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Perché per l'Inter è così difficile sostituire Calhanoglu
23 gen 2025
Il turco non doveva essere nemmeno un regista ma adesso senza di lui la squadra di Inzaghi non è più la stessa.
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6 min
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IMAGO / Insidefoto
(copertina) IMAGO / Insidefoto
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Bisognasse trovare un istante, in cui si è incrinato il grande momento dell’Inter, molti tornerebbero agli ultimi minuti della finale di Supercoppa. I nerazzurri si sono appena visti rimontare due gol, e ora che la gara è agli sgoccioli l’impressione è che vogliano tirare il fiato e riorganizzare le idee, trascinando la partita ai supplementari.

Al 93' minuto Calabria riceve un pallone orizzontale sulla destra e appoggia per Pulisic, mentre l’Inter scivola ordinata in zona palla. Dalla sinistra si avvicina intanto Leao che, dopo aver stretto per aprire lo spazio alla discesa di Theo, decide di restare a ronzare lì sulla trequarti, attirato dal pallone come una falena. A un certo punto il portoghese cambia passo e decide di attaccare l’area di rigore. Asllani prova a partire con lui, ma Leao ha un altro passo: l’esterno riceve e serve Abraham, che chiude la rimonta e sfila la Supercoppa dalle mani dell’Inter.

A volte chi gioca a calcio si dice che “i tagli sono di chi li vede”, anche se ovviamente non è sempre così semplice. Applicando questa regola a questa situazione, comunque, si potrebbe dire che la visuale migliore è quella di Frattesi, che però resta fermo; Asllani, inizialmente, vede solo la palla: la postura del corpo è piatta, e quando si accorge di Leao è troppo tardi. Avrebbe potuto fare di più?

Dopo la partita si è parlato molto dell’assenza di Çalhanoğlu, uscito alla mezz’ora per infortunio, e la sua assenza nel finale è stata indicata come una delle cause del tonfo dei nerazzurri. Il turco era uscito quando le squadre erano ancora sullo 0 a 0, ma è stato impossibile non ripensare al famoso derby di tre anni fa (quello di Giroud) quando all’uscita di Çalhanoğlu seguì la rimonta insperata del Milan, che da lì prese lo slancio per lo scudetto. Alla fine della stagione lo stesso centrocampista turco se la prese con quel cambio (e con quello di Perisic). In quel caso la partita era ancora sull’1 a 0.

Certo, Çalhanoğlu non ha mai brillato per umiltà, ma le ultime stagioni hanno legittimato le sue parole, dimostrando la sua importanza. Dopo la partenza di Brozovic, il turco ha preso le chiavi della mediana, affermandosi come uno dei migliori registi del panorama europeo: MVP della scorsa stagione (almeno per noi di Ultimo Uomo), Çalhanoğlu ha iniziato da protagonista anche quest’anno, prima che alcuni infortuni iniziassero a minarne la continuità. Nella stagione 23/24 il centrocampista turco ha saltato solo 4 partite per infortunio, mentre quest’anno è già arrivato a quota 7, in attesa di capire quando tornerà dall’ultimo problema muscolare. In queste ultime settimane l’Inter ha iniziato a risentirne, sul piano del gioco ancora più che su quello dei risultati. Inzaghi ha già utilizzato tre calciatori diversi nel suo ruolo (oltre ad Asllani, sostituto naturale, anche Barella e Zielinski), e nessuno dei tre ha convinto.

Dopo le ultime partite è stato criticato soprattutto Asllani, un calciatore che in questi anni di Inter ha sempre avuto poco spazio, e che forse per questo è un po’ indietro nel processo di maturazione. Nelle ultime partite da titolare l’ex Empoli è sembrato titubante, attento soprattutto a non sbagliare, e in generale sembra non avere la sicurezza necessaria per sostituire un profilo come Çalhanoğlu, che dal canto suo è un calciatore che prende tanti rischi, spesso vincenti. Forse c'entra anche l'affinità con le due mezzali, che per l'appunto nasce giocando spesso insieme, e che nelle rotazioni continue del centrocampo nerazzurro è fondamentale.

