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Il quarto d'ora con cui la Juventus si è presa questa pazza partita
14 set 2025
La squadra di Tudor gioca una partita pasticciata, ma batte l'Inter con più desiderio ed energia.
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10 min
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Foto IMAGO / Anadolu Agency
(copertina) Foto IMAGO / Anadolu Agency
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Juventus e Inter avranno altre 35 partite per costruire il proprio destino. L'importanza del derby d'Italia, però, non può essere relativizzata, specie per come è finito. Un cazzotto di Vasilije Adzic nei minuti di recupero, con un tiro scagliato da una distanza da cui, in genere, non si fa gol.

La sconfitta dell'Inter contro l'Udinese aveva aperto un varco per una piccola crisi dell'Inter e la Juventus lo ha allargato, gonfiando le incertezze che circondano la squadra dall'inizio dell'estate - tra guida tecnica e scelte di mercato. La Juventus, forse, come ha detto Tudor, non ha giocato una partita particolarmente brillante, ma il risultato amplifica l'entusiasmo coltivato in questo inizio di stagione: un ultimo giorno di mercato che ha portato a Torino Openda e Zhegrova e poi le prime due vittorie in Serie A.

TUDOR SPARIGLIA
Con tutti a disposizione, Chivu ha preferito l’esperienza di Mkhitaryan alla freschezza di Sucic; sulla sinistra, Carlos Augusto a Dimarco, apparso in difficoltà anche con la Nazionale.

Tudor doveva invece fare i conti con le assenze di Zhegrova, Conceição, Cambiaso e Miretti. Le scelte più delicate per il tecnico croato riguardavano i ruoli di esterno sinistro e trequartista di destra del suo 3-4-2-1, in sostituzione di Cambiaso e Conçeiçao. Il tecnico ha scelto McKennie, probabilmente per contrastare il gioco aereo di Dumfries, e Koopmeiners. Un po’ a sorpresa ha inserito Vlahovic al posto di Jonathan David.

Ma il restyling della Juventus non si è esaurito con la scelta dei titolari. Contraddicendo le dichiarazioni della conferenza stampa, in cui aveva sottolineato la necessità di tempo e lavoro per abbandonare il 3-4-2-1, il tecnico bianconero ha schierato Yildiz alle spalle e in verticale a Vlahovic e Koopmeiners come mezzala destra di un centrocampo a tre con Locatelli vertice basso e Thuram mezzala sinistra. Il 3-5-1-1 disegnato da Tudor sembrava rispondere alle specifiche sfide che la partita contro l’Inter.

Tudor predilige una difesa che prende come riferimento gli avversari, e il 3-5-1-1 si adattava con più naturalezza allo schieramento nerazzurro. Il tecnico croato teneva Yildiz sul mediano Calhanoglu, Vlahovic su Acerbi, e sui due braccetti Akanji e Bastoni andavano le mezzali Thuram e Koopmeiners.

La scelta di Tudor comportava però, alle spalle della pressione delle mezzali, una serie di scivolamenti complicati. Alzandosi su Akanji e Bastoni, le mezzali bianconere sguarnivano le zone ai fianchi di Locatelli, occupate in genere da Barella e Mkhitaryan. A contrastare le ricezioni alle spalle della pressione di Thuram e Koopmeiners erano deputati Gatti e Kelly, che dovevano alzarsi velocemente sulle mezzali nerazzurre.

Thuram si alza su Akanji, alle sue spalle Kelly si alza su Barella.

La strategia di contrasto predisposta da Tudor è piuttosto canonica contro un sistema 3-5-2, ma paga dazio per il fatto che la linea della pressione è arretrata e consente all’Inter di consolidare il possesso dentro la metà campo avversaria. I nerazzurri sono abili a muovere il pallone con qualità e velocità; la Juventus è in ritardo e va in inferiorità numerica ai fianchi delle mezzali, la squadra finisce per collassare dentro la propria area di rigore. L'Inter ha spazio ai lati e fuori dai 16 metri bianconeri.

L’Inter muove le linee della Juventus a destra e a sinistra, fino a generare un vantaggio sul proprio lato destro, con un 3 vs 2 e Barella libero al fianco esterno di Thuram in pressione su Akanji. L’Inter capitalizza la superiorità numerica isolando McKennie contro Barella e Dumfries.

Anche il gol del primo pareggio di Calhanoglu nasce da una situazione di superiorità numerica nella zona delle mezzali. I bianconeri si abbassano all'interno dell'area e si libera lo spazio per il tiro dal limite di Calhanoglu.

Le premesse del primo gol di Calhanoglu.

