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Innamorati di Endrick
26 dic 2022
Questa volta è stato il giovanissimo attaccante brasiliano a rubarci il cuore.
(articolo)
13 min
(copertina)
Illustrazione di Emma Verdet
(copertina) Illustrazione di Emma Verdet
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A Endrick sono bastate sette partite tra i professionisti a 16 anni per convincere il Real Madrid a investire su di lui una cifra che, si dice, si aggira tra i 60 e i 70 milioni di euro. È successo durante il Mondiale in Qatar, Mondiale alla vigilia del quale Ronaldo (il fenomeno) ne aveva chiesto la convocazione. Lui stesso aveva partecipato a quello del 1994 appena maggiorenne (senza mai scendere in campo), mentre Pelé ne aveva ancora meno, 17, quando fu decisivo per la vittoria del Brasile in Svezia nel 1958. Endrick sarebbe stato ancora più giovane di loro. Per il presidente del Palmeiras è il più grande affare della storia del calcio brasiliano. Endrick potrà trasferirsi al Real una volta compiuti i 18 anni, nel 2024.

L’avvento

La sua storia non si discosta molto da quella di altri talenti brasiliani, in un paese dove le disuguaglianze sociali sono enormi. La famiglia che non può pagare neanche la scuola calcio - avranno una dispensa per far allenare Endrick senza pagare la quota mensile - la difficoltà di mettere insieme il pranzo con la cena. Appena il padre intuisce il talento del figlio inizia a riprenderlo e metterne i video delle giocate su Youtube, nella speranza che qualche grande club lo noti il prima possibile. Per la famiglia di Endrick il suo talento è l’unica cosa a cui appoggiarsi per uscire dalla povertà. Racconta il padre Douglas Sousa che una volta, quando il figlio è tornato a casa e non c’era nulla da mangiare, era stato lui a consolare gli altri, dicendogli che presto sarebbe diventato calciatore e avrebbe sistemato le cose. «Ho dovuto essere forte per sopravvivere, per affrontare tutto quello che ho dovuto affrontare» dirà di quei giorni, non così lontani.

Nel 2017 è il Palmeiras che convince la famiglia a trasferirsi a San Paolo, oltre mille chilometri da casa. La società trova per il padre un posto di lavoro nel centro sportivo e rapidamente Endrick finisce sulla bocca di tutti. Il coordinatore delle giovanili del Palmeiras Joao Paulo Sampaio lo racconta così alla BBC: «Endrick si è distinto fin dal primo momento. Poco dopo il suo arrivo, ha segnato con una rovesciata nel pareggio all'andata con il Santos nella finale del campionato statale under 11. Poi, al ritorno, con 22.000 tifosi sugli spalti, ha segnato il gol della vittoria per assicurarsi il titolo. È così. Ogni volta che abbiamo alzato l’asticella, ha risposto». È difficile credere a questi racconti, ma il passato di Endrick è già epica, i racconti sulle sue partite giovanili ammantate da uno strato di magia e destinati a crescere: tra qualche anno, se le cose andranno come sembra e Endrick diventerà uno dei migliori attaccanti al mondo, magari per quella partita allo stadio i presenti diventeranno 40 mila e ognuno di loro avrà la sua versione della storia.

Fatto sta che entrare nel Palmeiras ha dato una dimensione diversa al fenomeno Endrick rispetto a quella che avrebbe avuto rimanendo nella zona di Brasilia, in termini di attenzioni mediatiche, ma anche di livello di gioco con cui confrontarsi. Sembra strano parlare in questo modo di un ragazzo di 16 anni, ma come approccio Endrick è ormai un professionista consumato. Pur non avendo ancora del tutto sviluppato, già si parla degli esercizi di definizione per i muscoli, della sua altezza (al momento è alto un metro e settantatre. Con rammarico in Brasile fanno notare che non dovrebbe arrivare al metro e ottanta di Ronaldo), del suo peso forma. Ha da tempo iniziato a seguirlo la stessa agenzia di Vinicius Jr. e Martinelli. Endrick segue un regime alimentare specifico, come racconta il suo manager: «Tra le altre cose, prestiamo particolare attenzione alla sua dieta. Per esempio, prima beveva il Toddynho (una bevanda al latte e cacao, nda) a colazione e ora non lo fa più. Ha già una percentuale di grasso da atleta professionista».

