Dopo aver assaporato i piani alti della classifica, Inter e Roma hanno finito il 2017 in mezzo a mille difficoltà e non sembrano essere più in corsa per lo Scudetto. Con una classifica così corta ai piedi del podio e la vittoria della Lazio, lo scontro diretto tra nerazzurri e giallorossi era però molto importante per la corsa a un posto in Champions League.
Spalletti ha ritrovato Miranda, schierato nuovamente di fianco a Skriniar, con Cancelo a destra e Santon a sinistra. Dal centrocampo in su invece il 4-2-3-1 nerazzurro era quello tipo: Gagliardini e Vecino in coppia a centrocampo, Borja Valero trequartista, Candreva e Perisic larghi e Icardi al centro dell’attacco.
Più complicata la situazione di Di Francesco, che doveva fare i conti con le assenze di Gonalons, De Rossi e Perotti. Se la linea a quattro a protezione della porta di Alisson è rimasta la stessa - con Florenzi, Manolas, Fazio e Kolarov - Strootman si è posizionato davanti alla difesa a fare le veci del capitano, con Pellegrini e Nainggolan mezzali. In avanti è stato Gerson a sostituire Perotti, con Dzeko al centro ed El Shaarawy a destra a completare il 4-3-3.
La pressione eccellente della Roma
Come sappiamo, la stagione della Roma non era cominciata nel migliore dei modi e la sconfitta per 3 a 1 dell’andata era stata esemplare di quanta strada ci fosse da percorrere per assimilare i concetti del tecnico. Soprattutto quelli difensivi, visto che se i triangoli laterali utilizzati per la risalita del campo in fase offensiva erano già ben evidenti, l’esecuzione e la coordinazione del pressing lasciava ancora a desiderare. Approfittando del ritardo nelle uscite dei centrocampisti della Roma, e di un’intesa tra gli attaccanti nel coprire le linee di passaggio che ancora latitava, l’Inter, specie nel primo tempo, era riuscita a giocare attraverso la pressione giallorossa con relativa facilità, mettendo Borja Valero in condizione di ricevere sulla trequarti ai lati di De Rossi, lasciato solo dalle mezzali alzatesi sui centrocampisti avversari.
Con il passare delle settimane però il pressing della Roma ha fatto dei progressi notevoli, tanto da essere diventato forse l'aspetto migliore del gioco della squadra di Di Francesco. Prima della pausa la Roma era però tornata a stentare nel modo in cui cercava di inibire l’uscita palla degli avversari. A San Siro, al rientro della sosta, ha offerto una delle migliori prestazioni della stagione in questo aspetto tattico. Almeno fino ai cambi nel secondo tempo.
L’Inter ha provato a costruire l’azione palla a terra: l’obiettivo era di disorganizzare le linee di pressione avversarie per trovare spazio da attaccare con rapidità, ma ancora mancano delle tracce precise e dei punti di riferimento in fase di uscita. In questo senso i tanti cambi in difesa a cui Spalletti è stato costretto di recente non hanno certo aiutato e anche prima della pausa, a Firenze, si era visto quanto l’Inter facesse fatica a resistere ad una pressione organizzata.
Il pressing ultra-offensivo della Roma non ha risparmiato nemmeno Handanovic. Fondamentale la coordinazione tra i giocatori giallorossi, capaci di orientarsi al meglio in modo di ridurre al minimo lo spazio e le scelte a disposizione del portatore di palla.
Contro la Roma questa criticità è stata ancor più evidente e sono emersi anche tutti i limiti di Gagliardini, che tra i centrocampisti era quello che partiva più basso per ricevere palla dai difensori. L’ex atalantino è stato lento nello smarcarsi e spesso ha ricevuto palla con un orientamento del corpo sbagliato. Spalletti al suo posto ha prima messo Borja Valero, che dalla trequarti ne ha preso il posto come centrocampista più arretrato, e poi Brozovic, quando ha deciso di lasciarlo negli spogliatoi dopo l’intervallo.
Il pressing di Di Francesco ha mandato in tilt anche il processo di decision-making dei difensori dell’Inter, che hanno concesso il possesso con troppa facilità, determinando situazioni rischiose non sfruttate al meglio dai giocatori offensivi giallorossi. Oltre all’ottima coordinazione tra il tridente offensivo e le mezzali Nainggolan e Pellegrini, quello che ha fatto veramente la differenza è stata l’attenzione con cui la linea difensiva ha gestito la lunghezza della squadra, accorciando sempre in avanti di modo da non lasciare Strootman isolato tra le linee, ma allo stesso tempo non sbagliando praticamente mai nelle occasioni in cui è stata costretta a scappare all’indietro.
