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L'Inter ha annullato la Juventus
18 gen 2021
La squadra di Conte ha giocato la sua miglior partita stagionale.
(articolo)
10 min
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Una Juventus così impotente contro l’Inter fa notizia. Nonostante le assenze di Cuadrado, de Ligt, Alex Sandro potessero preannunciare qualche difficoltà per la squadra di Pirlo, costretto a ridisegnare la difesa con Frabotta e Chiellini (fresco di rientro) contro l’attacco forse più probante del campionato, è il modo in cui è maturata la sconfitta che ridefinisce, almeno in questo momento, le prospettive per entrambe le squadre.

Conte ha vinto la sua prima partita da allenatore contro i bianconeri con una grande dimostrazione di compattezza e agonismo: l’Inter ha esposto i punti deboli dell’avversario semplicemente facendo ciò che è più abituata a fare, facendolo al meglio e giocando la sua migliore partita in stagione (finora).

Le difficoltà difensive della Juventus

Sin dai primi minuti è stato evidente che la Juve avesse problemi a pressare con ordine la costruzione dell’Inter. Il 4-4-2 bianconero si contrapponeva al classico rombo di costruzione della squadra di Conte e il primo problema era numerico: le due punte, Morata e Ronaldo, erano in inferiorità numerica contro i tre difensori, per questo inizialmente lasciavano giocare uno dei due difensori laterali interisti, per poi andare a pressare sul suo passaggio.

I due esterni, Chiesa e Ramsey, erano chiamati a occuparsi della possibile ricezione degli esterni avversari, Young e Hakimi, e così il corridoio centrale era lasciato in mano ai due mediani, Rabiot e Bentancur. Di solito, quando si difende con questo tipo di disposizione, per evitare di scoprire troppo presto lo spazio davanti alla difesa, si può scegliere di non pressare subito il centrocampista avversario più basso, ma di sganciare il marcatore solo in un secondo momento, magari sfruttando una trappola.

Il secondo problema della Juventus, però, riguarda l’apporto delle punte al pressing, in termini di angoli di corsa e di consapevolezza della posizione degli avversari alle loro spalle, che di solito lascia a desiderare: con Bastoni e Skriniar liberi di portare palla, con le linee di passaggio pulite in avanti, il pressing della Juventus dipendeva dalle uscite aggressive dei quattro centrocampisti, e a cascata dalla qualità della pressione dei centrali difensivi.

Queste difficoltà la Juventus se le porta dietro da oltre una stagione, ma quando incontra squadre a proprio agio nel muovere il pallone con pazienza dal basso, e che utilizzano tre centrali e due esterni ad altezza media, si accentuano ulteriormente.

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Nelle prime due immagini Rabiot pressa Vidal mentre Bentancur lo copre restando troppo lontano da Brozovic, che riceve da terzo uomo e dà il via a un’occasione da gol. Nelle altre due, direttamente sul calcio di inizio del secondo tempo, la Juve è subito disorganizzata: Ramsey esce su Skriniar, Bentancur fa per andare avanti ma poi si abbassa su Barella, fermandosi però quando questo raggiunge la fascia. Frabotta esce in ritardo su Hakimi che riceve e trova Brozovic.

A ciò va aggiunta la difficoltà dovuta al doppio atteggiamento difensivo che ha la Juventus di solito: più aggressivo quando si trova nella metà campo avversaria, più prudente e attento alle coperture quando è nella propria trequarti.

Insomma, i livelli di riaggiustamento della strategia difensiva della Juventus sono molteplici, ma hanno un comune denominatore per la corretta riuscita: l’intensità. Un aspetto che alla Juventus è mancato sotto ogni aspetto, menzionato tra le prime cause della sconfitta dallo stesso Pirlo nella sua intervista post-gara, che ha indicato nell’incapacità di scalare rapidamente sul giro palla dell’Inter, e di seguire gli inserimenti della mezzala opposta sul lato debole con ripiegamenti profondi dei giocatori di zona, uno dei punti chiave della gara. Si tratta di pattern classici per le squadre di Conte, e per questa ragione, forse, la cosa più avvilente per Pirlo dev’essere stata proprio rendersi conto che i suoi non avevano assorbito concetti così basilari.