Endrick non ha nulla del genio svogliato e tutto del ragazzo che si sente il fuoco addosso e la voglia di spaccare il mondo. Il suo talento è abbagliante, come la voracità con cui sta bruciando le tappe. Ogni partita sembra aver imparato qualcosa in più della precedente, mostra dei miglioramenti tangibili. Arriveranno i momenti più difficili, gli infortuni, i passaggi a vuoto, ma per ora la sua carriera sta viaggiando a un ritmo esponenziale e chissà dove potrà arrivare già solo nei prossimi mesi.

È raro, anzi forse impossibile, trovare un calciatore le cui gesta giovanili hanno girato così tanto. Dal Brasile i suoi video sono arrivati in tutto il mondo, prima piano piano, poi sempre più veloci. Vederlo giocare coi pari età è stato come vedere un supereroe fermare dei normali ladri. Nel 2021, in un torneo Under 16 vinto da protagonista, Endrick ha messo in imbarazzo i pari età inglesi partendo da sinistra prima di segnare col destro da fuori area.

Le immagini dopo la vittoria del torneo lo vedono portato in spalla dalla squadra, come Pelé dopo la vittoria del Mondiale del 1970.

Dopo questo torneo anche le più grandi squadre in Europa hanno capito cosa avevano davanti. Real Madrid, Barcellona, Chelsea, PSG, Manchester City, a turno ognuna è sembrata in vantaggio nella corsa a Endrick. A inizio 2022 ha fatto un giro con la famiglia in Europa: ha visitato i centri sportivi di Real Madrid e Barcellona, seguito dalla tribuna vip una partita al Bernabeu e una al Camp Nou. Ha fatto un’intervista in prima pagina con Marca in cui ha detto di essere affezionato al Real Madrid e una con SPORT in cui ha raccontato che giocare per il Barcellona è il sogno di tutti. Insomma, ad appena 15 anni aveva già capito come funziona questo gioco. Il giorno in cui ne ha compiuti 16 gli hanno fatto firmare il primo contratto da professionista con il Palmeiras, con tanto di video come fosse una leggenda della club.

Che calciatore è

Quando Marca gli ha chiesto di descriversi, lui ha detto che può giocare anche in fascia, ma che si sente una punta centrale. Nonostante l’età, però, è già l’aspetto mentale del gioco quello su cui preferisce concentrarsi: «Sono un giocatore di carattere, che cerca sempre di fare le cose più difficili. Cerco di risolvere le partite, di giocare molto di squadra, che è la cosa più importante. Non mi fermo mai, voglio sempre di più. Se segno un gol, ne voglio due; se ne segno due, ne voglio tre. A chi non mi conosce, direi che sono molto tenace». Quando gli chiedono un giocatore in cui si riconosce, ha detto di identificarsi in Mbappé perché «è giovane e perché abbiamo le stesse caratteristiche».

Come idoli di infanzia però ha citato Ronaldo e Cristiano Ronaldo: «Mi piacciono la velocità, la potenza, il modo in cui riescono a superare le difese e il loro atteggiamento vincente. Quello che cerco di rubargli è la tranquillità in area di rigore, per segnare ancora più gol». E se Ronaldo è un nome obbligatorio per ogni brasiliano, non stupisce neanche l’attaccamento per il portoghese, considerando che Endrick è cresciuto vedendolo segnare gol su gol in Champions League col Real Madrid. Per un sedicenne non esiste un attaccante più forte di Cristiano Ronaldo.

Per far capire quanto è giovane Endrick, aveva solo quattro anni quando Ronaldo il fenomeno si è ritirato, appena una decina di giorni quando l’Italia ha vinto il Mondiale nel 2006, 12 anni quando Mbappé e la Francia hanno vinto nel 2018. È così giovane che Mbappé può essere considerato come un punto di riferimento, un modello e non un rivale. Anche Endrick, infatti, sembra trovarsi a suo agio nei panni di calciatore più grande della squadra in cui gioca come il francese.

I paragoni che lo accompagnano toccano vette assurde per un calciatore ancora così acerbo. I due più ripetuti sono Pelè e Ronaldo (sempre il Fenomeno), così da inquadrarlo nell’epica dei grandi centravanti brasiliani; tuttavia i due che sembrano descriverlo meglio sono però quelli con Romario e Sergio Aguero. Perché il fisico di Endrick è simile al loro: attaccanti brevilinei ed esplosivi, figure sempre più rare nel calcio contemporaneo che tende a spostare lontano dall’area di rigore chi non ha chili e centimetri. Aguero è certamente il migliore attaccante di questa tipologia degli ultimi anni, ma Romario è un paragone più intrigante per tanti motivi. Con lui Endrick condivide il piede forte, il sinistro, ma anche la capacità di usare il destro per fare gol.

