Lo scontro al vertice tra Inter e Juventus era carico di aspettative e significati: era importante per la tradizione, per la classifica, per il passato juventino di Antonio Conte e per la sfida tattica di due allenatori già capaci di dare un’impronta netta e personale al gioco delle due squadre.
L’Inter era reduce dalla sconfitta di Barcellona che, nonostante il risultato negativo, aveva certificato ai massimi livelli l’ottimo lavoro già svolto da Conte, e l’elevato grado di assimilazione della squadra dei principi di gioco del proprio allenatore. La Juventus, invece, già da qualche partita aveva fatto tesoro della grave assenza per infortunio di Douglas Costa per mutare il proprio assetto tattico da un 4-3-3 spurio al 4-3-1-2.
Se il 4-3-3 costringeva continui riadattamenti delle uscite in pressing in funzione della posizione assunta a fine azione da CR7, libero di muoversi lungo tutto il fronte offensivo, il nuovo modulo disegna invece un pressing più complesso, ma con direttrici più definite e prefissate che la Juve pare riuscire a giocare con maggiore efficacia e convinzione.
Lo scontro tattico tra i sistemi e i principi di gioco abbracciati dalle due squadre era un ulteriore punto di interesse. L’Inter aveva mostrato a Barcellona la sua abilità di giocare su un campo grande, attirando il pressing avversario fin dentro gli ultimi 20 metri per poi giocare alle spalle della pressione, utilizzando diversi set di giocate codificate e memorizzate dai giocatori, sfruttando l’ampiezza con gli esterni di centrocampo e le mezzali, cercando le giocate dirette per i movimenti e i dialoghi tecnici per le due punte vicine.
Il nucleo di costruzione dei nerazzurri, formato da Handanovic – incredibilmente migliorato nella gestione del pallone coi piedi- insieme ai tre difensori centrali e a Brozovic, mediano, costituiscono il cuore del possesso dell’Inter e l’origine di ogni azione offensiva manovrata della squadra. Per la Juventus, che per scelta concettuale del proprio allenatore, prova sempre a riconquistare il pallone con un pressing offensivo, era quindi di fondamentale importanza riuscire a sabotare la costruzione bassa avversaria senza regalare, sbagliando tempi, spazi e angoli della pressione, il campo grande dietro la propria linea di recupero palla più avanzata.
E per i bianconeri era altrettanto importante riuscire a difendere l’ampiezza, che l’Inter, svuotando il centrocampo e alzando gli esterni, ricerca con continuità; e che invece strutturalmente sia il modulo di gioco 4-3-1-2 che i principi di gioco della zona di Sarri, rendono complessa da proteggere.
Da parte sua, Antonio Conte oltre a esprimere il proprio gioco in fase di possesso doveva preoccuparsi di non lasciare troppo il dominio territoriale e del possesso alla Juventus, per evitare come successo nel secondo tempo a Barcellona di abbassare troppo il baricentro, rendendo difficoltosa la risalita del campo e prestando il fianco alla maggiore tecnica, in un campo piccolo, degli avversari.
Il pressing della Juventus ha fatto il contesto
Nell’undici iniziale Maurizio Sarri ha scelto, a dispetto delle previsioni della vigilia, Bernardeschi e Dybala, lasciando in panchina Ramsey ed Higuain. Nell’Inter invece, l’unico possibile ballottaggio della vigilia, è stato risolto da Antonio Conte in maniera conservativa, schierando D’Ambrosio come esterno di centrocampo a destra, al posto di Candreva.
Gran parte del match si è giocato, come prevedibile, sulla strategia e sull’efficacia del pressing delle due squadre, che ha definito il contesto in cui i calciatori hanno potuto esprimere le loro capacità tecniche.
La Juventus ha alternato, in varie fasi del match e ad altezze diverse, due diversi approcci per contrastare l’impostazione bassa dell’Inter. Il primo, più aggressivo e portato in zone profonde della metà campo avversaria, prevedeva un pressing in parità numerica sul rombo di costruzione nerazzurro, alzando una delle mezzali, generalmente Khedira, su uno dei centrali avversari.
