Quante volte ho pensato che non bisogna innamorarsi dei difensori da giovani, ma ci casco ogni volta. Difendere è un mestiere che richiede senso della responsabilità, maturità, esperienza; i difensori migliori sono uomini consumati, che ne hanno visto di tutte i colori. Saper difendere bene – questo vale per tutti gli sport, compresi quelli da combattimento - deriva dall’aver già ricevuto abbastanza affronti, dall’aver subito un numero consistente di colpi. Solo il tempo ti porta a saper leggere in anticipo la traiettoria di un cross, tenere d’occhio la palla senza perdere il contatto con l’attaccante, capire quando sta veramente accelerando in una direzione o sta solo facendo una finta. Attaccare può essere una questione di istinto, di talento puro, ma difendere ha a che fare con la conoscenza.
I difensori migliori sono quelli che si sono formati attraverso le difficoltà, allenandosi e scontrandosi contro i migliori attaccanti al mondo, facendosi umiliare, ricordandosi che il loro lavoro consiste in una cosa e in una soltanto: nel rovinare il lavoro altrui; che la loro gloria dipende dalla capacità di oscurare la gloria degli altri. Un difensore giovane ti spezza il cuore per forza di cose, è impossibile che non costi qualche gol alla sua squadra, che non faccia qualche errore “di formazione”. Magari si spiega così il fatto che ci sono pochi difensori in questa rubrica.
Eppure, per tutte le volte che mi sono segnato mentalmente nell’applicazione per le note che continua a crashare nel mio cervello, “non innamorarti dei giovani difensori”, continuo a cadere nel loro tranello. L’ultimo di cui mi sono innamorato è Pierre Kalulu, e in questo caso almeno non sono l’unico ad illudersi: da quando ha esordito in Europa League contro lo Sparta Praga – un mese fa - i tifosi milanisti si sono rimbalzati il suo nome, di chat in chat, di tweet in tweet (sempre con un po’ di ironia, perché in fondo anche loro hanno paura di farsi fregare dall’hype). Di Kalulu, in realtà, si parla da quando è arrivato lo scorso giugno, anche se con una certa approssimazione dovuta al fatto che allora non aveva ancora giocato neanche una partita tra i professionisti.
È arrivato a Milano poco dopo aver compiuto vent’anni e con la fama dell’ennesimo giovane francese con gli occhi di mezza Europa addosso, tra cui quelli del Bayern Monaco, che però voleva farlo passare per la squadra B. Per farlo restare a Lione (è andato via prima ancora che si giocassero le fasi finali di Youth League, dopo l’interruzione di marzo) a quanto pare hanno provato a fargli telefonare dalla leggenda francese delll’NBA Tony Parker, ma niente.
E come in ogni favola che si rispetti la strega cattiva - in questo caso il presidente del Lione, Jean-Michel Aulas - ha lanciato una specie di maledizione raccontando che Maldini, in tutta confidenza, gli aveva detto che secondo lui Kalulu avrebbe fatto fatica a trovare spazio nel Milan. Invece non solo si è ritrovato titolare all’improvviso per via degli infortuni di Kjaer e Gabbia, ma ha giocato cinque buone partite, segnando anche il suo primo gol in Serie A.
Che importa se dopo il controllo la palla gli finisce sulla mano, trovatemi un altro ventenne capace anche solo di pensare una giocata del genere da ultimo uomo al suo esordio in Serie A e mi innamorerò anche di lui.
Mi ha fatto molto ridere che, presentandosi ai tifosi del Milan, Kalulu abbia detto: «Penso di essere un giocatore giovane, polivalente, che può fare tutti i ruoli in difesa». In quella specie lapsus - penso di essere giovane – si nasconde a mio parare la necessità di ricordare un fatto scontato, in un contesto in cui i giocatori della sua età si devono comunque dimostrare pronti subito; in cui, appunto, è difficile accettare fino in fondo cosa comporti essere un difensore ed essere giovane.
Di Kalulu, come prima cosa per complimentarlo, si è detto infatti che gioca con la tranquillità di un giocatore esperto, senza timore o esitazioni. Che non sembra giovane, cioè. Forse la giocata che ha fatto scattare la scintilla è stata il controllo al volo con cui ha smorzato un lancio lungo di Hernani, al 71esimo della partita con il Parma, il suo esordio, con il Milan sotto di un gol (1-2) e Roberto Inglese appicciato, pronto ad approfittare di un suo errore. Dove un difensore qualsiasi avrebbe provato a passarla all’indietro al portiere, o al limite a spazzarla in fallo laterale, Kalulu di collo si è girato verso l’attacco prendendo Inglese in controtempo (aggiustandosela con un tocco di braccio involontario, ok, ma l’arbitro non ha fischiato).
