Empoli-Atalanta dello scorso 25 novembre si è distinta fondamentalmente per due momenti. Il primo è arrivato all’ottantesimo minuto di gioco, quando Josip Ilicic ha ricevuto palla sulla trequarti, ha saltato in dribbling Maietta (due volte), Bennacer e Pasqual, prima di vedere il suo tiro di piatto sinistro respinto da Silvestre a pochi metri dalla porta. La deviazione del difensore ha quasi permesso a Gosens di segnare un gol, ma il suo tentativo a botta sicura ha incocciato il palo. Il secondo momento è arrivato all’ottantaquattresimo, quando il trequartista sloveno dell'Atalanta è stato espulso per proteste. Questi cinque minuti rappresentano la metonimia dell’esperienza di Josip Ilicic all’Atalanta. Perché, nonostante le pause apatiche e le bizze disciplinari, Ilicic è il giocatore che ha completamente cambiato la stagione dell’Atalanta.
L'assenza di Ilicic
La stagione dell’Atalanta sembrava aver preso una brutta piega. Tutta colpa del mancato accesso alle fase a gironi dell’Europa League, che si diceva avesse depresso l’ambiente nerazzurro. La squadra capace nella scorsa stagione di insidiare il Borussia Dortmund per un posto negli ottavi di finale del secondo torneo continentale è stata estromessa dal modesto Copenhagen ai calci di rigore, dopo un doppio 0-0. Quante altre volte abbiamo visto una squadra entrare in una spirale negativa a causa dello sfumare della chimera europea? Il caso più clamoroso fu quello della Sampdoria 2010/11 capitanata da Angelo Palombo, che passò dai preliminari di Champions League alla retrocessione in Serie B.
La cronistoria di inizio stagione era disseminata di indizi in tal senso, e i risultati parlavano chiaro: dopo il 4-0 al Frosinone alla prima di campionato e lo spettacolare 3-3 contro la Roma all’Olimpico, gara giocata a cavallo della doppia sfida al Copenhagen, l’Atalanta ha poi raccolto 2 punti in 6 partite, subendo cocenti sconfitte per mano di Cagliari, SPAL, Fiorentina e Sampdoria.
C’era anche un altro guaio, ben più grave di un’eliminazione da una coppa, ad appesantire l’aria nell’ambiente atalantino. Ilicic era stato fermato prima della partita di andata contro il Sarajevo, l’esordio nei preliminari di Europa League. Le notizie sulle sue condizioni di salute e sulle cause del suo malessere sono state frammentarie e contraddittorie, e questo ha contribuito ad alimentare la preoccupazione di coloro che gravitano intorno alla squadra. Il 25 luglio si è inizialmente parlato di un attacco influenzale, ma qualche giorno dopo la stampa ha riportato che Ilicic stava combattendo un’infezione batterica che gli aveva provocato un ascesso dentale. Ancora dopo si sarebbe scritto di un ingrossamento dei linfonodi.
Le condizioni di Ilicic si sono aggravate al punto tale da costringerlo al ricovero ospedaliero, l’11 agosto. Lo sloveno è rimasto nella struttura dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo fino al 21 agosto, e nel giorno delle dimissioni nessuno nell’ambiente nerazzurro ha provato minimamente a stimare i tempi di recupero per il ritorno all’attività agonistica.
Ilicic ha giocato uno spezzone di partita contro la SPAL, i primi 52 minuti della stagione. È partito dalla panchina anche contro Milan, Torino e Sampdoria, per pochi minuti e senza incidere. I primi 90 minuti sono arrivati con la maglia della nazionale slovena, il 16 ottobre scorso contro Cipro, anche se non ha completato tutta la partita perché nei minuti finali si è fatto espellere. Cinque giorni dopo, Ilicic è sceso in campo per la prima volta da titolare nella Serie A 2018/19, firmando una tripletta contro il Chievo, in 60 minuti strepitosi dove si è rivisto l’illuminante giocatore della passata stagione.
