Il Real Madrid ha vissuto un 2016 da sogno. Subentrato il 4 gennaio, Zinedine Zidane ha preso per mano la squadra guidandola verso un’insperata undicesima Champions League della sua storia. In questa stagione il Real Madrid è primo nella Liga e ha scritto il nuovo record di partite senza sconfitte. Zidane ha chiuso il 2016 con più trofei che partite perse.
Il Real Madrid, come nei suoi cicli d’oro, scende in campo con l’idea di poter vantare un diritto divino alla vittoria. Una convinzione che nessuna squadra è sembrata poter davvero scalfire. Il dominio però si esprime anche sul piano più tangibile dei numeri. Il Real in campionato è secondo per Expected Goals prodotti (39.6), pur con due partite ancora da giocare: è la squadra che tira di più nello specchio (con 7.2 conclusioni a partita) ma anche in generale (17.8 tiri a partita contro i 16.4 del Barcellona e i 13.5 del Málaga).
Anche dal punto di vista difensivo la squadra di Zidane è incredibilmente efficiente: seconda per gol subiti solo al Villarreal (18 contro 14), ed è anche quella con meno Expected Goals negativi (12.6 rispetto ai 14.3 del Barcellona e i 14.7 dell’Atlético), oltre a essere quella con meno tiri in porta subiti in media a partita (9.1, contro i 9.4 del Barcellona e i 9.7 della Real Sociedad).
Numeri che parlano di una squadra quasi imbattibile e in piena forma. Chissà, però, se è davvero così.
Le crepe
La trasferta in Giappone per il Mondiale per club è stata la ciliegina sulla torta di un anno incredibile. Ma è stato anche l’ultimo periodo tranquillo per Zidane.
Da un paio di mesi la piaga degli infortuni ha toccato a turno tutti i giocatori della rosa, al punto che viene da pensare che la squadra abbia raggiunto il picco atletico troppo presto. Dopo il Mondiale per club i “merengues” hanno giocato 9 partite tra campionato e coppa: in queste sono arrivate la prima sconfitta in campionato (contro il Siviglia) e l’eliminazione dalla Coppa del Re (contro il Celta Vigo). In totale, in queste 9 gare, il Real Madrid ha subito 11 gol.
Un periodo difficile, aggravato dalla trasferta saltata a Vigo per maltempo, che ha creato un’astinenza da partita lunga 14 giorni, in cui è sorto più di un dubbio sullo stato della squadra e, soprattutto, sullo sviluppo tattico che Zidane aveva pianificato per questa stagione. Il tecnico ha dovuto di volta in volta cucire un nuovo sistema su misura dei giocatori a disposizione e la strategia di base ha continuato ad oscillare di partita in partita a seconda delle caratteristiche dell’avversario, anche a costo di giocare una partita sostanzialmente difensiva come successo contro il Siviglia. Zidane ha approfittato del periodo più difficile vissuto da allenatore per scoprire una nuova flessibilità.
Ora, volendo, qualsiasi squadra può contendere il possesso al Madrid. E forse questa è la migliore delle notizie per una squadra che ha bisogno di controllare il pallone come il Napoli. Non significa, però, che i “merengues” abbiano rinunciato a imporre il proprio contesto di gioco, solo che questo non passa necessariamente per il dominio del possesso. Anche per adattarsi a un centrocampo ridimensionato dalle assenze: nel periodo in cui è mancato Modric, a dicembre, Isco o James sono stati schierati titolari, partendo dalla trequarti e invertendo il triangolo di centrocampo (James contro lo Sporting e Isco contro il Deportivo), con Kroos e Casemiro in linea.
Il Real Madrid gioca con la convinzione di poter risolvere la partita quando vuole con una giocata, e il centrocampo ha diminuito il volume di gioco che passa per Kroos e Modric al centro. Con meno attenzione al bilanciamento del centrocampo da parte delle due mezzali, ora Modric si muove molto di più e su diverse linee: può essere sia aggressivo che conservatore e ha ruotato un po’ ovunque a centrocampo, svincolandosi anche da Casemiro, che lo scorso anno non riusciva a trovare la posizione senza il riferimento del croato accanto. Questa ritrovata libertà di movimento ha coinciso, per Modric, con una stagione di altissimo livello, forse la migliore da quando è a Madrid.
