Garantirsi transizioni sicure a palla persa, che non lascino spazi per contrattacchi veloci se viene commesso un errore durante il possesso, è uno dei motivi per cui molti allenatori scelgono di impostare con la difesa a tre, anche senza schierare tre difensori centrali ma disegnandola con l’abbassamento di un centrocampista o la posizione bloccata di un terzino. Sia che si cerchi un recupero veloce accorciando in avanti sia che invece si scelga di coprire lo spazio, tenere tre giocatori oltre lo schieramento avversario permette di gestire con una certa comodità i momenti successivi alla perdita della palla, dato che di solito gli avversari non possono permettersi di difendere lasciando tre giocatori in posizione avanzata, a fare da riferimento per le ripartenze e a tenere impegnata la linea di impostazione.
Non è sempre così però, e lo ha mostrato la scelta fatta dalla Lazio - abituata da anni a giocare con la difesa a tre - nella partita contro l’Inter, una tappa fondamentale del campionato, visto che ha sancito il passaggio di consegne in cima alla classifica con i nerazzurri che per la prima volta in stagione hanno superato il Milan. Anche stavolta la Lazio si è schierata con il solito 3-5-2, ma i due difensori laterali, a destra Patric e a sinistra Acerbi, non si sono preoccupati troppo di dare stabilità alle transizioni. Al contrario, sono stati coinvolti spesso nella manovra in zone avanzate, un piano forse non preparato e scelto in corsa dopo l’infortunio di Radu durante il riscaldamento.
Acerbi e Patric sono stati i giocatori che in assoluto hanno toccato più palloni.
Prima che Radu si infortunasse, la difesa scelta da Simone Inzaghi prevedeva Acerbi al centro, Patric a destra e Radu a sinistra. L’inserimento di Hoedt al centro della difesa ha invece fatto scivolare Acerbi a sinistra al posto del rumeno, una mossa che ha avuto importanti conseguenze sul possesso della Lazio e sulle consegne in marcatura. Ne ha parlato anche Simone Inzaghi dopo la partita: «Lukaku è un giocatore di grandissima fisicità, avevamo provato con Acerbi in quella posizione ad affrontarlo. L'assenza di Radu dell'ultimo minuto ci ha fatto cambiare i piani».
A cambiare è stata innanzitutto la manovra biancoceleste. Se con la qualità dei suoi passaggi Radu è un riferimento per la Lazio a inizio azione, e a possesso consolidato nella metà campo avversaria è un appoggio sicuro sulla trequarti su cui tornare indietro, quando è schierato a sinistra Acerbi dà un contributo offensivo più vario e ambizioso. Si spinge di più in avanti, si sovrappone per arrivare al cross dal fondo, e va anche a inserirsi in area, specie se l’azione si sviluppa sul lato opposto. Va da sé che il valore aggiunto in termini offensivi comporta qualche rischio in più a livello difensivo. Se il possesso si interrompe, avere un difensore oltre la linea della palla rende più fragili le transizioni.
Ad aggiungere fragilità alle transizioni difensive della Lazio contro l’Inter c’erano poi i movimenti a destra di Patric, anche lui coinvolto dalla manovra nei pressi dell’area dell’Inter, non solo in appoggio ma sovrapponendosi a Milinkovic-Savic o a Lazzari, e la distanza del mediano (prima Leiva e poi Escalante nel secondo tempo) dalla zona in cui veniva persa la palla. A inizio azione il mediano della Lazio si abbassava infatti tra Patric e Hoedt, per rendere più sicura la prima circolazione e permettere ad Acerbi di avanzare, e nei momenti in cui il possesso si interrompeva non riusciva in ogni caso a dare equilibrio alla transizione, o perché era coinvolto nella manovra in zone laterali o perché teneva una posizione prudente davanti al centrale difensivo per non lasciarlo solo. Alla Lazio è cioè mancato un presidio nella zona centrale tra la trequarti e il limite dell’area interista, per accorciare in avanti e recuperare subito la palla in caso di errore, e negli spazi concessi in ripartenza le punte dell’Inter, e in particolare Lukaku, sono diventate imprendibili.
