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Perdere il derby in un istante
22 ott 2018
Una partita che sembrava destinata al pareggio è stata decisa da un episodio all'ultimo minuto.
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10 min
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I dati di questa analisi sono stati forniti da Opta, che ringraziamo.

Come spesso accade nelle partite di calcio e, forse, ancora più spesso nei derby, a decidere il destino del match è stato un singolo episodio. Pochi istanti in cui l’istinto mortifero in area di Icardi e l’indecisione di Donnarumma si sono sommati per creare il gol che ha regalato la vittoria all’Inter, condannando il Milan a una sconfitta che lo relega al dodicesimo posto. Fino a quel momento, arrivato dopo 92 minuti, lo 0 a 0 sembrava il risultato più logico di una partita in cui le due squadre erano state molto più abili a contenere gli avversari che ad attaccare.

Le scelte difensive di Spalletti e Gattuso

Le premesse erano diverse. Entrambe le squadre arrivavano alla partita in un ottimo momento di forma: se il Milan aveva vinto le ultime tre partite giocate tra campionato e coppe, segnando ben 10 reti, l’Inter, dopo la sconfitta in casa del 15 settembre contro il Parma, aveva vinto tutte le partite disputate. I dubbi della vigilia riguardavano l’atteggiamento tattico che avrebbe scelto Luciano Spalletti per la sua squadra. Contro il palleggio insistito e molto basso del Milan l’Inter avrebbe potuto scegliere di pressare alto, girando a proprio vantaggio la strategia di Gattuso o, in alternativa, avrebbe potuto difendere compattandosi nella propria metà campo costringendo così gli avversari ad attaccare contro la difesa schierata, in un contesto tattico sgradito ai rossoneri.

Sin dal primo minuto è apparsa chiara la volontà dell’Inter di sfidare il Milan sul proprio terreno: i nerazzurri hanno pressato alto la costruzione bassa avversaria, prendendo il rischio di allungarsi e concedere ai rossoneri i desiderati spazi alle spalle della linea di pressione più avanzata. L’obiettivo era però di forzare palle perse e recuperi alti.

Il piano di Spalletti prevedeva di alzare Nainggolan sulla stessa linea di Icardi per portare pressione in parità numerica sui due centrali avversari, accorciando al contempo con uno dei due interni sul mediano Biglia.

Il pressing dell’Inter. Nainggolan si alza su Romagnoli e dietro di lui Brozovic accorcia su Biglia

Il pressing orientato sull’uomo di Spalletti ha funzionato e ha reso imprecisa e inefficace la circolazione palla del Milan. La precisione dei passaggi dei rossoneri nella partita è stata del 83.7%, più di 4 punti percentuali inferiore a quella delle precedenti, con un possesso palla del 42.6%, 10 punti percentuali sotto la propria media abituale. La posizione media del recupero palla dell’Inter è stata piuttosto avanzata (41.1 metri) e la squadra di Spalletti ha mantenuto un baricentro piuttosto alto (56.3 metri).

Dall’altro lato del campo l’atteggiamento in fase di non possesso del Milan non ha riservato particolari sorprese. I rossoneri hanno preferito difendere con un blocco basso e compatto, schierando il proprio 4-5-1 difensivo nella propria metà campo. La strategia di Gattuso mirava a intasare gli spazi: giocare sulle linee di passaggio nerazzurre, proteggere il centro del campo e costringere l’Inter ad attaccare in un campo piccolo, senza poter così utilizzare le corse palle al piede dei suoi giocatori, una delle migliori risorse della squadra di Spalletti.

Il Milan è rimasto così molto corto in campo (29.1 metri la lunghezza media della squadra) e ha recuperato il pallone in posizione piuttosto arretrata (35.4 l’altezza media di recupero palla).

Il 4-5-1 difensivo del Milan, con Suso e Calhanoglu bassi sulla stessa linea delle mezzali.

Le fatiche offensive di Inter e Milan

Contro il blocco basso disegnato da Gattuso, Spalletti ha plasmato il suo teorico 4-2-3-1 in un 4-3-3. Vecino si apriva in posizione di mezzala destra, Brozovic si abbassava a giocare da organizzatore di gioco davanti la difesa mentre Nainggolan (o Borja Valero, dopo l’ingresso al posto del belga) che prendeva la posizione di mezzala sinistra. L’intento del tecnico nerazzurro era chiaro: occupare con le due mezzali lo spazio ai fianchi di Biglia e alle spalle di Kessié e Bonaventura, uno spazio che il Milan non riesce sempre a difendere con efficacia.

