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Il pareggio tra Inter e Napoli è la vittoria delle difese sugli attacchi
11 nov 2024
Antonio Conte ha messo la sabbia negli ingranaggi della squadra di Simone Inzaghi.
(articolo)
9 min
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IMAGO / Italy Photo Press
(copertina) IMAGO / Italy Photo Press
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Che Simone Inzaghi avesse focalizzato gli sforzi della sua squadra sul big match del campionato di serie A contro il Napoli di Antonio Conte, lo si capiva dal fatto che, rispetto alla partita di quattro giorni prima contro l’Arsenal in Champions League, l’Inter aveva ben 6 giocatori diversi in campo. Contro il Napoli, che gioca una partita a settimana, l’allenatore nerazzurro sentiva la necessità di schierare i suoi titolari, meglio se riposati dagli sforzi in Europa.

Antonio Conte, invece, aveva avuto tutta la settimana per rimettere in piedi i suoi uomini dopo il tracollo casalingo contro l’Atalanta e preparare la scontro al vertice con l’Inter. Anche l’allenatore del Napoli poteva schierare quella che è la sua formazione tipo - fatta eccezione per Gilmour, in campo al posto di Lobotka appena recuperato, ma portato inizialmente in panchina dal tecnico azzurro.

IL PIANO DIFENSIVO DEL NAPOLI

Il lavoro di Conte si è tradotto in campo in una squadra molto attenta difensivamente e in una strategia finalizzata a mettere chili di sabbia negli ingranaggi, spesso particolarmente fluidi, della fase offensiva dei propri avversari. Il 3-5-2 di Simone Inzaghi è stato affrontato dal Napoli utilizzando un pressing ad altezza media fortemente orientato sull’uomo.

A mettere pressione sui tre giocatori arretrati dell’Inter erano le tre punte azzurre, mentre in mezzo al campo Gilmour seguiva da vicino Çalhanoğlu abbandonando la posizione da schermo difensivo, con Anguissa e McTominay che marcavano rispettivamente Mkhitaryan e Barella. I terzini, Di Lorenzo e Olivera, erano impegnati sull’esterno da Dimarco e Dumfries. Così, Antonio Conte accettava quindi di difendere in parità numerica al centro della difesa: Rrhamani e Buongiorno contro Marcus Thuram e Lautaro Martinez.

Un esempio del pressing del Napoli: i tre attaccanti sui tre difensori dell’Inter, mentre i tre centrocampisti (cerchiati) sono sui i loro corrispettivi. Glimour è alto su Çalhanoğlu, anche a costo di lasciare sguarnita la zona davanti alla difesa

Quando costretto a difendere nel proprio terzo difensivo, il Napoli abbandonava il forte orientamento sull’uomo per presidiare gli spazi con uno stretto 4-5-1 che lasciava il solo Lukaku come punto di riferimento su cui appoggiarsi per costruire le proprie transizioni offensive.

Per venire a capo della strategia difensiva messa a punto da Conte, l’Inter ha provato come di consueto a giocare una fase di possesso palla ricca di fluidità e di rotazioni, al fine di spostare i giocatori del Napoli dalla loro zona d’elezione e creare lacerazioni nella struttura difensiva avversaria, tra le pieghe delle scalate, sfruttando il passaggio di consegna tra un giocatore e l’altro nei confini delle zone di competenza.

Ma la strategia degli uomini di Inzaghi ha funzionato solo parzialmente. Parte del merito è attribuibile all’applicazione messa dai giocatori del Napoli nell’esecuzione dei propri compiti difensivi: Politano e Kvaratskhelia, ad esempio, hanno seguito i movimenti di Pavard e Bastoni in ogni zona del campo, con particolare attenzione e sacrificio, fino a quando non hanno potuto consegnare il proprio avversario a un compagno nella zona di competenza.

Bastoni si muove in avanti finendo sul centro destra. Politano lo segue profondamente, mentre Kvaratskhelia è pronto a seguire Pavard. Gilmour e McTominay sono i giocatori più avanzati della pressione del Napoli, seguendo i movimenti di Çalhanoğlu e Barella che nelle rotazioni dell’Inter sono finiti nell’ultima linea dell’Inter.