I movimenti della Lazio a inizio azione. Leiva si abbassa, Luis Alberto prende il suo posto come vertice basso a centrocampo, Acerbi si sta alzando.
Se è probabile che anche prima dell’infortunio di Radu il piano della Lazio prevedesse di portare la palla nella trequarti laterale dell’Inter, nelle zone scoperte dello schieramento nerazzurro tra gli esterni e le mezzali, e da lì cercare combinazioni per entrare in area creando triangoli su entrambi i lati, le nuove posizioni in difesa hanno accentuato gli sbilanciamenti, oltre a creare accoppiamenti sfavorevoli con Lukaku. È stato evidente soprattutto nel secondo tempo, quando Simone Inzaghi si è preso un altro rischio sostituendo Hoedt con Parolo al centro della difesa. Com’era prevedibile, ogni volta che Parolo ha incrociato Lukaku ha fatto molta fatica a contenerlo.
A quel punto la Lazio aveva già subito due gol, ma la tendenza a sbilanciarsi era già chiara nel primo tempo, dopo che l’Inter era andata in vantaggio con il rigore trasformato da Lukaku dopo venti minuti. Fino a quel momento i nerazzurri avevano dovuto fare degli sforzi per piegare il contesto a loro favore, essere più aggressivi sul possesso della Lazio, cercare di risalire il campo con ordine e con le tipiche rotazioni studiate per liberare il centro alle punte, anche se la mezzala sinistra era Eriksen, che accentrandosi poteva dare una linea di passaggio intermedia prima di Lukaku e Lautaro Martínez.
Dopo il vantaggio, l’Inter ha potuto semplicemente abbassare le linee e assecondare la situazione, lasciando che fossero gli sbilanciamenti della Lazio a decidere la partita. Poco prima di segnare il secondo gol, la squadra di Antonio Conte aveva avuto un’altra grande occasione al minuto 40, quando Martínez è arrivato con un attimo di ritardo sul cross da sinistra di Eriksen a due passi da Reina.
La Lazio aveva portato Patric nel mezzo spazio sulla destra poco fuori l’area dell’Inter, mentre Acerbi era in area sul lato opposto. Il cross di Milinkovic-Savic era stato respinto da de Vrij e subito dopo Luis Alberto, con un pallonetto in area in una zona senza compagni, aveva restituito la palla a Handanovic.
Patric e Acerbi sono in zone avanzate, la palla dopo la respinta di de Vrij arriva a Luis Alberto, che però sbaglia l’ultimo passaggio.
Con Acerbi e Patric lontani da Hoedt, e il solo Leiva più arretrato vicino al centrale olandese e pronto a rientrare, la Lazio si è quindi esposta a una ripartenza in inferiorità numerica. Patric e Leiva erano tornati indietro di corsa ai fianchi di Hoedt, ma l’Inter oltre a Brozovic, che stava conducendo l’azione, poteva contare su altri tre giocatori oltre la linea della palla. Lukaku a destra nella zona di Leiva, Martínez a sinistra in quella di Patric ed Eriksen ancora più largo, libero di inserirsi sul lato corto dell’area.
A quel punto lo scambio era abbastanza leggibile ma restava comunque difficile da difendere. Brozovic ha scelto l’opzione più sicura, l’appoggio laterale su Eriksen, e sul cross di quest’ultimo Martínez ha mancato di poco la palla a due passi da Reina.
I rischi presi dalla Lazio, e gli sbilanciamenti che ne conseguivano, sono stati ancora più evidenti nell'azione che ha portato al secondo gol. È vero che Hoedt in scivolata era riuscito a fermare Lukaku, e che la palla è tornata poco dopo al belga in area con un rimpallo, ma forse proprio queste situazioni fortuite descrivono meglio di altre la prestazione ambiziosa, ma imprecisa e confusa della Lazio. Il rimpallo è stato sfortunato, ma è anche in un certo senso collegato alla confusione, sull’altro lato del campo, della manovra offensiva di qualche secondo prima.