Il tipico schieramento offensivo dell’Inter in fase di possesso palla. Vecino e Nainggolan si piazzano alle spalle del centrocampo avversario, lasciando Brozovic davanti la difesa. Gli esterni rimangono alti e aperti mentre i due terzini restano bassi sulla stessa linea dei centrali.

Il progetto di attaccare gli spazi ai lati di Biglia e alle spalle delle mezzali avversarie si è infranto però sull’atteggiamento troppo conservativo della sua squadra nella circolazione del pallone. I nerazzurri, preoccupati forse di preparare una transizione difensiva ricca di uomini, hanno lasciato bassi i terzini Vrsaljko e Asamoah in fase di impostazione, lasciando agli esterni Politano e Perisic il compito di occupare l’ampiezza. Con tanti, troppi uomini sotto la linea del pallone, e con uno schieramento rigido e con pochi movimenti senza palla, l’Inter ha favorito la tattica difensiva del Milan: Suso e Calhanoglu, poco impegnati dai terzini avversari, potevano rimanere vicini alle mezzali di riferimento Kessié e Bonaventura tenendo così stretta la linea di centrocampo che non aveva troppe difficoltà a chiudere le linee di passaggio interne e schermare così Vecino e Nainggolan.

La circolazione del pallone è stata troppo perimetrale e ha coinvolto, oltre a Brozovic (88 passaggi per il croato, più di chiunque altro), i quattro difensori. L’Inter non è riuscita a penetrare centralmente e la manovra offensiva è avanzata principalmente per vie esterne. La rifinitura preferenziale era costituita dai cross: ben 44, compresi 8 calci d’angolo, nell’intera partita. L’incapacità di disordinare la struttura difensiva avversaria si è riflessa nella scarsa pericolosità dei nerazzurri che hanno faticato a creare nitide occasione da rete.

La pass-map dell’Inter mostra il grosso volume di passaggi dei quattro difensori e di Marcelo Brozovic.

Ancora maggiori sono state però le difficoltà offensive del Milan. La circolazione bassa e insistita del pallone, funzionale ad aprire spazi da attaccare, è stata disinnescata dalla pressione fisica dell’Inter. Anche quando il Milan è riuscito a eludere il pressing avversario i rossoneri hanno mostrato poche idee, al di là delle corse palla al piede di Kessié, Bonaventura e Calhanoglu. Nemmeno le ripartenze sono state un’arma efficace per portare pericoli verso la porta di Handanovic. La prudenza di Gattuso in fase di non possesso ha abbassato eccessivamente Suso e Calhanoglu e ha finito per isolare Higuain, unico punto d’appoggio per un’eventuale contrattacco.

L’esterno spagnolo ha giocato il pallone in una zona di campo troppo arretrata per poter essere davvero efficace; il centravanti argentino è finito nella morsa tra Skriniar e De Vrij. L’Inter, con la sua prudenza in fase di possesso palla, era sempre ben coperta, con tanti uomini, in fase di transizione difensiva. Ancora una volta, per portare avanti il pallone partendo da un baricentro eccessivamente basso (46.2 metri), il Milan ha dovuto quindi fare affidamento sulle corse palle al piede dei suoi centrocampisti. La fisicità dell’Inter in campo aperto ha disinnescato però quest’arma.

La pass-map del Milan mostra che solo due giocatori, e cioè Calhanoglu e Suso, sono riusciti a toccare mediamente il pallone nella metà campo avversaria. Si noti anche la posizione particolarmente arretrata di Higuain, incapace di ricevere nel cuore della difesa interista.

Il gol di Icardi

L’andamento degli expected goal evidenzia le difficoltà delle due squadre a creare pericoli. I 18 tiri nerazzurri e i 15 milanisti, hanno prodotto rispettivamente 1.6 e 0.7 xG e una media di xG per tiro particolarmente bassa, indice di scarsa qualità delle conclusioni prese: 0.09 xG/tiro per l’Inter e addirittura meno di 0.05 xg/tiro per la squadra di Gattuso. Fino al gol della vittoria di Icardi, il tiro con la più alta percentuale di realizzazione per l’Inter era stato un colpo di testa di Vecino (0.3 xG circa) arrivato da un calcio piazzato a metà del secondo tempo.

L’andamento degli xG in funzione del tempo di gioco. Lo scalino maggiore per l’Inter deriva dal colpo di testa di Vecino al minuto 61. Vecino è stato il giocatore dell’Inter che ha più calciato in porta (4 conclusioni).

