Cominciamo dalla fine, da un bilancio di questi primi novanta minuti dei nerazzurri in Champions League. E diciamo subito che l’Inter non ha solo cominciato bene la partita, disinnescando il pressing madridista, ma che ha avuto complessivamente occasioni migliori dell’avversaria. Eppure si è dovuta arrendere nel finale a un Real Madrid non particolarmente brillante, che però, come spesso è accaduto nella sua storia recente - e quindi non è casuale - è riuscito improvvisamente a piegare la partita a suo favore in pochi attimi.
Carlo Ancelotti, da questa estate sulla panchina del Madrid, ha scelto di apportare alcune modifiche rispetto alle formazioni con cui aveva fatto scendere in campo la sua squadra nelle prime partite di Liga. La linea difensiva, inedita, era composta da Carvajal, Militao, Alaba e Nacho: oltre a riportare Alaba al centro della difesa, spostando a sinistra Nacho, Ancelotti ha avanzato Lucas Vazquez sulla linea degli esterni, preferendolo a profili più offensivi. Per il resto, è stato confermato in blocco il centrocampo più utilizzato finora, con Casemiro tra Valverde (a destra) e Modric (a sinistra), oltre ovviamente a Benzema e Vinicius davanti insieme, come detto, a Lucas Vazquez.
Un’altra novità, rispetto alle poche uscite stagionali, è stata quella di tenere il terzino sinistro, Nacho, più arretrato sulla linea dei centrali. Una scelta in controtendenza con il lavoro di queste prime settimane di Ancelotti, che aveva usato i terzini sempre in maniera molto aggressiva, tenendoli alti sul campo, tanto che spesso la squadra rimaneva con i soli centrali e due mediani (solitamente Casemiro e Modric) a protezione della propria metà campo nelle transizioni difensive. Ieri, invece, l’ampiezza offensiva è stata garantita a sinistra da Vinicius e a destra da Vazquez, e in questo modo Valverde poteva occuparsi principalmente di far valere la sua fisicità nel corridoio interno a destra, mentre Modric era libero di spostarsi tra il centro del campo e la fascia sinistra.
A completare il tutto c’era Benzema che, come al suo solito, aveva facoltà di cercarsi gli spazi più congeniali in attacco, cercando di creare superiorità sulle fasce quando necessario o di abbassare la difesa dell’Inter.
La squadra di Inzaghi ha mantenuto l’assetto visto fin qui, sia nel modulo che negli uomini, con la formazione tipo scelta in queste prime uscite stagionali. Fin dai primi minuti si è visto come, quando l’Inter avviava l’azione da dietro, riuscisse ad avere la meglio sul pressing del Real Madrid, nonostante un limitato utilizzo di scambi di posizione e rotazioni dei giocatori. L’Inter teneva molto alti o larghi sul campo Barella, Calhanoglu, Perisic e Darmian, così non permetteva al Real Madrid di alzare il baricentro della propria pressione.
Nonostante un atteggiamento più conservativo del solito, con un 4-3-3 in fase di pressione alta che poi diventava un 4-5-1 quando si trattava di abbassarsi in difesa posizionale, il Real Madrid ha avuto più di un problema a leggere la posizione di Brozovic: se Benzema e le due ali pressavano i tre centrali e Modric e Valverde si occupavano di Barella e Calhanoglu, sarebbe toccato in teoria a Casemiro allungare parecchio il suo raggio d’intervento per andare a pressare il play croato che si abbassava per aiutare in fase di costruzione.
Così facendo, però, avrebbe lasciato uno spazio libero davanti ai due centrali, ideale per sfruttare le caratteristiche di Dzeko e Lautaro.
Nelle due immagini qui sopra possiamo vedere uno dei modi con cui l’Inter è riuscita a manipolare il pressing del Real anche senza passare direttamente da Brozovic: si vedono Benzema e Modric parlare tra loro (forse proprio su come prendere in consegna il regista interista) e poco dopo il centravanti francese si abbassa seguendo i movimenti di Brozovic lungo tutto il giro palla orizzontale dell’Inter. Pochi attimi dopo, nella seconda immagine, possiamo vedere come lo spazio svuotato da Brozovic viene sfruttato in conduzione da de Vrij, che ha poi il tempo di trovare un filtrante per Dzeko.
Nel primo tempo è mancata solo la capacità di finalizzare
Così l’Inter è gradualmente riuscita a schiacciare gli avversari: mantenendo fissi i riferimenti in avanti e limitando le rotazioni nel palleggio basso. Dopo aver aggirato il primo pressing del Real l’azione si sviluppava o con una ricerca immediata della verticalità, o con la squadra di Ancelotti che riusciva a ripiegare per formare la struttura difensiva e l’Inter che cercava di attaccare in maniera più posizionale.
Per il Real era molto importante limitare la libertà delle due mezzali avversarie: soprattutto l’accoppiamento Modric-Barella è sembrato mettere un po’ in affanno il croato, a causa dei numerosi movimenti senza palla del giocatore della Nazionale. Questo canovaccio tattico ha limitato la pericolosità del Real Madrid nel primo tempo, con la squadra spagnola che ha abbassato il baricentro difensivo finendo per concedere qualche buona opportunità per l’Inter, che però non è riuscita a finalizzare.
