Quello appena passato è stato un weekend di grandi partite. Si sono scontrate alcuni delle più grandi squadre d'Europa, molte delle quali favorite per la vittoria del proprio campionato. In Inghilterra Liverpool e Arsenal hanno pareggiato 2-2; in Spagna il Barcellona ha umiliato il Real Madrid per 0-4; mentre in Italia Inter-Juventus è finita con un roboante 4-4.
Era da parecchio che la Serie A non proponeva uno scontro diretto con questo numero di gol e non c’è da sorprendersi se molti si aspettassero l’ennesimo scialbo 0-0, con poche occasioni e tanta noia. Beppe Bergomi, per esempio, l'aveva definito il "risultato più probabile" mentre Caressa chiedeva esplicitamente di farci vedere uno spettacolo diverso. È inutile ridere sotto i baffi adesso: è quello che pensavamo tutti.
Non è certo da oggi che in Italia si discute di quanto siano noiose le partite definite “di cartello”, cioè quelle che per l'appunto dovrebbero promuovere il nostro campionato. Ma è davvero così? I big match della Serie A sono davvero meno spettacolari di quelli degli altri campionati o in realtà Inter-Juventus 4-4 non è stata un’eccezione? Ho provato approfondito la questione per provare a rispondere.
Ovviamente il presupposto di partenza è che non esiste un “indice di spettacolarità” che ci permetta di stabilire quali partite siano state divertenti e quali noiose. So benissimo che ci possono essere 0-0 estremamente spettacolari e non ho nulla contro chi guarda le fasi difensive come un film della Marvel, ma in linea di massima il numero totale di gol rimane l'indice più immediato per misurare la spettacolarità di una partita. La scarica di adrenalina che spesso li accompagna e gli aggiustamenti tattici che li succedono sono alcuni degli elementi che forniscono più imprevedibilità all’interno dei 90 minuti, aiutando chi guarda a rimanere attaccati emotivamente alla partita.
La seconda premessa da fare è di cosa parliamo quando parliamo di “big match”, perché chiaramente la distinzione rispetto alle altre partite è più sfumata di quello che si pensa. Anche qui è necessario tracciare una linea per partire con l’analisi.
Sono state considerate “scontri diretti” tutte le partite che coinvolgono le 7 migliori squadre per ogni campionato. Il periodo di riferimento sono la stagione 2023/24 e la corrente 2024/25: per la prima le 7 squadre considerate sono semplicemente le prime 7 nella classifica finale; nella stagione attuale invece, in assenza di una classifica totale, sono state scelte le squadre alla vigilia considerate favorite per le prime sette posizioni. Per fare l’esempio italiano queste sono, non in ordine, Inter, Lazio, Milan, Juventus, Roma, Napoli e Atalanta. Fatte le prime premesse, possiamo passare ai numeri.
Per rendere più concreto il confronto, analizziamo il numero medio di gol realizzati negli scontri diretti dei cinque migliori campionati europei nelle ultime due stagioni.
Chiaramente i dati relativi alla stagione in corso sono molto poco affidabili e parziali. È normale: siamo a meno di un quarto del campionato e gli scontri diretti sono stati molto pochi in tutti i tornei (variano secondo i requisiti utilizzati dagli 8 della Serie A ai 12 per la Ligue 1). I dati sono quindi soggetti a grande variabilità rispetto a quelli collezionati nel corso dei 42 big match che ogni campionato ha avuto lo scorso anno: tenderanno probabilmente a normalizzarsi con il proseguire della stagione.
In ogni caso il campionato italiano è in ultima posizione per la stagione passata e in penultima per quella attuale. Sulla partenza di quest’anno pesa ovviamente l’effetto degli 8 gol della partita di San Siro, che a questo punto possiamo considerare un outlier.
Nella stagione 23/24, comunque, la differenza è stata piuttosto marcata: se lo paragoniamo alla Bundesliga c'è una differenza di 1,3 gol a partita, praticamente il 50% in meno. Anche se non si arriva a questo distacco, anche rispetto agli altri campionati la distanza è netta: Premier e Ligue 1 non si allontanano troppo dal dato tedesco, mentre la Liga rimane più vicina. (È interessante notare che praticamente in ogni campionato si stia però segnando meno rispetto alla stagione scorsa, ma è un dato che andrà valutato più avanti, con un campione più ampio di partite).
Ma se fosse solo un problema di conversione delle occasioni da gol? Prendiamo in considerazione allora anche gli Expected Goals, che ci permettono di avere una prospettiva della creazione offensiva più oggettiva rispetto ai gol realizzati. Prendendo in considerazione quest’anno ad esempio, possiamo avere un riferimento dei cinque principali campionati europei distinguendo tra scontri diretti e dati generali.
Questo inizio di stagione ci ha detto per ora che la Serie A è il campionato offensivamente meno produttivo insieme alla Premier. Il dato del campionato italiano crolla infatti dai 2,6 ai 2,31 xG se passiamo agli scontri diretti ed è nettamente il più basso dei cinque.