LE ROTAZIONI DELL'INTER

Nel primo tempo l’Inter non è riuscita ad avvicinarsi con continuità alla porta difesa da Meret, ma ha utilizzato delle specifiche chiavi tattiche per generare occasioni da gol. Nella prima azione mostrata qui sotto l’Inter trova l’uomo libero nel giocatore più lontano dal pallone - quello che naturalmente è marcato più a distanza dal suo diretto avversario - con un veloce cambio di gioco, una strategia comune contro le marcature individuali. Dimarco trova Dumfries da sinistra a destra, e la sovrapposizione interna di Pavard nello spazio libero - seguita a fatica da Kvaratskhelia - crea un’ottima occasione da gol per i nerazzurri, sventata da un grande recupero di Buongiorno.

Nella seconda occasione è invece Acerbi - che nelle rotazioni aveva scambiato la propria posizione con Bastoni - che dopo avere scaricato esternamente su Dimarco si inserisce in area di rigore avversaria. Il Napoli per una volta non legge con attenzione il movimento di un giocatore avversario e Barella, servito da Dimarco, trova Acerbi nel cuore dell’area di rigore avversaria. Il tiro di Acerbi sarà parato da Meret.

In entrambe le occasioni ad andare al tiro, non certo casualmente, sono stati i centrali esterni della difesa a tre dei nerazzurri, con un movimento verticale e profondo che non ha dato il tempo al Napoli di assorbire l’inserimento, né al diretto marcatore di seguire fin dentro la propria area la corsa dell’avversario.

Ma al di là di queste due occasioni l’Inter ha avuto parecchie difficoltà a scalfire l’attentissima difesa del Napoli nel primo tempo. La fluidità posizionale e le rotazioni non sono bastate e i nerazzurri sono sembrati troppo verticali, forse invitati a un gioco più diretto dal pressing avversario, negandosi il tempo necessario a sfiancare e a confondere le marcature individuali degli uomini di Conte.

Il gioco diretto su Martinez e Thuram si è rivelato inefficace anche per via delle ottime prove di Rrahmani e, soprattutto, Buongiorno. Rrahmani ha vinto 3 dei 5 duelli ingaggiati con Martinez e 3 dei 4 ingaggiati con Thuram. Buongiorno ha addirittura dominato Lautaro Martinez prevalendo in tutti e sei i duelli diretti con l’argentino, e perdendo un solo uno di quelli ingaggiati con Thuram.

Nel secondo tempo l’Inter è sembrata riuscire a mettere maggiormente sotto pressione la fase difensiva del Napoli, più che altro grazie a una maggiore intensità di gioco e una maggiore riaggressione. Non è bastato neanche questo, però, a mettere in difficoltà in maniera significativa la difesa di Antonio Conte. Le migliori occasioni - al di là del rigore sbagliato da Çalhanoğlu - sono nate da una lunga ripartenza rifinita da Dumfries a sinistra ( a riprova, ancora una volta, della fluidità dell’Inter), con un cross verso Lautaro Martinez al centro dell’area; e da due tiri di Dimarco originati da situazioni di palla ferma. Contro la difesa schierata del Napoli, l’Inter non è riuscita, neanche nel secondo tempo, a creare buone occasioni da rete.

DUE SQUADRE TROPPO PRUDENTI?

Se la fase difensiva del Napoli ha funzionato particolarmente bene, altrettanto non si può dire per la fase d’attacco. Gli azzurri hanno tirato solamente 5 volte verso la porta di Sommer. Nel primo tempo, dopo un tiro da dentro l’area di Kvaratskhelia - peraltro coperto da Pavard - il Napoli ha calciato verso la porta solamente in occasione del gol segnato, da situazione di calcio d’angolo, da McTominay.

