C’era già stata la consacrazione di Ilia Topuria. Era avvenuta a UFC 298, lo scorso febbraio a Anaheim, in California. Estimatori e non si erano dovuti rendere conto che Topuria era davvero un diamante, e nemmeno più grezzo, anzi, raffinato, duro, tagliente e soprattutto pronto per la cintura dei pesi piuma. Aveva battuto l’allora campione Alexander Volkanoski, diventando l’unico uomo negli ultimi dieci anni, oltre a Islam Makhachev, in grado di mandarlo KO. Sabato scorso ha difeso per la prima volta il suo titolo, a UFC 308, forse la card più spettacolare dell’anno, contro una leggenda come Max Holloway: e se la consacrazione del suo talento c’era già stata, come dobbiamo definire questa vittoria per KO al terzo round?
Ma andiamo con ordine. La Etihad Arena di Abu Dhabi è stata teatro di una card colossale, che è partita in quarta regalando un KO stellare, già candidato a KO dell’anno: sto parlando del doppio spinning backfist di Shara Magomedov, arrivato dopo un incontro equilibrato contro Armen Petrosyan, un colpo che più che un coniglio tirato fuori da un cilindro, somigliava a una balena tirata fuori da un bicchiere da shot. Con tanto di walk-off a infiammare la folla, ebbra di sorpresa e stupore. Con questa vittoria Shara Magomedov, il “pirata” con un occhio di vetro (e una denuncia per aggressione ai danni di un tizio che stava baciando la propria fidanzata in un centro commerciale), è salito a 15 vittorie e nessuna sconfitta, minacciando i piani alti dei pesi medi UFC.
Ci ha pensato, poi, Magomed Ankalaev a ristabilire una più naturale calma, demolendo lentamente Aleksandar Rakic, trovando la via del diretto sinistro e gonfiandogli il volto nel giro di tre riprese. Alex Pereira diceva il vero: Ankalaev è difficilmente vendibile perché metodico e poco spettacolare, però i suoi risultati dicono 20 vittorie, un pareggio, una sconfitta e un No Contest. Non sorprende che il futuro contendente al titolo sia lui di diritto.
È arrivato poi un co-main event che ha regalato a Khamzat Chimaev, la sua più grande vittoria in carriera. Un po’ come Shara Magomedov, anche Chimaev sembra a volte “troppo personaggio” per non deludere le aspettative alte che lui stesso crea, eppure eccoci qui, a commentare una vittoria che forse, per una volta, supera le stesse promesse che Chimaev aveva fatto. Dopo una settimana di quiete in cui ha promosso nuova versione di se stesso, dicendo di essere stato cambiato dalla paternità, e di voler essere un esempio per il figlio, Chimaev ha piegato Whittaker in meno di un round, ottenendo subito il takedown e dominando dal primo all’ultimo secondo l’ex campione dei medi, fino a rompergli la mandibola con una crank. Adesso anche il record di Chimaev, 14-0, sembra meno costruito di prima, e la sua pretesa di un match titolato con Du Plessis sembra più che legittima.
Sembra che Whittaker abbia chiesto la resa troppo in fretta, in realtà ha sentito il proprio mento letteralmente spezzarsi dislocandogli parte della mandibola (spostandogli i denti, cioè: bleah).
Il piatto forte della serata
Max Holloway, reduce dalla vittoria del titolo BMF contro Justin Gaethje (con quel KO all’ultimo secondo che, in ogni caso, rimarrà come uno dei momenti più spettacolari del 2024) era stato caricato di responsabilità da parte della promotion, con un’offerta succulenta e tremendamente pericolosa: provare a prendersi il titolo dei pesi piuma, che un tempo era stato suo, contro la next big thing delle MMA: il campione Ilia Topuria.
Topuria ha avuto un’ascesa inarrestabile, che in molti hanno paragonato a quella di Conor McGregor, sebbene ci siano delle differenze sostanziali tra i due. Se qualcuno ha accusato Topuria di essere un banale wannabe di Conor, forse è più vero il contrario. McGregor ha affinato e sfruttato al massimo l’arte al microfono che, abbinata alle sue innegabili capacità dentro l’ottagono, gli aveva regalato la chance di diventare campione di due divisioni nel giro di pochi incontri. Topuria invece sta facendo l’opposto: prima di salire di categoria e cercare il “superfight” sta cercando di consolidare il proprio successo nei piuma. Sembra, in particolare, che voglia essere ricordato dai fan hardcore come il fighter che batte il vostro fighter preferito (a meno che il vostro fighter preferito non sia lui, ovviamente).
