Il minuto 89 della dimenticabile Real Madrid-Huesca dello scorso 31 marzo non è stato un minuto come gli altri.
Per il Madrid la partita non aveva granché valore e i 50mila del Bernabeu si stavano autoinfliggendo l'umiliazione di un pareggio per 2-2 in casa contro l'ultima in classifica, quando Karim Benzema si è incaricato di vincerla da solo, con uno splendido destro a giro sul secondo palo. Si è trattato di tre punti trascurabili nell'economia della mediocre stagione delle "merengues", ma il gol di Benzema ha un valore inestimabile per la storia statistica della Liga e non solo.
Benzema ha infatti completato il suo personale album di figurine: nelle sue dieci stagioni in Spagna aveva affrontato in campionato 34 squadre diverse e l'unica a cui non aveva ancora segnato era proprio l'Huesca, neopromossa in Liga la scorsa estate. Con i suoi 148 gol l'attaccante francese è solamente al 21° posto della classifica dei marcatori della storia della Primera Division, lontano centinaia di gol dalla vetta, eppure questo personalissimo record continua a sfuggire ai due tiranni della graduatoria.
Cristiano Ronaldo, che ha condiviso la carriera madridista di Benzema fino al 2018, è a 32 squadre su 33 (gli manca il Leganes, affrontato solo una volta). Invece Messi, che giocando in Liga dal 2005 ha un range di avversarie più ampio, è “solo” a 37 su 40: la sua clemenza ha fatto felici Xerez, Cadice e Murcia, i cui portieri avranno qualcosa da raccontare ai nipotini. Non solo: portando a casa il suo 34esimo scalpo Benzema ha anche migliorato il record del messicano Hugo Sanchez che nelle sue sette stagioni al Real Madrid dal 1985 al 1992 aveva fatto gol a 33 squadre su 33, una in meno del cecchino Karim.
Dato che viene ripetuto spesso lo stereotipo per cui segnare alle difese del campionato italiano sia più difficile, è interessante andare a vedere chi sono i migliori all-time della Serie A in questa statistica, sia per quantità (maggior numero di squadre a cui si è segnato) che per qualità (miglior percentuale). Spoiler: ci sono diverse sorprese.
5° posto – Alessandro Del Piero (37 squadre su 41)
Quando il gioco si fa duro e la carriera si fa lunga, è più difficile la vita del bounty killer: la vista si offusca, i riflessi si appannano e una salitella di montagna diventa una parete verticale. Perciò, alla luce dei 19 anni di serie A di Alex Del Piero, il suo 37/41 è di tutto rispetto. A sorpresa la squadra più battuta (12 reti) è il Siena, che nel 2005 ebbe l'onore di subire uno dei gol più belli della collezione "Pinturicchio". Tra le big Alex non ha fatto figli e figliastri con le due romane, entrambe castigate 10 volte a testa. Molto più gustoso l'elenco delle squadre a cui Del Piero ha risparmiato le sue fatali pennellate: ce ne sono due della sua gioventù, il Foggia di Zeman e la Cremonese di Gigi Simoni – curiosamente, allenatori che per diversi motivi diventeranno arci-nemici della Juve di Alex -, una della sua maturità (il semi-mitologico Como 2002-2003) e una che si è affacciata in Serie A proprio alla sua ultima stagione, il Novara.
In questo Juventus-Novara del 2012 che oggi ci sembra lunare, per l'effetto straniante che fa vedere la Juve andare in vantaggio con un gol di Pepe su assist di De Ceglie, notate quante volte Del Piero sfiora la rete e sembra rammaricarsene più del solito: ci teneva a fare 38 su 41?
4° posto – Antonio Di Natale (37 squadre su 40)
Anche lo scoppiettante Totò non è certo stato un fuoco di paglia e le sue 14 stagioni in Serie A gli danno il pieno diritto di sedersi al tavolo dei grandissimi. La sua ira da quiet man di provincia si è abbattuta su Roma, Lazio e Sampdoria, tutte e tre battute 13 volte, anche se i suoi 8 gol a San Siro contro il Milan delle Champions e degli scudetti hanno un peso specifico anche superiore. Capitolo misericordia: se gli possiamo perdonare la clemenza contro il Frosinone, affrontato già al lumicino della carriera, e contro il Piacenza incontrato nel 2002 quand'era poco più che un frugoletto da esterno sinistro di centrocampo dello spumeggiante 4-2-4 di Silvio Baldini, è abbastanza clamoroso che Di Natale abbia fatto cilecca cinque volte su cinque contro il non irresistibile Messina.
In questo Messina-Udinese del 2006 in cui Di Natale passò tutto il pomeriggio a cannoneggiare invano la porta di Storari, notiamo anche un Galeone di ritorno sulla panchina dell'Udinese e uno Iaquinta evidentemente ignaro dei piani del destino, che l'avrebbe fatto diventare di lì a tre mesi niente meno che Campione del Mondo.
