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Impresa disperata
17 mag 2016
I Toronto Raptors possono fermare la macchina da canestri dei Cleveland Cavaliers?
(articolo)
9 min
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Cercare un senso alla serie tra Cleveland Cavaliers e Toronto Raptors richiede prima di tutto un esercizio di logica: se i Cavs hanno vinto tutte le partite giocate finora e i Raptors invece hanno avuto bisogno di 14 gare per avere ragione di due squadre non indimenticabili come Indiana e Miami, come possono i secondi battere i primi quattro volte in sette partite?

La risposta a questa domanda è semplice: ogni serie di playoff fa storia a sé. Perché ogni accoppiamento è diverso, ogni rotazione è diversa, e quello che hai fatto prima conta solo fino a un certo punto. Come dicono gli allenatori delle squadre che si trovano a inseguire fin dalla palla a due: “si parte da zero a zero”. Questo non cambia la realtà che vede i Cavs come gli enormi favoriti a vincere questa serie e tornare alle Finali NBA per la seconda volta consecutiva — ma devono comunque conquistare quattro vittorie contro dei Raptors magari non irresistibili, ma sicuramente combattivi, orgogliosi e sulle ali dell’entusiasmo dopo aver raggiunto le finali di conference per la prima volta nella loro storia.

Dal particolare all’universale

Normalmente gara-1 è la partita che conta meno ai fini di una serie: basta vedere come è andata lo scontro tra San Antonio e Oklahoma City dopo il massacro dell’Alamo per trovarne l’ennesima conferma. Eppure i Raptors, se vogliono avere una chance, si giocano una buona fetta di questa serie già nella prima partita di stanotte. Perché Cleveland è enormemente più riposata rispetto a Toronto, ma avere una settimana di pausa nel momento più importante dell’anno spesso ha un effetto deleterio sulla condizione di una squadra — e per una squadra che aveva trovato un ritmo straordinario al tiro nella serie contro Atlanta, forse sarebbe stato meglio giocare immediatamente la serie successiva e cavalcare il più possibile la mano rovente dei propri tiratori.

Gara-1 rappresenta quindi la miglior occasione dei Raptors per sorprendere i Cavs, e per riuscirci dovranno cavalcare il proprio giocatore più in forma, vale a dire Kyle Lowry. Dopo aver litigato con tutto quello che gli capitava a tiro (gomito, ferri, palloni, qualsiasi cosa) nelle prime 10 partite di playoff in cui ha tirato con le peggiori percentuali degli ultimi 50 anni, dopo gara-3 con Miami la stella di Toronto ha ricominciato a giocare come fatto in regular season, chiudendo con le marce altissime in gara-6 e 7 in cui ha segnato 71 punti totali con 23/47 al tiro e soprattutto 8/12 da tre. Che Lowry sia il giocatore più importante per i Raptors è ben sottolineato dal differenziale tra quando gioca e quando riposa: con lui in campo Toronto batte gli avversari di 5.3 punti su 100 possessi; senza di lui questo dato precipita come la balena della Guida Galattica per Autostoppisti, schiantandosi al terreno a quota -31.9.

Il ritrovato tiro di Lowry sarà cruciale per mettere in difficoltà la difesa dei Cavs, che lo ha sofferto in regular season (31 punti di media in tre partite per il due volte All-Star, tra cui il suo career high a quota 43). Nella serie contro Atlanta, coach Tyronn Lue ha speculato sulle difficoltà al tiro di Jeff Teague e Dennis Schröder passando dietro tutti i blocchi e mandando in tilt il sistema degli Hawks; con Lowry però si trova davanti una point guard “nuova maniera”, capace di allungare il campo e costringere i lunghi a marcarlo anche a 8 metri dal canestro con la sola minaccia del tiro dal palleggio, aprendo spazi a tutti i compagni. Nelle partite di regular season Lowry ha continuamente punito ogni marcatore che si è trovato davanti, che fosse una guardia come Irving, Dellavedova o Shumpert (spesso procurandosi falli o sfruttando il maggiore peso) o un lungo come Love o Thompson. La difesa perimetrale di Cleveland continua a concedere ancora molte penetrazioni in area — come ben dimostrato da Schröder in alcune partite della serie con gli Hawks — e Lowry è un cliente decisamente scomodo da trovarsi nel pitturato: costringere i Cavs a nascondere Irving su qualche altro giocatore e punire ogni pick and roll che coinvolge Love è un imperativo categorico per i Raptors se vogliono avere una chance.