Durante la fase di costruzione Brozovic è riuscito a trovare ricezioni pulite alle spalle dell’attacco bianconero, senza troppo sforzo, sempre tranquillo nella lettura dell’azione; le mezzali ai suoi fianchi, così, hanno potuto preoccuparsi di creare superiorità numeriche sulle fasce insieme agli esterni: a destra Barella era in costante supporto di Hakimi contro Frabotta e Ramsey, ma si è visto anche Skriniar andare in accompagnamento sulla stessa corsia, mentre dall’altra parte la stessa funzione è stata svolta da Vidal e Bastoni. Un’altra grande differenza tra l'Inter e la Juventus viste ieri sera è stata proprio la partecipazione attiva dei difensori alla creazione di sovraccarichi in zone avanzate.

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Questi sono gli attimi precedenti al gol dell’1-0, con Barella che taglia verso l’esterno facendosi seguire da Ramsey, che però poi tornerà al centro lasciandolo libero di crossare. Nella seconda immagine, con Barella in zone interne, è Skriniar a supportare Hakimi.

Così l’Inter, anche senza tenere palla per lunghi periodi, è riuscita a mettere in sofferenza la Juventus in modo sistematico. La squadra di Pirlo è stata mossa da un lato all’altro del campo, sempre costretta a rincorrere in orizzontale i cambi campo, esponendosi all’attacco dell’area, con inserimenti che non controllava e che anche altre volte in stagione l'hanno fatta patire.

A dare lo scarto tra le due squadre è stata anche la prestazione individuale di Nicolò Barella, una spina nel fianco della difesa juventina con le sue corse in avanti, incontenibile anche per i mediani (impressionante l’azione in cui resiste al contrasto di Rabiot lanciandosi in conduzione sulla fascia) oltre che decisivo col gol segnato e con l’assist con il piede debole.

Ma tutta la squadra di Conte, al di là della differente efficacia tattica, è stata particolarmente pulita dal punto di vista tecnico: Bastoni e Barella lo hanno mostrato in occasione dei due gol, ma anche in altri momenti la precisione dei cross di entrambi è stata determinante per la creazione di opportunità; dall'altra parte la Juventus ha sofferto l'imprecisione e la confusione delle rifiniture laterali, soprattutto quelle di Frabotta, che dava l’impressione di non guardare neanche i propri compagni in area.

Il secondo gol dell’Inter ha racchiuso molti di questi temi: l’azione è nata da un palleggio tra Handanovic e Bastoni, con Morata preso in mezzo che ruota su se stesso, indeciso se sganciarsi sul difensore o coprire la linea di passaggio verso Brozovic, che però era già marcato da Rabiot. L'innalzamento di Rabiot è stato accompagnato da un abbassamento simultaneo di Chiesa, corso all’indietro per seguire Vidal e coprire così il cileno. Young ha attratto Danilo, seguito a sua volta da Chiellini e Bonucci, orientati su Lautaro e Lukaku. Dopo un po’ di melina, Bastoni è avanzato palla al piede e ha visto lo scatto di Barella nello spazio alla sinistra di Chiellini, completamente scoperto perché Frabotta si era attardato a dare copertura sul lato debole e Bentancur, che era in una posizione arretrata e avrebbe potuto rimediare, non ha riconosciuto il potenziale pericolo.

Ma la Juventus ha faticato anche offensivamente

Senza palla, il blocco compatto dell’Inter aveva come obiettivo quello di schermare eventuali verticalizzazioni, tra le linee o in profondità. La Juventus, in teoria, avrebbe dovuto manipolare le uscite aggressive dei difensori di Conte tra le linee per poi sfruttare gli inserimenti alle loro spalle, ma questa situazione non si è mai verificata: la circolazione bianconera è stata principalmente perimetrale e finiva spesso per nascere e morire sullo stesso lato del campo, o in alternativa portava a una verticalizzazione forzata.

Sempre in teoria, non trovando spazi proficui, la Juventus avrebbe dovuto muovere la palla con pazienza da un lato all’altro, rapidamente ma senza fretta di andare in porta: è stato proprio questo il terzo problema concettuale dei bianconeri (come già accaduto altre volte in stagione). Lo ha mostrato anche la partita nevrotica di Cristiano Ronaldo, che come sempre godeva di assoluta libertà nel cercare lo spazio per ricevere palla, e che spesso, per la voglia di ricevere al più presto contro squadre basse e compatte, finisce per ritrovare con un blocco compatto di avversari tra sé e la porta, esponendolo così alla parte meno efficace del suo gioco, cioè la gestione dei tempi dell’azione. Ronaldo ha provato a risolvere il problema cercando la conclusione da lontano, ma con esiti deludenti.

