Il Mondiale del 2019 è stata la grande consacrazione del calcio femminile, quello del 2023 alle porte somiglia già a una festa. Un momento di celebrazione, ma anche di consolidamento della grande crescita degli ultimi anni. In Australia il calcio femminile cerca un definitivo riconoscimento, ma lo farà mettendo in mostra un livello di gioco che probabilmente non è mai stata così elevato.
Se nel 2019 molti nuovi appassionati si sono avvicinati al calcio femminile, il 2023 è un’altra occasione per attrarre nuovo pubblico. Su l’Ultimo Uomo proveremo a seguire l’evento e presto pubblicheremo la nostra guida al Mondiale. Se cercate però oggi una rivista che vi introduca ai principali temi di Australia 2023 Imago - l’agenzia fotografica con cui collaboriamo - ha pubblicato una guida per voi. La scaricate a questo link, si intitola “Goalgetter” e contiene la maggior parte delle informazioni chiave: le squadre, divise per il continente che rappresentano, le giocatrici da seguire, il filo storico dei Mondiali precedenti riannodato. Il tutto, ovviamente, corredato da magnifiche foto, visto che si tratta di Imago.
Una parte del magazine è dedicata alla cronistoria del Mondiale femminile, sin dal primo riconosciuto ufficialmente.
Siamo nel 1991, a Guangzhou, in Cina. La prima partita ufficiale tra due squadre di calcio femminile c’era stata vent’anni prima (Olanda-Francia), con un primo Mondiale non riconosciuto. Il riconoscimento culturale era così indietro che un articolo del New York Times titolava “Il calcio diventa sexy”.
Da quel momento si sono registrati altri tentativi di organizzare un primo campionato del mondo femminile di calcio. Dopo un Mondiale di prova nel 1988, nel 1991 12 squadre arrivano a Guangzhou per sfidarsi nel primo torneo riconosciuto ufficialmente dalla FIFA. Come si scrive su Goalgetter: «La finale del Mondiale del 1991 ha mostrato le capacità, la determinazione e la crescente popolarità del calcio femminile, portando alle future edizioni. Il torneo ha elevato lo status del calcio femminile a un livello globale».
L'incredibile cerimonia d'apertura del Mondiale nello stadio di Guanzhou.
Il CT degli Stati Uniti, Anson Dorrance, fa la sua dichiarazione d’ intenti: «Tutti pensano che siamo nati in cima a una montagna ma non è così. Abbiamo scalato la montagna, abbiamo piantato una montagna sulla sua cima e da allora la difendiamo». Gli Stati Uniti non erano la squadra favorita del torneo: avevano perso contro la Norvegia e due volte contro le padrone di casa cinesi. Eppure hanno finito per vincere.
Michelle Akers prova la sforbiciata nella partita contro il Giappone.
La finale è stata decisa da una doppietta di Michelle Akers, numero 10 e stella degli Stati Uniti. L’intuizione di Dorrance fu di spostarla dal centro del campo al ruolo di punta, un ruolo che lei odiava. Akers ha segnato l’1-0 con un altissimo colpo di testa in anticipo sulla difesa norvegese, e poi il 2-1 finale approfittando di un errore e dribblando il portiere in uscita.
Le emozioni contrastanti delle giocatrici norvegesi a fine partita.
Prima della finale Akers aveva praticamente dichiarato guerra alla squadra norvegese: «Odiamo la Norvegia. Le abbiamo sempre odiate». Ma era solo uno stimolo per batterle: una delle prime accese rivalità del calcio femminile. A fine partite ovviamente le due squadre festeggiavano assieme, come dimostrano queste bellissime foto di Imago. Gli Stati Uniti sfoggiano forse la più bella maglia della loro storia
Una foto tratta dalla sfida tra Cina e Danimarca.
Foto tratta dalla partita Cina-Svezia.