Cristiano Ronaldo e Dybala alzavano la loro pressione su De Vrij e uno dei due centrali laterali, lasciando a Bernardeschi il controllo di Brozovic e provando, con gli opportuni angoli di pressione, a evitare che il pallone circolasse sul lato debole, dove restava libero il centrale difensivo pronto però ad essere aggredito dalla mezzala juventina di competenza, per non concedere alcun vantaggio numerico agli avversari.
Cristiano Ronaldo pressa Godin che scarica dietro su De Vrij. Bernardeschi si orienta su Brozovic. Dybala esce in pressione su De Vrij provando a inibire il passaggio verso il terzo centrale Skriniar. La palla raggiunge però il difensore slovacco su cui esce Khedira.
In zone di campo più basse, quando il possesso interista era consolidato, la Juventus ha invece scelto di lasciare libero inizialmente il centrale De Vrij, con Cristiano Ronaldo e Dybala orientati sugli altri due centrali di difesa e Bernardeschi su Brozovic, pronto però ad uscire proprio su De Vrij - avendo però cura di schermare il mediano nerazzurro con l’appropriata traiettoria della propria corsa.
CR7 su Godin, Dybala su Skriniar e Bernardeschi su Brozovic, con De Vrij lasciato libero di impostare. Bernardeschi è però pronto a uscire su DeVrij coprendo il passaggio verso Brozovic, su cui, in ogni caso è pronto ad alzarsi Pjanic.
Come ne è uscita l’Inter?
La strategia di pressing della Juventus ha funzionato molto bene, sia inibendo la risalita palleggiata su campo grande dell’Inter che recuperando palloni in posizione molto avanzata. A differenza di quanto accaduto mercoledì scorso a Barcellona, l’Inter non è quasi mai riuscita a uscire dal pressing utilizzando gli esterni o le mezzali, ma ha avuto qualche successo, specie nel primo tempo, appoggiandosi direttamente sulle punte.
Sfruttando a proprio vantaggio il pressing offensivo bianconero, accompagnato dall’aggressività dei due centrali, l’Inter è talvolta riuscita ad attaccare in campo aperto grazie all’abilità di Lautaro Martinez nel ripulire i palloni provenienti dalla difesa e ad alcune corse in campo aperto di Lukaku.
La capacità dell’Inter di sfuggire al pressing della Juventus, però, è via via diminuita con il passare dei minuti - almeno fino alla sostituzione di Bernardeschi, che ha cambiato l’efficacia del recupero palla avanzato dei bianconeri – sia a causa del progressivo affaticamento delle due punte, che hanno avuto sempre più difficoltà a vincere i duelli individuali coi centrali bianconeri, sia a causa dell’infortunio di Sensi, che ha privato l’Inter della sua capacità di trovare i migliori spazi per ricevere il pallone alle spalle della pressione avversaria e di giocare, in seguito, con qualità ogni pallone ricevuto.
Stefano Sensi (giocatore del mese AIC a settembre) è stato capace di alternare movimenti verso l’esterno, svuotando il centrocampo per ricevere in ampiezza, spostando così la difesa avversaria, a ricezioni più rischiose tra le maglie dello schieramento avversario, che invitavano i compagni a tagliare le linee con i passaggi.
Con De Vrij in possesso palla, lasciato libero di impostare dal pressing avversario, Sensi si posizione nell’half-space di centro sinistra, esattamente tra quattro giocatori bianconeri, per ricevere un passaggio capace di muovere la difesa della Juventus.
La Juventus ha iniziato la partita con un pressing particolarmente aggressivo e il precoce gol di Dybala, modificando subito il contesto tattico ed emotivo del match, ha lasciato spazio, nei minuti successivi, a un approccio meno intenso, complice anche la risposta dell’Inter.
