
Il calcio è ingrato: quello che hai fatto ieri, oggi non vale. È insito nella sua natura di gioco per le masse e chi ci sta dentro tende ad accettarlo, ma certe volte sa essere spietato. Prendiamo il caso di Dusan Vlahovic, passato nel giro di una manciata di mesi da fenomeno a brocco. Al di là di quello che sarà il calciomercato, delle idee di Allegri su chi sia il centravanti ideale per il suo calcio, la percezione del talento del centravanti serbo è rapidamente scemata nel giudizio generale come fosse una criptovaluta.
Certo, Vlahovic è reduce da una stagione abbastanza anonima per rendimento e anche lui, in parte, è responsabile delle difficoltà offensive messe in mostra dalla Juventus 2022/23. È però un calciatore di appena 23 anni, che ha già segnato quasi 100 gol in carriera, che ha mostrato un talento fisico e tecnico abbastanza eccezionale e che mettere in discussione è ai limiti del ridicolo. Una volta lo paragonavamo a Mbappé e Haaland, ora sembra abbia i piedi montati al contrario.
Per ricordarne il talento non bisogna neanche scavare troppo indietro, a quando con la Fiorentina faceva i buchi sull’erba. Basta guardare alle sue 63 partite con la Juventus spalmate su 18 mesi per trovare abbastanza materiale per ricordarci che il talento di Vlahovic è ancora qui, pronto a riaffermarsi.
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