Con lo sloveno è ripartita tutta l’Atalanta. Le quattro vittorie consecutive – contro Chievo, Parma, Bologna e Inter – nelle quattro partite successive hanno rilanciato la stagione dei bergamaschi. Contro l’avversario più prestigioso, cioè l’Inter appena uscita dal confronto col Tottenham con sole granitiche certezze, Ilicic ha piazzato due assist a coronamento di una prestazione pressoché perfetta.
Nelle prime cinque partite dal rientro di Ilicic, lo scarto statistico rispetto agli incontri precedenti è impressionante. L’Atalanta ha aumentato di colpo la propria presenza nell’area avversaria, perché il numero di tocchi palla negli ultimi 16 metri è passato da 25,1 a 36,6 di media a partita. La "Dea" ha iniziato a tirare di più, salendo da 16,5 a 20,8 conclusioni di media a partita. Ha iniziato a creare più pericoli – gli Expected Goals sono passati da 1,5 a 2,6 a partita – e, cosa più importante, a segnare molto di più: 16 gol nelle 5 gare successive al rientro di Ilicic da titolare, contro i 9 realizzati nelle precedenti 8. Comprendendo le partite successive, su un arco temporale più lungo i numeri si sono calmierati ma la sostanza è la stessa: l’Atalanta trova più facilmente l’ingresso in area (+23% con Ilicic in campo), tira di più (+15%), produce di più (+38% negli xG, +50% nei gol).
Il grafico riporta le zone in cui un giocatore atalantino fa partire un passaggio chiave, quel passaggio cioè che mette un compagno in condizione di tirare verso la porta avversaria. A destra sono raffigurate le zone in cui è stato giocato un passaggio chiave nelle partite disputate dall’Atalanta senza Ilicic. A sinistra, invece, sono rappresentati i passaggi chiave con Ilicic in campo. Le zone del campo in verde, cioè quelle con una maggiore frequenza di passaggi chiave, sono più dense tra le linee e nei mezzi spazi quando Ilicic è in campo. Al contrario, i passaggi chiave sono più rari e diffusi per il campo, in zone generalmente meno pericolose delle precedenti, quando Ilicic non c’è. Nell’Atalanta solo Gomez ha realizzato più passaggi chiave di Ilicic: in media sono 3,3 ogni 90 minuti per l’argentino e 2,4 per lo sloveno.
Se non bastassero quelle collettive, le statistiche individuali di Ilicic sono anche più lusinghiere. Lo sloveno infatti è il giocatore atalantino che tira di più, 4,4 conclusioni verso la porta ogni 90 minuti (il secondo, Musa Barrow, ne ha 4,2, poi c’è Duvan Zapata con 3,8). Ilicic è anche il giocatore con più dribbling riusciti nell’Atalanta, con una media di 3,4 dribbling per 90 minuti (Rigoni è dietro di lui con 2,8 dribbling/p90, Gomez ne ha 1,8/p90).
Ilicic ha cambiato faccia all’Atalanta, su questo non c’è alcun dubbio.
Cosa dà Ilicic tecnicamente
Con i risultati positivi è cambiato completamente l’umore dell’ambiente bergamasco. Gasperini, nel post-partita di Sassuolo-Atalanta, ha persino scherzato sulla salute di Ilicic. Al contrario, lo sloveno, quando ha potuto rivolgere lo sguardo indietro al brutto periodo ormai alle sue spalle, rinfrancato dalle buone sensazioni ricevute dal campo, in una intervista concessa a Sky Sport dello scorso 2 novembre, ha gelato tutti confessando di aver temuto per la propria vita.
Contro il Sassuolo, Ilicic è entrato al sessantatreesimo e ha segnato una tripletta. In una partita sostanzialmente aperta e il cui equilibrio tattico era stato largamente rotto – al momento dell’ingresso dello sloveno il risultato era di 2-3 – Ilicic ha inciso profondamente. Ma le condizioni erano ideali affinché questo accadesse: negli spazi aperti Ilicic ha potuto mettere in mostra le proprie qualità nella conduzione palla e nella progressione.