Da un punto di vista offensivo, la posizione centrale di Yildiz era funzionale a esplorare la zona alle spalle del centrocampo nerazzurro, parsa vulnerabile nelle transizioni difensive durante la partita persa con l’Udinese. Se lo schieramento 3-5-1-1 non sembra particolarmente efficace in fase difensiva, funziona meglio in transizione offensiva. La posizione del numero 10 bianconero fa soffrire i nerazzurri ed espone la fase di non possesso di Chivu alle proprie debolezze.

Bremer anticipa Lautaro e trova Yildiz libero in posizione centrale con enormi spazi per condurre in transizione.

Le difficoltà della linea difensiva dell’Inter ad accorciare sulle ricezioni tra le linee di Yildiz non si limitano solamente alle fasi di transizione negativa, ma emergono anche in fase di difesa schierata, come evidente proprio in occasione del bellissimo gol di Yildiz.

Bremer è abile ad accelerare la giocata e a servire di prima Yildiz, ma nessuno dei tre centrali nerazzurri esce tempestivamente sul turco, pur dovendo marcare il solo Vlahovic.

Senza i due trequartisti la Juventus ha perso però la sua struttura posizionale abituale, e il comfort delle catene laterali, utili per consolidare il possesso e abbassare gli avversari. La Juventus non trova in maniera sistematica dei meccanismi che le garantiscono un possesso sicuro contro la difesa nerazzurra e consegna presto il pallone agli avversari.

Il 3-5-1-1 basso adottato da Tudor, insomma, era inefficace nel contrastare la buona circolazione del pallone dell’Inter e il tecnico croato, dopo mezz’ora, e dopo essere passato nuovamente in vantaggio con il gol del 2-1 di Yildiz, cambia strategia in fase di non possesso, virando verso un 5-4-1 compatto nella propria metà campo.

L'idea è di abbandonare i riferimenti e controllare gli spazi. Con questa mossa Tudor rinuncia definitivamente a ogni presunta volontà di pressing alto, barattandola con un maggiore controllo di tutta l’ampiezza del campo cercando così di risolvere i problemi che la circolazione del pallone dell’Inter poneva agli scivolamenti orizzontali dei giocatori bianconeri.

La Juventus controlla meglio l'ampiezza, ma si abbassa ancor di più e perde l'unico riferimento nelle ripartenze, ovvero Yildiz, spostato lateralmente. I bianconeri consegnano così il dominio del pallone all’Inter, difendendo praticamente dentro la propria area.

Il 5-4-1 difensivo della Juventus dopo il minuto 30.

L'Inter è paziente, domina il possesso, riconquista il pallone in fretta. Tra il gol di Yildiz e quello del vantaggio di Marcus Thuram accumula il 64% di possesso palla. La squadra continua a fare fatica a creare occasioni pulite da gol, mostrando, pur con un nuovo allenatore, la scarsa tendenza a creare superiorità numerica tramite dribbling e la ricerca della rifinitura tramite cross, specie nella zona del secondo palo.

Alla fine della partita saranno ben 32 i cross effettuati dai nerazzurri e solo due - uno di Calhanoglu e uno di Mkhitaryan - i dribbling portati a termine. La strenua difesa dell’area da parte bianconera ha però lasciato ampi margini al limite dell’area per gli avversari. Calhanoglu calcia per ben 6 volte da fuori area e in una di queste occasioni, dopo quello dell’1-1, con uno splendido diagonale trovava il gol del pareggio.

CHI HA USATO MEGLIO LE SOSTITUZIONI?
A 25 minuti dalla fine Chivu sostituisce Barella, Lautaro Martinez e Carlos Augusto con Zielinski, Bonny e Dimarco. Alla prima azione dopo la tripla sostituzione l’Inter trova il pareggio con Calhanoglu. I cambi di Chivu non incidono sulla struttura tattica della squadra, ma donano maggiore brillantezza con Bonny e Dimarco.

Tudor aspetta invece fino al minuto 73 per trovare energie e idee nuove dalla panchina. Anche il tecnico bianconero opta per un triplo cambio inserendo Openda e, abbastanza sorprendentemente, Cabal, in campo dopo ben dieci mesi dal suo infortunio e il giovane Adzic. Openda prende il posto al centro dell’attacco di Vlahovic, Cabal va sulla fascia sinistra al posto di McKennie, che viene spostato in mezzo al posto del sostituito Locatelli.

Adzic, entrato al posto di Koopmeiners, muta la struttura posizionale della sua squadra verso un 3-4-2-1 anche in fase di possesso, schierandosi come trequartista di destra. Subito dopo le sostituzioni il punteggio del match cambia grazie al gol di Marcus Thuram, di testa su assist da calcio d’angolo di Dimarco, che porta per la prima volta in partita l’Inter in vantaggio.

Tudor a questo punto gioca tutte le proprie carte, inserendo David – in attacco con Openda e Yildiz - e João Mário sulla fascia destra, per Gatti e McKennie, arretrando Kalulu in difesa e Adzic in mezzo al campo. Chivu invece sostituisce Dumfries con Darmian e, poco dopo Calhanoglu con Sucic, spostando Zielinski davanti alla difesa e schierando il nuovo entrato come mezzala destra.