A differenza di McGregor, Topuria ha vinto il titolo dei piuma e non ha perso tempo nel mettere a segno la sua prima difesa titolata, mantenendo le promesse fatte e mettendo KO Max Holloway (in realtà, aveva promesso di farlo nel primo round, ma gli perdoniamo una simile imprecisione). Holloway è uno dei fighter più duri e forti di categoria, ha combattuto con McGregor durante l’ascesa dell’irlandese e si è scontrato più volte con Poirier e Volkanovski (perdendo con entrambi, ma dopo ottimi match), mostrando una longevità con pochi precedenti.
Eppure. Quando a Gilbert Burns, peso welter di lunga data UFC, è stato chiesto di Ilia Topuria, il brasiliano ha sgranato gli occhi e ha iniziato a raccontare la sua esperienza. Ha detto che Topuria si è allenato nella sua palestra e ha lasciato tutti sbalorditi quando, coi guantoni grossi (ci ha tenuto a sottolinearlo più volte), ha messo KO dei fighter ben più pesanti di lui.
Max Holloway, ad esempio, non era mai stato messo KO in una carriera di oltre trenta match. Sui knockdown si può discutere, visto che UFC lo registrava come mai andato knockdown nonostante lo stesso Holloway abbia dichiarato che Gaethje era riuscito a mandarcelo. Essendo una vecchia volpe, un veterano solido ed intelligente, Holloway aveva preparato il match molto bene, contendendo al campione le prime due riprese in maniera equilibrata, un risultato lodevole che nell’economia finale però non è servito a nulla. Il problema con Topuria è che, al limite delle 145 libbre, gli basta davvero un colpo ben assestato per mettere KO i suoi avversari. Nel caso di Max, un fighter duro, tra i più duri, di colpi solidi ne sono serviti due, ma tanto è bastato.
Topuria ha mantenuto subito la sua prima promessa: il campione spagnolo di origine georgiana aveva detto che avrebbe puntato subito il centro dell’ottagono, invitando Holloway a scambiare. Max, essendo Max, ha risposto col gesto del matador che tiene la mantellina e i due hanno ingaggiato con una insolita calma. La quiete prima della tempesta. Holloway ha iniziato col suo solito lavoro di in&out dalla guardia avversaria, trovando da subito il successo. Il suo jab, i suoi cambi di guardia, l’utilizzo sapiente e davvero puntuale dei calci obliqui, gli hanno fatto mantenere un certo vantaggio in termini di distanze per le prime due riprese. Il footwork lento ma costante gli ha consentito di gestire e uscire sul colpo forte di Topuria, l’overhand destro, contenendo degli assalti potenzialmente letali. In particolare grazie all’utilizzo del calcio obliquo su ginocchio e coscia in avanzamento.
Non si era mai visto un Holloway con un timing così eccelso. Il che rende l’idea in modo ancora più approfondito della durezza psicofisica di Topuria, che non ha perso la bussola nemmeno sugli iniziali colpi incassati: una gomitata piuttosto pericolosa e dei diretti dall’impatto notevole. La chiave, per Holloway, era quella di rimanere al di fuori dalla portata dei colpi di Topuria e di non farsi mettere spalle a parete, una posizione dalla quale Topuria è letale. Lo spagnolo ha anche messo a segno un takedown, dal quale Holloway si è rialzato immediatamente, lasciando intendere di essersi preparato a dovere anche da quella che è l’arma nascosta più pericolosa del suo avversario: la sua qualità nel grappling.
Quella però che è l’arma più evidente, l'aggressività in fase di striking, non è stata contenuta a dovere. Topuria possiede una potenza fuori dal comune in tutte e due le braccia, non ha un vero e proprio colpo preferito e riesce a boxare intelligentemente, annullando la differenza di altezza e allungo dei suoi avversari, inserendosi nella guardia e tra le combinazioni, facendo accendere ai suoi avversari tutte le spie, forzando il loro mayday. Contro Holloway, Topuria ha accettato di incassare le combinazioni e i colpi singoli pur di comprendere al meglio le distanze del suo footwork prima di affondare.
Ancora fresco, Holloway non ha lasciato al suo avversario il centro dell’ottagono nel primo round, e girando ha giocato il ruolo del torero, un po’ come aveva fatto Volkanovski. Nel corso del secondo round, il volto di Topuria ha iniziato a gonfiarsi per via dei colpi subiti, senza però cedere il passo, aumentando il ritmo e iniziando a comprendere il footwork in uscita di Holloway. Sempre dal suo range ideale, in maniera molto concentrata, Holloway ha inserito nel suo repertorio anche gli headkick, prontamente parati dal suo avversario, che ha anche evitato l’unico tentativo di spinning back kick pesante, dopo averne contenuto uno al corpo al termine del round precedente.
Topuria è un Terminator che impara in fretta e forse una delle armi più spaventose del suo arsenale è rappresentata da quella capacità di adattamento in corsa, una caratteristica che non si vede in tutti i combattenti, ma solo in quelli con un dono speciale. Ma il dono principale, come detto sopra, quello più evidente, è il colpo da KO. La ricostruzione dell’azione finale è da cineteca.