Tante occasioni sono arrivate a seguito di azioni sviluppatesi sull’esterno, dove l’Inter poteva contare, oltre che sui due laterali del suo 3-5-2, anche sul supporto delle mezzali e – in caso – di Skriniar e Bastoni, sempre puntuali nel fornire un appoggio sicuro per l’eventuale scarico all’indietro o a proporsi in avanti, soprattutto sulla destra. Ma non sono mancate anche rotazioni più originali.
Nel primo caso qui sopra vediamo addirittura i tre centrocampisti, sugli sviluppi successivi a un contropiede, andare a ruotare sulla destra, mentre Darmian dà copertura. Nel secondo c’è una sovrapposizione interna più “classica” di Skriniar, che tira via due uomini e crea spazio per la trasmissione a Barella. Infine, nella terza immagine, mentre Darmian fissa l’ampiezza, Barella riceve nella terra di nessuno e ha tutto il tempo per impostare un ottimo cross per Lautaro.
Insomma, l’Inter ha creato le migliori occasioni quando è riuscita a salire in maniera ordinata, riuscendo a tenere vicini i giocatori così da creare combinazioni pericolose non solo tramite cross, come nel caso di questa azione interna tra Skriniar, Lautaro e Dzeko.
Skriniar conduce da fuori a dentro trovando una bella diagonale per Lautaro, che premia immediatamente lo smarcamento di Dzeko in area.
In generale, possiamo dire che il Real non ha retto molto bene i cambi di ritmo che l’Inter è riuscita a imprimere nell’ultimo terzo di campo, anche se arrivavano in zone lontano dalla porta, e grazie a questa rapidità, ma anche a una certa maturità nel far girare la palla aspettando il momento giusto, la squadra di Inzaghi riusciva a liberare facilmente almeno un uomo per buttare la palla dentro.
La grande partita di Courtois è stata sufficiente per mantenere la porta inviolata, ma la produzione offensiva dei nerazzurri è stata comunque cospicua.
Cosa è cambiato nel secondo tempo
Oltre a una solida difesa di posizione, si può dire che nella prima parte di gara le migliori arme difensive per l’Inter siano state il controllo del pallone, che ha portato all’abbassamento del Real Madrid (che si è trovato in un paio di occasioni senza riferimenti pronti per l’attacco in ripartenza nella transizione offensiva) e una buona efficacia nelle aggressioni e riaggressioni alte, che hanno messo in evidenza qualche difficoltà di uscita della squadra di Ancelotti.
Il pressing alto dell’Inter era abbastanza paziente, ma il Real è andato spesso in difficoltà facendo circolare il pallone in maniera molto orizzontale e agevolando, così, lo scivolamento del blocco nerazzurro.
Quando nel secondo tempo, invece, il Real Madrid è riuscito a rendersi più pericoloso, l’Inter si è retta soprattutto sulla prestazione maiuscola di Skriniar, che è riuscito a schermare conclusioni, aggredire in avanti o recuperare posizione limitando i danni sulla fascia in cui operava un giocatore obiettivamente difficile da contenere come Vinicius.
Con il passare dei minuti il Real è riuscito ad accompagnare meglio la manovra e assediare la trequarti avversaria, facendo soffrire l’Inter. Arrivando a occupare la zona d’attacco con tanti uomini, la squadra di Ancelotti aveva anche più facilità nel riaggredire l’Inter e rendergli difficile il controllo del pallone.
L’occupazione degli spazi del Real nell’ultimo terzo è stata molto fluida. Qui vediamo Carvajal occupare la corsia interna, Valverde a supporto dietro, Vazquez in ampiezza, Modric in mezzo all’area, Casemiro pronto in zona rimbalzo, Benzema sul lato cieco del difensore centrale.
Più uomini nella metà campo dell’Inter ha voluto dire anche più combinazioni possibili, sfruttando i giocatori freschi entrati nel secondo tempo. L’azione del gol di Rodrygo è sintomatica del cambio di atteggiamento del Real nel secondo tempo: a essere decisivi sono due inserimenti da dietro, il primo è quello di Nacho, che portandosi verso il centro dell’area dopo un appoggio laterale attira a sé Skriniar, il secondo, sempre sullo stesso lato, è quello di Camavinga, che suggerisce una triangolazione a Valverde attaccando alle spalle di Vecino, che sembra abbastanza incerto nel seguirne il taglio. L’eleganza nella rifinitura e conclusione volanti hanno fatto il resto.
Paradossalmente, nonostante la grande partecipazione difensiva (nell’occasione si può notare addirittura Dzeko in area, proprio nel corridoio poi invaso da Camavinga), l’Inter è stata abbastanza scoordinata e ne ha pagato un prezzo molto alto.
In questa prima giornata la squadra di Inzaghi ha scoperto che, nonostante non si tratti del miglior Real Madrid degli ultimi anni, lasciar palleggiare una squadra con così tanto talento davanti alla propria porta può essere molto pericoloso. Tuttavia il girone è appena iniziato e le altre due avversarie, se l'Inter le affronterà con lo stesso spirito del primo tempo di ieri, non possono certo far paura.