Il pressing della Juventus è quindi risalito di intensità ed efficienza dopo il gol del pareggio nerazzurro e l’uscita dal campo di Sensi, per arrivare al massimo dell’efficacia nel primo quarto d’ora della ripresa, in cui la Juventus ha costretto all’Inter a giocare solo 9 passaggi nella metà campo avversaria e solo 2 nell’ultimo terzo di campo.
A quel punto la mossa di Sarri di inserire Higuain per Bernadeschi, spostando Dybala sulla trequarti, ha ridotto l’efficienza del pressing della Juventus, permettendo all’Inter di alzare il baricentro e di consolidare il possesso.
Dybala ha sofferto - come detto da Sarri dopo la partita - lo spostamento in un ruolo più dispendioso nel momento in cui cominciava a sentire la stanchezza. Il tecnico bianconero ha quindi riequilbrato il lavoro in fase di pressing inserendo Emre Can e spostando Bentancur sulla trequarti, nella zona di Brozovic. La mossa ha prodotto gli effetti sperati: la Juve è tornata a prevalere nel possesso, contrastando meglio quello avversario, e Bentancur è stato abile a innescare Higuain con uno splendido assist in occasione del gol del vantaggio bianconero.
Il quesito aperto sulla possibilità della Juventus di difendere bene l’ampiezza contro gli esterni dell’Inter è stato risolto da Sarri sia riducendo le fasi di difesa posizionale (grazie all’ottimo pressing giocato per quasi tutto il match), sia grazie al contributo di Matuidi a sinistra, e del preziosissimo Cuadrado, a destra, entrambi capaci di scivolare sui lati con estrema velocità, coprendo in pochissimo tempo grosse porzioni di campo.
Troppa libertà per Pjanic
Dall’altro lato del campo l’Inter è riuscita a portare il pressing in maniera aggressiva solo in specifiche fasi del match, brillando nei minuti precedenti il gol del pareggio realizzato su rigore da Lautaro Martinez.
Il pressing offensivo dei nerazzurri è stato progettato disegnando una pressione uomo su uomo sui giocatori della Juventus. Nelle fasi più aggressive Lukaku e Lautaro Martinez si sono orientati sui due centrali bianconeri, Sensi si è alzato su Pjanic, con Brozovic e Barella in controllo delle due mezzali e gli esterni di centrocampo pronti a pressare i terzini di Sarri.
La strategia di pressing offensivo dell’Inter.
L’azione che ha generato il fallo di mani in area di De Ligt è nata proprio da un’ottima fase di pressing degli uomini di Conte, che negando ogni linea di passaggio più comoda hanno forzato Cuadrado a un lancio lungo, recuperando così il pallone a 40 metri della porta avversaria.
Cuadrado, chiuso dalla linea laterale e dalla pressione di Asamoah, non ha linee di passaggio comode ed è costretto a lanciare il pallone in avanti.
Quando la Juventus ha consolidato il possesso è invece riuscita ad abbassare l’Inter, e riconquistando il pallone presto e in alto ha iniziato le proprie azioni da posizione avanzata, impedendo ai nerazzurri di schierare il suo pressing offensivo. In quesi casi gli uomini di Conte sono finiti schiacciati all’indietro nel loro consueto 5-3-2 molto stretto, che non è comunque riuscito ad impedire alla Juventus di generare pericoli per la porta di Handanovic.
A differenza dalla Juventus, che anche nelle poche fasi di difesa posizionale ha marcato o comunque messo in ombra Brozovic, l’Inter nella propria metà campo ha lasciato Pjanic relativamente libero di ricevere alle spalle di Lukaku e Lautaro Martinez, schierati in orizzontale sui centrali bianconeri.
Lo stretto e basso 5-3-2 dell’Inter. Il baricentro medio dei nerazzurri a fine partita sarà a 41.2 m, una posizione molto bassa.
Cosa è mancato all’Inter?
Con la palla tra i piedi l’Inter ha provato, come di consueto, ad attaccare in maniera diretta appoggiandosi sulle punte o, in fase più manovrata cercando gli esterni di centrocampo per crossare palloni in mezzo.