Mentre Topuria stava subendo una serie di jab e diretti, ha fintato l’ennesimo colpo dentro la guardia di Holloway e con un overhand dall’impatto colossale ha superato il suo braccio sinistro, schiantandosi in pieno volto. Holloway ha tenuto una bordata che avrebbe mandato KO seccamente anche i menti più duri, ma comunque è stato l’inizio della fine. Holloway, ferito, è finito contro la parete, e Topuria, raccogliendo le energie, ha accorciato ancora, è andato in clinch e mentre Holloway cercava la ginocchiata, non ha visto partire l’ultimo colpo di una combinazione letale: un gancio sinistro devastante che ha impattato sul suo volto, mandandolo knockdown.
L’arbitro Marc Goddard ha dato la possibilità a Holloway di recuperare, ma poi ha limitato i danni al fighter hawaiano, ormai impossibilitato a continuare. La leggenda del Real Madrid, Sergio Ramos, che ha accompagnato Topuria fin dalla cerimonia del peso, ha potuto alzarsi per esultare (e poco importa che nel frattempo il Madrid stesse perdendo, in casa, contro il Barcellona).
Topuria è in costante evoluzione e la cosa più spaventosa è che probabilmente ancora non siamo davanti al suo pieno potenziale. A soli 27 anni, e alla sua prima difesa titolata, dal punto di vista dei successi sportivi Topuria non è così lontano dal suo alter ego McGregor. Conor, peraltro, ha twittato subito dopo l’incontro - dopo aver dato le sue quote, vittoria per KO sia di Whittaker che di Holloway, sui quali, si vocifera avesse scommesso 500mila dollari, una perdita non male dopo quella di altri 500mila scommessi la settimana scorsa contro Ngannou: Conor, forse non fa (più) per te. McGregor ha twittato un messaggio che di criptico non aveva nulla: “Call me”, chiamatemi.
Per affrontare Topuria, s’intende, e recuperare l’ennesima borsa spaventosa. Realisticamente, non ci sono i presupposti per un “superfight” del genere, sia per quelle che sembrano essere le condizioni di Conor McGregor, fuori dall’ottagono ormai da tempo, sia per le qualità di Topuria, superiore di certo all’ultima versione di McGregor. A Topuria stesso, poi, è stato comunicato nel corso di un’intervista, un altro tweet di McGregor, in cui diceva di ritenerlo solamente un buon fighter; Topuria allora ha detto che McGregor ha evidenti problemi mentali e bisogno di cure.
Si è complimentato con Topuria, invece, Alexander Volkanovski, salito sull’ottagono a fine incontro. In maniera educata e sportiva, l’ex campione ha chiesto umilmente un rematch, che Topuria ha detto di accettare. «Quest’uomo ha difeso la cintura sette volte [in realtà ha combattuto per un titolo UFC ben 9 volte, ma ha difeso la cintura dei piuma 5 volte], se non merita lui la chance, chi la merita?».
Non credo si possa non essere d’accordo con le parole di Topuria, al tempo stesso però il modo in cui il giovane fenomeno si è sbarazzato di Volkanovski e Holloway fa pensare come la naturale conseguenza sia quella di salire di divisione, o al massimo tentare un’altra difesa contro il nuovo che avanza, Diego Lopes. Ma anche se salisse nei leggeri - per provare a diventare davvero l’evoluzione che McGregor non è riuscito pienamente ad essere, campione (con difese, magari) di quelle stesse categorie di cui è stato campione l’irlandese - per Islam Makhachev (che Topuria ha detto di voler sottomettere, che è come dire di voler catturare Moby Dick a mani nude, ma i precedenti ci obbligano a dargli credito) sarebbe una sorta di “lose-lose situation”, visto che spesso è stato accusato di difendere la cintura da campioni sottodimensionati.
Insomma, UFC dovrà stare attenta a scegliere bene per non far perdere tempo a nessuno e non depauperare il potenziale da star che lo spagnolo ha acquisito dopo un match come quello di sabato.
Ilia Topuria è il pacchetto completo del fighter di MMA moderne: ha iniziato la sua carriera da “pro” finalizzando tutti i suoi avversari per sottomissione, poi ha capito di avere le mani di pietra e ha iniziato a scambiare, ottenendo risultati ancora più impressionanti. Anche con gli striker più elusivi e pericolosi è sempre riuscito ad avere la meglio, e quando gli ultimi due nomi nella lista sono Alexander Volkanovski e Max Holloway c’è poco altro da sindacare. L’unica speranza per la promotion, per evitare un dominio che a lungo andare possa diventare “noioso”, è sperare che arrivi un po’ di nuova competizione da fighter in ascesa come il brasiliano Diego Lopes (che viene da una vittoria con Brian Ortega). Gli ex campioni, dominatori di una volta, sembrano dinosauri in via di estinzione.