Mentre Perišić correva verso la bandierina per battere il primo corner di giornata, 82 secondi dopo il fischio d’inizio, Inter e Atalanta avevano già dato abbastanza spunti per riempire un paio di pagine di taccuino tattico. Per molti versi, si potevano già evidenziare i temi della gara: l’aggressività dei padroni di casa, che costringono Mancini a spazzare dopo 10 secondi, e la grazia sotto pressione di Iličić, che al secondo 24 guadagna la prima punizione della partita; la qualità in verticale dell’Atalanta, che con cinque passaggi riesce a costruire un 5 vs 5 in area avversaria, e la pericolosità a campo aperto dell’Inter, con il bel lancio di Icardi per la corsa di Perišić. Tutto questo in meno di un minuto e mezzo.
Che la partita di San Siro avrebbe dato spettacolo non era poi così in dubbio. Lo suggerivano gli ultimi incroci tra Inter e Atalanta, spesso entusiasmanti, e lo confermavano i momenti delle due squadre, che avevano chiuso l’infrasettimanale con due poker a danno di Genoa e Bologna. Nonostante la posta in palio della gara (o forse proprio per quello) le due squadre non si sono risparmiate, dando vita a una partita più divertente di quanto suggerisca lo 0-0.
L’aggressività dell’Inter
La prima, grande, sorpresa sta nell’atteggiamento della squadra di casa, che accetta di giocare al ritmo dell’Atalanta impostando una gara molto aggressiva. In fase di non possesso l’Inter pressava molto alta, con Icardi e Vecino (o Perišić) in pressione sui centrali dell’Atalanta, nel tentativo di rallentarne la fase di uscita. Alle loro spalle Brozović e Gagliardini marcavano a uomo De Roon e Freuler, mentre Politano e Perišić si stringevano verso il centro, tenendo d’occhio Castagne e Hateboer.
Dietro i padroni di casa lasciavano spesso i quattro difensori contro Iličić, Pašalić e Gómez. Il più controllato era ovviamente lo sloveno, che veniva seguito da Asamoah fino a metà campo con Skriniar in seconda battuta. A destra l’Inter è stata più cauta: D’Ambrosio è rimasto abbastanza basso, per non lasciare soli i centrali, e lo stesso Politano ha speso molto in fase difensiva. Tanto lavoro anche per i due mediani, che sulle verticalizzazioni dell’Atalanta dovevano subito accorciare indietro, per non lasciare troppo spazio a Pašalić e Gómez.
L’aggressività iniziale della squadra di Spalletti ha messo in seria difficoltà l’Atalanta, che nel primo quarto d’ora ha fatto grande fatica a costruire azioni pulite. All’Inter, invece, ha funzionato un po’ tutto: il pressing, la caccia sulle seconde palle e (soprattutto) la resistenza alla pressione avversaria. L’ultimo aspetto è senza dubbio quello più interessante: nonostante il pressing molto aggressivo dell’Atalanta gli uomini di Spalletti sono riusciti a gestire con maturità il pallone, partendo da Miranda (71 passaggi, con il 91.6% di precisione), Skriniar (60, 83.3%) e lo stesso Handanovič.
Un altro fattore importante sono state le posizioni asimmetriche di Gagliardini e Vecino. Sulla carta l’Inter giocava col 4-2-3-1, ma in fase di costruzione l’uruguaiano si allargava spesso sull’halfspace di destra, mentre Gagliardini accorciava al fianco di Brozović per dare un’altra opzione in uscita. Nelle transizioni positive i nerazzurri cercavano spesso i movimenti a venire incontro di Icardi, spesso avvicinato da i tagli di Politano e Perišić. Dopo la partita col Genoa Spalletti aveva chiesto al suo attaccante di dare un maggiore supporto alla manovra, e l’argentino ha risposto presente.
Le prime corse dell’Inter a campo aperto partono tutte da giocate del centravanti argentino: la palla in verticale per Perišić al 2’, la spizzata che porta al tiro di Vecino all’8’ e la sponda per il contropiede chiuso da Perišić al 13’. Da una giocata di Icardi nasce anche la grande occasione dell’Inter alla mezz’ora: passaggio in diagonale di Asamoah, velo dell’attaccante per Nainggolan (subentrato a Brozović) e palla a destra per Politano, che mette il numero 9 a tu per tu con Gollini. L’errore del centravanti argentino priva l’Inter di un gol forse meritato, almeno per quanto si era visto ad inizio partita.
La crescita dell’Atalanta
A dir la verità, nei minuti precedenti l’Atalanta aveva già iniziato ad alzare il baricentro, dopo aver superato indenne i primi, soffertissimi, quindici minuti di partita. A dare la carica è stato il solito Iličić, che al 16esimo – con una grande giocata di tacco – si libera di Skriniar e parte in contropiede, facendo prendere il primo grande spavento alla difesa dell’Inter.