Questa giocata, tra l’altro, ricorda da vicino un’altra, meno complicata dal punto di vista tecnico ma altrettanto incosciente, effettuata contro la Lazio, con Immobile alle spalle. A venti minuti dal termine, nel momento più difficile della partita in cui sembrava che al Milan potesse sfuggire persino il pareggio, Kalulu legge in anticipo la spizzata di testa di Muriqi per Immobile; arriva prima sulla palla e si guarda prima dietro la spalla destra, per vedere se Immobile passa da quella parte, poi lo invita a passare a sinistra aprendo per un momento lo spazio da quella parte, salvo girarsi a destra con l’esterno e saltare la pressione di Milinkovic-Savic passandola a Theo.
Voglio dire, come fai a non innamorarti di un pischello che si libera con una scrollata di spalle del capocannoniere del campionato? Come si dice pischello in francese?
Per difendere, dicevamo, non puoi fare di testa tua. Devi entrare in contatto con il ritmo della partita, mantenere vivo il rapporto con gli attaccanti. Difendere è una questione di dettagli. Nella sua partita di esordio con il Parma, meno di dieci minuti dopo essere entrato in campo al posto di Gabbia, Kalulu aveva ingaggiato un duello sulla fascia destra con Gervinho. L'attaccante finta un paio di volte di rientrare verso il centro senza riuscire a toglierselo da davanti, prima di andare lungo linea e crossare di sinistro: Kalulu mantiene il contatto e anzi prima che parta il cross prova a intervenire sul pallone. Ha un attimo di ritardo, e il cross di Gervinho gli passa sotto le gambe, raggiunge Hernani al centro dell’area e il Parma segna il gol dell’1-0. Se Kalulu anziché usare il sinistro ci fosse andato di destro, più vicino alla palla, o si fosse limitato a fare da ostacolo col proprio corpo, la palla magari non sarebbe passata.
Contro il Genoa, alla sua seconda partita in Serie A, Kalulu ha sofferto parecchio il modo in cui Mattia Destro ha usato il suo corpo per proteggere palla e girarsi, non è quasi mai riuscito ad anticiparlo (cosa che invece era riuscito a fare con Cornelius e Gervinho) e se l’è perso in entrambi i gol. Nella prima occasione Kalulu aveva provato a contrastare Shmodurov, che si era girato bene a Romagnoli e ha calciato in porta. E sulla ribattuta di Donnarumma si è fiondato Destro solo soletto. In questo caso Kalulu ha scommesso tutto sul contrasto con Shmodurov, anziché effettuare una scelta più conservativa (Shmodurov calciava comunque dal limite dell'area). Nel secondo gol, invece, si lascia Destro alle spalle, anche se a pochi passi, e si fa spostare in avanti poco prima che il cross di Ghiglione arrivi sulla testa dell’ex attaccante del Milan. E però, proprio in quella partita in cui Kalulu mi ha fatto venire qualche dubbio, ha segnato il gol del 2-2, a dieci minuti dalla fine, in mischia, proprio come i difensori più navigati.
La partita con il Genoa mi ha ricordato quanta esperienza ci voglia per marcare anche gli attaccanti non di primissima fascia come Destro e quanto facilmente la reputazione di un difensore all’esordio può prendere una piega spiacevole, ma anche che il coraggio e il carattere di Kalulu (oltre ad altre qualità più tecniche di cui parlerò tra poco) alla fine sono tali da poter piegare l'andamento di una partita difficile e sfortunata a suo favore. Fino a quel momento, ad ogni modo, il Milan con Kalulu in campo aveva preso 4 gol in meno di due partite, pareggiando contro squadre lontano dalla cima della classifica.
Le gare che hanno confermato quanto buone siano le potenzialità di Kalulu, e che al tempo stesso hanno rilanciato il Milan come pretendente al titolo, sono state quella con Sassuolo e Lazio.
Da questa sua iniziativa palla al piede, magari un po’ incosciente e fortunata, nasce una delle prime occasioni della partita contro la Lazio. In ogni caso, come si dice per i bambini piccoli: meglio doverli frenare che spingere. Nel senso che essere così propositivi è una qualità, anche se magari nel salto di livello Kalulu deve ancora prendere le misure agli spazi a disposizione e agli avversari.
