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Il portafoglio dell'Inter 2018
29 giu 2018
Una guida ai ragionamenti economici che influenzano le scelte della dirigenza nerazzurra.
(articolo)
6 min
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Nonostante l’aumento dei ricavi portati da Suning e la qualificazione alla prossima Champions League, non sono ancora terminate le peripezie dell’Inter con il Fair Play Finanziario. L’Uefa ha infatti parzialmente smentito quanto sostenuto dall’Inter in sede di presentazione del bilancio 2016/17, ovvero che la chiusura dell’esercizio (con un passivo di 24,6 milioni) avesse soddisfatto tutte le richieste del Settlement Agreement in vigore (risultato che avrebbe aperto al club la possibilità di uscire dal “Settlement Agreement”).

Ha comunicato, invece, che i nerazzurri hanno solo parzialmente adempiuto alle richieste (raggiunto il pareggio di bilancio al netto dei costi virtuosi ma mancato l’obiettivo di non far aumentare il monte ammortamenti) e che quindi rimarranno in vigore anche per il 2018/19 la limitazione della rosa iscrivibile in Champions League (22 giocatori invece di 25) e soprattutto la possibilità di inserire in lista per la competizione solo nuovi giocatori il cui costo totale non sia superiore a quanto ricavato dalle cessioni di giocatori presenti nella lista iscritta all’Europa League 2016/17 più il ricavato delle cessioni di due giocatori non presenti in lista.

Inoltre, l’Inter dovrà raggiungere il pareggio di bilancio anche al termine della stagione 2017/18 e non mancare di troppo l’obiettivo anche per il bilancio in chiusura a giugno 2019 per non rischiare un rinvio alla Camera Giudicante (il 2018/19 è l’ultima stagione che viene concessa all’Inter per rientrare completamente nei parametri). Rispetto al 2016/17, mancano nel bilancio 2017/18 circa 10 milioni di proventi dall’Europa League e i 50 milioni di plusvalenze realizzate.

Per quanto riguarda gli introiti, va specificato che l’annuncio di maggiori ricavi da sponsor per 37,7 milioni, dovuto alla chiusura di nuovi accordi commerciali con società cinesi, va tarato con la “sparizione” dal nuovo bilancio di 25 milioni incassati “una tantum” nel 2016/17 all’atto di stipula di nuovi accordi di sponsorizzazione; e con l’assenza dei diritti televisivi relativi alla partecipazione all’Europa League, tanto che la stessa notizia parla di una stima per la voce aggregata “ricavi da sponsor più diritti televisivi” di 203,5 milioni, contro i 195,2 dell’anno precedente (con un guadagno quindi di “soli” 8,3 milioni, ma con la buona notizia di aver chiuso sponsorizzazioni durature e non “una tantum”).

Questi dati, insieme ad altre piccole variazioni nelle altre voci non ancora di pubblico dominio, portano ai famosi 45 milioni di plusvalenze da recuperare entro il 30 giugno.

Come incideranno le limitazioni della Uefa?

Come l’anno scorso l’Inter ha seguito la strada della vendita di suoi giovani di valore, approfittando del proprio settore giovanile particolarmente florido. L’Inter in questo mese di giugno ne ha incamerate 35,4 con le cessioni di Kondogbia, Santon, Zaniolo, Bettella, Valietti, Radu e Bardi, mentre per la cifra restante i nomi dei possibili partenti sono quelli di Puscas, Longo, Manaj, Vanheusden, Pinamonti, Odgaard ed Emmers.

Risolto il problema di giugno, l’Inter potrà dedicarsi ai conti relativi al bilancio 2018/19, partendo da una notizia buona e da una cattiva. Quella buona è che i 42 milioni sicuri incassati con la qualificazione alla Champions League (ai quali aggiungere le quote di incassi delle partite giocate in Europa a San Siro), e gli almeno 13 milioni in più che dovrebbero arrivare dalla nuova distribuzione dei diritti televisivi italiani, fanno sì che per rimanere attorno al punto di pareggio non ci dovrebbe essere bisogno di realizzare ulteriori plusvalenze nella stagione 2018/19, e anzi parrebbe esserci spazio per operazioni quali ad esempio l’adeguamento del contratto di Icardi.

Quella cattiva è che l’impossibilità di iscrivere alla Champions League giocatori il cui costo sommato totale non sia inferiore ai ricavi delle cessioni con le modalità descritte in apertura dell’articolo potrebbe essere un limite al sogno di utilizzare i maggiori ricavi attesi per una spesa molto elevata su un solo giocatore (come per esempio Chiesa, il cui costo si aggira sui 70 milioni) a meno di non voler correre il rischio di non poterlo poi inserire nella lista Champions.

Osservando la rosa iscritta alla Europa League 2016/17 possiamo notare che negli ultimi due anni sono stati ceduti giocatori per 43,7 milioni (Ansaldi 2, Santon 9,5, Banega 9, Medel 2,5, Miangue 3,2, Radu 5, Carrizo 0, Melo 0, Palacio 0 e Murillo 12,5, che probabilmente potrà essere contato essendo previsto l’obbligo di riscatto per il Valencia alla prima presenza stagionale) ai quali possono essere aggiunti i due giocatori più costosi venduti negli ultimi due anni e non facenti parte della lista (Kondogbia 25 e Caprari 15 milioni) per un totale di 83,7 milioni.

Questa cifra arriverà molto probabilmente a toccare i 90 milioni con l’imminente partenza di Pinamonti e potrebbe crescere ulteriormente se l’Inter decidesse di cedere uno o più dei calciatori rimanenti della lista. Dando per scontata l’uscita di Pinamonti, la cifra finora incamerata permetterebbe l’iscrizione alla prossima Champions League del nuovo arrivo Nainggolan (costato 38 milioni), di Skriniar (23), di uno fra Vecino e Gagliardini (24) e di Borja Valero (5,5). Al momento, però, non potrebbero essere inseriti Lautaro Martinez (costato 23 milioni) e l’escluso fra Vecino e Gagliardini.

In caso di una partenza eccellente, oppure se l’Inter volesse rafforzare maggiormente la rosa che prenderà parte alla Serie A rispetto a quella che potrà essere iscritta in Champions League, la situazione economica permetterebbe l’acquisto di un altro giocatore dal costo complessivo di 30-40 milioni (fra eventuale prestito e riscatto, che se obbligatorio va conteggiato immediatamente mentre in caso di semplice “diritto” non deve essere messo subito a bilancio). come Dembelé o Malcom. Proprio sfruttando i prestiti con semplice “diritto di riscatto” pare in dirittura d’arrivo l’affare Politano (a bilancio subito solo i 7 milioni di prestito che dovrebbero essere compensati dalla cessione per 5 milioni di Odgaard con plusvalenza.

I paletti non rimossi dall’Uefa lasciano però pensare che anche per quest’anno la strategia societaria per eventuali altre operazioni in ingresso sarà direttamente collegata a possibili cessioni che permettano di “coprirne” le spese e che soprattutto non portino a un’ulteriore aumento del monte ammortamenti.

Dato il costo del cartellino (non inferiore ai 55 milioni), l’ingaggio e le richieste Fair Play Finanziario non sembra fattibile l’ipotesi Higuain anche in caso di partenza di Icardi: logica vorrebbe che i soldi eventualmente incassati per la cessione del capitano nerazzurro venissero investiti su uno o più giocatori magari anche più costosi del “Pipita” come costi totali dei cartellini ma più giovani, che non appesantiscano eccessivamente il monte ingaggi né il monte ammortamenti del club, potendo proprio per via dell’età essere ammortizzati su un periodo di tempo più lungo.

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