Basta vederlo giocare per pochi minuti per accorgersi di quanto siano evidenti le qualità di Endrick: velocità, potenza, creatività, determinazione, finalizzazione. La consapevolezza che ha dei propri mezzi, poi, è impressionante ed è per questo che in mezzo ai pari età era semplicemente ingiocabile. Anche l’impatto con i professionisti, ritardato per mesi dall’allenatore Abel Ferreira nonostante i tifosi ne chiedessero l’esordio a gran voce, è stato meno duro di quello che si poteva aspettare per un sedicenne con gli occhi del mondo addosso, proprio perché la testa non è del sedicenne. Anche tra i grandi, infatti, Endrick prova le stesse giocate che faceva con i pari età, senza lasciarsi turbare dal contesto completamente diverso.

Come Romario, Endrick si muove intorno all’area di rigore. Con il pallone o senza, ogni sua giocata è pensata per il gol. Quando calcia può farlo di potenza, grazie a gambe già forti, o di precisione. Il bagaglio di finalizzazioni mostrato a livello giovanile è praticamente infinito, non c’è un modo in cui non sa segnare e questo lo rende davvero imprevedibile.

Oltre alla finalizzazione, però, c’è molto di più: Endrick è veloce, gli basta un niente per accendersi e partire, al terzo passo è già scappato all’avversario. Per questo diventa letale anche quando può correre nello spazio dopo aver scaricato a un compagno per ricevere il triangolo, sia quando si mette in proprio e riesce a girarsi fronte alla porta (in questo ricorda un po’ Vinicius Jr). In questi casi il modo migliore per fermarlo e fare fallo, non lasciargli prendere vantaggio perché poi per il difensore diventa davvero difficile.

Endrick è tutto appoggi, scarichi, dai e vai per attaccare l’area di rigore. Soprattutto nella fascia centrale del campo, se riesce ad associarsi rapidamente con i compagni, può sempre creare qualcosa. Il suo gioco è fatto di pochi tocchi e poi il movimento per attaccare lo spazio. Avere un fisico brevilineo e dal baricentro basso gli dà grande vantaggio sugli avversari. Endrick può resistere ai contatti e se guadagna anche un passo di vantaggio, diventa imprendibile.

Ma quello che sorprende, è la sensibilità del tocco. Endrick mostra già una certa ambizione per l'assist a effetto, per la ricerca del passaggio come miglior soluzione per risolvere un'azione. Certo, a livello giovanile era così superiore che non aveva bisogno dei compagni per arrivare in porta e questo un po' si è visto in queste prime partite tra i grandi, in cui ogni tanto si è intestardito in azioni personali troppo ambiziose. Niente che non può essere migliorato, anzi: a 16 anni è praticamente impossibile saper gestire al meglio i momenti di una partita dal punto di vista delle scelte, ma iniziando a giocare tra i professionisti così presto, Endrick avrà la possibilità di imparare prima, fare esperienza a un'età in cui, di solito, non si è neanche in Primavera.

Il paragone con Romario, quindi, come filo conduttore, ma se c’è qualcosa in cui i due non si somigliano, è la volontà di aiutare la squadra senza palla. Il calcio è cambiato molto in tal senso negli ultimi anni, tuttavia il modo in cui Endrick si danna l’anima quando deve pressare non è scontato. È soprattutto questa generosità naturale che gli ha facilitato l’ingresso in prima squadra, visto che l’allenatore ha potuto contare fin da subito su un attaccante che non fosse solo veloce o tecnico, ma che si rende utile anche quando c’è da recuperare il pallone.

Lo stesso Endrick, in un'intervista a The Athletic dello scorso marzo, ha sottolineato quanto sia importante per lui questo aspetto: «Lotto sempre, sono tenace e provo fino all'ultimo minuto di gioco. Non mi arrendo mai, metto sotto pressione i difensori, corro più di chiunque altro in campo». E da un suo recupero in scivolata sul centrale avversario è nato il suo primo gol tra i professionisti, nella partita contro l’Athletico Paranaense il 25 ottobre 2022.

