Presentata da sempre come il "biglietto da visita" del calcio italiano, la finale di Supercoppa italiana è stata effettivamente - per una volta senza retorica - un ottimo spot per la Serie A. Dopo un primo tempo piuttosto povero di contenuti tecnici ed emozioni, infatti, la partita è esplosa con il gol di Lautaro Martinez all’ultimo secondo dei primi quarantacinque minuti di gioco. Dopo i soli 10 tiri (5 per parte) visti nel primo tempo, Inter e Milan hanno dato vita a un secondo tempo senza freni, con continui ribaltamenti di fronte, per un totale di 23 tiri (13 per i nerazzurri e 10 per il Milan) e una rimonta che verrà a lungo ricordata dai tifosi di entrambe le squadre.
Sembra passata una vita e invece sono solo 8 giorni che il Milan ha esonerato Paulo Fonseca dopo il pareggio interno contro la Roma, per poi annunciare il giorno dopo Sergio Conceição come nuovo allenatore. A una settimana di distanza il Milan ha conquistato il primo trofeo in palio della stagione calcistica italiana e adesso il futuro per i rossoneri sembra improvvisamente radioso. Il lavoro di Conceição sembra infatti già aver dato i primi frutti, non solo dal punto di vista tattico ma anche e soprattutto da quello emotivo.
IL NUOVO MILAN DI CONCEICAO
Come contro la Juventus, il Milan si è schierato con un 4-3-3 sostituendo, rispetto alla semifinale, il solo Bennacer con Musah. Adattandosi alle caratteristiche offensive degli avversari, inoltre, Sergio Conceição ha invertito le posizioni di Jimenez e Pulisic, con il primo schierato a destra e lo statunitense a sinistra.
In fase di non possesso il Milan ha provato a sporcare la costruzione della manovra avversaria adottando, in maniera non continua, ma mirata, un pressing offensivo fortemente orientato sull’uomo. Plasmandosi sul 3-5-2 dell’Inter, i rossoneri alzavano Musah su Bastoni, con Morata e Pulisic sugli altri due componenti del terzetto difensivo dell’Inter. Alle spalle di Musah, Emerson Royal usciva forte in zona Mkhitaryan. Reijnders e Fofana si orientavano su Çalhanoğlu e Barella, mentre Jimenez si abbassava a controllare Dimarco.
Il pressing offensivo del Milan basato sul controllo individuale degli avversari
Quando il pressing veniva superato e nelle fasi di difesa schierata nella propria metà campo, il Milan invece schierava un blocco più attento al controllo degli spazi, disponendosi con un 5-3-2 con Jimenez basso sulla linea dei difensori e Pulisic alto al fianco di Morata. Uno schieramento che aveva lo scopo di gestire con più agio l’ampiezza della linea offensiva nerazzurra - più agio, cioè, rispetto a una difesa a quattro, che avrebbe dovuto scalare orizzontalmente a seconda della posizione del pallone.
Il 5-3-2 difensivo del Milan.
Mescolando i due approcci – pressing alto e orientamento sull’uomo/difesa posizionale e gestione degli spazi – entrambi adattati alla struttura offensiva degli avversari, Conceição è riuscito a controllare gli attacchi nerazzurri limitando al minimo i pericoli per la propria porta nei primi 45 minuti. Il gol subito nel minuto di recupero del primo tempo nasce infatti più da una distrazione individuale di Emerson Royal, lento nel capire come difendere una rimessa laterale a centrocampo battuta con estrema rapidità da Dimarco, che da difficoltà strutturali dei rossoneri.
Forse l'unica cosa che può essere rimproverata al Milan, in questo senso, è la tendenza a soffrire gli attacchi in campo aperto, per esempio in caso di superamento del pressing offensivo o di semplice transizione offensiva. Lo si era già visto nella semifinale contro la Juventus e nel primo tempo contro l'Inter questo difetto è riemerso.
È un problema che sembra legato alla dimensione offensiva che Conceição vuole dare alla sua squadra. La fase d’attacco del Milan sembra essere stata asciugata dal nuovo tecnico e orientata a una maggiore verticalità e a una ricerca più diretta dell’avanzamento lungo il campo. Il controllo del match attraverso il possesso non sembra essere la principale delle priorità per Conceição che, in effetti, sia in semifinale che in finale, ha avuto un minore possesso palla degli avversarti nonostante la sua squadra sia stata per la maggior parte del tempo in svantaggio.