Nel primo tempo l’unica pista offensiva percorsa ripetutamente dalla squadra di Spalletti è stata quella del lancio lungo verso Candreva e Perisic. Una strategia coerente e che ha anche creato qualche occasione, visto che le uscite delle mezzali giallorosse in pressione creavano i presupposti per un uno contro uno tra gli esterni nerazzurri e i terzini. Alla lunga però la strategia si è rivelata prevedibile, e la Roma poteva comunque andare a raddoppiare con Strootman, visto che Borja Valero era spesso costretto troppo basso dalle difficoltà a risalire il campo dei compagni.
A sinistra la mappa dei tocchi palla di Borja Valero nel primo tempo di Roma – Inter, a destra quella della prima frazione di Inter – Roma. È evidente la differenza nella distribuzione dei tocchi del centrocampista nerazzurro, sintomo dell’efficacia del pressing giallorosso, che stavolta lo ha costretto ad abbandonare la trequarti per aiutare i compagni in difficoltà.
Attorno alla mezz’ora lo spagnolo si è spostato davanti alla difesa, con Gagliardini e Vecino, l’unico in grado di dare sfogo in verticale alla manovra, praticamente da mezzali. Senza però un trequartista l’Inter avrebbe dovuto servire più spesso Icardi nei suoi rari movimenti a venire incontro al centrocampo, ma i nerazzurri hanno sempre preferito insistere nel monodimensionale gioco largo senza pause che fin qui ne ha caratterizzato la stagione. Icardi è stato servito solo quando attaccava la profondità, compito in cui eccelle, ma in cui era lasciato solo contro Manolas e Fazio, visto quanto si mantenevano ampi gli esterni.
In ogni caso la Roma non è riuscita a creare più occasioni da gol dell’Inter, nonostante i tanti recuperi di palla in zona avanzata. E nonostante la circolazione della palla fosse anche più fluida del solito. I triangoli terzino-mezzala-esterno offensivo permettevano di superare il primo pressing dell’Inter, i cui orientamenti sull’uomo venivano mandati in tilt dalle rotazioni dei due terzetti laterali, oppure dall’impiego di Alisson, che attirava la pressione liberando uno dei due centrali dalla marcatura avversaria (in più di un’occasione Fazio ha ricevuto palla ed è avanzato indisturbato in conduzione fino alla metà-campo avversaria).
In questo caso Nainggolan si è portato larghissimo per complicare il pressing dell’Inter, con Gerson che si è invece abbassato sullo spazio di mezzo per ricevere e completare l’uscita di palla.
Una volta raggiunta la trequarti avversaria, però, Dzeko rimaneva isolato, con Pellegrini e Nainggolan portati spesso ad allargarsi e Gerson, non a suo agio nel ruolo di ala sinistra, in cerca della posizione. La sinistra è comunque rimasta la corsia preferenziale d’attacco, più per l’influenza del solito Kolarov che per quella del brasiliano. Intorno alla mezz’ora, i giallorossi sono però passati in vantaggio: Icardi ha scelto di non pressare Alisson per bloccare la linea di passaggio verso Fazio e il portiere della Seleção ha calciato lungo alle spalle della difesa avversaria verso El Shaarawy. Santon è scappato all’indietro con il resto della difesa nerazzurra, ma è intervenuto goffamente, lanciando di fatto l’esterno della Roma solo contro Handanovic.
Come è cambiata la partita dopo i cambi
Alla ripresa del gioco l’Inter si è ripresentata con Brozovic trequartista e Valero accanto a Vecino, ma comunque più basso. Dopo qualche difficoltà iniziale, le connessioni sono migliorate, anche perché l’ex viola ha una resistenza al pressing decisamente superiore a quella di Gagliardini e il croato si manteneva avanzato fornendo linee di passaggio progressive, soprattutto verso il centro-sinistra, zona di campo dove ha effettuato buona parte dei suoi tocchi palla.