Per quanto si impegni, Love concede ancora quasi il 70% al ferro in questi playoff, peggior dato della Lega tra quelli che difendono almeno 5 tiri a partita

Se Lowry dovesse entrare in ritmo, è possibile che i Cavs provino a raddoppiare e portare trappole su tutti i pick and roll, in particolare quando il lungo coinvolto sarà Tristan Thompson — che con la sua lunghezza di braccia unita alla velocità di piedi è in grado di spezzare qualsiasi gioco a due. Una volta tolta la palla dalle mani di Lowry, è tutto da vedere cosa saranno in grado di fare i Raptors in situazione di 4 vs 3: Bismack Biyombo — strepitoso nella serie contro Miami, ma non è una novità per chi ha seguito una regular season in cui è stato tremendamente efficace — non è esattamente Draymond Green quando deve mettere palla per terra e fungere da “valvola di sfogo”, perciò l’opzione più probabile è un rapido passaggio consegnato per DeRozan o Joseph per attaccare l’area sguarnita, oppure far portare il blocco sulla palla a un giocatore più “skilled” come Patrick Patterson, che possa allargarsi per una tripla piedi per terra o trovare tiratori come Carroll e Ross negli angoli.

Ma eseguire uno schema del genere contro una difesa di questo livello atletico richiede una velocità di lettura e di esecuzione che i Raptors non sempre hanno mostrato in questa post-season: su questa situazione si giocherà buona parte dell’attacco dei Raptors, visto che di giochi strutturati a metà campo ne giocheranno sì e no tre. Una monotonia tattica ben evidenziata dal fatto che tra regular season e playoff hanno perso 7.4 punti su 100 possessi, assistendo solo il 45% dei canestri segnati.

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Per tutto il resto, l’ultima partita di regular season si è conclusa così

High-octane offense

Se attaccare in maniera ordinata ed efficiente è già una discreta impresa per i Raptors, la vera sfida sarà cercare di limitare un attacco che sta viaggiando alla vertiginosa quota di 117 punti su 100 possessi, nettamente il primo di questi playoff. Ogni serie che vede in campo LeBron James inizia e finisce con la sua marcatura: i Raptors nella scorsa estate hanno rotto il salvadanaio per DeMarre Carroll esattamente per una serie contro i James di questa lega — ma sarà tutta da verificare l’efficacia di un Carroll ancora non in perfette condizioni dopo una regular season tribolata. In regular season ha funzionato decentemente anche la marcatura di Patterson su James, mentre i vari DeRozan, Ross e Powell sono tutti troppo leggeri per avere una reale chance contro il Re in post basso. Il piano gara contro LeBron è tanto semplice da immaginare quanto difficile da realizzare: stargli il più possibile di fronte, negargli l’area proteggendo il ferro e sperare che il tiro dal palleggio — ormai inaffidabile da diversi anni a questa parte , pur con qualche serata di grazia — non funzioni.

Soprattutto, i Raptors devono costringere sia lui che Irving (pressoché gli unici palleggiatori dell’attacco dei Cavs insieme a Dellavedova) a giocare il più possibile in uno-contro-uno, facendoli intestardire a voler risolvere la partita da soli con tiri dalla media distanza “da superstar” come ogni tanto gli capita. E dovranno farlo senza portare raddoppi, perché azionare la circolazione di palla dei Cavs di questi tempi equivale a una tripla piedi per terra di uno qualsiasi dei tiratori piazzati sul perimetro — e tanto gli Hawks quanto i Pistons hanno ancora gli incubi per tutte le triple che si sono presi in testa.