Il 4-3-3 del Milan in fase d’attacco si è sviluppato, nel primo tempo, secondo direttrici piuttosto canoniche: sovrapposizione dei terzini, movimenti di inserimento e verso la trequarti di una delle mezzali – Reijnders – e tagli alle spalle dei terzini avversari degli esterni offensivi, il tutto sostenuto da una buona dose di verticalità e di energia. Le linee di passaggio più frequenti sono state quelle tra terzino esterno – da Emerson Royal a Jimenez e da Theo Hernandez a Pulisic – e testimonianza di una volontà di risalire il campo in maniera piuttosto veloce e non troppo complessa. La ricerca di una manovra più diretta, inevitabilmente, va pagata con una maggiore vulnerabilità in transizione difensiva.
Il 4-3-3 offensivo del Milan di Conceição.
In ogni caso, la migliore occasione del primo tempo, prima del gol realizzato da Lautaro Martinez, era stata del Milan. Una bella iniziativa personale di Reijnders, nata da una ricezione tra le linee seguita da una finta su Bisseck, che l'ha portato al tiro da dentro l'area. Il centrocampista olandese era riuscito a liberarsi con una bellissima pettinata di suola ma era arrivato al tiro fuori equilibrio e aveva finito per calciare fuori.
Reijnders cerca lo spazio tra le linee di difesa e centrocampo dell’Inter. Fofana lo serve con un bel filtrante, Reijnders con uno splendido dribbling di suola si liberava di Bisseck creandosi lo spazio per un tiro da ottima posizione.
IL SECONDO TEMPO
L’inizio del secondo tempo sembrava avere messo la parola fine alla Supercoppa italiana. È bastato un lancio lungo di De Vrij dalla propria metà campo per trovare Taremi alle spalle di una linea difensiva troppo aperta e in ritardo nella copertura della profondità per regalare il gol del raddoppio all’Inter.
Il gol subito ha accelerato l’ingresso in campo di Leão e l’abbandono di ogni prudenza da parte di Sergio Conceição. Il numero 10 ha preso il posto di Jimenez e il Milan è stato ridisegnato con una sorta di 3-4-3, con Pulisic e Leão al fianco di Morata, e Musah esterno sulla destra. La prima palla toccata da Leão, recuperata in precedenza con una pressione di Morata su Asllani forse fallosa, ha generato il calcio di punizione dal limite che Theo Hernandez ha poi trasformato nel gol del 2-1. Un tiro rasoterra angolatissimo sul palo difeso da Sommer (forse il portiere svizzero poteva fare qualcosa di meglio nel posizionamento della barriera).
Il 3-4-3 del Milan dopo l’ingresso di Leão.
Il dimezzamento dello svantaggio, insieme all’ingresso in campo del suo miglior giocatore, ha galvanizzato il Milan e, con il senno di poi, invertito l'inerzia della partita. La squadra di Conceição ha iniziato ad attaccare con tanti uomini senza molte remore, portando per esempio molti giocatori in area sui cross dalla fascia. Theo Hernandez e Musah hanno iniziato a spingere sull’esterno, Emerson Royal ad accompagnare con costanza l’azione offensiva e Reijnders a inserirsi spesso e volentieri al fianco di Morata. La palla si muoveva velocemente e in verticale, e in questo modo il Milan ha creato i presupposti per creare tante occasioni da gol. Il prezzo da pagare, ancora una volta, era quello di spaccare la squadra in due lasciando ampi spazi per le pericolosissime transizioni dell’Inter.
Un chiaro esempio dell’andamento della partita dopo il gol di Leão. Il Milan occupa con ben 6 uomini l’area di rigore avversaria e, grazie a questa densità, riesce ad arrivare al tiro con un colpo di testa di Morata parato da Sommer. Il portiere svizzero lancia velocemente la transizione offensiva della sua squadra creando una situazione di attacco in parità numerica in campo aperto.
L’Inter ha fatto l'errore di accettare questo ritmo o forse semplicemente non è stata in grado di evitarlo attraverso la gestione del pallone. La partita, così, è diventata una sorta di scambio di colpi tra due pugili con una guardia troppo bassa. Prima una mirabolante progressione di Leão ha portato Reijnders a calciare a porta sguarnita, colpendo il volto di Bastoni. Poi un colpo di testa di Carlos Augusto è sbattuto contro la parte interna del palo e poi contro lo stinco di Maignan sulla linea di porta. In questa lotteria delle occasioni da gol alla fine è stato il Milan a pescare il biglietto vincente.
Da qualche minuto il Milan era passato a un’ancora meno equilibrato 4-2-4 con Abraham al fianco di Morata e Loftus-Cheek in mezzo al campo in coppia con Fofana. La squadra di Conceicao, così, ha finito per pareggiare con l’ennesima azione verticale in campo lungo rifinita da Theo Hernandez, al termine di un profondissimo inserimento interno-esterno, e finalizzata con estrema perizia tecnica da Pulisic.