I nerazzurri hanno crossato 21 volte, guadagnando con un cross il rigore del pareggio. Lautaro Martinez, almeno fino agli ultimi 20 metri di campo, ha giocato bene, mettendo a referto 4 tiri, 1 passaggio chiave e 3 dribbling. La manovra offensiva dell’Inter ha peccato però in precisione e imprevedibilità nell’ultimo terzo di campo, dove errori tecnici e letture sbagliate dei due attaccanti hanno reso innocue alcune potenziali occasioni da gol. L’assenza per buona parte della gara di Sensi è pesata più del dovuto, privando Conte di qualità e fantasia.
Le scelte sbagliate degli attaccanti dell’Inter. Prima Lautaro non vede Sensi liberissimo a sinistra e cerca un più complesso passaggio verso Lukaku, chiuso da Bonucci. Poi Lukaku, invece di stoppare palla per dare il tempo a Vecino di salire creando un 2 vs 1 contro Bonucci, tenta un improbabile passaggio di prima in giravolta, intercettato facilmente dal difensore bianconero.
Attaccando in campo piccolo, fatta eccezione per l’occasione a 5 minuti dal termine capitata sui piedi di Vecino, l’Inter non è riuscita a rendersi pericolosa, mostrando ancora limiti in fase di rifinitura, mentre ha funzionato meglio, specie nella prima mezz’ora, l’attacco su spazi ampi, in ripartenza o in uscita del pressing avversario.
La natura della fase offensiva della squadra di Conte, sempre piuttosto verticale, non ha permesso all’Inter di consolidare il possesso. Solo il 37% del possesso palla dell’Inter è avvenuto nella metà campo avversaria (contro il 57% della Juventus) e la poca presenza nel campo dei bianconeri non ha permesso all’Inter di schierare con continuità il proprio pressing offensivo, che nelle fasi in cui è stato giocato, è sembrato invece piuttosto efficace.
La Juventus ha messo in mostra un palleggio efficace orientato a disordinare gli avversari, per creare pericoli, e ad abbassarli creando i presupposti per la riaggressione e per il pressing. La trasmissione del pallone degli uomini di Sarri non è mai stata banale, ricercando sempre linee e sequenze capaci di muovere i difensori e di raggiungere i riceventi dietro le linee avversarie.
Esemplare in quest’ottica il gol realizzato da Higuain, che ha visto in successione il passaggio taglia linee di Pjanic verso Ronaldo, posizionato in verticale all’altra punta, lo scarico dietro di CR7 verso il terzo uomo Bentancur e lo splendido assist dell’uruguaiano verso Higuain, dopo che la sequenza rapida di passaggi aveva abbassato e costretto le linee arretrate dell’Inter all’esclusiva possibilità di difesa puramente reattiva.
Ronaldo e Higuain sono schierati in verticale, Pjanic serve CR7 alle spalle del centrocampo dell’Inter (schierato a 4 dopo l’ingresso di Politano e con meno protezione centrale), con Matuidi che occupa preventivamente la zona tra le linee e Bentancur che la va ad occupare.
È interessante notare che grazie alla stessa occupazione del campo i bianconeri erano riusciti a fine primo tempo a realizzare un gol con Ronaldo - annullato poi per un fuorigioco di Dybala.
La medesima occupazione del campo delle due punte e di Pjanic. Anche in questo caso il bosniaco taglia le linee servendo Ronaldo, che nell’occasione triangola stretto con Dybala e mette in rete.
La qualità tecnica della Juventus quest'anno è supportata da principi offensivi chiari, che orientano lo scaglionamento in campo e la scelta delle sequenze di passaggi. Quella di Sarri è diventata una squadra efficace sul corto anche contro una difesa molto stretta e arcigna come quella interista. Ma le possibilità offensive dei bianconeri sono diverse: nei 10 minuti iniziali, ad esempio, la squadra ha esplorato con lanci lunghi la zona alla spalle dell’incerto Godin, ottenendo il gol del vantaggio di Dybala e la traversa di Cristiano Ronaldo.