I cambi di Tudor, oltre a dare nuove energie, cambiano radicalmente l’identità tecnica della squadra, inserendo giocatori di qualità, vivacità e rapidità al posto dei più compassati Vlahovic, Locatelli, Koopmeiners e dello stesso Kalulu quando impegnato come esterno destro.

Oltre a realizzare il gol del 3-3, Khéphren Thuram sale in cattedra guidando il pressing e portando il pallone nella trequarti campo avversaria, Adzic pulisce tecnicamente la circolazione del pallone, David e Openda si alternano nella posizione di centravanti e trequartista di destra. Entrambi hanno tecnica e rapidità sufficienti per manovrare negli spazi del nuovo scenario tattico nato dopo il gol di Marcus Thuram.

La Juventus in quel momento ha desiderio ed energia per attaccare, mentre l’Inter si rinchiude piuttosto bassa (65% di possesso palla per i bianconeri dopo essere andati in svantaggio). La squadra di Chivu pare quasi sorpresa della reazione della Juventus. Forse si aspettava di aver fatto il grosso, dopo il gol del 3-2. Del resto la squadra di Tudor non era mai sembrata in grado di prendere il centro del ring.

Il gol di Adzic, sul cui tiro Sommer è in ritardo, è l’ennesima bellissima rete da fuori area di questa pazza partita. Regala nei minuti di recupero una vittoria bellissima per la Juventus, ma non semplice da decifrare.

QUALI INDICAZIONI PER CHIVU E TUDOR
Le scelte iniziali di Tudor non hanno pagato. Il 3-5-1-1 visto a inizio partita non è riuscito a contrastare il possesso palla nerazzurro che è riuscito progressivamente ad abbassare la Juventus fino a costringerla a difendere all’interno della propria area. La posizione di Yildiz alle spalle di un Vlahovic costantemente in difficoltà nella protezione del pallone, ha pagato nel punire le difficoltà nerazzurre a difendere la zona centrale sia in transizione difensiva che a difesa schierata, ma ha penalizzato complessivamente la manovra bianconera.

Già nel primo tempo Tudor ha provato a correggere il proprio schieramento passando al 5-4-1 in fase di non possesso che ha in qualche maniera tamponato i problemi di difesa dell’ampiezza, ma ha abbassato ulteriormente la squadra e privato Yildiz della possibilità di fungere da perno della transizione offensiva. La squadra è cambiata quando gli innesti di Openda, Adzic, David e João Mário hanno innalzato il livello tecnico, trasformando la squadra piatta e passiva vista sino a quel momento, in una molto più brillante e intensa.

A fine partita Tudor non si è detto contento della prestazione della Juventus, fatta eccezione per i minuti finali. La partita contro l’Inter e, in particolare la prestazione della squadra dopo i cinque cambi fatti, suggeriscono che la Juventus ha una rosa ricca di attaccanti e di qualità offensive e la vera sfida da vincere per il tecnico croato dovrà essere quello di sfruttare al massimo le caratteristiche del roster a propria disposizione, con coraggio e flessibilità, andando anche fuori da quella che fino a oggi è stata la sua zona di comfort tattico.

A differenza dell’allenatore vincente, quello sconfitto – Cristian Chivu – si è detto soddisfatto della prestazione, rammaricandosi solamente per la gestione di alcune situazioni negli ultimi dieci minuti di gioco. L’Inter ha in effetti giocato una buona partita, dominando il possesso, abbassando la Juventus e recuperando due volte il risultato fino a ribaltarlo ad un quarto d’ora dal termine.

La circolazione palla, almeno fino al limite dell’area avversaria, è stata fluida e la riaggressione, quando la Juve è passata al 5-4-1 spostando lateralmente Yildiz, ha funzionato. Tuttavia, non si possono non notare alcuni difetti ormai ricorrenti dei nerazzurri. La difesa della zona alle spalle del centrocampo mostra problemi in ogni fase di gioco, la creazione di occasioni pulite senza ricorrere ai cross è difficoltosa e, soprattutto, la squadra appare fragile quando gli avversari, come fatto dalla Juventus negli ultimi 15 minuti del match, alzano l’intensità.

La Juventus è riuscita ad allargare il varco della crisi nerazzurra aperto due domeniche fa dall’Udinese e ha aggiunto ulteriori incertezze sulla gestione estiva delle sconfitte in campionato e in Champions League nel finale della scorsa stagione e dell’abbandono di Simone Inzaghi. L’impressione è che il lavoro da fare per Chivu sia tanto, sia da un punto di vista tecnico-tattico che da un punto di vista psicologico ed emotivo.

Con sole 20 partite alle spalle da professionista ce la farà?

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