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Per buona parte della partita Ronaldo ha cercato la ricezione sulla destra, allontanandosi anche parecchio dal centro. La sua interpretazione di queste situazioni, però, non aiuta sempre la Juventus a sfruttare gli spazi che può creare.

La Juventus ha ormai imparato ad accettare ogni sfumatura del carattere di Ronaldo, compensando i suoi movimenti, riempendo l’area in maniera varia ed efficace, ma a volte basta un singolo intoppo nella costellazione di rotazioni a incrinare l’efficacia di tutto lo scaglionamento.

In questo caso è bastata la partita di Rabiot sul centrodestra, posizione in cui il francese perde parecchia naturalezza sia col pallone tra i piedi, sia quando deve proporsi negli spazi, in aiuto all’esterno.

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Le difficoltà di Rabiot sulla destra: nella prima slide, legge male la situazione e fa un passaggio di destro irraggiungibile per Chiesa consegnando la palla all’Inter; nella seconda, inizia a smarcarsi bene correndo in profondità, però rallenta all’improvviso, vanificando il passaggio di Chiesa.

Senza sbocchi credibili nella zona centrale, la Juventus non è riuscita a sfruttare il lavoro di collegamento di Morata per portare fuori posizione la difesa, anzi lo spagnolo è stato tagliato fuori ben presto, innervosendosi di conseguenza anche lui. A tutto ciò si è aggiunto lo scarso apporto di Bentancur, che sembra non riuscire a evolvere il suo stile di gioco con il pallone, sempre troppo compassato e timoroso per le ambizioni della Juventus.

Ragionando in astratto, una possibile soluzione adottabile per trovare qualche spazio in più tra le linee avrebbe potuto essere l’allargamento del trio difensivo, con conseguente abbassamento di Bentancur. In questo modo anche Frabotta avebbe potuto alzare più agevolmente la propria posizione (in qualche occasione, durante l’impostazione bassa della Juve, si è trovato a ricevere nella metà campo difensiva con l’uomo già troppo vicino). Avere due mancini sul lato sinistro del campo nella prima costruzione non è stato frequente quest’anno per Pirlo, ma forse sfruttare gli angoli di passaggio naturalmente più adatti di un mancino naturale, come Chiellini, per trovare lo spazio alle spalle di Hakimi lanciando Frabotta avrebbe potuto essere un modo per creare una crisi di marcatura a Skriniar. Frabotta, invece, si è trovato ad attaccare contro frequenti raddoppi (portati benissimo dall’Inter, anche sul lato opposto), e non è riuscito ad incidere.

In questo caso, per esempio, Chiellini ha spazio per condurre, ma Frabotta gli va incontro e riceve il pallone a centrocampo, senza aggiungere nulla alle possibilità offensive dell’azione.

Tanti di questi problemi in fase di possesso la Juve potrebbe risolverli col recupero dei titolari assenti per Covid, accompagnati magari da una crescita nelle prestazioni di giocatori dotati di un certo calibro di personalità tecnica, come Arthur o Dybala. Le prossime settimane, dense di impegni decisivi ravvicinati, però, potrebbero essere una trappola per l’evoluzione dei progetti di Pirlo, che dovrà essere bravo a gestire il contraccolpo psicologico di una della peggiori prestazioni stagionali.

L’Inter, in compenso, sembra aver preso coscienza definitivamente dei propri punti di forza e delle debolezze: un leggero abbassamento del baricentro e un ritorno in pianta stabile della mediana a tre hanno restituito la solidità che sembrava persa tra la fine della scorsa stagione e l’inizio di quella attuale. In questo periodo, poi, la squadra di Conte sembra aver guadagnato qualità nell’ultimo quarto di campo, grazie a uomini diversi dai suoi iconici attaccanti, primi fra tutti Hakimi e Barella. Questa partita ci ha detto relativamente poco di nuovo sulle qualità e sulle prospettive dei nerazzurri, ma la vittoria nata da una grande prestazione in una partita così importante era fondamentale per consolidare i progressi e allontanare i fantasmi e le scorie dell’eliminazione dalle coppe.

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