È vero che con le giovanili del Lione e della Francia Kalulu ha giocato in tutti i ruoli e da tutti i lati della difesa, e quando il Milan ha annunciato di essersi accordato con lui se ne è parlato prevalentemente come di un terzino, ma le qualità che mi hanno fatto innamorare di Kalulu sono quelle puramente difensive. Oltretutto, guardando le partite dello scorso anno ho avuto l’impressione che il vantaggio fisico rispetto ai giocatori della sua età fosse troppo grande e coprisse le lacune nei cross (i suoi cross sono alti e lunghi, un po’ imprecisi) e in conduzione nello stretto (i suoi dribbling sono per lo più cambi di direzione, quando frena o si allunga la palla, sicuro di recuperarla in velocità).
Insomma secondo me è più tecnico di molti difensori centrali, anche di alto livello, ma non abbastanza per diventare un terzino altrettanto forte. Il che non significa che non possa giocare già ora efficacemente come terzino, o che non possa migliorare sia nella tecnica di calcio che nel controllo del pallone in spazi ridotti.
Anche quando gioca da centrale sinistro (tipo con lo Sparta Praga) perde in precisione nei passaggi, col piede debole ma anche con quello forte, perché davanti a sé ha il centro del campo, dove è più difficile far passare la palla. A destra invece riesce ad alternare corto e lungo, anche con una buona visione di gioco, pur preferendo traiettorie esterne e senza rischiare mai passaggi a tagliare le linee (che sono i più preziosi, quindi anche in questo c’è del lavoro).
Diciamo allora che il Milan da una parte potrebbe aver preso un giocatore meno duttile di quello che pensava, ma dall'altra potrebbe ritrovarsi tra le mani un centrale difensivo più forte di quel che credeva. In ogni caso servirà vedere come si adatterà quando verrà schierato sulla fascia in Serie A: chissà magari anche in quella posizione saprà adattarsi in un battito di ciglia. Perché la cosa sorprendente di Kalulu è che, da centrale, sembra persino essere cresciuto nello spazio di queste cinque partite con la maglia rossonera.
Contro il Sassuolo, il Milan ha avuto poco più del 30% del possesso palla, ma Kalulu è stato il giocatore ad effettuare più passaggi (con l’82% di precisione). È stato lui ad impostare e anche se le sue scelte sono piuttosto conservative, forse anche per una naturale e giusta timidezza in questo momento delicato della sua carriera, va notato come non resti mai fermo quando ha il pallone tra i piedi: avanza sempre per attirare la pressione avversaria o si muove in orizzontale per aprirsi un angolo di passaggio in avanti, e anche quando lancia in direzione della punta è preciso (e non lo abbiamo visto con Ibra in campo, ancora). Contro attaccanti tecnici e svelti come Duricic, Defrel, Caputo e Boga (che a un certo punto se ne è andato a Calabria ed è stato chiuso da Kalulu nel cuore dell'area), il suo ritmo compassato, la sua calma e la capacità di leggere l'azione sono stati sufficienti per non farlo mai andare in difficoltà.
Senza palla la sua qualità più vistosa è la velocità in recupero e nella copertura della profondità, anche su distanze molto lunghe. Si è visto in particolare in un’occasione contro il Sassuolo, quando in seguito a un angolo a favore del Milan, Bourabia lancia Berardi in contropiede. Quando l'azione si trasforma da offensiva in difensiva Kalulu è il giocatore più avanzato del Milan, in pochi secondo recupera la distanza dalla palla e approfittando di un controllo di Berardi, che rallenta sterzando verso destra, accorcia fino a togliergli palla. Al di là del talento atletico, si vede bene la tecnica difensiva di Kalulu dal modo in cui, una volta preso contatto, alla prima occasione interviene pulito sulla palla, prendendo il tempo a Berardi e cambiando anche passo in piena corsa per coordinarsi di sinistro.
Ci sono dei difensori che se la cavano alla grande usando il proprio corpo, spostano gli avversari o gli coprono la porta, e ci sono dei difensori che invece pensano sempre alla palla – come togliergliela, come entrarne in possesso. I difensori che preferisco sono quelli del secondo tipo, di cui fa parte Pierre Kalulu.
Entrambi i titolari del Milan fanno parte della prima categoria, sono esperti nell’uso del corpo e Kjaer in particolare stava avendo una stagione fenomenale prima dell'infortunio, in continuità con il periodo post-lockdown, riuscendo sempre a farsi trovare nel punto giusto dell’area di rigore. Magari Kalulu potrà imparare molto e in breve tempo sotto questo aspetto, i suoi compagni di reparto potranno insegnargli a temporeggiare di più, a conservare la posizione e il contatto con l’avversario senza perdersi dietro alla palla. Ma anche adesso le sue letture sono quasi sempre corrette, i suoi non sono stati neanche veri e propri errori quanto piuttosto delle sbavature.