Pur giocando in una posizione delicata, Çalhanoğlu è un calciatore che tenta spesso la giocata, con filtranti o conduzioni capaci di sbloccare il gioco nelle situazioni di maggiore pressione. Il suo passato da trequartista viene fuori soprattutto in questi momenti, in cui la sua naturale tensione alla verticalità diventa un’arma preziosa. Çalhanoğlu è un centrocampista con caratteristiche uniche, capace di unire un volume di gioco da play a una produzione offensiva da rifinitore, senza consistenza in fase difensiva.

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Çalhanoğlu è tra i primi centrocampisti della Serie A per numero di passaggi giocati (72.42 per 90 minuti, meglio di chiunque altro nel nostro campionato), ma anche nelle statistiche che riguardano la creazione di gioco, come gli xG assisted (0.21) e i passaggi chiave (2.14) e nei tiri in porta (1.84: tutti dati di StatsBomb). Partendo da mediano, il turco è capace di imporre la sua influenza in ogni zona di campo, fungendo da acceleratore della manovra nerazzurra. Non è un caso che Çalhanoğlu sia tra i migliori sia per passaggi progressivi che per progressioni palla al piede, in una squadra che invece ha spesso la tendenza a rallentare.

Un filtrante di Çalhanoğlu da Inter-Juventus dello scorso anno. Una saetta che taglia fuori sette avversari e atterra sui piedi di Dimarco, in area di rigore.

L’unicità di Çalhanoğlu funziona anche e soprattutto per il contesto tattico costruito da Inzaghi, che negli anni è riuscito a modellare la sua Inter sulle qualità dei suoi giocatori migliori. Çalhanoğlu si muove in una squadra che gli garantisce allo stesso tempo libertà e centralità di gioco, lasciandogli piena autonomia. Durante la partita Çalhanoğlu si trova indifferentemente a ricevere sulla linea dei centrali o da mezzala, venendo incontro o allargandosi, basso per ricevere sui piedi o alto per smarcarsi in zona di rifinitura. I suoi movimenti sono compensati da compagni di grande tecnica, capaci di letture sofisticate, come Bastoni, Mkhitaryan e Barella, che spesso lo affiancano nei compiti di regia.

L’Inter di Inzaghi è una squadra paradossale: in alcuni ruoli sembra capace di far funzionare tutti – sulla destra hanno fatto bene sia Darmian che Dumfries, così come Acerbi e de Vrij al centro, o Pavard e Bissek da braccetti – ma alcune posizioni si stanno rivelando molto difficili da toccare.

Non è un problema circoscritto, per l’Inter, che in misura minore sta vivendo situazioni simili anche con Dimarco, Thuram e Barella. Gli arrivi di calciatori come Carlos Augusto, Taremi, Frattesi e Zielinski avrebbero dovuto garantire alternative forti ai titolari, ma ad oggi nessuno di loro è riuscito a garantire un’alternativa altrettanto efficace o soddisfacente. Viene quindi da chiedersi se il problema della sostituzione di Çalhanoğlu non sia solo tecnico ma anche tattico, dovuto a un contesto che ha trovato il modo per far rendere al meglio calciatori molto peculiari, ma che quando non li ha fa un po’ di fatica a sostituirli.

Forse è anche una questione di intelligenza tattica: non è facile giocare in una squadra fluida e all'avanguardia come l'Inter. La differenza sta nella capacità di sapersi orientare nel contesto di una squadra che tenta di dominare con la palla, ruotando spesso le posizioni senza movimenti codificati, e che quindi chiede ai suoi giocatori di avere sempre letture di grande livello. Da qui, forse, la difficoltà ad adattarsi di calciatori come Frattesi o Asllani, i più discussi in questi giorni, che pure hanno mostrato di poter funzionare bene nelle rispettive Nazionali.

In questi giorni il problema di un’alternativa a Çalhanoğlu è diventato anche un tema di mercato, ma la realtà è che un giocatore con le caratteristiche del turco – in costruzione, in rifinitura e anche in fase di non possesso – è molto difficile da trovare. La speranza, di Inzaghi e dell’Inter, è che per i prossimi anni questa necessità si limiti a una manciata di partite a stagione.

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