Anche la Ligue 1, che come da grafico precedente sta segnando pochi gol nelle partite di cartello, ha un dato molto più alto del nostro per quanto riguarda gli xG; segno di una underperformance che probabilmente si ridurrà nel corso dell’anno. Anche in questo caso Bundesliga, Premier e Ligue 1 rimangono salde alle prime tre posizioni.
E per quanto riguarda invece la stagione passata?
La Serie A si conferma il campionato che crea meno offensivamente, sia in generale sia negli scontri diretti. Dai dati dell’anno scorso si vede molto bene come in tutti i quattro tornei esteri gli xG medi per 90 minuti salgono quando si incontrano squadre di vertice, l’unico campionato in cui questo non succede è appunto la nostra Serie A. Questi dati sono più affidabili di quelli della stagione in corso e continuano a definire il trend visto fino a qui. Anche in questo caso la “classifica” dei tornei rimane pressoché identica ai grafici precedenti.
Più complicato darsi una spiegazione di questa differenza. E se le grandi squadre italiane negli scontri diretti in trasferta tendessero a chiudersi per cercare di strappare almeno un pareggio? Per abbozzare una risposta a questa domanda possiamo distinguere i gol realizzati in casa da quelli in trasferta nei big match.
Il grafico presenta i dati delle ultime due stagioni uniti assieme, pesando ogni stagione per il numero di partite; le barre sono ordinate in ordine decrescente a seconda dei gol fatti nelle partite di cartello.
È facile notare come i gol fatti in casa sul totale non cambino granché tra i vari campionati, che presentano valori abbastanza simili, tutti attorno al 56%. L’unica che sembra stagliarsi è ancora una volta la Bundesliga, che ha avuto notevoli exploit di squadre diverse (come il 5-1 dell’Eintracht al Bayern o il 5-2 dello Stoccarda al Lipsia). Non si eleva di molto a dire la verità, ma con un 1,7% circa sulla Premier è il campionato con gli scontri diretti in cui la squadra in casa ha segnato di più, oltre ad avere i big match più prolifici di tutti (siamo sui 3 gol e mezzo a partita).
Da questo punto di vista la Serie A non sembra avere valori anomali rispetto al resto d'Europa, le squadre in casa tendono quindi in proporzione a segnare quanto quelle degli altri paesi.
Questo tema, però, si può approfondire ulteriormente zoomando sulla Serie A. Ancora una volta per avere un confronto più veritiero sono stati considerati anche i dati della stagione passata, distinguendo tra il dato globale e il dato nei soli big match. Forse le squadre italiane tendono a chiudersi di più nei big match, facendo calare sia gol che xG quando si incontra una squadra di vertice? I numeri sembrano dirci di no.
Per quanto riguarda la stagione 23/24 le squadre di casa hanno segnato più dell'avversario nei big match circa l’1% delle volte in più. Non sembra quindi esserci una tendenza consolidata ad adottare misure tattiche così diverse rispetto a una partita qualsiasi. Per la 24/25 i numeri non variano in maniera significativa, con un leggero calo dei gol delle squadre fuori casa, sia in confronto al dato generale della Serie A sia rispetto ai dati della passata stagione. C’è da ricordare il fatto che sono dati parziali, altamente influenzati dagli 0 gol fatti da Atalanta, Roma, Napoli e Lazio (nelle partite contro l’Inter per la prima e in casa della Juventus per le altre tre), ma resta un’indicazione da tenere d'occhio.
Se il fattore campo non sembra poterci dare risposta, dove guardare quindi? Le ragioni possono essere molte, chissà forse anche di natura tattica.
Magari un'idea può essere quella di guardare i dribbling: anche quest’anno, infatti, il campionato italiano è ultimo per dribbling tentati tra i cinque principali campionati europei. Non è un dato che sorprenderà chi guarda le partite ed è da anni argomento di discussione su quanto questo incida sulle difficoltà del calcio italiano nel creare talento offensivo, sempre più necessario in una fase storica senza grandi cannonieri.
Il dribbling, lo sappiamo, non è necessariamente un’assicurazione della creatività di un campionato, ma resta uno degli elementi che aiutano a far saltare le marcature e a disordinare le strutture difensive avversarie. Rende le partite più imprevedibili e spesso più spettacolari.
Nelle partite più importanti della Serie A, però, si dribbla meno, si crea meno e, di conseguenza, si segna anche meno.
Mi rendo conto di non dire nulla di nuovo, ma insomma, lo spettacolo nasce anche dall'accettazione del rischio, e questa forse è la cosa più difficile da accettare, sia per il pubblico che per gli allenatori della Serie A. Non è solo questo ovviamente, ma se il campionato italiano vuole tornare ad essere appetibile all’estero deve anche tornare a rendere più divertenti le sue partite importanti.