La squadra di Inzaghi si era ancora una volta spinta in avanti con molti giocatori, ma era ancora più sbilanciata del solito. L’azione aveva coinvolto anche Leiva sulla destra, e l’unico a prepararsi per la possibile transizione difensiva è stato Hoedt, rimasto solo contro Lukaku. La disposizione dei biancocelesti era però confusa e poco coerente con le loro qualità, e quindi pur accumulando così tanti giocatori in zone avanzate, la Lazio non stava creando un vero pericolo.
In area l’unica zona favorevole era quella di Hakimi sul secondo palo, dove Marusic e Luis Alberto avevano creato superiorità numerica e Acerbi era pronto ad accentuarla entrando in area alle spalle dell’esterno interista. Sul lato opposto non c’erano poi linee di passaggio pulite. Lazzari e Patric erano coperti e girati spalle alla porta, Correa al limite dell’area e Immobile più indietro stavano chiamando la palla e non pensavano a inserirsi sul cross di Leiva. Milinkovic-Savic, il miglior saltatore della Lazio, non aveva occupato l’area ma era rimasto largo sulla destra. Insomma, c’è stata una certa incoerenza tra la scelta di Leiva e le posizioni e i movimenti dei compagni, un contrasto che ha riflesso una certa confusione nelle idee per attaccare l’Inter, e che inevitabilmente ha creato problemi dopo che la respinta di Hakimi è finita nella zona di Martínez.
Quel possesso finito in modo confuso è insomma all’origine di tutto quello che succede dopo. Della scivolata di Hoedt, che pur essendo rimasto solo con Lukaku era riuscito a fermare la sua progressione palla al piede, dell’anticipo subito poco dopo da Milinkovic-Savic, rimasto largo e anticipato da Perisic sul passaggio in avanti di Reina.
Lukaku aveva cambiato direzione per entrare in area, ma Hoedt riesce a fermarlo con un grande intervento in scivolata.
La Lazio non è riuscita a ordinarsi anche dopo aver recuperato la palla, e costretta a tornare indietro e a scivolare verso destra per coprire il nuovo pericolo, cioè la conduzione di Perisic, che aveva vicino a lui sia Lukaku che Martínez, ha lasciato scoperta la zona in cui Brozovic, intervenendo in scivolata un attimo prima di Lazzari e Milinkovic-Savic, causerà il rimpallo che permetterà a Lukaku di segnare il secondo gol, da solo in area davanti a Reina.
Contenere Lukaku in campo aperto subito dopo aver perso la palla è diventato ancora più difficile nel secondo tempo, quando al centro della difesa è subentrato Parolo, chiaramente a disagio a stare dietro al belga in velocità e su distanze lunghe. La dimostrazione più evidente è ovviamente l’azione conclusa con il gol del definitivo 3-1, in cui Lukaku, lasciato solo in campo aperto contro Parolo, lo ha bruciato prima di regalare a Martínez un tiro a porta vuota passandogli la palla davanti a Reina.
Ancora una volta la Lazio, poco dopo aver riaperto la partita con il gol di Milinkovic-Savic - la deviazione di Escalante sulla punizione battuta dal serbo è chiara, ma è un tocco fortuito e secondo le regole di assegnazione dei gol il marcatore resta Milinkovic-Savic - si è trovata sbilanciata e impreparata a gestire la transizione dopo aver perso la palla. Ancora una volta il mediano era lontano dalla zona in cui si è interrotto il possesso (nell’occasione Escalante si era inserito sul lato sinistro dell’area), l’Inter ha iniziato la ripartenza nello spazio centrale fuori area e i difensori biancocelesti, costretti a tornare velocemente indietro, hanno perso i loro duelli con Lukaku e Martínez.