Era da tanto che non si vedeva un Modric così libero in campo da poter riceve nella sua metà campo e una volta liberatosi del pallone e individuato lo spazio andare in area a chiamare il cross.
Ma quella di Modric è forse l’unica individualità che sta spiccando in questa stagione (dico forse perché va aggiunto anche Sergio Ramos), per il resto le stelle della squadra stanno affrontando il peggior periodo di forma da quando sono con Zidane.
Benzema non solo non riesce a segnare ma ha anche perso lucidità nelle scelte fuori dall’area di rigore. Rimane il miglior compagno possibile per Cristiano Ronaldo, per la sua capacità di preparargli l’area per gli inserimenti centrali, ma i dubbi sul suo utilizzo rimangono. Anche considerando la situazione di Morata, che Zidane sta utilizzando col contagocce: nonostante i cali di forma di Cristiano e Benzema e l’infortunio di Bale, Morata non ha iniziato che 6 partite da titolare (riuscendo comunque a segnare un gol in più di Benzema).
Questo rigore in movimento mandato alle stelle sul finire di gara contro il Celta è un esempio preso dal mazzo delle occasioni clamorose che il francese si sta mangiando questa stagione.
Lo stato di forma di Benzema si aggiunge alla ormai cronica decadenza atletica di Cristiano, che ha avuto grandi ripercussioni tattiche per il Real Madrid, soprattutto quando negli ultimi cento giorni è mancato Bale. Né Benzema né Ronaldo riescono a dare profondità alla squadra, se non ricevendo lanci lunghi. Questo ha fatto perdere velocità alla manovra, soprattutto nelle transizioni offensive. Con la palla manca chi possa spaccare il campo in conduzione: solo Vazquez è in grado di farlo, e infatti è stato lui a sostituire il gallese, anche se riesce ad avere un’influenza sul gioco solo dalle fasce laterali.
Per quanto profondo possa essere il Madrid con Vazquez in campo, il pallone in area arriva comunque dalle fasce, spesso attraverso i cross (possibilmente sul secondo palo, ancora meglio se per Cristiano). Le combinazioni tra centrocampo e attacco non riescono a produrre un vantaggio al centro che aumenti la qualità delle conclusioni in porta, pur non mancando di quantità.
Un esempio della poca profondità della squadra è stata la partita contro il Malaga di fine gennaio. Contro il 4-4-2 con il centro bloccato del Malaga il Real Madrid ha praticamente abdicato il controllo del centro del campo ma non quello del pallone. Solo Isco riusciva a creare un vantaggio posizionale muovendosi per ricevere con criterio tra le linee. Il Real Madrid ha vinto solo grazie a due gol di Sergio Ramos a gioco fermo.
Contro un Malaga ordinato il Madrid non riesce a sfruttare il centro con continuità e finisce per far circolare palla in zone esterne, passando anche per cambi di campo per arrivare ad improbabili cross contro la difesa schierata. La squadra di Zidane fatica a trovare superiorità nel centro del campo.
Il Real Madrid di quest’anno è così flessibile che è arrivato a schierare una difesa a 3 molto distante dalla tradizione tattica dei “merengues”. È una declinazione che vale la pena approfondire anche vista la probabilità di vederla contro il Napoli.
Provare a risolvere i problemi con la difesa a 3
La difesa a 3 ha esordito a partita in corso contro i Kashima Antlers in Giappone, ed è stata riprovata dall’inizio contro il Siviglia e Osasuna. Il 3-5-2 pensato da Zidane serve ad affrontare i problemi di profondità centrale: Ronaldo e Benzema sono più vicini e gli esterni hanno campo più libero per fare da ponte tra la difesa e l’attacco, senza preoccuparsi troppo di quello che gli succede alle spalle.
Si vede bene come sia stato Modric a provare a bilanciare il 3-5-2 di Zidane nella partita contro il Siviglia andando a giocare anche più largo del normale per aiutare la squadra a raggiungere le punte anche dalla fascia destra.
L’idea di Zidane non ha inciso quanto era lecito aspettarsi proprio a causa della cattiva forma delle due punte e degli esterni: Marcelo, in particolare, non sta producendo il solito volume di gioco negli ultimi 30 metri.