Il Milan, sempre piuttosto coperto e con tanti uomini a ridosso della propria area di rigore aveva ben difeso, fino al minuto 92, sui tanti cross che l’Inter ha indirizzato verso i sedici metri rossoneri.

Rodriguez ben dentro l’area di rigore, Romagnoli a protezione della zona del primo palo, i tre centrocampisti ben piazzati per recuperare le seconde palle: la buona difesa dai cross del Milan in situazione di reparto schierato.

Proprio all’ultimo minuto di gioco il Milan per una volta si è fatto trovare scoperto. In occasione di una punizione a metà campo per l’Inter, i rossoneri, in controtendenza con quanto fatto in tutto il resto della partita, non si sono compattati nella propria metà campo e hanno costretto Rodriguez ad uscire alto in pressione su Candreva. L’esterno interista è stato abile ad affrettare la giocata, servendo Vecino con una rovesciata volante che ha fatto guadagnare tempo alla manovra offensiva nerazzurra. Vecino, come sempre inizialmente piazzato alla sinistra di Biglia e alle spalle del centrocampo del Milan, ha tagliato dall’interno all’esterno, costringendo così Romagnoli a muoversi per seguirne il taglio.

Candreva anticipa con prontezza la giocata, servendo il taglio di Vecino con una rovesciata volante. Romagnoli, con il Milan per una volta non schierato basso a protezione della sua porta, è costretto a seguire il taglio di Vecino.

Vecino è stato abile, a sua volta, a giocare un complicato cross di prima intenzione, correndo dal centro del campo verso la linea laterale. L’imprevedibilità e la rapidità del cross di Vecino hanno tratto in inganno Donnarumma, che poi non è riuscito neanche a leggere la parabola del traversone, leggermente a rientrare.

Senza Romagnoli Musacchio è rimasto da solo in marcatura su Icardi, costretto a preoccuparsi sia di un eventuale movimento alle sue spalle che di uno davanti a sé da parte del centravanti nerazzurro. Davvero troppo per Musacchio. Forse si è però parlato troppo poco della finta con cui Icardi ha tratto in inganno il difensore e, forse, anche Donnarumma. Icardi fa un passo verso il primo palo e poi si stacca per andare dietro a Musacchio. Come al solito, è quello a capire prima di tutti cosa sarebbe successo in area di rigore.

Romagnoli è chiamato fuori dal movimento di Vecino. Non protetto dal compagno di reparto, Musacchio ha la responsabilità di difendere anche la zona del primo palo, oltre a preoccuparsi di un movimento alle sue spalle di Icardi. Si noti anche come, al momento di cross di Vecino, Donnarumma sia in una postura di attesa, impreparato a reagire alla giocata dell’avversario.

I limiti dell’Inter e quelli, ancora maggiori, del Milan

L’episodio finale ha regalato la vittoria all’Inter quando la partita sembrava avviata verso un pareggio giustificato dalle difficoltà offensive delle due squadre. Come sappiamo, l’Inter fatica ad affrontare difese chiuse che la costringono ad attaccare in spazi ristretti. La manovra offensiva è stata anche stavolta troppo perimetrale e conservativa, incapace di disordinare lo stretto schieramento difensivo del Milan. La scelta di occupare le posizioni ai fianchi di Biglia si è rivelata inefficace: l’eccessiva prudenza della circolazione del pallone, la staticità delle posizioni e i tanti uomini schierati sotto la linea del pallone hanno agevolato la copertura rossonera delle linee di passaggio verso le due mezzali interista. Se la fase difensiva, con il pressing aggressivo sulla circolazione bassa avversaria, ha funzionato bene, la fase di possesso ha mostrato ancora una volta che Spalletti dovrà ancora lavorare per rendere più efficace il suo attacco contro le difese schierate.

Le difficoltà del Milan in fase offensiva sono state ancora maggiori: i rossoneri hanno sofferto il pressing dell’Inter e sembra che la manovra offensiva necessiti di qualche idea in più per sfruttare i vantaggi dati dalla circolazione insistita del pallone. La coperta di Gattuso sembra corta: la difesa bassa protegge la squadra ma rende più complicate le ripartenze; quando però il Milan prova a difendere in un campo più grande i rossoneri si rivelano più fragili ed esposti ai difetti individuali. La quadratura del cerchio per Rino Gattuso è ancora lontana.

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