È a dir poco lapalissiano sottolineare che i Raptors devono sperare che i Cavs non tirino come fatto finora nei playoff per avere anche solo una chance, ma un po’ di “regression to the mean” è da attendersi per una squadra che ha segnato più o meno tutto quello che gli è passato per le mani. I Raptors hanno migliorato il loro rating difensivo in questi playoff rispetto alla regular season, passando da 102.7 a 101.5 (6° nei playoff) — ma un conto è affrontare squadre dal talento offensivo limitato come Pacers e Heat (senza Whiteside) e un altro è contenere i Cavaliers nel momento migliore del loro biennio insieme, non solo in campo quanto soprattutto fuori. La notizia migliore per i tifosi dei Cavs nell’ultima settimana, infatti, arriva da Instagram: ricordate tutta la querelle della scorsa stagione legata al fatto che LeBron facesse foto solamente con la sua “clique”, volutamente lasciando fuori Kevin Love? O tutto quello che è successo non più tardi di marzo? Ecco, ora siamo al punto che non solo Love condivide foto con lui, LeBron e Kyrie al centro del tavolo dopo una cena di squadra, ma scrive anche “Vero. A volte i compagni di squadra diventano una famiglia”.

True. Sometimes teammates become Family.

Una foto pubblicata da @kevinlove in data: 12 Mag 2016 alle ore 19:49 PDT

And true love lives

On caffé and ammazzacaffé

La battaglia dei tabelloni

Proprio attorno a Kevin Love si svolgerà uno dei temi tattici spesso più decisivi per le sorti di una serie, vale a dire la lotta a rimbalzo. In regular season i Cavs hanno dominato a rimbalzo contro i Raptors (27% in attacco, 82% in difesa) e, oltre a Love, possono contare su uno dei migliori rimbalzisti offensivi della Lega in Tristan Thompson, che cattura quasi un pallone su cinque tra quelli disponibili mentre è in campo (18.9%, 1° in NBA). Fermare l’attacco dei Cavs è già abbastanza difficile di suo, ma concedergli anche seconde opportunità equivale alla morte cestistica, perciò i Raptors dovranno sperare che Valanciunas e Biyombo confermino le percentuali a rimbalzo difensivo che li vedono ai primi posti di questi playoff, rispettivamente a quota 33.9% e 33.2%.

Valanciunas salterà sicuramente gara-1 ed è “questionable” per la seconda partita, ma se integro può rappresentare un fattore in post basso, dove i Cavs fanno ruotare tre lunghi “leggeri” come Thompson, Love e Frye. Sarà di particolare interesse vedere come i Raptors tratteranno l’eventuale combinazione tra questi ultimi due, che allargano il campo a dismisura in attacco (133.9 di rating offensivo nei 29 minuti giocati assieme, miglior dato di squadra in questi playoff): Biyombo ha la velocità per difendere anche fuori dalla linea dei tre punti su uno dei due, ma se viene portato così lontano dall’area, chi rimane a proteggere le penetrazioni di Irving e James?

C’è da considerare un ultimo fattore: i Cavs hanno vinto tutte le otto partite disputate finora, ma in sei di queste sono arrivati con il punteggio in bilico negli ultimi 5 minuti. Questo per dire che hanno dominato nei finali (solo gli Warriors hanno un rating migliore del loro +24.2 in crunch time), ma non hanno schiacciato gli avversari dal primo all’ultimo minuto. Insomma, magari il risultato finale della serie non sarà in dubbio — anche perché James non perde una serie a est da quando giocava con Delonte West e il simulacro di Shaquille O’Neal —, ma possiamo quantomeno aspettarci che le partite vengano giocate punto a punto fino alla fine. I Raptors hanno tanti difetti, ma non gli manca la voglia di competere: e questo, per chi osserva da lontano, è già abbastanza per rimanere sintonizzati anche sulla serie che deciderà la Eastern Conference.

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