Sembra esserci un problema atletico, ma fatto sta che il sistema non sembra abbastanza bilanciato sulle fasce. Contro l’Osasuna Zidane ha messo un 3-5-2 dalla forte impronta verticale, dove il pallone passava per gli esterni per arrivare poi alle punte, aggirando così i problemi di gioco al centro. È quasi paradossale che il gol sia arrivato con la prima combinazione giusta proprio sulla trequarti e con il primo tiro in porta di Cristiano.
Benzema si muove tra le linee vicino a Isco ed è finalmente preciso nella scelta e nell’esecuzione per Cristiano.
Contro l’Osasuna Zidane ha cambiato idea in corsa capendo i limiti della difesa a 3 con Casemiro in campo, che non fa altro che esporre i difetti della squadra col pallone. La coppia d’attacco, i cui sincronismi non sono sempre buoni, rimane troppo isolata rispetto al resto della squadra; non si riesce mai a generare superiorità numerica in zona palla e gli esterni hanno troppo campo da attaccare in relazione al carente stato di forma. In quella partita si sono visti anche preoccupanti peggioramenti senza palla: le fasce sono state terra di conquista dei rivali e il terzo centrale ha eseguito le scalate con una fatica preoccupante.
Gli esterni sono un problema nel 3-5-2 di Zidane. Addirittura Danilo non è riuscito a far arrivare la palla a Cristiano davanti.
Come a Siviglia, il tecnico dell’Osasuna ha modificato da subito il suo sistema per non permettere al Real di trovarsi schierato a specchio. Ha quindi messo in campo un 4-4-2 con distanze corte, e che con pochi passaggi riusciva ad affacciarsi verso la porta di Keylor Navas. Poco dopo la mezz’ora Zidane ha sistemato la squadra con la difesa a 4: l’infortunio di Danilo è stata la scusa per inserire direttamente un centrocampista (James in questo caso) e di occupare finalmente meglio il campo. Da lì in poi il Madrid ha vinto di pura inerzia. Anche, e soprattutto, questo è il Madrid di Zidane.
Carpe Diem
Tutto sommato, se il 2016 è stato assolutamente trionfale, questo inizio di 2017 è stato ambiguo per il Real Madrid. La squadra ha perso la propria imbattibilità e si è vista superata dal punto di vista tattico per lunghi tratti di partita da squadre diverse tra loro: Málaga, Real Sociedad e Osasuna. Questo significa che non c’è un profilo preciso di squadra che possa fare male al Madrid, proprio perché il Madrid non presenta una strategia chiara nel proprio sistema. Gli infortuni, lo stato di forma, le scelte di Zidane hanno portato la squadra a mostrare il lato oscuro di quanto fatto vedere nel 2016.
Il Real Madrid è una squadra che può sbagliare strategia iniziale, ma che allo stesso tempo è in grado di modificarla in corsa. Soprattutto, è una squadra che non ha bisogno di giocare bene per vincere. Anche perché non sa attaccare con continuità e senza il pallone non sa difendere o mascherare i propri difetti strutturali. Eppure è in grado di segnare contro chiunque in qualunque momento, e mentalmente è quasi impossibile essergli superiori (quest’anno c’è riuscito solo un Siviglia in totale trance agonistica).
Una squadra come il Napoli, che muove bene il pallone per disorganizzare il sistema avversario e in grado di dare continuità al proprio gioco nei 90 minuti, potrebbe riuscire a dettare il contesto tattico. Il Real Madrid non è in grado di contendere il pallone al Napoli, se non per alcuni tratti di partita, e non ha un sistema di pressione abbastanza minaccioso. Il Real Madrid potrebbe decidere di schierare una difesa a 3 e le due punte vicine, per provare ad aumentare la propria profondità ma rinunciando al controllo del pallone.
Un contesto che a Sarri non dispiacerebbe per niente, soprattutto al Bernabeu. Proprio lì, più che a Napoli, si deciderà il passaggio del turno: è lì che la squadra di Sarri deve provare a minare la sicurezza mentale del Real Madrid. La stessa cosa che ha fatto il Celta Vigo in Coppa del Re: attaccando la squadra di Zidane con coraggio all’andata, per poi contenere la sfuriata nel ritorno.
Bisogna però aver presente che il Real Madrid è probabilmente ancora la squadra più forte d’Europa per la completezza della rosa a disposizione, ma se c’è un momento della stagione in cui al Napoli conveniva affrontarlo è sicuramente questo.