Curiosamente, dopo il recupero, Endrick aveva tutta la porta per calciare col destro, ma ha preferito il passaggio al compagno. A livello giovanile, invece, avrebbe sicuramente provato a sfondare la porta. Quindi, nonostante la spasmodica attesa dei suoi gol, Endrick non sembra avere la foga di mettere il suo nome sul tabellino dei marcatori. Nella stessa partita, dieci minuti dopo, segnerà il suo secondo gol tra i professionisti, la prima doppietta, questa volta di testa, infilandosi tra i due centrali su un cross.

I gol sembrano piovergli addosso con una facilità disarmante anche tra i grandi, ma Endrick rimane un ragazzo di 16 anni con pochissime presenze tra i professionisti. Il suo percorso fin qui è stato così sconvolgente da spingerci a già a inserirlo in una ristretta lista di futuri fenomeni e sembra costruito apposta per diventarlo, ma ovviamente ci sono tante cose che possono andare storte.

Cosa ci dice il suo acquisto

Se il Real Madrid ha deciso di investire tutti quei soldi per lui così presto, è per quello che ho scritto fin qui, le sue caratteristiche che lo rendono un perfetto giocatore di questi tempi. Si può dire anche però che il club spagnolo ha dovuto prendersi un rischio, anticipare la concorrenza di squadre come PSG e Manchester City che avendo alle spalle dei fondi sovrani non si sarebbero fatte problemi a spendere anche centinaia di milioni per averlo tra qualche anno. È già successo con Mbappé e Haaland, ma anche con Neymar, con cui il Barcellona fece un’operazione in qualche modo simile. Fu proprio il successo di Neymar ai rivali a spingere il Real Madrid a puntare sui migliori giovani brasiliani, spendendo cifre spesso considerate eccessive. Negli anni hanno preso Vinicius Jr, Rodrygo e Reinier tutti giovanissimi, tutti spendendo cifre molto alte. In cambio hanno avuto risultati alterni: il primo è diventato una stella di prima grandezza, il secondo è parte integrante della rosa, mentre il terzo sta facendo fatica a uscire. Endrick potrebbe essere la ciliegina sulla torta di questa strategia, arrivando in Europa giusto in tempo per prendere il posto di Benzema.

Questo modo di fare mercato del Real è un vantaggio per le squadre brasiliane (e altri club europei lo stanno seguendo, il Chelsea ad esempio sta chiudendo l’acquisto di un altro giovanissimo brasiliano, Andrey-Fofana), che possono vendere a prezzo più alto i propri talenti, ma taglia fuori le squadre europee di medio livello, che un tempo erano quelle che si occupavano di scovare e sviluppare i talenti del calcio brasiliano. Negli anni ‘90 Ronaldo era già sulla bocca di tutti, ma passò dal PSV come primo impatto col calcio europeo (consigliato da Romario che c’era passato). Altri come Ronaldinho (passato comunque da un PSG pre-sceicchi), Kakà e Neymar si sono formati pienamente in Brasile prima di arrivare in Europa. Oggi non sembra più così: i migliori talenti sono già pronti per il salto appena maggiorenni e, forse, se non fosse per le regole sui trasferimenti arriverebbero anche prima.

Endrick ha tutto per diventare la copertina di questo modo di fare mercato, arrivare in Europa già pronto a prendersi tutto a 18 anni. Di lui abbiamo visto pochissimo, ma quanto visto basta per dire che - sulla carta - ha tutto per segnare un’epoca in un ruolo in cui il calcio brasiliano è stato carente negli ultimi anni. Il suo passaggio al Real Madrid così giovane, per una cifra così alta, ci ricorda un po’ il momento storico in cui viviamo, dove lo scouting di nascosto è sempre più difficile e dove basta qualche video e un potenziale (piuttosto grande a dire il vero) per giustificare grandi spese.

Endrick, comunque, ha quasi due anni davanti a sé per costruirsi come giocatore e creare un legame con i tifosi brasiliani, di cui - a questo punto - potrebbe diventare la speranza per tornare a vincere un Mondiale. Proprio questa fase della carriera, che di solito per un giovane è quella del provare e sbagliare, potrebbe essere la più delicata della carriera, con un cartello con scritto “60 milioni” sulle spalle e gli occhi di tutto il mondo addosso. Come ha scritto Walter Casagrande, Endrick «può raggiungere un livello tecnico spettacolare e diventare la più grande rivelazione dopo Neymar, ma per questo ha bisogno di essere assistito e protetto da tutto ciò che accadrà da qui in avanti».

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