Ottenuto il pareggio, il Milan ha provato a riequilibrarsi ma il 4-2-4 disegnato da Conceição non ha permesso ai rossoneri di gestire il ritmo del match. È stato un finale pericoloso per chi aveva problemi cardiaci: negli ultimi 10 minuti di partita l’Inter ha avuto la possibilità di calciare in porta per ben 5 volte.
La più pericolosa azione dell’Inter nel finale di partita, con il Milan incapace di chiudere gli spazi agli attacchi nerazzurri. Lautaro serve l’inserimento centrale di Frattesi che trova tanto spazio tra Thiaw e Theo Hernandez. Il centrocampista romano sbaglierà il controllo ma la palla giungerà lo stesso a Dumfries, che si farà parare da Maignan una ghiotta occasione per riportare in vantaggio la sua squadra.
Nonostante gli squilibri difensivi, Conceição non ha però rinunciato al suo schieramento offensivo anche dopo aver raggiunto il pareggio, e questa forse è stata la sua scommessa più grande, vinta. L'allenatore portoghese, per dire, invece di togliere Pulisic, sostituendolo con un giocatore fresco e dalle caratteristiche più difensive, gli ha chiesto uno sforzo supplementare in fase di non possesso. L'azzardo, come detto, ha pagato: nell’azione del gol della vittoria milanista, infatti, è stato proprio Pulisic a servire con un preciso filtrante il taglio interno di Leão. L'ala portoghese ha fatto un bel movimento senza palla (un miglioramento che precede l'arrivo di Conceicao) alle spalle di Asllani e in particolare nella zona tra centrale e braccetto della difesa interista, una zona piuttosto esplorata dal Milan per tutta la partita e probabilmente individuata da Conceição come una zona vulnerabile.
Il gol vittoria di Abraham con l’inserimento di Leão alle spalle di Asllani. Nell’ultima immagine un’azione analoga nel primo tempo con Reijnders che attacca alle spalle il centrocampista dell’Inter e attacca lo spazio tra centrale e braccetto dell’Inter, con Bisseck portato fuori zona per ampliarne la distanza da De Vrij.
In soli sette giorni, quindi, Conceição è riuscito a conquistare un trofeo con il Milan. Non è solo una questione simbolica, perché in questa Supercoppa, compresa la semifinale contro la Juventus, si è già vista la direzione che il tecnico portoghese sembra voler dare alla sua squadra.
In fase di non possesso il Milan sembra voler alzare il pressing rispetto alla gestione di Paulo Fonseca adottando un approccio più orientato sull’uomo, mentre in fase di difesa posizionale l'intenzione è quella di ripiegare verso una gestione più attenta degli spazi. La disposizione in campo, comunque, sembra essere più flessibile con l'intenzione di adattarsi a quella degli avversari in fase di non possesso e alle caratteristiche dei propri uomini offensivi in quella di possesso. Conceição sembra orientato verso un calcio più diretto e verticale e meno preoccupato del controllo rispetto a quello del suo predecessore. Forse più nelle corde, in definitiva, alla natura verticale dei giocatori migliori del Milan, come Theo Hernandez, Leão, Pulisic, Morata, Reijnders, Abraham. A proposito di Leao. È interessante che i 45 minuti giocati lo abbiano visto muoversi libero di venire dentro al campo, senza essere confinato sull'esterno, con risultati devastanti per la difesa avversaria.
Certo, parliamo ancora di una squadra piena di difetti che avrebbe potuto perdere tranquillamente entrambe la partite vinte. La linea difensiva, che sembra volere giocare più alta che col precedente allenatore, è apparsa vulnerabile agli attacchi della profondità avversari, come nelle occasioni del gol subito da Yildiz in semifinale e da Taremi in finale. La verticalità della squadra, sebbene accentuata dalla necessità in entrambe le partite di recuperare situazioni di svantaggio, è apparsa rendere ancora più difficile la transizione difensiva. Chiaramente era difficile trovare in pochi giorni una quadra che facesse tornare tutto, ma la buona notizia per i tifosi rossoneri è che Conceicao non è stato timido e ha provato subito ad incidere tatticamente sulla squadra, rischiando.
Forse favorito dalla possibilità di vivere immediatamente 24 ore al giorno con la squadra e di affrontare due big match con un trofeo in palio, Conceição è riuscito anche a incidere sulla condizione emotiva della squadra, che nell’ultimo periodo della gestione Fonseca appariva piuttosto piatta. La reazione al doppio svantaggio subito, specie contro l’Inter (ma lo stesso si potrebbe dire anche dello svantaggio contro la Juventus), per quanto confusa e disordinata, è stata veemente e coraggiosa e i migliori giocatori della squadra si sono messi in prima linea nel guidare i tentativi di rimonta. Questo, anche più del trofeo conquistato, è il segnale migliore per il futuro di Sergio Conceição sulla panchina del Milan.