A complicare la vita ai nerazzurri arriva anche l’infortunio muscolare di Brozović, al 20esimo, che priva i nerazzurri di un giocatore fino a quel momento fondamentale nella gestione del possesso. Al suo posto Spalletti decide di inserire Nainggolan, spostando in mediana Vecino: una scelta che dà più dinamismo alla squadra, ma finisce per impoverire la qualità dell’Inter in fase di uscita. Dopo l’uscita del croato l’Atalanta inizia a crescere.
Nella seconda parte del primo tempo l’Atalanta aumenta il suo volume di gioco, adattandosi al nuovo assetto dell’attacco, dove Pašalić (scelto al posto di Zapata) giocava come trequartista alle spalle di Iličić e Gómez. Sulla destra il riferimento era sempre lo sloveno, pronto ricevere sui piedi per creare superiorità e tagliare al centro, mentre sulla fascia opposta le posizioni erano più mobili, con Gómez libero di svariare per tutto il campo, e Pašalić alla costante ricerca di spazi tra le linee.
In diverse occasioni gli scambi dell’Atalanta mettono in difficoltà l’Inter, gradualmente costretta ad abbassarsi per limitare i rischi. Nell’ultimo terzo di campo i nerazzurri vengono supportati dalla grande solidità della loro difesa, capace di resistere alla crescente pressione dei bergamaschi senza eccessivi rischi.
Per molti versi, il peso più grande dell’assenza di Zapata sono mancate le connessioni tra Iličić e Gómez, spesso troppo distanti. Non è un caso che la migliore occasione del primo tempo sia arrivata quando Gómez fa una delle prime incursioni verso la fascia destra, ricevendo subito un bel filtrante di Iličić. In quell’occasione arriva anche una delle prime sbavature dell’Inter, che lascia il solo D’Ambrosio contro Castagne e Pašalić.
La crescita dell’Atalanta, le contromisure dell’Inter
Nella ripresa l’Atalanta parte bene, mettendo subito sotto pressione i padroni di casa. Per due minuti i bergamaschi giocano quasi interamente nella metà campo dell’Inter, e al 48esimo hanno l’occasione per andare in vantaggio: Pašalić ruba una palla sanguinosa a Gagliardini e innesca Iličić, che salta Skriniar e mette una gran palla per Gómez. L’argentino arriva con una frazione di secondo in ritardo, salvando l’Inter.
Nei minuti successivi l’Atalanta prende fiducia, alza l’intensità del pressing e mette sotto grande pressione la squadra di casa, costretta a rallentare molto l’azione. L’Inter non rinuncia a giocare, a costo di tenere bassi Vecino e Gagliardini, ma col passare dei minuti finisce per perdere verticalità, complice il calo fisico di Politano, la scarsa forma di Nainggolan (26 palloni toccati) e la giornata no di Perišić (3/10 cross completati).
Nonostante le difficoltà, Spalletti decide di insistere sulla gestione del possesso, inserendo Borja Valero al posto di Gagliardini. L’ingresso dello spagnolo regala più tranquillità ai nerazzurri, e (soprattutto) libera Vecino dai compiti in fase di costruzione, permettendogli di alzarsi con più frequenza sulla trequarti. Nei minuti successivi l’Inter cresce, e al 72esimo Nainggolan sfiora il vantaggio con un’azione partita da Borja Valero, e rifinita sulla trequarti da un tocco di Vecino.
Nel finale è l’Inter a provarci, cercando sia la via del possesso che i calci piazzati, nel tentativo di sfruttare la maggiore forza fisica. Negli ultimi dieci minuti la squadra di Spalletti sfiora il gol in due occasioni, sempre di testa, prima con D’Ambrosio, servito da Asamoah, e poi con Icardi, che trova la spazzata di Castagne sulla linea. Ma l’Atalanta tiene botta, e chiude la partita con un punto preziosissimo.
Un buon pareggio
Per molti versi, lo 0-0 finale ha il sapore dell’occasione persa. Lo è per l’Atalanta, che con una vittoria avrebbe seriamente messo in discussione la lotta per l’Europa, lo è per l’Inter, che ha mancato lo scatto definitivo per la zona Champions. Nonostante tutto, Spalletti e Gasperini escono dal campo con diversi motivi per sorridere.
L’Inter ha confermato la sua crescita, mostrando maturità nella gestione del possesso contro una delle avversarie più difficili. L’Atalanta ha dimostrato la sua definitiva maturazione, mettendo fine alla cabala San Siro (4 sconfitte su 4, contro l’Inter) e raggiungendo a 52 punti il Milan. I risultati degli altri campi sorridono alla squadra di Spalletti, che nonostante il solo punto non perde terreno dalla Lazio (che ha pareggiato 2-2 con il Sassuolo) e ha allungato il distacco dal Milan, ma per molti versi la vera vincitrice della giornata è l’Atalanta, che ha dimostrato, per l'ennesima volta, di poter giocare alla pari con le altre grandi.