La sua prestazione più significativa della stagione, però, è stata quella offerta contro l’Inter l’11 novembre, che ha definitivamente certificato il buono stato di salute dell’attaccante sloveno. E c’è un’azione su tutte, di quella partita, che definisce l’importanza di Ilicic per l’Atalanta.
All’ottavo minuto del primo tempo, Zapata protegge palla su Skriniar nelle vicinanze della linea laterale ma subisce il raddoppio di Vecino. Dal lato opposto Ilicic si ferma a guardare lo sviluppo dell’azione. Zapata rompe il raddoppio e ruba palla persino al compagno Freuler. Il campo si apre e Ilicic riceve per essersi mosso prima del suo marcatore, avendo capito prima che Zapata avrebbe potuto vincere il duello.
Ilicic impiega sei passi per raggiungere la massima velocità. Ha tre opzioni, le prime due estremamente semplici nell’esecuzione. Ilicic potrebbe puntare la difesa da solo, ma Skriniar sta rinvenendo su di lui da sinistra e ha davanti Miranda. Potrebbe lanciare Gomez, ma D’Ambrosio è in vantaggio sull’argentino nella copertura della profondità.
Ilicic sceglie allora la terza via, la più difficile ma anche la più redditizia, almeno potenzialmente. Sceglie di andare su Gosens, ma dovrebbe tentare un esterno di difficile esecuzione su un campo zuppo di pioggia e con una linea di passaggio ostruita da Gomez e poi da Skriniar. Rallenta fino quasi a fermarsi, con la sua tipica andatura zoppicante, quella di uomo di un metro e novanta che sembra sempre sul punto di accartocciarsi su se stesso. Dopo aver invertito la direzione di 135°, tocca il pallone due volte per mandare a vuoto Skriniar e con un colpo da biliardo serve Gosens prima che Vecino possa rinvenire su di lui.
Ilicic crea una nuova azione vincente. Gosens arriva sul fondo e crossa rasoterra per l’accorrente Hateboer, che nel fotogramma precedente appare nell’angolo in basso a sinistra. È l’azione del gol dell’1-0.
Provate per un attimo a immaginare cosa avrebbe fatto un qualsiasi altro giocatore al posto di Ilicic. Avrebbe scaricato la palla su Gomez? Sarebbe andato fino in fondo palla al piede per cercare un tiro dal limite un attimo prima di sbattere su Miranda? Quello che voglio dire è che in Ilicic tutti noi riconosciamo un giocatore con un gusto sviluppato per la giocata, a volte persino fino a sé stessa. Ma la verità è che Ilicic è anche un ragionatore con una spiccata comprensione del gioco.
Ilicic è l’anomalia del sistema atalantino, organizzato ma spesso troppo prevedibile. L’Atalanta attacca risalendo il campo con la palla attraverso le catene di fascia. Nel percorso sono impiegati fino a quattro uomini: il difensore centrale esterno, la mezzala, l’esterno a tutta fascia, l’attaccante esterno. La fluidità dei movimenti della catena atalantina, quando è efficace, finisce per distruggere la struttura avversaria, portando al tiro ai limiti dell’area avversaria persino i centrali difensivi.
Si accenna spesso a quanto sia dispendioso, soprattutto dal punto di vista mentale, il gioco difensivo di Gasperini, fatto di aggressioni in avanti e continue scalate per compensare l’uscita di un compagno. Ma è altrettanto impegnativa la fase offensiva: l’interscambio delle posizioni dev’essere fatto con i tempi giusti, affinché un giocatore arrivi a liberarsi nella zona di ricezione; il movimento senza palla dev’essere continuo e fatto con criterio.
In un sistema così fortemente strutturato, Ilicic è il giocatore che crea nuove soluzioni a vecchi problemi, e l’Atalanta non può fare a meno delle sue improvvisazioni da artista.