3° posto – Francesco Totti (38 squadre su 47)
Troppo facile, direte voi. E in effetti, se un attaccante gioca in Serie A per 25 stagioni di fila, 38 squadre a cui fare gol le mette in fila quasi per inerzia. Ma questo non può certo sminuire le qualità da bomber di Totti, ultimo italiano a potersi fregiare della Scarpa d'Oro (stagione 2006/2007) oltre che di tante altre cose. Sfida lanciata ai tottofili: se probabilmente immaginavate che la squadra preferita dal "Capitano" fosse il Parma (19 gol), lo sapevate che quella contro cui ha la miglior media gol è il Bari (12 gol in 13 partite, tra cui questa splendida doppietta nel 1997 con addosso una seconda maglia di cui ci eravamo francamente dimenticati)? Più fitto e complesso l'elenco delle squadre che non hanno mai subito un gol dal numero 10 giallorosso: in rigoroso ordine alfabetico, Carpi, Cremonese, Crotone, Frosinone, Novara, Padova, Pescara, Treviso e Venezia.
Il 2015/2016 è “appena” la penultima stagione di Totti in Serie A, eppure in questa galoppata affannata verso la porta di Brkic del Carpi si percepisce fisicamente la sofferenza del cavallo di razza che sta tirando gli ultimi. Proprio in quest'azione riporterà una lesione al bicipite femorale della coscia destra che lo costringerà a uno stop di quasi tre mesi.
2° posto – Roberto Baggio (38 squadre su 40)
Da quando Baggio non gioca più, i nerazzurri di tutta Italia hanno tirato un sospiro di sollievo: le vittime preferite del Codino erano Inter e Atalanta, 13 gol a testa tra cui perle di livello assoluto come questa. L'unica arma per fermare l'implacabile Roby è sembrata essere il suono delle campane: in particolare, Avellino e Salernitana, uniche squadre risparmiate dalla furia zen del Pallone d'Oro 1993. A salvaguardia della sua fama, va detto che Baggio ha incrociato la strada del "Lupo" e del "Cavalluccio" una sola volta in carriera: l'Avellino nell'ottobre 1987 (ma gli fece gol in coppa Italia l'anno successivo) e la Salernitana in un drammatico pomeriggio a San Siro del novembre 1998 che segnò – nonostante la vittoria all'ultimo minuto – la fine della carriera nerazzurra di Gigi Simoni.
Nell'Inter-Salernitana di cui sopra Baggio aveva anche fatto 39 su 40, trovando il gol su punizione a metà secondo tempo, ma l'arbitro Rodomonti prima indicò il centrocampo e poi – dopo colloquio con l'assistente Cerofolini – si rimangiò la decisione: così contorto e lambiccato era il calcio prima della Goal Line Technology.
1° posto – Alberto Gilardino (39 squadre su 43)
Il Gila fa onore alla sua fama di spietato impallinatore di medio-piccole e piazza un 39 su 43 al momento ineguagliato: merito del frenetico andirivieni di provinciali nella Serie A degli anni Duemila e anche dell'allargamento da 18 a 20 squadre, che ha aumentato il bouquet a disposizione dei grandi cannonieri. Manco fosse Unabomber, il Gila ha avuto una curiosa predilezione per le squadre del Triveneto. Con il suo archetto da violinista ha infilzato l'Udinese 15 volte e il Chievo 13, mentre non è stato così implacabile con le tre big storiche del nostro calcio: all'Inter 8 gol in 25 partite, al Milan 4 gol in 24 partite, alla Juventus appena 2 gol in 24 partite. Le quattro fortunate che hanno potuto ascoltare la melodia del Gila senza trasformarsi in statue di sale si chiamano Vicenza, Como, Novara e Crotone, quest'ultimo affrontato per soli cinque minuti – dai, facciamo che è a 39 su 42.
Il Gila non ha avuto molto tempo per fare gol al Como: solo 18 minuti in due partite nel 2002-2003. Nella gara al Tardini eccolo comunque entrare dalla panchina e mandare in porta Marchionni con un'imbucata da trequartista.
Ma quali sono i giocatori che hanno segnato a tutte le squadre che hanno incontrato in Serie A? Prima di svelare il nome dei due infallibili, cioè i due giocatori che nella storia del nostro campionato hanno affrontato almeno 25 squadre segnando a tutte loro (potete aprire le scommesse con i vostri amici e colleghi in pausa pranzo), qualche spigolatura da Settimana Enigmistica.