La capacità di Pjanic di giocare con uguale efficacia sul corto e sul lungo consente alla Juventus variazioni sul tema dell’attacco posizionale e regala imprevedibilità alla fase offensiva.
Cosa ci resta di questo Inter-Juventus
Con la vittoria di San Siro la Juventus si prende la vetta della classifica e definisce le gerarchie nel campionato di Serie A. L’Inter ha mostrato che la bontà del lavoro di Antonio Conte le consente di competere ad alti livelli, ma la strada tattica che i nerazzurri possono percorrere è oggi ancora troppo stretta e forse vincolata dalla qualità tecnica complessiva dei giocatori.
Al termine della partita lo stesso Antonio Conte, sottolineando la buona prestazione dei suoi uomini, ha evidenziato come la sua squadra, in ogni occasione, debba andare a 200 all’ora, rivelando però che per l’Inter la via del successo passa per l’intensità, il pressing e la qualità dell’esecuzione delle giocate codificate e memorizzate in allenamento.
Gran parte del destino della partita si è giocato sulla differente qualità delle giocate negli ultimi 30 metri, dove Martinez - autore peraltro di una prova particolarmente preziosa per la manovra della sua squadra - e in special modo Lukaku, hanno commesso diversi errori tecnici e di interpretazione delle situazioni di gioco. La Juventus ha messo in mostra combinazioni e gesti tecnici di livello davvero elevato.
Il compito di Antonio Conte sarà quindi quello di consolidare il lavoro svolto e di ampliare le possibilità tattiche della propria squadra, troppo vincolata, anche a partita in corso, a scelte che non prevedono troppi piani alternativi.
La Juventus ha vinto con merito la partita, risolvendo brillantemente le possibili difficoltà in fase di non possesso che le qualità dell’impostazione bassa e lo sfruttamento dell’ampiezza dell’Inter le ponevano di fronte. Il pressing è stato quasi sempre efficace, specie dopo l’uscita dal campo di Sensi, e la difesa dell’ampiezza si è avvalsa del contributo individuale di Cuadrado, autore di prestazioni notevoli da terzino destro per la sua capacità di scivolare con velocità e inaspettata precisione sul lato debole e, in fase di possesso palla, di fornire qualità alla squadra lungo tutto la fascia, dalle fasi di impostazioni a quelle di rifinitura.
Bonucci e Pjanic si sono confermati su livelli di rendimento elevatissimi, con il bosniaco perfettamente a suo agio in qualità di organizzatore delle trame offensive e spinto dal baricentro alto della squadra e dalla volontà di smarcarsi dietro la prima linea di pressione, a giocare molto più vicino alla porta avversaria.
Pjanic ha completato la sua prestazione con 11 palloni recuperati, di cui 5 nella metà campo nerazzurra, grazie al perfetto gioco sulle linee di passaggio dell’Inter e a preziosi intercetti nella propria area di rigore che sottolineano i miglioramenti nel posizionamento difensivo sui cross avversari.
https://twitter.com/toni_Gagliardi/status/1181067466014896128?s=19
Interessante anche la prestazione di Paulo Dybala, impiegato come punta dopo anni in cui il suo raggio d’azione si era progressivamente allontanato dalla porta avversaria.
Pur muovendosi molto e svuotando il centro dell’attacco, l’argentino ha mostrato tutto il repertorio di movimenti di un puro attaccante: ha attaccato la profondità sia sul lungo, come in occasione del gol, che sul corto, come quando è stato servito da un assist di Khedira che lo ha portato a tu per tu con Handanovic.
All’ottavo del primo tempo ha mostrato di essere in grado di riempire l’area e di giocare efficacemente tra i difensori avversari, ripulendo un cross di Matuidi e trasformandolo in un passaggio chiave per Ronaldo, come capitato successivamente in occasione del gol annullato a Ronaldo.
Un’ottima notizia per Sarri, che vede ampliare la possibilità del suo 4-3-1-2, con cui sembra avere risolto il dilemma della posizione in campo in fase di non possesso palla di Cristiano Ronaldo, e fornito ulteriori linee di passaggio a una squadra sempre più convincente.