Non sono d’accordo con chi dice che abbia carenze in marcatura sulla base del gol concesso a Destro, o quello di Immobile, credo piuttosto che questo - il rapporto con la punta negli ultimi metri - sia il singolo aspetto del gioco difensivo che richieda maggiore esperienza. Non si tratta solo di occupare “teoricamente” la posizione migliore, di mettere il corpo in un modo invece che in un altro, ma soprattutto di intuire dove andrà l’avversario e che tipo di cross sta per arrivare (sono cose, tra l’altro, che richiedono anche un minimo di conoscenza degli avversari, cosa che non è detto Kalulu abbia ancora).
Contro la Lazio, dopo aver causato il rigore dell’1-1 calpestando accidentalmente Correa, Kalulu lascia a Immobile un paio di metri di spazio, verso l’esterno, in occasione del gol del 2-2. Forse perché qualche secondo prima della giocata decisiva Immobile era finito a terra e Kalulu se lo è dimenticato per un momento cruciale. Ma va detto che Milinkovic-Savic lo scavalca con un pallonetto di interno sinistro fenomenale, e che la finalizzazione di Immobile, di prima intenzione di sinistro a incrociare, è stata altrettanto incredibile. Si è trattato di una giocata offensiva di altissimo livello, di quelle che non lasciano margine (impossibile intercettare il passaggio o recuperare la posizione) e che probabilmente avrebbero colto di sorpresa chiunque. Difficile immaginare una situazione più complicata, che richieda una difesa individuale e di reparto di più alto livello.
Ovviamente per un difensore un gol subìto conta molto di più, verrà guardato e studiato con maggiore attenzione rispetto a tutte quelle azioni che invece, proprio grazie a un suo intervento, finiscono in un niente di fatto. Tipo questo colpo di testa qui sotto, con cui Kalulu anticipa Correa su un altro bel cross di Milinkovic-Savic:
Tra l’altro, un’occasione nata da un errore di Theo Hernandez in conduzione: chissà se qualcuno glielo avrebbe rimproverato se la Lazio avesse segnato.
Anche sulla tecnica nei colpi di testa penso che Kalulu debba migliorare, ma come per le questioni precedenti parliamo di margini di miglioramento, non di limiti veri e propri. L’ottimo stacco, ad esempio, lo porta a vincere comunque molti duelli, tra cui quello con Muriqi con cui il Milan riconquista palla e arriva al calcio d’angolo decisivo per segnare il 3-2 alla Lazio. Insomma, direi che per ora ci possiamo accontentare di un difensore forte fisicamente (che probabilmente diventerà ancora più forte, aumentando un po’ di peso), velocissimo, concentrato nel leggere l’azione e aggressivo in anticipo, propositivo sia quando si tratta di difendere sia quando deve cominciare l’azione d’attacco, che però deve ancora prendere la misura ad attaccanti con dieci anni di esperienza più di lui. La "base", per così dire, è quella per formare un grande difensore, atleticamente e tecnicamente all’altezza degli attaccanti mostruosi formati dal calcio contemporaneo.
Jean-Michel Aulas, lamentandosi del fatto che Kalulu avesse scelto il Milan, ha detto che il desiderio dei giovani calciatori di guadagnare subito cifre importanti deve stare in equilibrio con «la necessità di trasformare il talento in performance individuali e collettive». Ma è proprio questo che sta facendo Kalulu, che comunque al Milan guadagna mezzo milione all'anno e forse più che per i soldi l’ha scelto per la possibilità di giocare. Trasformare il proprio talento in performance richiede del tempo, così come arrivare a giocare partite senza sbavature deve essere un obiettivo per un ventenne, non un punto di partenza.
Sono consapevole, nonostante l’innamoramento, che Kalulu potrebbe diventare un grande difensore così come andare incontro a partite ancora più difficili, a errori ancora più grandi e direttamente legati a sue carenze, e poi magari deprimersi, perdere fiducia, passare lunghi mesi in panchina fino a venire dimenticato dai suoi allenatori e dai tifosi. D’altra parte questa instabilità è uno stato potenziale proprio dell’innamoramento, che può trasformarsi in un grande amore o in una grande delusione. Saperlo e tenerne conto non deve ridurre il nostro entusiasmo quando però riconosciamo qualcosa di eccezionale in un giovane calciatore. Anche se difensore.