Nel secondo tempo, fatta eccezione per un colpo di testa solo sfiorato da Kvaratskhelia, il Napoli è riuscito a tirare in porta solamente all’ultimo secondo di gioco, con l’occasione di Simeone che avrebbe potuto regalare i tre punti alla squadra di Conte.

Gli azzurri non sono riusciti a manovrare efficacemente e a consolidare il possesso partendo da situazioni statiche, né ad innescare transizioni offensive dopo il recupero del pallone. Quando c’era da costruire il possesso, ad esempio su rimessa dal fondo, l’idea abbastanza vaga sembrava quella di abbassare Gilmour tra i centrali per guadagnare superiorità numerica contro Martinez e Thuram, per poter palleggiare più agevolmente.

In realtà, forse per eccessiva prudenza, la circolazione bassa del Napoli non ha mai avuto la pazienza di consolidare il possesso e muovere così gli avversari. Il Napoli è andato spesso precocemente in verticale, passando quasi sempre dalla direttrice Olivera-Kvaratskhelia. Quella tra il terzino e l'ala è stata la linea di passaggio più utilizzata dal Napoli - 18 passaggi - una linea verticale e poco efficace nel generare vantaggi posizionali, considerando che la maggior parte Kvaratskhelia ha ricevuto spalle alla porta, marcato da un avversario.

Ancora minore efficacia ha avuto la linea diretta verso Lukaku, utilizzato spesso come piattaforma per la transizione offensiva. Il belga, peraltro sempre molto isolato dal resto dei compagni di squadra, ha perso 9 duelli su 10 contro Acerbi, e non è riuscito a sostenere sulle sue spalle il grosso compito offensivo assegnatogli dall’allenatore.

Alla proposta offensiva piuttosto scarna offerta da Conte si è anche aggiunta un’eccessiva imprecisione da parte del proprio regista, Gilmour, che non è riuscito, le rare volte in cui il Napoli ha consolidato il possesso nella metà campo avversaria, a muovere il pallone con precisione e ritmo.

In sostanza il Napoli ha giocato una buona partita difensiva, utilizzando contro l’Inter una strategia di controllo individuale forse controintuitiva, considerando la capacità dell’Inter di utilizzare fluidità e rotazioni per sfuggire alle marcature a uomo avversarie, ma efficace. L’Inter forse ha peccato di impazienza, cercando troppo velocemente i suoi attaccanti, o forse è stata invogliata a fare in questo modo dall’assenza di schermo di Gilmour, e quindi dalla possibilità di giocare duelli individuali con Lautaro Martinez e Thuram. Rrahmani e soprattutto Buongiorno, però, hanno dominato i loro diretti avversari, togliendo così all’Inter buona parte delle sue cartucce offensive.

Una maggiore pazienza, con possessi più lunghi e fluidi avrebbero forse potuto stancare maggiormente, sia fisicamente che mentalmente, la fase di non possesso del Napoli e creare crepe nella struttura difensiva degli azzurri. Ma va detto anche che, in una partita che Conte ha centrato sui duelli individuali, l’Inter ha scontato l’assenza strutturale di giocatori capaci di generare superiorità numerica per mezzo di dribbling. Solo 4 i dribbling riusciti dei nerazzurri - uno a testa per Dumfries, Barella, Bastoni e Mkhitaryan – troppo pochi per il contesto tattico creato dagli avversari.

L’Inter si è adagiata su una situazione resa tranquilla da un Napoli probabilmente troppo essenziale nella sua proposta offensiva, interamente a carico del talento di Kvaratskhelia e delle spalle larghe di Lukaku. Anche per l’Inter è bastato vincere il duello individuale contro l’attaccante avversario per controllare la fase offensiva degli avversari.

Il pareggio tra le due ultime vincitrici del campionato accorcia ulteriormente la classifica al vertice, e sancisce la vittoria delle difese sugli attacchi. Chissà che da questa partita Simone Inzaghi e Antonio Conte non prendano spunti per rendere maggiormente efficaci le loro fasi offensive. In una corsa al titolo così affollata, ammesso che lo resti a lungo, potrà senz’altro essergli utile.


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