Poco prima di perdere la palla, comunque, la Lazio aveva cercato un’alternativa al solito cross dalle zone laterali poco fuori l’area, dove ha concentrato la maggior parte del suo possesso, con un filtrante di Milinkovic-Savic che aveva trovato l’inserimento di Luis Alberto.
Il taglio dello spagnolo era però stato seguito da de Vrij, che aveva respinto il tentativo di cross dal lato esterno dell’area piccola. La palla era tornata a Milinkovic-Savic, che stavolta aveva cercato il solito cross, respinto puntualmente da Skriniar.
La Lazio era tornata in possesso subito dopo, sul colpo di testa impreciso di Barella intercettato da Escalante, ma pur provando a palleggiare in modo più ragionato aveva finito per perdere di nuovo la palla e si era fatta trovare sbilanciata sulla transizione. Invece di cercare un altro cross a sinistra, Escalante si era appoggiato in avanti su Marusic, cercando di creare un’occasione con uno scambio corto, ma l’azione si era interrotta sul passaggio successivo in orizzontale da Marusic a Immobile, che nel tentativo di accentrarsi non è riuscito a difendere la palla dall’intervento di de Vrij.
A quel punto Brozovic ha potuto allargare a destra su Lukaku, isolato contro Parolo, e l’azione si è conclusa nel modo più prevedibile. Il belga, con una metà campo intera a disposizione, è arrivato in area semplicemente allungandosi la palla e davanti a Reina ha spalancato la porta a Lautaro Martínez con un passaggio in orizzontale.
Parolo non aveva possibilità di contenere Lukaku in questa situazione.
Alla fine il bilancio tra quanto creato e i rischi presi tenendo il baricentro molto alto, accumulando giocatori in zone avanzate e coinvolgendo in modo continuo Acerbi e Patric nella circolazione sulle fasce, è stato troppo sfavorevole per la Lazio. Gli attacchi sono stati confusi e avevano come unici sbocchi i cross con la difesa dell’Inter schierata, e gli spazi concessi a palla persa sono stati troppo invitanti per non essere sfruttati dagli attaccanti nerazzurri. L’idea di portare sempre in avanti Acerbi e Patric è stata ambiziosa ma ha prodotto solo un paio di situazione promettenti, che non si sono concretizzate in vere occasioni. La prima al minuto 56, quando un cross di Patric dalla trequarti destra è arrivato in area ad Acerbi, che però ha calciato male con il destro.
La seconda al minuto 81, quando Simone Inzaghi aveva già cambiato la coppia di attaccanti inserendo Caicedo e Muriqi per avere più fisicità sulle palle alte che arrivavano nell’area dell’Inter. Nell’occasione Milinkovic-Savic ha però trovato Muriqi in area con una verticalizzazione, e una volta ricevuta la palla l’attaccante kosovaro aveva una serie di opzioni invitanti. Quella più difficile, un passaggio al buio ad Acerbi alle sue spalle, o quella più facile da vedere, un appoggio a destra su Lazzari. Alla fine Muriqi ha provato invece a tirare in porta ma la sua conclusione è stata respinta da Skriniar.
L’Inter insomma non ha vinto dominando ma semplicemente assecondando il contesto, ha lasciato che la Lazio si ostinasse a sbattere contro un muro e poi ne ha punito le fragilità lasciando che fossero i suoi attaccanti, e in particolare Lukaku, a fare la differenza.
Non c’era forse momento migliore per scavalcare il Milan, prima dello scontro diretto nel derby e in una settimana in cui la squadra di Conte, senza impegni europei, può concentrarsi solo sulla partita fin qui più importante del proprio campionato. Comunque andrà a finire sarà una settimana che inciderà in modo sensibile sulla lotta per lo scudetto, e l’Inter per la prima volta parte da una posizione di vantaggio.