Primo interludio: qualche curiosità sul tema che forse non sapete
Per esempio, Federico Chiesa è tanto benvoluto dai tifosi della Fiorentina forse anche perché suo padre Enrico non ha segnato alla Viola nessuno dei suoi 138 gol in Serie A, pur avendocela avuta di fronte per ben 17 volte. I tifosi del Brescia saranno sempre grati a Dario Hubner per la doppietta al Delle Alpi che consentì alle rondinelle di eliminare la Juventus in Coppa Italia; ma si trattò di un unicum mai più ripetuto, visto che il Tatanka non ha mai segnato ai bianconeri in campionato. Bobo Vieri non ha mai segnato all'Inter, Beppe Signori non ha mai segnato al Bologna e Roberto Mancini non ha mai segnato alla Sampdoria; invece Gabriel Batistuta segnò eccome alla Fiorentina, e subito dopo pianse lacrime amare. Ma il dato più sconcertante di tutti riguarda il miglior calciatore della storia del gioco: Diego Armando Maradona ha segnato a 24 squadre su 25 facendo cilecca solo contro il Lecce, pur avendolo incontrato ben sette volte. Cos'è che turbava tanto il Pibe degli orgogliosi salentini? Nel video qui sotto ecco la sua prima volta al Via del Mare, con il giornalista RAI che gli dà il benvenuto a Lecce chiedendogli con italiano da libro stampato, circa alcune sue vecchie ruggini con Causio: «Del resto lo sport non consente di covare rancori, vero?». A Maradona!
Secondo interludio: giocatori che hanno fatto un gol in una presenza
Esistono giocatori che hanno fatto 1 su 1? Ovvero, che hanno giocato una sola partita in Serie A e hanno fatto gol? Esistono, esistono e sono addirittura sei: Giovanni Arioli (Piacenza-Parma 1996), Nello Russo (Inter-Udinese 1999), Antonio Morello (Siena-Modena 2004), lo svedese naturalizzato eritreo Henok Goitom (Udinese-Inter 2005), Fabrizio Grillo (Napoli-Siena 2013) e Marco Vittiglio (Pescara-Fiorentina 2013). A tutti loro, ovunque siano adesso, un abbraccio affettuoso.
Goitom!
Ok, era l'ultima pausa. Possiamo finalmente passare ai vincitori: ecco i nomi dei due infallibili.
Infallibile n.2 – Marco Van Basten (26 squadre su 26)
Ammettetelo, non l'avreste mai detto. E invece il Cigno di Utrecht, così leggiadro e apollineo, con il rossonero addosso è stato anche molto ecumenico, nella miglior tradizione democratica dell'Olanda. La vittima preferita è l'Atalanta, cui rifilò due fiammeggianti triplette nel 1990 e nel 1992, ma al secondo posto spunta subito il Napoli, la grande rivale di quegli anni. Decisivo ai fini dell'en plein anche questo gol all'Empoli con un'insolita maglia numero 13, da subentrato dopo uno stop di sei mesi per infortunio alla caviglia, salutato dalla Domenica Sportiva con le note di “La vita è adesso” di Claudio Baglioni, che nel video qui sotto non si sentono per motivi di SIAE. Fu una rete assai determinante per la rimonta-scudetto del primo Milan di Sacchi.
Infallibile n.1 – Silvio Piola (33 su 33)
Il secondo giocatore da 100% è un po' più scontato, benché persino il massimo goleador della storia della Serie A non sia all'altezza del 34/34 di Benzema. Certo, lo score di Piola fa molta più impressione perché si sviluppa sull'arco di ventuno campionati con in mezzo una guerra mondiale, a conferma dell'irripetibile esemplare di longevità sportiva che è stato. Le squadre infilate da Piola sono un lungo elenco di pagine mangiucchiate e ingiallite: Triestina, Alessandria, Lucchese, Liguria, Sampierdarenese. Un dettaglio romantico: la squadra meno battuta e meno incontrata è anche quella con cui ha esordito in Serie A e una delle due che gli hanno intitolato lo stadio: la Pro Vercelli, affrontata solo una volta nel 1935, con la maglia della Lazio.
Bonus: Edin Dzeko (24 su 25 – and counting)
Ma attenzione, nel Pantheon degli Infallibili potrebbe aggiungersi un altro pennuto dal regale portamento. Lo scorso febbraio il Cigno di Sarajevo ha beccato la sua 24° vittima, il Frosinone, e si è dunque attestato su un rispettabilissimo 24/25. Fin qui gli è sfuggito solo il Parma: all'andata è stato quasi inoffensivo, ma potrà riprovarci all'Olimpico il prossimo 26 maggio, ultima di campionato, con una Roma in piena corsa Champions e gli emiliani prevedibilmente sazi di una stagione di buone soddisfazioni. Anche in un campionato dalle emozioni non esattamente insostenibili come quello di quest'anno, ricordiamoci di non chiudere mai il libro dei record.