente al TAS.
Poiché non sappiamo con certezza se il finale della storia sarà questo, per il momento ci conviene ragionare inizialmente come se fosse confermato l’obbligo per i rossoneri di raggiungere il pareggio di bilancio nel triennio 2018/21. Se così fosse, la stagione che sta per concludersi sarebbe la prima del triennio e le proiezioni sul bilancio finale dei rossoneri non sono rosee.
Quanto manca al Milan?
Alcuni hanno ipotizzato un passivo di circa 80 milioni ma a oggi (senza considerare eventuali plusvalenze in arrivo entro il 30 giugno), la stima sembrerebbe essere peggiore. Rispetto ai -126 milioni con cui si è chiuso il bilancio 2017-’18, il deficit atteso si può abbassare considerano che 37,5 milioni di costi rappresentavano accantonamenti dovuti alle uscite anticipate di Montella, Bacca e Kalinic e quindi erano spese “una tantum”.
Il risanamento finanziario operato da Elliott dovrebbe permettere un risparmio di altri 15 milioni di oneri finanziari, mentre fra variazioni dei diritti tv, aumento del monte ingaggi e degli ammortamenti dovuti alla campagna acquisti, ci dovrebbe essere un aggravio di circa 8 milioni. Mancheranno inoltre circa 27 milioni di plusvalenze, anche considerando i 12 milioni di plusvalenza in arrivo per la cessione a titolo definitivo di Locatelli, i 2 milioni incassati per la cessione a titolo definitivo da parte del Torino di Niang e 1 milione di plusvalenza per la cessione a titolo definitivo di Gustavo Gomez.
Mantenendo fisse, in mancanza di ulteriori dati, le altre voci di bilancio, il passivo atteso scenderebbe a poco meno di 109 milioni, di cui 89 validi per il Fair Play Finanziario. La particolare posizione del Milan non comporta l’obbligo, rispetto al Fair Play Finanziario, di realizzare plusvalenze entro il 30 giugno vista la richiesta di rientro nei parametri nel giro dell’intero triennio, quindi la scelta o meno di incassare plusvalenze prima di quella data dipende esclusivamente dagli obiettivi di bilancio interni alla società, ovvero da quanto è il deficit massimo che Elliott ha fissato per questa stagione.
Ragionando invece su un periodo più ampio che comprende anche il 2019-’20, possiamo osservare che gli addii di Bakayoko, Bertolacci, Montolivo, Abate, Zapata e Jose Mauri, uniti all’assenza dei 20 milioni di prestiti spesi nel corso della scorsa stagione, permettono al Milan di abbassare i costi per l’anno prossimo di 27 milioni, anche a fronte dell’acquisto di Krunic, del riscatto di Kessié e del ritorno in rosa di André Silva.
Foto di Marco Bertorello / Getty Images.
Le plusvalenze però scendono a zero e quindi per il momento, ipotizzando un cammino in Europa League simile a quello dell’anno passato, il passivo di bilancio per il 2019-’20 del Milan è previsto di circa 97 milioni, 77 dei quali validi per il Fair Play Finanziario. Sommando questi 77 agli 89 del 2018/19 si arriva a -166, che in un solo biennio pongono i rossoneri lontani ben 136 milioni dall’obiettivo da raggiungere a giugno 2021, e con un bilancio 2020-’21 che partirebbe anch’esso da una stima iniziale negativa.
Ridurre i costi e fare plusvalenze
Da questi numeri è evidente il motivo per il quale il Milan ritiene quasi impossibile centrare l’obiettivo. E’ comunque probabile che la società si indirizzi verso un proseguo dell’opera di riduzione dei costi già iniziata con i mancati rinnovi dei giocatori precedentemente elencati, e si inizi a valutare la possibilità di incassare importanti plusvalenze. Anche se si riuscisse a ottenere una proroga per il raggiungimento del break-even voluto dall’Uefa, infatti, è impensabile che il Milan replichi l’all-in sul mercato effettuato ai tempi di Fassone e del quale sta ancora scontando le conseguenze, poiché il 2019-’20 diventerebbe comunque il primo dei tre anni del triennio 2020-’22 nel quale sarebbe richiesto il risanamento.
I due più importanti interventi sul monte stipendi potrebbero riguardare l’eventuale cessione di Biglia (che guadagna 6,5 milioni lordi e ha un ammortamento residuo di 6,4 milioni) e di uno fra Donnarumma e Reina. La cessione di Donnarumma sarebbe salvifica per i conti societari, considerando che il costo del cartellino sarebbe interamente iscrivibile a bilancio come plusvalenza e la società risparmierebbe 11,1 milioni lordi di stipendio, ma al momento non risultano società pronte a fare un investimento così oneroso su di lui e il club non sembrerebbe così propenso a cederlo.
Per Reina, invece, il risparmio sarebbe principalmente sullo stipendio: 5,6 milioni lordi per un secondo portiere sono un lusso del quale il Milan farebbe volentieri a meno.
Attenzione anche alla posizione di Cutrone, la cui cessione avrebbe il pro di essere interamente conteggiabile come plusvalenza e il contro di cedere un attaccante affidabile e giovane dallo stipendio ancora basso. In bilico anche Suso, per il quale esiste una clausola di 40 milioni valida solo per l’estero e che ha un ammortamento residuo di appena 500 mila euro. Su Kessié invece la plusvalenza incassabile è minore, visti i 24 milioni che verranno pagati in questa sessione per riscattarlo definitivamente dall’Atalanta.
Più che dai fantomatici 80 milioni che secondo alcuni organi d’informazione Elliott avrebbe stanziato per il mercato, ma che non sembrano compatibili con il piano annunciato di riduzione dei costi e miglioramento dei conti, sarà da parte dei soldi incassati per le cessioni che arriveranno i fondi per gli acquisti che dovranno comunque essere portati a termine, perché la rosa dopo l’addio dei giocatori in scadenza di contratto è ridotta all’osso, soprattutto a centrocampo. Non c’è però da attendersi colpi a sensazione o particolarmente onerosi.
Gli obiettivi saranno costituiti principalmente da giocatori relativamente poco costosi e con stipendi sostenibili. Per questo la strategia societaria è quella di andare alla ricerca di Under 25 che possano diventare campioni crescendo nel Milan. L’unica eccezione potrebbe essere un importante acquisto a centrocampo, visti gli interessamenti per Barella (che comunque al momento sembra destinato all’Inter) e Torreira, anche se considerando la situazione colpi di questo genere richiederanno una valutazione molto approfondita da parte della società, e aumenteranno la loro possibilità di essere messi a segno solo a fronte di importanti cifre incassate in entrata.