La svolta della partita è però arrivata con i cambi successivi. Bruno Peres ha sostituito Gerson e, in contemporanea, Spalletti ha inserito Éder. Quattro minuti dopo Di Francesco ha deciso di togliere anche El Shaarawy per inserire Juan Jesus. La Roma ha quindi adottato un atteggiamento più conservativo passando al 5-3-1-1. Il nuovo sistema di gioco dei giallorossi ha però compromesso il pressing: senza più due dei tre componenti della prima linea di pressione la Roma, calata anche fisicamente, non aveva più la stessa presenza nella metà-campo avversaria. Ma El Shaarawy e Gerson erano anche gli unici due che potevano rappresentare una minaccia in transizione: con Kolarov e Bruno Peres schiacciati sulla linea difensiva, gli ospiti non sono riusciti più a risalire il campo.
Spalletti ha letto perfettamente la situazione, inserendo subito anche Dalbert e stringendo Éder e Perisic più vicini a Icardi. Con i due attaccanti esterni giallorossi in panchina, il brasiliano e l’altro terzino Cancelo erano privi di un avversario diretto e muovendo le due ali negli spazi di mezzo, il tecnico toscano ha liberato la fascia permettendogli di sganciarsi in avanti con assoluta libertà. Le nuove posizioni offensive hanno permesso poi di attaccare i tre centrali giallorossi in parità numerica.
Perisic, Icardi ed Éder permettono all’Inter parità numerica centrale contro i tre difensori dell’Inter. Si nota anche come cambia la pericolosità dell’attacco della profondità: Perisic fa un velo e taglia fuori Manolas, lasciando Icardi contro Fazio.
La Roma ha improvvisamente cominciato a vacillare e si è sempre più schiacciata nella propria metà-campo. Oltre ai decisivi cambiamenti nello schieramento dell’Inter è apparso evidente come i giallorossi non fossero a proprio agio a muoversi senza palla nel rinnovato sistema di gioco. Sono mancati gli automatismi e l’organizzazione nella linea difensiva, con problemi di comunicazione nell’assegnazione delle marcature. L’Inter, che aveva cominciato a creare occasioni in serie approfittando delle insicurezze degli avversari, ha trovato il pareggio quando Peres, inizialmente in marcatura su Brozovic ha lasciato il suo uomo per coprire la sovrapposizione di Dalbert, cedendo, nelle sue intenzioni, la marcatura a Nainggolan. Brozovic ha crossato verso l’area piccola e Vecino ha mandato in rete il gol dell’1-1.
La mossa di Di Francesco, insomma, che voleva avere un impatto conservativo sulla partita, ha finito per svoltarla negativamente. A parziale discolpa della scelta del tecnico giallorosso va sottolineato come Pellegrini e Nainggolan fossero calati nell’intensità del proprio pressing, ma in panchina non ci fossero centrocampisti di ruolo in grado di sostituirli. Senza poter proporre una pressione paragonabile a quella del primo tempo, e forse anche preoccupato dell’affidabilità di Peres come terzino, l’ex allenatore del Sassuolo ha deciso di difendere il vantaggio con la difesa a cinque.
Di Francesco non è però il solo che dovrà riflettere sulle proprie scelte. Per tutto il primo tempo Spalletti ha tenuto gli esterni larghi, ma appena li ha posizionati dentro al campo - come faceva di più a inizio stagione - la produzione offensiva dell’Inter si è impennata. Già nel primo tempo, quando episodicamente uno dei due esterni si era posizionato più vicino ai Icardi, la difesa della Roma aveva cominciato a scricchiolare, dovendo gestire non solo l’argentino ma anche un altro giocatore offensivo in posizione centrale, soprattutto quando l’Inter attaccava la profondità. Con Borja Valero basso, poi, il fatto di avere i due esterni sugli spazi di mezzo, avrebbe consentito comunque di avere linee di passaggio verticali, aumentando la gamma di soluzioni d’attacco.
Una delle poche occasioni del primo tempo in cui Candreva ha attaccato nel canale tra terzino e centrale, portando via Fazio. Skriniar ha potuto verticalizzare verso Icardi: solo la prontezza in uscita di Alisson ha evitato il gol.
Per entrambi gli allenatori, Inter – Roma è stata un’occasione persa per fare uno scatto importante nella corsa a un posto in Champions League, ma i tecnici dovrebbero trarre indicazioni importanti su come sviluppare il progetto tecnico. Di Francesco ha avuto, se ce ne fosse stato bisogno, la conferma che la sua è una squadra abituata a difendere in avanti e che deve continuare su questa strada: appena si è snaturata la Roma è andata in pesante difficoltà. Spalletti potrebbe invece aver trovato una soluzione alla modimensionalità dell’Inter: usare gli esterni negli spazi di mezzo e lasciare l’attacco della fascia ai terzini.